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Lazio, Fabiani: “L’operazione Casadei poteva andare in porto, ma non sono per i matrimoni allargati”

La Lazio ha chiuso il mercato con alcuni innesti strategici: innesti che il direttore sportivo Angelo Fabiani ha commentato in conferenza stampa.
Ecco le parole del ds della Lazio Angelo Fabiani in conferenza stampa:
Lazio, la conferenza stampa di Angelo Fabiani
Sulla sessione appena conclusa del calciomercato invernale: “Abbiamo individuato tre profili in linea perfettamente con quelle che sono le prerogative e il programma della società. Si tratta di tre profili a noi noti, il giovane difensore Oliver Provstgaard lo seguivamo già. Abbiamo mandato un nostro osservatore a vederlo a settembre, è risultato idoneo al nostro progetto.
Il tempo dirà se abbiamo indovinato l’elemento o meno. Anticipiamo l’arrivo come facemmo per Mandas, che poi ritenemmo opportuno inserire subito per farlo ambientare. E ora ci sta togliendo soddisfazioni. Provstgaard è sulla stessa linea”.
Belahyane era il calciatore che volevate?
“Vorrei essere chiaro una volta per tutte. Bisognerebbe capire qual è lo spirito del calciomercato. Si è appena concluso il mio sessantesimo, ogni calciomercato ha dinamiche contorte e complesse. Ognuno fa il proprio gioco, c’è chi bluffa e chi si ritira. Bisogna stare al gioco, conoscere il gioco del calciomercato. Solitamente, insieme all’allenatore si stilano diversi profili nei diversi ruoli. Si possono chiudere affari subito, o che si debba giocare a poker per ottenere il risultato prefissato.
Belahyane, al pari di altri tre o quatto giocatori, era nel novero di nomi condivisi con il tecnico. Lui deve allenare i calciatori, anche se nel calcio funziona che il calciatore viene individuato dalla società e viene messo a disposizione del tecnico, che mette il veto però sulle cessioni.
Quali sono state invece le valutazioni in uscita?
“Noi abbiamo ricevuto richieste per nostri giocatori, rifiutando svariati milioni di euro. Chiaramente a ogni richiesta se ne parla con l’allenatore, che in questi casi ha detto di non cedere nessuno. Era anche lo spirito della società, stiamo ricostruendo e non avrebbe avuto senso cedere qualcuno. Abbiamo rifiutato diversi milioni. Siamo dentro al programma che ci siamo prefissati. Iniziare un ciclo che va da uno a tre anni. Siamo al 50-60%, c’è ancora tanto da fare.
C’è un percorso da compiere, piano piano cerchiamo di arrivare almeno al 70-80%. Ognuno di noi ha un compito ben preciso. In una società, nella normalità, c’è un presidente che mette un disposizione un budget al direttore sportivo tracciando linee guida. Il direttore sportivo poi trasferisce il tutto all’allenatore che poi allena i calciatori. Questa filiera non si può slegare”.
Chi sono stati i calciatori che Baroni ha chiesto di far restare?
“Su ogni uscita l’allenatore può mettere un veto. Se dice che un calciatore non esce, anche se devi rifiutare 20 milioni, devi seguirlo. Parliamo di Tavares, di Romagnoli… ma fare nomi diventa stucchevole. Anche i più critici sanno perfettamente che le richieste erano e sono reali. Anche questa mattina ci hanno bussato alla porta dai mercati ancora aperti. La risposta è stata la stessa di qualche giorno fa. Poi a luglio si apre una nuova parentesi e si fanno nuove valutazioni: posso anche dar via un giocatore, a patto di sostituirlo con un giocatore altrettanto valido se non migliore.
Il mercato di gennaio è di riparazione. Ora, facendo debiti scongiuri, il calcio è un’idea. Il calcio non è una scienza esatta, a volte costruisci una squadra per vincere e invece ti trovi in difficoltà. A volte la costruisci per non retrocedere e ottieni risultati straordinari. Ci sono molteplici variabili, l’importante è fare le cose con coerenza. E credo che il sottoscritto essendo il responsabile di tutta l’area tecnica si assume tutta la responsabilità. Non Lotito, non Baroni: sono io il responsabile. Non bisogna nascondersi dietro nulla”
Come valuta la vostra stagione?
“Abbiamo fatto un percorso straordinario nella prima fase di Europa League, nessuno se lo aspettava. E allora come posso non fare un plauso all’allenatore e a tutti i calciatori che si sono resi protagonisti di questo bellissimo avvio? Domani non lo so, il calcio è fatto di alti e bassi. Io mi auguro che per la Lazio, per i tifosi, per la società e per gli stessi ragazzi sia quest’anno una costante ciò che abbiamo fatto finora”.
Ci sono delle notizie che vengono inventate secondo lei?
“Ognuno fa il suo gioco. Chi gestisce magazine, siti, giornali e trasmissioni fa un altro tipo di calcio rispetto al mio. Fa più effetto mettere un 3 in pagella a Provedel, che non ho capito cosa abbia fatto per meritarsi un 3 a Cagliari. Il fatto che se ne stia parlando significa che stiamo portando acqua al mulino. Dall’altra parte è giusto e normale, guai se fosse il contrario. Ognuno applica il principio della propria azienda. Prima bastava mettere d’accordo due società e il discorso era chiuso nel mondo del calcio.
Oggi ci sono cinque o sei società tramite cui passare: le due società, il procuratore, il giocatore, l’intermediario. Poi sopraggiungono altri fattori esterni, come chi fa informazione che a sua volta è società a sé. Mettere d’accordo tutte queste società non è facile. Aggiungo anche i genitori, siamo a sette”.
È soddisfatto del mercato?
“Mi si rimprovera Casadei. A volte mi prendono per un burbero, ma ho anche senso dell’humor e della battuta. Se non viene colta non è un mio problema. A domanda precisa risposi che conosco soltanto la banda, e sbagliai anche il termine perché dovevo dire complesso. Anche io faccio parte del gioco del poker: devo fare delle cose per arrivare ad altre. Fazzini e Casadei erano inseriti in un contesto di lavoro che dovevo sviluppare per arrivare al nostro obiettivo.
Quando sento che l’allenatore voleva a tutti i costi Fazzini si dice una bugia. L’allenatore non ha mai fatto opposizione, fosse arrivato Fazzini che è un gran giocatore l’avrebbe accolto come ha accolto Belahyane. Fazzini era nella lista di determinati centrocampisti. Se oggi Belahyane è alla Lazio è perché c’è l’avallo anche del tecnico. L’operazione Fazzini non è andata in porto, quella di Casadei poteva andare in porto, ma non sono per i matrimoni allargati. Non accetto mi si imponga anche un altro giocatore. Parlo di Sylla: se mi interessa lo tratto a parte, se mi viene imposto metto un muro e non mi interessa Casadei”.
Come mai Pellegrini è stato escluso dalla lista per la Serie A?
“Mi domando perché le stesse considerazioni non sono state fatte a inizio campionato quando fu stilata la stessa lista e finì fuori Hysaj. I consigli del diavolo se li mangia la volpe e io non sono il diavolo. La valutazione e l’inserimento nella lista, legata a norme, è di pertinenza dell’allenatore. L’allenatore decide in base al suo progetto futuro o nell’immediatezza e ci dice delle cose, ci compila una lista. Noi come società dobbiamo avallare quello che dice l’allenatore. Nel momento in cui non si avalla quello che dice il tecnico lo si delegittima.
E quando si delegittima il proprio condottiero, il proprio comandante, è la fine della società. Ci vuole rispetto delle figure. La decisione su Pellegrini e quella di reinserire Basic, che abbiamo cercato di dar via fino alla fine, è motivata dal fatto che per l’allenatore potesse diventare più funzionale in base al progetto che ha in mente. Ognuno ha un compito preciso, l’uno deve rispettare l’altro”.
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Bonucci e Corradi ricevono “lezioni” da Fabregas per l’Italia U20

