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Roma: i Top e i Flop di inizio stagione

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Roma, Manu Koné

Tantissime ombre e poche luci sulla prima parte di stagione della Roma: ecco un resoconto dei migliori e dei peggiori della squadra giallorossa.

Serie A
09.05.2025, 20:45 -
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Alzi la mano chi ad agosto pensava che la Roma, a circa una settimana dall’inizio del nuovo anno, avrebbe avuto gli stessi punti di Empoli e Torino. Probabilmente quasi nessuno.

Il caos scatenato dall’esonero di Daniele De Rossi dopo un avvio di campionato complicato con il conseguente arrivo di Ivan Juric, le dimissioni di Lina Souloukou e le successive proteste nel tifo giallorosso hanno consegnato alla squadra giallorossa uno dei peggiori inizi di stagione della loro storia.

La classifica di Serie A parla chiaro: dopo diciassette partite la squadra giallorossa ha collezionato 19 punti, a quindici lunghezze dal quarto posto che garantirebbe l’accesso diretto alla prossima edizione della Champions League, l’obiettivo dichiarato di inizio anno. In Europa League i punti sono 9: la somma di due vittorie, tre pareggi e una sconfitta. Numeri ingiustificabili se si pensa agli investimenti economici fatti la scorsa estate.

I motivi vanno attribuiti in gran parte alla gestione dei Friedkin, incapaci di dare una linea guida chiara a livello societario. Mancanze che si sono riversate inevitabilmente sul rendimento della squadra e dei singoli.

I flop della Roma

LA GRINTA DI LORENZO PELLEGRINI ( FOTO SALVATORE FORNELLI )

Lorenzo Pellegrini è stato, per importanza del nome e del ruolo, uno dei primi a risentire di questo caos che da mesi regna all’interno delle mura di Trigoria. Da circa due anni il n.7 della Roma è al centro delle polemiche e dei dibattiti dei tifosi giallorossi e della stampa romana. In molti gli chiedono di dare di più e lo accusano di nascondersi nei momenti difficili.

Lui, ovviamente, si è sempre difeso da queste accuse, dichiarando di essere il primo a soffrire di questa situazione. Sicuramente Pellegrini è forse il primo tifoso della Roma, ma dal suo ritorno nella capitale Ranieri ha deciso di tutelarlo escludendolo per più partite consecutive dall’11 iniziale. Una scelta forte che il tecnico testaccino ha giustificato come l’unico modo per far ritornare la serenità ed il sorriso sul volto del ragazzo.

Roma

MATIAS SOULE IN AZIONE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Uno dei grandi investimenti dello scorso calciomercato estivo giallorosso è stato sicuramente Matias Soulé. Acquistato per oltre 30 milioni dalla Juventus dopo l’ottima annata personale vissuta con il Frosinone, l’argentino era stato etichettato come l’erede tecnico naturale di Paulo Dybala. Il 4-3-3 sembra disegnato perfettamente per adattarsi alle caratteristiche del giocatore, ma l’esonero di De Rossi prima e l’arrivo di Juric poi hanno comportato il cambio di modulo con una difesa a tre e, di conseguenza, un posto in meno sull’ala destra.

Eppure Soulé era stato già impiegato a tutta fascia: una scelta quasi forzata per non relegare Dybala ad un lavoro dispendioso e rischioso per il suo già fragile fisico. Nonostante ciò, qualunque fosse il ruolo in cui venisse impiegato, l’ex Frosinone non ha dimostrato quei lampi di genio visti la scorsa stagione. Ci sono segnali di ripresa, ma la strada è ancora lunga.

ZEKI CELIK IN AZIONE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

A Roma la speranza dell’arrivo di un terzino destro affidabile è diventata quasi meno credibile dell’arrivo di Godot. Motivo per cui, da tante stagioni a questa parte, per un motivo o per l’altro, l’out difensivo di destra giallorosso sembra non essere mai all’altezza rispetto a quello di una squadra che dovrebbe puntare ogni anno ad un piazzamento in Champions League. La stessa motivazione per cui, da più di due anni, Zeki Celik è a tutti gli effetti il terzino destro titolare della Roma.

