Supercoppa Italiana
Juventus, il peso di una sconfitta evitabile
Juventus, la pazienza dei tifosi non è infinita, servono fame e personalità per vincere, non solo progressi nel gioco…
La Juventus è una squadra che vive da sempre sotto il peso di una tradizione vincente. Vincere non è solo un obiettivo: è un dovere. Eppure, in questa stagione, sembra che lo spirito combattivo e la fame di vittoria che hanno caratterizzato la Vecchia Signora siano venuti meno. Sotto la guida di Thiago Motta, un allenatore promettente ma forse ancora acerbo per le pressioni torinesi, i bianconeri mostrano sì miglioramenti nel gioco, ma non riescono ancora a concretizzare nei momenti decisivi.
Le ultime uscite contro Milan e Fiorentina hanno evidenziato una squadra incapace di mantenere il controllo del match nei momenti decisivi. La squadra sembra mancare di personalità, fame e determinazione, qualità indispensabili per portare a casa i tre punti. I tifosi, seppur pazienti, sono stanchi di vedere una squadra che non riflette l’indole combattiva che li ha resi orgogliosi per decenni.
Juventus, il peso della vittoria
Thiago Motta non è ossessionato dalla vittoria, come da lui stesso dichiarato, ma questo approccio mal si sposa con l’ambiente juventino. Qui i tifosi tollerano una sconfitta solo se intravedono chiari segnali di crescita per il futuro, cosa che finora non è apparsa in modo convincente. Il tecnico deve alzare l’asticella della cattiveria agonistica e pretendere dai suoi uomini quella concentrazione che troppo spesso è mancata.
Un’altra questione cruciale è la leadership. L’assenza di figure carismatiche ed esperte come Danilo, allontanato forse troppo presto, pesa enormemente. Chi parla oggi nello spogliatoio? Ci sono senz’altro giocatori di qualità, ma non hanno ancora il peso specifico per guidare la squadra nei momenti difficili. Gli errori individuali di questi giovani, spesso costati caro, evidenziano la necessità di una guida esperta capace di alzare il livello mentale del gruppo.
La pazienza ha un limite e i tifosi lo sanno…
Nelle ultime due partite si sono visti progressi nel gioco, ma i risultati non sono arrivati. Alla Juve, però, non basta migliorare, servono vittorie. Andare fuori contro un Milan tutt’altro che irresistibile è la prova che questa squadra manca di personalità e di quella cattiveria che i tifosi pretendono. La pazienza non è infinita, e Thiago Motta deve capire che alla Juventus “vincere non è importante, è l’unica cosa che conta.”
Non sono mancati i commenti di varie figure di spicco nel mondo juventino quali Claudio Zuliani e Francesco Oppini dopo la sconfitta di ieri:
Oppini:
Se alleni la #Juventus non puoi peccare di presunzione a meno che tu non sia già affermato e vincente. Se nel 24 questa squadra soffriva di pareggite, nel 25 riesce addirittura a resuscitare una squadra allo sbando e con un allenatore appena arrivato. Male, molto. #Supercoppa
Zuliani:
E come sempre abbiamo fatto tutto noi. Bene il primo tempo e malissimo l’ultima mezz’ora. La #Juventus non sa vincere e questo è un dato oggettivo
Supercoppa Italiana
Inter, black out e cerotti: lnzaghi ha un problema chiamato difesa
Inter, anche ieri sera e’ arrivato un infortunio per i nerazzurri. La difesa, inoltre, e’ tornata a prendere un’imbarcata.
Non e’ stato sicuramente il derby della “girata” di Giroud, certo e’ che ci assomiglia moltissimo per proporzione e coincidenze.
L’Inter esce frastornata da una serata che avrebbe dovuto regalargli un trofeo che, secondo tecnico e dirigenza, era un obiettivo.
Avanti 2-0 grazie a Lautaro e Taremi, i nerazzurri sono evaporati al cospetto di un Milan che ha saputo reagire a un ko tecnico ormai dietro l’angolo.
Ad agevolare la vita alla squadra di Conceicao ci ha pensato anche una difesa nerazzurra distratta e incapace di frenare un Leao assatanato come un diavolo.
Ad aggiungere ulteriori ingredienti a questo minestrone di negatività ci ha pensato, per non farsi mancare nulla, un altro duplice infortunio.
Gli stop forzati di Calhanoglu e De Vrij evidenziano come il calendario fitto sia in grado di mettere i bastoni tra le ruote anche a una rosa larga come quella nerazzurra.
Quella dell’olandese, in particolare, appare il più pesante degli stop. Con Acerbi e Pavard ancora in infermeria, infatti, la coperta di Simone Inzaghi si e’ accorciata ulteriormente.
La duttilità dei vari Bisseck e Bastoni e’ il salvagente ideale, ma rimane il fatto che, senza girarci troppo attorno, un difensore in più sarebbe un aiuto non da poco per il tecnico piacentino.
Supercoppa Italiana
Inter-Milan 2-3, Lautaro-Taremi poi il buio: la Supercoppa se ne va | Le pagelle nerazzurre
Inter-Milan 2-3, avanti di due gol con Lautaro e Taremi, i nerazzurri crollano nel finale e subiscono la rimonta. La Supercoppa se ne va sull’altra sponda del Naviglio. Le pagelle nerazzurre.
Sommer 5: la colpa più grande ce l’ha sul gol di Theo Hernandez che riapre la partita. Per il resto anche ottime parate.
Bisseck 4: Leao lo manda in confusione completa. Non lo tiene nemmeno con le cattive, decisamente gran brutta serata.
