Serie A
Immobile: “Avevo capito di aver finito il mio ciclo alla Lazio. I tifosi…”
L’ex attaccante della Lazio ora in forza al Besiktas Ciro Immobile ha rilasciato delle dichiarazioni ai microfoni di Sky Sport in merito al suo addio ai biancocelesti.
Di seguito un estratto delle sue parole.
Immobile e l’addio alla Lazio
“I tifosi biancocelesti mi hanno amato alla follia. Io ho amato loro allo stesso modo, ma stava diventando un amore solo per quanto fatto e non per quello che potevo ancora dare. È quasi facile segnare 20 gol in una stagione, non lo è farlo per 5-6 volte di fila: si stava creando quasi una punta di scetticismo nei miei confronti.”
Quali sono state le sue difficoltà?
“Dopo l’addio di Sarri ho vissuto un periodo davvero molto tosto. Da capitano mi sono accollato delle responsabilità che nemmeno pensavo di avere: non ero pronto e sono finito in un vortice più grande di me. Se non sei lucido di testa, le gambe non girano e ti fai male, esattamente come mi è successo. Tutte queste cose mi hanno portato a decidere di lasciare. Mi è stata molto di aiuto anche mia moglie Jessica: aveva visto un Ciro cambiato, io avevo capito di essere alla fine di un ciclo.”
Serie A
Milan, la parabola di Okafor: da amuleto a esubero I Lo svizzero è pronto a salutare
Milan, Noah Okafor potrebbe salutare i rossonerii addirittura a gennaio. Lo svizzero, importate pedina con Pioli, sta deludendo con Fonseca ed è candidato a una cessione. Insieme a lui, anche Samuel Chukwueze.
Nonostante l’avvio avesse lasciato buone sensazioni (il gol al Torino alla prima giornata), Noah Okafor è finito, ben presto, dietro nelle gerarchie del Milan.
Gli infortuni e i tanti equivoci tattici di quest’anno certo non hanno aiutato, ma lo svizzero non ha comunque soddisfatto i dirigenti rossoneri, pronti a cederlo già a gennaio insieme a Samuel Chukwueze.
Un epilogo che in pochi si sarebbero aspettati, soprattutto dopo i 6 gol messi a segno nella scorsa stagione. La maggiore parte, è bene ricordarlo, da subentrato. Un gregario prezioso, chiamato all’occorrenza a svolgere i compiti di Rafael Leao per non abbassare la qualità della fascia mancina.
Pochi mesi dopo, il mondo di Okafor si è letteralmente rovesciato. Le partite saltate per infortunio e alcune prestazioni sottotono sembrano aver declassato l’ex Salisburgo.
Massara e Furlani proveranno a recuperare l’investimento fatto nella scorsa estate. Per monetizzare una cessione che, a questo punto, sarebbe congeniale a entrambe le parti.
Serie A
Milan, Reijnders: “Qui mi sento a casa, orgoglioso della mia famiglia”
Il centrocampista olandese Tijani Reijnders ammette che nel Milan si sente a casa e rimane molto legato ai suoi familiari, che lo rendono orgoglioso.
Tijani Reijnders ha messo a segno il gol vittoria con cui il Milan ha sbancato il Bentegodi nell’ultimo turno di campionato. Il centrocampista olandese è forse il più positivo dei rossoneri dopo i primi mesi di stagione. Quella di Verona è la quarta rete realizzata in campionato, alla quale si aggiungono i 3 gol in Champions League e la marcatura in Coppa Italia contro il Sassuolo.
Dalla vita nel Milan al legame con la famiglia: Reijnders si racconta
Nell’intervista rilasciata a Milan TV, Reijnders ha raccontato i suoi lati più profondi: “Vita a Milano? Mi sento davvero a casa. Quando siamo in Olanda e dico a mia moglie Marina di tornare a casa, intendo qui a Milano. Mi trovo molto bene. Amici e famiglia possono venire a trovarci senza metterci tanto perché il volo dura un’ora e mezza. Si sta bene in Italia, soprattutto per il cibo. Se vado in centro è ovvio che ci sono i tifosi che chiedono foto, ma non è proprio una cosa fuori di testa“.
Sulla famiglia
“Mia madre è indonesiana e mio padre olandese. Io, mio fratello e mia sorella siamo un mix. Mio figlio Xavién è un mix pazzesco perché mia moglie viene dall’Iraq. Da bambino, avevo influenze indonesiane ed olandesi e ciò mi ha fatto diventare la persona che sono oggi. Della cultura olandese ho preso lo stare coi piedi per terra, dal lato indonesiano l’essere molto fieri di quel che si fa e si realizza. Sono orgoglioso della mia famiglia e di come stia andando la mia carriera. Penso sempre di voler essere me stesso, in ogni occasione. Questo aspetto sull’umiltà lo vogliamo insegnare anche a nostro figlio”.