L’impegno e la costanza non mancano al turco, ma ci sono degli evidenti limiti tecnici di base. Tanti errori grossolani da parte di Celik, sia nella fase offensiva che in quella difensiva (vedi Firenze), hanno solamente confermato delle lacune a cui il direttore sportivo Ghisolfi avrebbe dovuto pensare già da giugno.

I top della Roma

Mile Svilar ( FOTO SALVATORE FORNELLI )

Nella sin qui complicata stagione giallorossa ci sono state pochissime certezze, ed una di queste è senza ombra di dubbio Mile Svilar. Già con l’arrivo di De Rossi il portiere serbo aveva scalzato nelle gerarchie Rui Patricio, che pagava un evidente calo di rendimento rispetto al suo arrivo nella capitale. Spesso a Roma si è parlato della mancanza di una presenza affidabile tra i pali dai tempi di Allison e sulla necessità di intervenire sul mercato, ma a suon di parate e di prestazioni eccezionali il serbo è diventato uno dei punti fermi di questa Roma.

Nonostante i 23 gol subiti in 17 partite di campionato ed i cinque in nove match europei Svilar è sempre uscito dal campo come uno dei migliori dei giallorossi. Senza la sua presenza e le sue parate, probabilmente, il passivo di reti da parte della Roma sarebbe stato ancora più pesante.

MANU KONE IN AZIONE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

De Rossi lo aveva chiesto a gran voce negli ultimi giorni di mercato, costringendo Ghisolfi ad una trattativa serrata per strappare l’ex centrocampista del Borussia M’Gladbach dalla concorrenza del Milan. I motivi di tale insistenza da parte del tecnico di Ostia sono parsi lampanti agli occhi di tutti sin dalle prime uscite dell’ivoriano in maglia giallorossa.

Una forza fisica sovrannaturale ed una capacità innata di essere al posto giusto al momento giusto hanno trasformato Konè in uno degli imprescindibili della squadra, con buona pace di Ivan Juric che spesso lo relegava in panchina per motivi misteriosi. Il francese ha già messo a segno due reti in questa stagione tra Serie A ed Europa League, ma ad impressionare tifosi ed addetti ai lavori è la continuità di rendimento del centrocampista. Un giocatore che è entrato facilmente nelle grazie dei sostenitori giallorossi, che sperano di averlo dalla loro parte ancora per molto tempo.

Roma, Niccolò Pisilli

L’ESULTANZA URLO DI NICCOLO PISILLI DOPO IL GOL VITTORIA PER LA ROMA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

In questa difficile stagione giallorossa una delle note positive, forse la più positiva, è quella relativa a Niccolò Pisilli. Mourinho lo aveva lanciato, De Rossi lo ha confermato. Il gol con il Venezia è il simbolo di quello che i tifosi romanisti vorrebbero vedere ogni domenica sul campo: attaccamento alla maglia. Forse è un concetto più semplice se ad indossare quella stessa maglia c’è un romano ed un romanista doc.

Nonostante i titolari inamovibili del centrocampo targato Ranieri siano Konè e Paredes, il giovane centrocampista giallorosso è il primo chiamato in causa quando uno dei due manca, e la risposta è sempre positiva. Inserimento, tackle, gol: Pisilli ha tutte le carte in regole per poter diventare uno dei migliori del suo ruolo. Il presente, ma soprattutto il futuro, sono suoi.

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Juventus-Parma, 07/05/2000: quando un gol può cambiare tutto

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Sono passati esattamente 25 anni da quel Juventus-Parma di inizio maggio che poteva cambiare le sorti del campionato di Serie A 99/2000.

