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Milan, non serve solo litigare: ora bisogna anche programmare | L’editoriale di Mauro Vigna

Milan, ad oggi assistiamo solo a un grande caos. Vedremo qui di seguito lo stato delle cose e come esse potrebbero evolversi nel giro di qualche mese.
Le idee sono molte, ma troppo confuse. In questo momento la dirigenza rossonera va d’accordo su nulla.
Lo abbiamo visto dal viaggio di Giorgio Furlani al cospetto di Gerry Cardinale in seguito ad alcune libertà prese dallo stesso Zlatan Ibrahimovic il quale è stato gentilmente invitato a rimettersi al proprio posto. E probabilmente lo svedese a fine stagione non avrà più nulla a che fare col Milan.
Lo abbiamo visto dal comportamento dello stesso Cardinale il quale dapprima era arrivato addirittura alla decisione di far fuori Furlani, ma dopo la telefonata con Paul Singer ha immediatamente cambiato idea.
Lo abbiamo visto dalla scelta, o meglio non scelta, del direttore sportivo. Furlani in sede di colloquio coi principali obiettivi ha fin da subito precisato che ogni decisione dovrà passare dalla sua scrivania e questo ha di molto raffreddato i rapporti con Berta, Paratici e D’Amico attirando tra i papabili nomi per di più sconosciuti, dirigenti che verrebbero al volo per fare curriculum. Ma sappiamo che servono dirigenti capaci, per una volta.
Ora però non servirebbe troppo litigare, bisognerebbe agire perchè già in clamoroso ritardo per programmare la prossima stagione che dovrà essere migliore rispetto all’attuale. Ma se non si sa chi farà il mercato, chi lo avallerà, chi sceglierà i giocatori, che ruolo ha e avrà Ibrahimovic, cosa accadrà a Cardinale, cosa resterà di Moncada, come si può solo pensare che in tempi utili possano finalmente decidere le sorti del nostro amato e bistrattato Milan?
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Roma, Dovbyk: “Adattamento difficile, ma inizio a capire il calcio italiano”

Nella serata del “Via del Mare”, la Roma di Ranieri porta via tre punti pesantissimi alla corsara squadra di Giampaolo: decisivo Dovbyk.
Dovbyk “fa il Dybala” e manda Ranieri a -4 dalla Champions League. Senza la Joya, out fino al termine della stagione, l’ucraino ritrova protagonismo nella serata più importante e attende la Juventus all’Olimpico.
Roma, le parole di Dovbyk
Il centravanti ucraino ha parlato ai microfoni di Sky Sport al termine della gara.
Partita
“E’ stata dura, abbiamo avuto tante occasioni e sono 3 punti importanti per noi”.
Momento
“Tutti mi sostengono, oggi era importante segnare e l’ho fatto”.
Poi a DAZN.
Mancata esultanza
“Ero un po’ stanco. Abbiamo esultato tutti assieme ma la cosa importante sono i 3 punti”.
Adattamento alla Serie A
“Devo essere onesto, non è stato facile anche con i cambi di allenatore. Ma abbiamo lavorato tanto e ora stiamo facendo bene”.

CLAUDIO RANIERI CONSOLA ARTEM DOVBYK RAMMARICATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
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FIGC su Prandelli DT: “Assetto attuale non si tocca””

La FIGC smentisce le possibilità secondo cui Cesare Prandelli potesse entrare nell’organigramma della Nazionale come Direttore Tecnico.
Momenti concitati in Federazione: nelle ultime ore sono circolate voci che volevano l’ex allenatore della Nazionale Italiana Cesare Prandelli dentro l’assetto dell’Italia nella figura di Direttore Tecnico.