Sulla questione monetaria
“Quando firmai il primo contratto con l’Az, i miei mi dissero che se avessi voluto, avrei potuto spendere tutti i soldi. I soldi rendono la vita più facile, ma alla fine la cosa più importante è essere in salute ed aiutare gli altri. Per questo ho voluto mio padre come agente nel calcio perché mi fido di lui per gestire soldi ed affari“.
Il primo lavoro in un supermercato
“Mi ha fatto bene, lavoravo con due dei miei migliori amici e ci siamo divertiti molto. Ma era bello vedere la vita con un lavoro normale. Mi ha fatto pensare diversamente ai soldi ed alla mia bellissima vita di adesso“.
Le differenze tra Olanda e Italia
“In Olanda si va a cena fuori alle 18 o alle 18:30. Qui, a quell’ora, i ristoranti sono chiusi e quelli dove vogliamo andare a mangiare aprono dopo le 19. Per noi con nostro figlio è già tardi. In Olanda tagliamo la pasta, una volta a Milanello misi il pollo nella pasta e Florenzi mi disse che non è normale questa cosa. Mi piace guidare, a volte guido con altre 4 o 5 auto parallelamente e mi sembra di stare in Mario Kart“.
Sul figlio Xavièn
“Da quando è arrivato, la mia vita è cambiata tanto. Prima tornavo a casa e, dopo una partita persa, pensavo a quello. Adesso torno e dimentico tante cose perché vedo lui, che è la cosa più importante del mondo. Se dovesse giocare a calcio, vorrei essere suo allenatore. Qualsiasi cosa vorrà fare, la cosa più importante è che si diverta. Voglio che lui abbia tutto quello di cui ha bisogno, se lui sta male vorrei star male io al suo posto. Per me quel che conta è che lui sia sano e felice“.
La collezione delle maglie di gioco
“Ne ho tante. Ho la maglia del mio migliore amico, Ehizibue dell’Udinese. Siamo della stessa città, abbiamo giocato insieme ed è stato il mio testimone di nozze. Ho le maglie dei 3 olandesi del Liverpool (van Dijk, Gakpo e Gravenberch), di Kimmich della Germania, Krunic della Bosnia, Frimpong. Spesso scambio la maglia con giocatori che conosco. Ho quella di mio fratello che milita nel PEC Zwolle, con lui condividiamo tutto e ci sentiamo sempre. Ora gioca per l’Indonesia e sono orgoglioso di lui. Abbiamo sempre giocato a calcio fin da piccoli“.
“Poi la maglia di Theo Hernandez della Francia, ho i guanti di Maignan, la maglia di Mbappé del PSG. Quella fu una partita pazzesca per l’ambiente che c’era a San Siro e per come abbiamo vinto. La maglia di Giroud è speciale perché da quando sono al Milan lui mi ha fatto sentire il benvenuto. Mi ha aiutato dandomi consigli su dove vivere a Milano. Un’altra me l’ha data Chukwueze, purtroppo non ci siamo affrontati con le Nazionali. Quando è arrivato al Milan, mio fratello mi ha detto che è un po’ pazzerello per i capelli che ha“.
Serie A
Monza, l’era Bocchetti parte con l’infermeria piena: tutti gli infortunati
Monza, è iniziato ufficialmente il post Alessandro Nesta. Il nuovo tecnico Salvatore Bocchetti sarà chiamato a rincorrere una complicata salvezza, ma dovrà fare i conti con i tanti infortuni.
Si va verso una conclusione di 2024 mesta per il Monza, con un ultimo posto in classifica a 10 punti che fa da contraltare alla seconda salvezza consecutiva conquistata pochi mesi fa.
Un ruolino di marcia non certo lusinghiero per i brianzoli, che speravano addirittura in un upgrade dopo il dodicesimo posto conquistato nella scorsa annata e l’undicesimo dell’annata d’esordio nella massima serie.
La realtà si è rivelata molto diversa, con il fallimento dell’esperimento Nesta, chiamato da Adriano Galliani a succedere a un allenatore che, all’ombra della Villa Reale, si è consacrato come uno dei migliori tecnici della serie A, ovvero Raffaele Palladino.
Dopo la parentesi natalizia, a Monzello ci sarà Salvatore Bocchetti a guidare i biancorossi, chiamato a dare una scossa a un ambiente depresso e consapevole che la strada è in ripida salita.
Ad aggiungersi a tutto questo c’è anche un tema che ha fortemente condizionato il girone di andata: gli infortuni. Sono attualmente otto, infatti, gli elementi ad essere in infermeria.
Da Djuric a Pessina, passando Petagna, Gagliardini, Vignato, Valori, Caldirola e Cragno, il fattore medico è, e sarà, un fattore importante da considerare.
L’impossibilità di schierare la miglior formazione fino a questo punto ha determinato una zavorra, ma Bocchetti conta di invertire al più presto il trend anche in questo senso.
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