Serie A
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Quel match del 07 maggio a Torino ha rischiato seriamente di far perdere lo Scudetto… alla Lazio. Tutta colpa di un grosso, macroscopico si potrebbe anche dire, errore della terna arbitrale.

juventus-Parma

The manager of Chinese club Guangzhou Evergrande Fabio Cannavaro reacts during the second round of the final of 2020 Chinese Super League (CSL) against Jiangsu Suning F.C., Suzhou city, east China’s Jiangsu province, 12 November 2020.
Jiangsu Suning F.C. defeated Guangzhou Evergrande Taobao F.C. with 2-1 and won the title of Chinese Super League 2020. *** Local Caption *** fachaoshi

Stagione 99/2000: facciamo chiarezza

E’ opportuno dare il contesto più esaustivo per analizzare tutta la situazione. A tre giornate dalla fine del campionato la Lazio si trovava a meno cinque dalla vetta della classifica, occupata dalla Juventus. Mentre i biancocelesti battevano il Venezia allo stadio Olimpico, i bianconeri crollavano a Verona, sotto i colpi di Cammarata. L’attaccante gialloblù, autore di una doppietta, permetteva ai biancocelesti di riportarsi a meno due. La penultima giornata vedeva gli aquilotti impegnati sul campo del Bologna. Per la Juve invece arrivava il Parma, ancora in corsa per l’Europa.

Juventus-Parma: cos’è successo?

Penultima giornata di campionato. I bianconeri vanno in vantaggio grazie ad una rete di Alessandro Del Piero.

Un gol di testa, nell’unica azione decente in un’ora e passa di brutto gioco. L’unica azione degna di nota: palla da Zidane e Davids, apertura velocissima sulla fascia per Pessotto. Pessotto è un destro schierato di solito a sinistra, il che lo costringe sistematicamente, nel momento di fare il cross, a perdere tempo per liberare il piede buono.

Stavolta Pessotto fa la cosa giusta: scatto e cross di sinistro in velocità. Inzaghi, che anche domenica non ha toccato palla, compie il suo solito movimento, sul primo palo portandosi dietro il suo marcatore. In mezzo all’area è rimasto lui, Del Piero La palla arriva, facile facile, e lui la va a colpire di testa, mandandola a finire nell’angolino, dove Buffon, il portiere del Parma, non può arrivare. Goal: 1-0. Juventus-Parma terminerà con questo risultato.

Ma quella partita fu macchiata da un grottesco errore arbitrale. Al minuto 90′ Cannavaro era riuscito a pareggiare i conti di testa, battendo Van der Sar. Rete che però fu prontamente annullata dall’arbitro De Santis, per un inesistente fallo in attacco. Proprio prima che il pallone varcasse la linea, il gioco venne interrotto. In realtà, riguardando attentamente l’azione, si vede che sono due giocatori della Juventus a commettere fallo: Tudor trattiene Stanic, Montero spinge Crespo.

Addirittura, nel post gara, il fischietto De Santis peggiora la sua situazione: dichiara di aver fischiato prima del colpo di testa di Cannavaro, ma le riprese smentiscono questa posizione.

Il grande incubo

Inutile dire che dopo tutto questo ne seguì un polverone di polemiche più che legittimo. A sentirsi defraudate erano il Parma e la Lazio.

I tifosi della Curva Nord scendono in Piazza sotto Via Allegri. Interrompono una tappa del Giro d’Italia che passa per la capitale. Urlano al mondo intero la voglia di non assistere ad un epilogo simile a quello della stagione precedente. Le proteste continueranno anche la settimana successiva, prima dell’inizio di Lazio-Reggina, ultimo turno di campionato.

Tutte le testate giornalistiche parlarono e approfondirono l’argomento. Poi arrivò l’ultima giornata di campionato. La Juventus doveva vedersela con il Perugia. Per vincere lo Scudetto i biancocelesti dovevano sperare nella sconfitta dei bianconeri e pensare soprattutto a vincere la propria gara. Andò così, ma questa è storia che tutti conoscono.

A Roma fu festa grande. Ma per un errore arbitrale, la Lazio ha rischiato di non poter vantare, ancora oggi, quel titolo. Ma dell’ultima giornata ce ne sarebbero di cose da dire. Magari la prossima settimana.

Juventus-Parma: De Santis torna sulla partita

A distanza di molti anni, in un’intervista a Radio Olympia, l’arbitro De Santis, ha parlato di quel match.

