Serie A
Fiorentina, Zaniolo ultime chance: due mesi per meritarsi il riscatto

Nicolò Zaniolo è stato fortemente voluto dalla Fiorentina nel mercato di gennaio, ma fin qui non è riuscito ad incidere. Il riscatto ad oggi è più lontano.
Nicolò Zaniolo è ritornato alla Fiorentina, dove era cresciuto nella primavera Viola prima del passaggio a quella dell’Inter, durante la sessione di mercato di gennaio, al termine della breve parentesi di sei mesi non fortunata all’Atalanta. Il giocatore è stato fortemente voluto dalla dirigenza su richiesta di Raffaele Palladino, che già lo voleva in estate quando preferì andare alla squadra di Gasperini.
Per il momento, l’avventura di Zaniolo con la Fiorentina non è stata idilliaca. Il classe 1999, doveva essere il grande colpo del mercato di riparazione della viola, ma rispetto agli altri acquisti è quello che ha inciso meno. Le prestazioni opache dell’ex Roma, quando schierato da titolare contro Como, Verona e Lecce, lo hanno fatto scivolare indietro nelle gerarchie di Palladino.
Fiorentina, riscatto di Zaniolo lontano
Con la maglia della Fiorentina, Nicolò Zaniolo ha giocato solamente 261 minuti, di cui 250 in Serie A distribuiti in cinque partite, e rimanenti 11, tra l’andata e il ritorno contro il Panathinaikos in Conference League. Pochi, troppi pochi per far scattare il riscatto obbligatorio concordato con il Galatasaray. I 15,5 milioni di euro pattuiti scatteranno al al raggiungimento del 60% di presenze, per almeno trenta minuti.
Peraltro, Palladino sembra aver trovato una nuova quadra passando al 3-5-2. Un modulo che vede l’ex Atalanta, che ama partire largo a destra, un “pesce fuor d’acqua”. Considerato che l’unico posto al fianco dell’intoccabile Moise Kean dovrà contenderselo con Albert Gudmusson, che sembra essere entrato in forma, e con Lucas Beltran, dovrà necessariamente fare di più per avere spazio. Zaniolo ha davanti a sé questi due mesi che restano in stagione per evitare un altro fallimento, che lo costringerebbe in estate a cambiare la sesta squadra diversa in appena due anni.
Serie A
Il comune non vende ne concede il Maradona: il Napoli resta a giocare

Il comune di Napoli non ha concesso ne venduto lo stadio Maradona alla squadra di casa, ma gli ha concesso di continuare a giocare nei suoi spazi interni.
È trapelata oggi, al giornale del Mattino, la notizia del mancato acquisto e cessione, di 99 anni, dello stadio Maradona di Napoli alla squadra di casa.
Delle negazioni perentorie che sono andate a sfociare, per il Napoli, anche nell’abortito progetto di costruzione di un nuovo stadio in città, a causa del mancato riscontro positivo del pubblico.
Però, anche se il Comune ha rifiutato l’allettante offerta della società azzurra, la questione rimane più che aperta, poiché verrà approfondita al dibattito di domenica dal tema “Napoli capitale europea dello sport nel 2026“.
Dialogi, accordi e progetti futuri per il Napoli
Un appuntamento fondamentale, alla quale parteciperanno il nuovo presidente dell’SSC Napoli Aurelio De Laurentiis, il Ministro dello Sport Andrea Abodi e il sindaco della città Gaetano Manfredi, per disquisire al meglio delle dinamiche interne politico-sportive della città.
Accordi che, al contrario, esulano la notizia già confermata del patrocinio comunale sul progetto di restyling del Maradona, in funzione del prossimo evento di campionato Europeo UEFA 2032.
Ha difatti comunicato l’assessora allo Sport Emanuele Ferrante:
“Stiamo lavorando a un progetto per riaprire il Terzo anello e portare la capienza a 65mila posti. Per dare la possibilità a più napoletani di andare allo stadio. Con un Maradona al quale non viene tolta la pista di atletica e con i lavori che si potrebbero fare in costanza di campionato per non danneggiare la SSc Napoli”.
Dunque, nonostante lo schiaffo morale subito, il Napoli continuerà a giocare all’interno del Maradona, garantendo non solo un dialogo aperto tra le parti del Comune cittadino e del presidente De Laurentiis, ma assicurando a quest’ultimo la possibilità di una via di uscita.
Una scappatoia che, con la legge sugli stadi, permette di ottenere spazi aperti per attività commerciali, di puro business, e per un futuro progetto di un palazzetto privato, aperto sette giorni su sette.

