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Calafiori: “Ancora non mi spiego come sono arrivato in Premier, Thiago Motta mi ha cambiato la carriera”

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Atalanta

 il calciatore dell’Arsenal Riccardo Calafiori ha rilasciato delle dichiarazioni ai microfoni di Sky Sport, relative a vari temi legati ai Guners e non solo.

L’ex calciatore del Bologna attualmente in forze all’Arsenal sotto la gestione Arteta  Riccardo Calafiori ha rilasciato delle dichiarazioni ai microfoni di Sky Sport, dove ha parlato di varie tematiche tra cui l’ex allenatore Thiago Motta, sulla Premier League e sulle sue future ambizioni.

Le parole di Calafiori

Calafiori

Di seguito le dichiarazioni rilasciate dal calciatore dell’Arsenal Riccardo Calafiori ai microfoni di Sky Sport:

“Ancora non me lo spiego neanche io come ho fatto, sapevo quanto fosse differente la Premier, mi ero dato dei mesi, dei giorni di adattamento, ma devo dire che, anche grazie all’Arsenal, che mi ha aiutato a non sentire la mancanza dell’Italia, sono partito subito forte, mi hanno saputo gestire soprattutto il primo mese e poi sono partito”.

Qual è la prima cosa che le ha detto Arteta quando l’ha vista?

“Era già tanto che stavamo parlando, ci sentivamo anche prima dell’Europeo. La prima cosa che mi ha detto è stata: ‘Devi venire qua’.

Poi mi ha mostrato il progetto, l’idea che aveva su di me e non potevo che essere d’accordo con lui. Per arrivare al prossimo step è stata la cosa migliore”.

Com’è cambiata la sua vita da Bologna a Londra?

“È cambiata tanto. Bologna è una città piccola, facevo tutto a piedi, vivevo in centro, prendevo la macchina solo per andare a Casteldebole. Anno scorso convivevo ed ero fidanzato, qua sono arrivato da solo, città enorme e completamente diversa.

Se hai tempo e disponibilità economica Londra è veramente bella. L’unica cosa che non mi piace è il clima (ride, ndr). Abbiamo giocato tante partite, non è semplice girare la città, ma all’inizio un po’ l’ho fatto e a volte puoi passare pure inosservato da quanto è grande”.

A chi si ispira?

“Non ho mai avuto un solo punto di riferimento. Da piccolo volevo andare a fare il raccattapalle perché mi interessava vedere come si muovevano, come pensavano i calciatori. Cerco sempre di rubare con gli occhi anche dai ragazzi che mi stanno vicino, non ho un nome in particolare”.

Qual è il suo ruolo?

“All’Arsenal faccio il terzino, in Nazionale faccio il braccetto. Mi trovo benissimo in entrambi i ruoli. Comunque mi lasciano libertà con la palla, mi diverto tanto quando mi muovo in quel modo facendo le cose con coscienza”.

Thiago Motta le ha cambiato la carriera?

“Sì, assolutamente. Magari sul momento pensavo che mi insegnasse cose che potevo utilizzare solo in quel momento e in quella squadra, ma poi mi sono accorto che me le sono portate dietro pure qui all’Arsenal e all’Europeo”.

Quando ha capito che sarebbe diventato un calciatore?

“Dopo l’infortunio che avevo avuto a 16 anni. Mi avevano detto che non sarei potuto tornare a giocare, ha scatenato in me una forza diversa, mi ha segnato tanto. Quando sono tornato in campo ero sicuro che avrei fatto il calciatore, ma a questo livello non potevo immaginarlo, non me lo aspettavo”.

Quante volte ha rivisto il gol contro il Manchester City?

“Tantissime volte. Era presto, il 22 settembre, la prima da titolare in Premier ed è stata una gioia immensa perché è stata la conferma di quello che pensavo, ovvero che potevo fare la differenza nella partita più difficile. In quel momento il livello del City era il solito”.

Il messaggio più bello dopo quel gol?

“Di alcuni miei ex compagni del Bologna, mi sembra che fossero sul pullman dopo la gara, è stata la soddisfazione più grande perché la stavano vedendo tutti insieme e gioivano per me”.

È rimasto in contatto con qualcuno con cui ha giocato a Bologna?

“In realtà con quasi tutti i ragazzi, ma specialmente De Silvestri, Orsolini, Ravaglia, Ndoye“.

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Monza-Bologna, è emergenza infortuni per Bocchetti

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Monza, Galliani e Bocchetti

Monza: si riaccende la speranza salvezza, ma la prossima trasferta al Dall’Ara sarà dura con ben otto indisponibili in squadra. Il ct “Serve continuità”.

Una vittoria importante quella contro la Fiorentina per la squadra di mister Salvatore Bocchetti.