“Errore mio, lo commisi a vantaggio della Juve, lì per lì non mi resi conto, poi rivedendo dopo capii. Il dubbio che non fosse calcio d’angolo in Juve-Parma ce l’avevo, e poi parliamoci chiaro, io arbitro di Roma non dovevo essere designato in quella gara, come qualcuno di Torino non doveva fare la Lazio. Non sono mai stato tifoso della Juve, in quella partita feci più danni che favori. Lì era tutto organizzato il giorno prima, il problema fu Fiorentina-Lazio arbitrata da Treossi”.

 

 

 

 

 

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Nazionale, quanti giocatori persi per strada: i migliori

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 Nel corso degli ultimi tempi la nostra Nazionale ha visto passare (e perdere) molti giocatori con doppio passaporto di talento che molto comodo avrebbero fatto.

Serie A
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Uno di questi, a nostro malgrado, è stato Raphinha. Il giocatore del Barcellona ha svelato il retroscena al podcast Isa Visita. “Ero vicino ad accettare la convocazione in Nazionale italiana. Sarei dovuto andare agli Europei vinti nel 2020. Ero praticamente pronto”.

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Raphinha during UEFA Champions League quarterfinal between Paris Saint-Germain FC and FC Barcelona at Parc des Princes, Paris, France (Maciej Rogowski)

Nazionale: ah Raphinha, che rimpianto

A causare questa situazione fu il ritardo nell’ottenere il tutto, che fece saltare il tutto. E dopo pochi mesi dalla finale di Wembley, l’esterno fu chiamato dal Brasile. Il resto è storia. Non proprio rosea, dati i risultati ottenuti con il Brasile in Coppa del Mondo (2022) e Copa America (2024). Entrambe chiusesi ai quarti.

Altra storia, invece, con i club. Dopo essere passato al Barcellona dal Leeds le vittorie non sono mancate. Così come i trofei. Per lui una LaLiga, due Supercoppe e una Copa del Rey. Da non dimenticare il cammino in Champions del brasiliano, fermato soltanto da una grande prestazione dell’Inter di Simone Inzaghi. Una stagione, fino ad adesso comunque, da 31 gol e 25 assist. Un rendimento che ne giustifica, fra i vari fattori incidenti, l’attuale valore di mercato da 80 milioni di euro, che ne fa il terzo più prezioso con un secondo passaporto italiano.

Sarebbe ovviamente riduttivo dire che sarebbe stato un giocatore utile alla causa di Luciano Spalletti (e Roberto Mancini prima). Ma va comunque sottolineato.

Ma non solo il brasiliano poteva sposare il progetto azzurro.

La top10 dei rimpianti

Nella top10 per valore di mercato attuale, tre giocano in Serie A. Il più giovane di questi, Santiago Castro, è ancora in tempo per cambiare bandiera nonostante sia stato già precettato da Lionel Scaloni, CT dell’Argentina.

Del resto, parlando di discendenze tricolori più o meno forti, il legame con la Serie A è per forza di cose vivo. Vedi Amad Diallo, che l’Atalanta l’ha sfiorata ma non l’Italia. Il giovane, infatti, ha esordito giovanissimo (18 anni) con la Costa D’Avorio. Un altro con lo stesso destino è Giuliano Simeone, che si è legato all’Albiceleste e all’Atlético Madrid nonostante sia cresciuto ammirando papà Diego e il fratello maggiore Giovanni.

Un occhio di riguardo anche ai primi due di questa classifica (Raphinha è terzo): Julian Alvarez e Alexis Mac Allister. Entrambi argentini, con passaporto italiano. Risorse che avrebbero aiutato, e non poco.

Serie A: top 11 Serie A col double pass

Della classifica appena spiegata sopra, ci sono altri due giocatori -oltre a Castro- che avrebbero potuto indossare la maglia della Nazionale. Si tratta di: Santi Gimenez (Milan) e Nico Gonzalez (Juventus).

Ma non sono gli unici. Si può addirittura costruire un 11 titolare. E decisamente non male.

A difendere i pali Emil Audero (ex Inter). Difesa composta da: Circati (Parma), Matturro (Genoa) e Carlos Augusto (Inter).