Bonucci e lo staff dell’U20 Italiana a Como per un incontro speciale con l’allenatore Cesc Fàbregas. Un’opportunità di confronto e crescita per l’ex difensore ora nel team tecnico.
Bonucci, ex difensore di Juventus e Milan, ora parte dello staff tecnico della Nazionale Under 20 italiana, ha avuto l’opportunità di un confronto con Cesc Fàbregas, attuale allenatore del Como. L’incontro, che si è svolto fuori dal campo da calcio, è stato un’occasione speciale per arricchire il patrimonio tecnico-tattico del team guidato da Bernardo Corradi.
Dopo aver annunciato il suo ritiro dal calcio giocato la scorsa estate, Bonucci ha intrapreso una nuova avventura professionale collaborando con Corradi nell’U20. L’incontro con Fabregas, ex centrocampista di Barcellona, Arsenal e Chelsea, ha avuto l’obiettivo di arricchire la visione calcistica dello staff italiano grazie all’esperienza dello spagnolo che sta portando il Como alla salvezza in Serie A.
L’Italia U20 a lezione da Fabregas
Bonucci, nel suo ruolo di collaboratore, ha ringraziato pubblicamente Fabregas e la società del Como per aver messo a disposizione le strutture. L’ex difensore ha condiviso un messaggio sui suoi canali social ufficiali in cui ha espresso gratitudine per l’ospitalità e l’umiltà dimostrata da Fabregas: “Giorni passati a guardare, parlare, condividere e che fanno parte di un percorso di crescita. Grazie al Como per l’ospitalità e le strutture e a Cesc Fabregas per l’umiltà e il tempo dedicato a noi dello staff dell’U20“.
L’incontro con l’ex campione spagnolo rappresenta un’ulteriore tappa nel percorso di crescita di Bonucci e dello staff dell’U20, sottolineando l’importanza dell’apprendimento e dello scambio di esperienze nel mondo del calcio.
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Fonte: Gianluca Di Marzio
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Il calcio italiano si lega sempre più ai super ricchi