Ma la sfida infermeria si preannuncia ancora più difficile.

Chi può recuperare in casa Monza?

Neanche il tempo di gioire per il 2-1 all’U-Power Stadium contro la Viola, che i biancorossi devono fare i conti con i numerosi indisponibili causa infortunio e non solo.

Il tutto reso più difficile dal fatto che il match sarà uno degli anticipi della 21esima giornata, da giocare a Bologna sabato 18 alle 15.00.

Sicuramente non potranno giocare Dany Mota, Pablo Mari, Luca Caldirola, Samuele Birindelli, Matteo Pessina e Roberto Gagliardini.

Ad aggravare la situazione la squalifica di Pedro Pereira.

Pedro Pereira – Foto profilo Instagram

Una buona notizia: probabilmente è in recupero Geōrgios Kyriakopoulos.

Il Monza nel dopo-Bologna

I precedenti match sono a favore dei rossoblù: all’andata hanno vinto per 2-1 e negli ottavi di Coppa Italia hanno messo a segno ben 4 gol nella porta difesa da Pizzignacco.

Dopo l’impegno al Dall’Ara dovrà affrontare il Genoa in trasferta e poi l’Hellas Verona in casa.

Al Monza servono disperatamente questi punti per allontanarsi il più possibile dalla zona retrocessione.

Un mister coi piedi per terra

La vittoria contro la Fiorentina ha acceso entusiasmi e alimentato ottimismo, ma Bocchetti vuole mantenere i nervi saldi e la concentrazione alta.

“Lo spirito deve essere quello contro la Fiorentina e consapevoli delle nostre possibilità” ha dichiarato in conferenza stampa.

“Alla ripresa degli allenamenti gliel’ho detto: ‘Abbiamo vinto, bravi, ma ora mettetevi sotto a lavorare perché siamo ancora ultimi’. La vittoria di lunedì, oltre a portare 3 punti, deve essere una fonte di grande energia perché la strada che porta alla salvezza è lunghissima. ”

E conclude “Bisogna dare continuità ai risultati per fare il salto di qualità.”

Obiettivo: collezionare cravatte

“Cosa mi ha detto Adriano Galliani dopo la mia prima vittoria? Mi ha regalato una cravatta come sua abitudine.”

Il Monza deve fare punti per trasformare la speranza della salvezza in qualcosa di più certo.

 

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Serie A

Milan, Pato: “Qui ho tanti ricordi. Leao? Lo sosterrò sempre”

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milan, Europa League

Alexandre Pato, ex attaccante del Milan, ha parlato dei suoi ricordi in rossonero e non nasconde la stima nei confronti di Rafael Leao.

Arrivato al Milan nel 2008 a neanche 19 anni, ha deliziato tutto il pubblico rossonero e non solo a suon di giocate, gol, accelerazioni e tanto altro. Sembrava un predestinato, tanto che si parlava di futuro pallone d’oro, ma purtroppo i numerosi infortuni ne hanno condizionato la carriera fin da giovane. Alexandre Pato è uno dei più grandi what if nella storia del calcio, ma nei suoi anni d’oro ha comunque contribuito in modo determinante alla conquista dello scudetto del 2011.

I ricordi, le differenze col suo Milan e le qualità di Leao: Pato si racconta

Pato è stato ospite di una puntata del podcast BSMT, in cui ha parlato di molti temi tra passato, presente e futuro.

Le emozioni e i ricordi in rossonero
Quando sono tornato mi ricordavo tutti i posti in cui sono passato. Con la macchina correvo: con il Puma Emerson ci sfidavamo a chi arrivava prima a Milanello. Poi Galliani chiamò il mio agente e mi chiese di smettere di correre. Mi ricordavo di tutto: le vie e le strade di Milanello“.

Poi ho incontrato la signora che lavorava quando c’ero io, che metteva tutto a posto. Il cuoco, le persone che lavorano lì. Io ho detto a loro: “Vorrei piangere, ma non posso perché c’è la camera che mi guarda” e mi prendono in giro. Però è stato bellissimo. Ero giovane, sono cresciuto lì, quindi tutto quello che vivo a Milano mi fa venire il brivido“.

Milan

LA FORMAZIONE DEL MILAN ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

L’incontro coi giocatori del Milan attuale
Alcuni li conoscevo solo tramite Instagram. Poi ci siamo visti. Conoscevo Morata da tanto tempo, da quando io sono andato in Cina, anche lui doveva venire, e quindi in quel caso abbiamo parlato. Sono tutti nuovi, ma conoscevo Loftus-Cheek perché ho giocato con lui al Chelsea. Poi gli altri sono tutti nuovi“.