In mediana: Asllani e Zielinski. Mentre il trio davanti vede: Matias Soulè (Roma) e Nico Gonzalez (Juventus) a tutta e fascia e come trequartista Lucas Beltran (Fiorentina).

L’attacco è stato già citato in precedenza: Gimenez e Castro.

Un manipolo di giocatori, dal buonissimo tasso tecnico, che per un motivo od un altro sono sfumati. Da non ripetere.

 

 

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Focus

La CGIL da’ il cartellino rosso all’ingiustizia: nasce il Sindacato degli arbitri

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Serie B

La CGIL ha istituito il primo sindacato per arbitri. Sarà una sezione interna alla Slc: il sindacato dei lavoratori della comunicazione.

La Segretaria CGIL: “Troppa violenza, serve tutela”

‘Arbitro aggredito’. ‘Violenza verbale sull’arbitra‘. ‘Anche se meno gravi, aumentano i casi di violenza sugli arbitri‘. Sono questi i titoli che spesso e volentieri si trovano sulle testate giornalistiche che parlano di calcio. E non solo. Siamo abituati a vedere gli arbitri sul campo, così, come fossero figure presenti a priori. Invece no. Gli arbitri sono persone e sono lavoratori: e come tali devono essere tutelati.

La stessa segretaria nazionale Sabina Di Marco infatti dichara: “Non è più accettabile che l’arbitro, figura centrale dello sport, spesso esposto a rischi fisici e verbali, operi senza tutele e riconoscimento adeguati”. A conferma del fatto che questa mossa era necessaria, il sindacato ha già degli iscritti. Il provvedimento è aperto a tutti gli arbitri. E di tutte le catorie e età. Ma con un occhio di riguardo verso i più giovani. Che per motivi di inesperienza potrebbero incorrere in rischi ancora più gravi.

CGIL: per un lavoro sicuro

È un passo senza precedenti quello compiuto dalla CGIL. L’obiettivo? La risposta arriva chiara dai segretari promotori dell’iniziativa: “Vogliamo garantire un lavoro sicuro, dignitoso e regolamentato a tutti gli arbitri”. Una promessa che sa di rivoluzione per chi, ogni settimana, scende in campo senza garanzie.

Si, è vero! Oggi gli arbitri sono riconosciuti come lavoratori dal Decreto Legislativo 36/2021 della recente riforma dello sport. Ma si tratta di un riconoscimento formale che, nei fatti, non ha ancora prodotto le necessarie tutele. L’assenza di un contratto collettivo nazionale rende la loro posizione estremamente fragile: né compensi minimi garantiti, né sicurezza sul lavoro, né coperture previdenziali o assicurative adeguate.

Serie A CGIL

L’ARBITRO LUCA PAIRETTO DESIGNATO PER IL DERBY ROMA LAZIO AL POSTO DI MARCO GUIDA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Altri rischi per gli arbitri

Cosa succede se un arbitro subisce un’aggressione? Chi lo tutela se si infortuna durante una partita? 
Le risposte, oggi, sono vaghe o inesistenti. E questo silenzio normativo ha aperto la strada a una condizione di precarietà diffusa. Troppi giovani arbitri si trovano a svolgere il proprio ruolo tra sacrifici e incertezze. E senza alcuna delle garanzie che spettano ai lavoratori di altri settori. La mancanza di tutele legali in caso di incidenti o episodi di violenza, purtroppo sempre più frequenti, è solo la punta dell’iceberg.

Il sindacato sarà la voce di chi finora non ne ha avuta una. Infatti con la nascita di questa nuova rappresentanza, si apre finalmente uno spazio di confronto con le istituzioni. Quelle sportive ma anche il governo. L’obiettivo è avviare una contrattazione collettiva che definisca vari punti: il profilo professionale dell’arbitro, compensi equi, contributi previdenziali, assicurazioni, tutele legali e formazione continua.

Per troppo tempo, arbitrare è stato un lavoro senza diritti. Ora, grazie alla spinta della CGIL, le cose potrebbero cambiare. E chi scende in campo per far rispettare le regole, potrà finalmente averne alcune anche per sé.

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