IL PRESIDENTE DELLA FIGC GABRIELE GRAVINA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Le parole della FIGC
“La Figc non ha in programma di nominare un direttore tecnico. L’assetto attuale con Luciano Spalletti Commisario Tecnico, Maurizio Viscidi Cordinatore delle Nazionali giovanili e Gianluigi Buffon sempre più coinvolto nel Club Italia offre piena garanzia per il presente e per il futuro”.
Il virgolettato, scrive l’agenzia LaPresse è da attribuire a fonti della Federazione Italiana.
La Federcalcio quindi smentisce l’ipotesi filtrata in giornata dalle colonne de La Gazzetta dello Sport, circa una possibile futura nomina di Cesare Prandelli quale direttore tecnico della Nazionale.
Poi da Via Allegri, come riporta l’agenzia, hanno proseguito dicendo: “Peraltro nel programma di Gravina è previsto un innovativo progetto che unisce le competenze di Settore Tecnico, Settore Giovanile e Scolastico e Club Italia”.
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Italia, oriundi: Jorginho oggi non avrebbe ottenuto la cittadinanza

Italia-oriundi: cambia la situazione per gli oriundi. Alcuni giocatori ad oggi non avrebbero ottenuto la cittadinanza. Ecco i dettagli:
La normativa per l’ottenimento del passaporto italiano cambia. Se in passato molti giocatori, grazie a legami più o meno stretti, sono riusciti a ottenere la cittadinanza italiana e, di conseguenza, a vestire la maglia della Nazionale, oggi non sarà più così facile. D’ora in poi, infatti, sarà strettamente necessario avere almeno un genitore o un nonno di nazionalità italiana per poter ottenere la cittadinanza.
Negli ultimi anni, giocatori come Thiago Motta, Éder e Jorginho hanno indossato la maglia della Nazionale italiana senza particolari ostacoli, nonostante alcuni di loro avessero già rappresentato altre nazionali, come nel caso di Thiago Motta con il Brasile. Tuttavia, con le nuove regole ciò non sarebbe stato più possibile. Poichè a differenza dell’attuale capocannoniere del campionato, Mateo Retegui, che può vantare un nonno nato in Sicilia, questi giocatori non avevano legami familiari diretti con origini italiane, rendendo la loro eleggibilità non conforme alle attuali restrizioni.
Gli oriundi in Italia
Da Camoranesi a Retegui, passando per Éder e Thiago Motta, è interessante immaginare come sarebbero cambiate le carriere di questi giocatori senza il passaporto italiano. Per molti di loro, ottenere la cittadinanza italiana ha rappresentato una svolta cruciale, consentendo non solo di vestire la maglia della Nazionale, ma anche di costruire una carriera fortemente legata al nostro Paese.
Se da un lato la presenza di Fàbregas sulla panchina del Como potrebbe essere facilmente paragonata a quella di Motta, in virtù del fatto che entrambi sono nati all’estero e hanno avuto una carriera di alto livello, vestendo maglie prestigiose come quelle di Barcellona, Liverpool e PSG, ciò potrebbe costituire una conferma del fatto che, anche se Motta non avesse mai indossato la maglia dell’Inter o rappresentato la Nazionale italiana – per di più con il numero 10 sulle spalle – avrebbe comunque avuto buone possibilità di ottenere una panchina in una squadra italiana.
Storia diversa invece per Camoranesi, che ad esempio ha avuto una carriera straordinaria, culminata con la vittoria del Mondiale 2006, ma senza il passaporto italiano non avrebbe potuto scrivere il suo nome nella storia del calcio azzurro. Stesso discorso anche Per Éder, il cui passaporto italiano gli ha spalancato le porte per rappresentare la nazionale italiana e vivere momenti memorabili, come il gol decisivo contro la Svezia a Euro 2016.
Infine, Mateo Retegui, grazie al nonno nato in Sicilia, si trova in una situazione diversa: il suo legame con l’Italia è diretto e gli ha permesso di emergere all’interno della nostra Serie A, proseguendo la tradizione degli “oriundi” che hanno scritto pagine importanti del nostro calcio. Tuttavia, è difficile immaginare che, senza la chiamata di Mancini – che, in piena emergenza attaccanti, decise di convocare “El Chapita” – oggi figurerebbe al primo posto della statistica dei capocannonieri del campionato.
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