ANTONIO CONTE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Serie A
Juventus, Caressa: “Motta esonerato per motivi extra-campo”

Tramite i suoi profili social, Fabio Caressa ha commentato l’esonero di Thiago Motta dalla Juventus: aggiungendo qualche dettaglio.
Negli scorsi giorni la Juventus ha esonerato con effetto immediato Thiago Motta, affidando la panchina a Igor Tudor. L’ ex difensore proprio dei bianconeri, dopo essere stato nello staff di Andrea Pirlo nel 2020\2021, torna nel club Piemontese arricchito dalle esperienze con Hellas Verona, Marsiglia e Lazio.
Juventus, com’è andato il primo allenamento di Tudor?
Nella giornata di ieri, Lunedì 24 Marzo, Igor Tudor ha diretto il primo allenamento della sua nuova avventura a tinte bianconere, iniziando a studiare le tattiche da proporre ma sopratutto iniziando a conoscere i calciatori: escludendo ovviamente quelli impegnati con le nazionali che rientreranno nelle prossime ore. Un allenamento molto utile dunque, per trasmettere le sue idee e il suo DNA Juve che è forse venuto a mancare nel corso della stagione.

L’URLO DI IGOR TUDOR ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Le parole di Fabio Caressa sull’esonero di Thiago Motta
Il noto conduttore televisivo e telecronista di Sky Fabio Caressa, ha voluto esprimere la sua opinione sull’esonero di Thiago Motta, definendolo il crollo di un’ideologia: “Questo licenziamento non è stato solamente un avvicendamento tecnico, ma il crollo di un’ideologia. Thiago Motta ha avuto un atteggiamento estremamente presuntuoso e ideologico, ha cercato di cambiare la storia. Non sono mai stato un amante delle ideologie. Credo che prevedano una visione aprioristica della realtà. Cercano di cambiare la realtà in base a ciò che si pensa. Il fallimento di Thiago Motta, sotto gli occhi di tutti, è anche il crollo di questa ideologia” aggiungendo poi: “La Juve ha un suo DNA, un modo di essere. L’idea doveva essere adattata al sistema Juventus, non il contrario! Non funziona così, mai! Per questo le ideologie sono pericolose, hanno la presunzione di modificare la storia. Motta è stato presuntuoso e ideologico, pensava che il suo credo potesse venire prima di tutto”.
Alessandro Cibien
Serie A
Inter, il processo di ringiovanimento parte dall’attacco: Carboni e Pio Esposito

L’Inter comincia a pensare anche al futuro e ha bisogno di rinnovare una rosa piuttosto anziana. In attacco scalpitano i giovani Valentin Carboni e Pio Esposito
Come è stato più volte sottolineato, la società nerazzurra ha nel mirino per l’estate un progetto di ringiovanimento della rosa, essendo per distacco la squadra più “anziana” della Serie A.
Una delle opzioni che la dirigenza deve tenere in considerazione, è quella di non vendere in modo precoce i propri giovani talenti, bensì provare ad inserirli gradualmente nel proprio gruppo squadra. Per quanto riguarda l’attacco, Arnautovic e Correa in estate saranno con tutta probabilità i primi ad salutare Appiano Gentile, con Taremi che al netto di sorprendenti offerte rimarrà almeno per un altro anno.
Per sostituire queste due pedine che escono, l’Inter avrebbe l’opportunità di guardarsi in casa e ritrovarsi due gioielli che hanno tutte le carte in regola per diventare giocatori di primissima qualità: Valentin Carboni e Francesco Pio Esposito.
Inter, obiettivo: sgrezzare i due diamanti
Per quanto riguarda Carboni, è stato protagonista di una stagione sfortunatissima ed è tornato in anticipo dal prestito all’Olympique Marsiglia, a causa della rottura del legamento crociato. Il giocatore ha vestito la maglia del Monza nella stagione precedente ed è già entrato nel giro della Nazionale argentina, che lo considera un osservato speciale.
Il più piccolo della dinastia degli Esposito invece, sta dominando le aree di rigore dell’intera Serie B ed è il capocannoniere del campionato con 14 reti. Il classe 2005 sta mettendo in mostra tutto il suo talento, la sua forza fisica e il suo fiuto del gol, caratteristica fondamentale per diventare un grande attaccante.
Ovviamente le piazze in cui hanno avuto modo di fare esperienza questi due ragazzi non sono paragonabili con l’ambiente nerazzurro, da un punto di vista delle responsabilità e della pressione che porta l’indossare la maglia dell’Inter. Puntare su di loro però, vorrebbe dire per la società evitare degli ulteriori investimenti sul mercato e magari riuscire a valorizzare al massimo le loro caratteristiche per basare sul loro talento l’attacco del futuro.
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