Che differenze ha notato
C’è qualcosa di diverso, dentro lo spogliatoio soprattutto, qualcosa in più. Poi nel parcheggio. Però per me è sempre uguale. Ci sono meno brasiliani: ho trovato solo Emerson Royal. Quando c’ero io eravamo in 8, oggi c’è solo un brasiliano. Il calcio sta cambiando molto“.

Su Leao
È un personaggio. Io quando sono arrivato all’età loro ero piccolissimo, loro sono tutti alti. Ho sempre avuto stima di Leao, tifo per lui. Ha tutte le possibilità di portare il Milan in alto, quindi sarò sempre lì a sostenerlo e speriamo che faccia ancora tanti gol per il Milan e lo faccia vincere“.

Il ritorno a San Siro
Mi hanno fatto entrare nel campo, ti viene voglia di piangere. I tifosi che ti invocano, ti chiedono una foto… Poi avere i miei genitori di fianco, sono rimasti un mese con me poi sono andati via. Sono tornati con me dopo 12 anni a San Siro. Quindi sai, per loro è stato bellissimo. A parte il freddo, è stato bellissimo“.

C’è voglia di tornare a giocare?
Ho chiesto a Kakà cosa ha fatto quando ha smesso di giocare. Lui mi ha detto che era a posto così. Io a volte non voglio essere quello che vuole tornare per forza al Milan, però ho una voglia di mettere la maglia, scendere in campo e giocare… Ma mi devo rimettere in forma“.

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Kvaratskhelia saluta Napoli: “Vi porterò nel cuore! un giorno racconterò la verità…”

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Napoli, Kvaratskhelia

Il Napoli dice addio alla sua stella georgiana, Khvicha Kvaratskhelia, prossimo a vestire la maglia del PSG. Il video d’addio dell’esterno è strappalacrime.

Khvicha Kvaratskhelia saluta Napoli. L’attaccante georgiano, prossimo a vestire la maglia del Paris Saint Germain, attraverso un video pubblicato sul suo profilo Instagram, ha voluto salutare quella che per quasi tre anni è stata casa. Si, perchè Kvaratskhelia all’ombra del Vesuvio è diventato uno dei giocatori più dominanti e pericolosi dell’intera Serie A, portando il club partenopeo alla vittoria di uno storico Scudetto, stra-dominato dall’inizio alla fine.

L’ex Rubin Kazan saluta Napoli dopo aver collezionato con la maglia azzurra 107 presenze, tra Serie A, Champions League, Coppa Italia e Supercoppa Italiana, condite da 30 reti e 29 assist.

Napoli, Kvaratskhelia

Khvicha Kvaratskhelia punta il dito ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Napoli, il messaggio d’addio di Kvaratskhelia

Cari napoletani, è difficile e doloroso, ma è arrivato il momento di dirci addio. Qui ho trascorso un periodo straordinario, insieme abbiamo accumulato tanti ricordi e vissuto emozioni incredibili. Napoli è stata casa mia, dove grazie a ognuno di voi mi sono sentito veramente bene. Ripercorro nella mente il cammino che abbiamo fatto insieme ed è molto emozionante. Non dimenticherò mai i primi passi nello stadio, i vostri cori e i tifosi, sempre speciali, sia in casa che in trasferta. Napoli è una città che vive di calcio e sono felice di essere stato parte di questa grande storia. Qui ho imparato tanto, sia in campo che fuori e sono cresciuto.

E’ stata un grande onore vestire la maglia azzurra. Voglio ringraziare ogni persona che lavora nel club, gli allenatori, ogni membro dello staff, i miei compagni di squadra e i tifosi. Vi saluto, ma rimarrete sempre nel mio cuore e spero che un giorno ci incontreremo di nuovo. So che siete molto dispiaciuto, ma un giorno vi racconterò tutto. Voglio augurarvi successo, che possiate regalare a questa città e a questa gente lo scudetto e il titolo di campioni. Oggi probabilmente ho messo piede per l’ultima volta in questo stadio per l’ultima volta come calciatore del Napoli. Prima di partire, desideravo profondamente fare questo passo. Questo luogo, ogni singolo ricordo, ogni grido dei tifosi sono ormai diventate memorie che porterò sempre con me e ricorderò spesso.

Sono arrivato qui come un ragazzino che pochi conoscevano e ora lascio questo posto come uomo portando con me l’amore di tante persone, molte vittorie e soprattutto questo tanto desiderato Scudetto, il titolo di campioni che questa città ha sognato per tanti anni. Oggi sono venuto qui con le due persone più speciali della mia vita: Nitsa che è sempre stata al mio fianco e ha condiviso con me ogni momento importante e il nostro Damiane che oggi è allo stadio per l’ultima volta. Quando crescerà e guarderà questo video voglio che ne sia orgoglioso”.

 

 

 

 

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