De Vrij 6: e’ quello che, in difesa, arranca di meno. Sicurezza nel controllo e nella gestione del pallone, bravo nel gioco aereo. Poche colpe sui gol subiti (dall’85’ Darmian sv).
Bastoni 5: una pallonata per salvare un gol fatto lo manda fuori giri, ma tutti e 90′ restano ben al di sotto dei suoi standard.
Dumfries 6: si dà da fare, certo, ma e’ pur sempre una versione più scolorita di quella vista contro l’Atalanta.
Barella 6: inizia bene, con la sua garra in mezzo al campo, ma poi perde lucidità e si innervosisce, rischiando in più di una occasione (dall’85’ Frattesi 5: la testa e’ altrove, ormai i dubbi sono pochi. Grave la svista sul gol di Abraham).
Calhanoglu 5,5: sottotono, finché non esce per un fastidio agli adduttori. Senza di lui si fa sempre molta fatica (dal 34′ Asllani 5: il passaggio all’indietro e’ la sua giocata ormai (troppo) prevedibile).
Mkhitaryan 6: la solita sapienza da giocatore che queste gare le conosce, ma non e’ il solito motorino (dal 65′ Zielinski 5: ingresso anonimo).
Dimarco 6: si nota soprattutto per un tiro con chi impegna Maignan dall’esterno sinistro (dal 67′ Carlos Augusto 5: soffre Pulisic, oltre il lecito).
Taremi 6: il primo gol in nerazzurro arriva nella serata più amara. Il 2-0 e’ illusorio e non gli fare ricordare il momento come uno dei più positivi mai vissuti.
Lautaro 6: sblocca la partita con un gol da opportunità di quelli che non si vedevano da un pezzo. Purtroppo inutile.
Simone Inzaghi 5: la coperta e’ corta, d’accordo, ma il Milan risale la corrente anche per merito degli errori dei suoi. Due derby persi di fila, questo porta con sé un grosso boccone amaro da digerire.
Supercoppa Italiana
Milan, Conceicao: “Vittoria importante, ma è solo l’inizio. Non sono arrivato qui per arrivare sesto o settimo, il Milan deve vincere ancora”
Il Milan rimonta l’Inter (da 2-0 a 3-2) e vince la Supercoppa Italiana. L’era Conceicao in Via Aldo Rossi comincia con un trofeo.
Un’altra rimonta per il Milan di Conceicao. Dopo quella nella semifinale contro la Juventus arriva anche quella in finale contro l’Inter, con il 3-2 di Abraham in pieno recupero che regala al tecnico portoghese il suo primo trofeo da allenatore rossonero: appena alla sua seconda partita sulla panchina del Diavolo.
Milan, le parole di Conceicao
Conceicao ha poi parlato anche nella sua consueta conferenza stampa post-partita. Di seguito le sue parole.
Intervallo
“Abbiamo cambiato un paio di cose, la partita era in un equilibrio incredibile. Giocavamo contro una grande squadra, che gioca da tanto tempo con gli stessi giocatori ed è allenata da un ottimo tecnico. Non era per nulla facile, ma ci siamo riusciti: io credo molto alle indicazioni che i giocatori mi hanno dato in questi giorni di lavoro. Abbiamo iniziato il secondo tempo e hanno fatto il 2-0, ma la squadra ha dimostrato un carattere enorme. È su questo che dobbiamo lavorare, ci sono obiettivi chiari per noi da raggiungere“.
Dedica
“Dedico la vittoria anzitutto ai miei genitori, che non ci sono più, e alla mia famiglia: mia moglie e i miei figli hanno sofferto in questi sei mesi. Sono stati sei mesi brutti, dopo sette anni al Porto con undici titoli“.
Avvio
“Avevo fiducia nel mio lavoro, nel mio staff e nei giocatori che vedevo dall’estero. Ho sempre seguito il calcio italiano anche dall’estero, sapevo che si poteva fare un bel lavoro ma non abbiamo fatto ancora nulla. Oggi festeggiamo, da domani pensiamo al Cagliari. Il posto del Milan non è il settimo o l’ottavo, dobbiamo essere primi e anche in Champions dobbiamo dimostrare la nostra forza“.
Esultanza
“Io avevo fiducia e convinzione di poter fare bene, poi si vince con le piccole cose. C’è la fortuna, ci sono episodi che non possiamo controllare tutti. I giocatori a fine partita mi hanno detto subito che dovevo fumare il sigaro: sapevano che faccio questo rito quando vivo un titolo. È il tredicesimo titolo come allenatore: sono contento e ha un sapore speciale per me“.
Infortunio
“Royal mi ha fatto un’entrata da rosso (ride, ndr). Ora dobbiamo continuare su questa strada, è un discorso principalmente a livello di mentalità. Le vittorie ci devono dare motivazione e non ci devono far rilassare, ma davanti al successo è facile far sgonfiare il pallone. Noi invece dobbiamo tenerlo bello gonfio“.
Offerte saudite
“È vero che ho avuto proposte da club arabi, come anche di club brasiliani o di altre nazioni, ma desso non è importante: quello che conta è che sono al Milan. Io, dopo quello che ho fatto al Porto, volevo una squadra europea per proseguire la mia carriera da allenatore. È venuta anche una nazionale a chiedermi di lavorare con loro. Stavo pensando di accettare, poi è arrivato il Milan e non ci ho pensato un attimo“.
Accoglienza
“Siamo stati ricevuti in maniera fantastica, ringrazio tutti quelli che hanno organizzato questa supercoppa: è stata veramente bella a livello organizzativo. Il calcio saudita ha avuto un’evoluzione incredibile, secondo me è sulla strada giusta. Ha preso anche giocatori importanti, che giocano ad alto livello“.
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