Il calcio ed il denaro continuano ad essere connessi. I club sono sempre più gettonati da uomini di potere che amano investire e guadagnarci ulteriormente.
L’Inter di Massimo Moratti (petroliere, interista e figlio di quel Angelo Moratti che ne era stato presidente) sembrava un modello superato. Quando lo stesso Moratti decise di lasciare il club, nonostante il legame anche sentimentale, si pensò che si fosse definitamente chiusa un’epoca e invece.
Molti club di calcio italiani hanno visto le proprie finanze risanate da magnati. Calcio e Finanza ne tratteggia le sagome e spiega che le due entità sono connesse vicendevolmente.
Si può dire che la Serie A del calcio italiano si sta nutrendo di una serie di introiti di denaro davvero importanti per un totale di circa 3,3 miliardi di euro negli ultimi anni (di cui circa 540 milioni di sponsorizzazioni e accordi commerciali).

IL PALLONE DELL’ EUROPA LEAGUE 2024-2025 ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Il calcio italiano si nutre anche di tanta beneficenza
Molti club italiani di Serie A hanno fatto cassa con ua serie di donazioni più o meno cospicue ottenute da versamenti diretti o tramite investimenti terzi.
L’ammontare della cifra che ha interessato il settore è imponente e si parla di 3 miliardi di euro (entrati nel calcio nazionale). Si nota, anche, che una delle clausole che hanno determinato l’ingresso dei club in Serie A è proprio incrementare le proprie casse.
Tra gli esempi più imponenti abbiamo quello della Roma che ha ricevuto ben 700 milioni nella stagione 2024/25 dalla famiglia Friedkin. Fondi usati sia per sanare i debiti societari della squadra di calcio di Roma che per la gestione del club.
Poi va annoverata la Juventus, che ha ottenuto ben tre aumenti di capitale dal 2029 e Exor ha versato 255 milioni di euro nel 2022 e 128 milioni di euro più di recente.
A questo punto si insinua una squadra che probabilmente non si pensava beneficiare di tanto denaro: il Parma ha ottenuto circa 300 milioni con Krause ed ha superato persino il Milan (che ne ha ricevuti 129,5 milioni da Elliott nel 2020/21 e 55 milioni da RedBird nelle stagioni 2022/23 e 2023/24.
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San Siro, entro trenta giorni la risposta del Comune a Inter e Milan

Il comune di Milano avrà trenta giorni di tempo per dare una risposta a Inter e Milan, sul progetto che hanno presentato per il nuovo stadio di San Siro.
Nella giornata di ieri, Inter e Milan e hanno presentato il DOCFAP, il documento di fattibilità progettuale per la realizzazione del nuovo stadio San Siro e la riqualificazione delle aree limitrofe. Adesso, il Comune di Milano avrà trenta giorni per visionare il documento e dare una risposta sulla fattibilità del progetto dei due club.
Inter e Milan, come richiesto dal sindaco meneghino Beppe Sala, hanno depositato presso gli uffici cittadini il cosiddetto DOCFAP, ovvero il proprio progetto comune per la realizzazione di uno stadio all’avanguardia per andare a sostituire lo storico Giuseppe Meazza. Il documento del progetto, presentato da Inter e Milan, è di circa 300 pagine. L’idea delle proprietà dei due club, è di far sorgere il nuovo stadio nella attuale zona parcheggi. L’obiettivo è poi quello di riqualificare l’intera area di San Siro, realizzando nella zona le sedi e i musei delle due squadre, un albergo, dei negozi e parchi.

Stadio Giuseppe Meazza di Milano
Il progetto del nuovo San Siro di Inter e Milan: le cifre
L’’obiettivo di Inter e Milan è quello di completare la procedura di acquisizione di San Siro e delle zone limitrofee entro il mese di luglio 2025. Secondo quanto raccolto da Adnkronos, l’Agenzia delle Entrate ha stimato il valore dell’area per un totale di 197 milioni di euro. La testata riporta inoltre che, tale cifra, è destinata ad abbassarsi. Questo “sconto”, sarebbe permesso dall’entrata in vigore della Legge Stadi. Legge che permetterebbe ai club di dedurre alcuni costi, come ad esempio quelli di bonifica. Nel frattempo di altre notizie in tal senso, Inter e Milan aspettano il prossimo passo. Nelle prossime settimane, è atteso l’avviso pubblico sull’offerta di acquisto da parte del Comune.
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