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Ancelotti dice no all’Italia, ma quale sarà il suo futuro?
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Alla vigilia della sfida di ritorno dei quarti di finale di Champions League tra Real Madrid e Arsenal, Carlo Ancelotti è tornato a far parlare di sé.
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Non solo per la gara decisiva contro l’Arsenal, ma anche per le sue dichiarazioni sul futuro, Ancelotti ha destato attenzione. In un’intervista a RSI, ha spiegato perché ha rifiutato la Nazionale italiana: “Mi piace lavorare quotidianamente con i giocatori, la Nazionale mi sembrava un part-time che mi faceva perdere passione”. Parole che sembrano escludere anche l’ipotesi Brasile.
Ancelotti ha anche raccontato un retroscena sul suo ritorno a Madrid nel 2021, dopo l’Everton: “In realtà li ho chiamati io – ha ammesso – L’anno prima li avevo sentiti per capire se avessero giocatori disponibili per noi. Poi, sapendo che cercavano un allenatore, dissi al direttore che dovevano prenderne uno bravo”.
Quel “bravo”, alla fine, è stato lui stesso. Il suo secondo ciclo al Real ha portato altri trofei e momenti memorabili: tre Champions League in totale con i Blancos, due Liga, Coppe del Re, Supercoppe europee e Mondiali per Club. Eppure, nonostante il palmarès, il suo futuro sulla panchina più prestigiosa del mondo sembra di nuovo in bilico.
Arsenal decisivo, Xabi Alonso alla finestra
Come riportato da Fabrizio Romano, la gara contro l’Arsenal potrebbe rappresentare uno snodo decisivo per il futuro del tecnico di Reggiolo. In Liga, il Real è attualmente a -4 dal Barcellona. L’eventuale eliminazione in Champions, dopo la sconfitta dell’andata, potrebbe accelerare i tempi del cambiamento.
Florentino Perez starebbe già valutando un possibile successore. Il nome più caldo è quello di Xabi Alonso, ex leggenda del club e oggi tecnico emergente del Bayer Leverkusen. L’ex centrocampista ha già declinato offerte importanti, aspettando forse proprio una chiamata da Madrid.
Ancelotti riflette: addio vicino?
Se l’addio al Real dovesse concretizzarsi, Ancelotti si troverebbe davanti a una scelta importante. Al momento, l’idea di allenare una nazionale sembra lontana. Resta da capire se qualche altra grande panchina europea tenterà l’assalto a uno degli allenatori più vincenti di sempre. Nel frattempo, però, c’è un match da ribaltare. E Ancelotti sa bene che una “remuntada” domani sera al Bernabeu potrebbe cambiare tutto.
Focus
La CGIL da’ il cartellino rosso all’ingiustizia: nasce il Sindacato degli arbitri
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11 ore fail
06/05/2025
La CGIL ha istituito il primo sindacato per arbitri. Sarà una sezione interna alla Slc: il sindacato dei lavoratori della comunicazione.
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La Segretaria CGIL: “Troppa violenza, serve tutela”
‘Arbitro aggredito’. ‘Violenza verbale sull’arbitra‘. ‘Anche se meno gravi, aumentano i casi di violenza sugli arbitri‘. Sono questi i titoli che spesso e volentieri si trovano sulle testate giornalistiche che parlano di calcio. E non solo. Siamo abituati a vedere gli arbitri sul campo, così, come fossero figure presenti a priori. Invece no. Gli arbitri sono persone e sono lavoratori: e come tali devono essere tutelati.
La stessa segretaria nazionale Sabina Di Marco infatti dichara: “Non è più accettabile che l’arbitro, figura centrale dello sport, spesso esposto a rischi fisici e verbali, operi senza tutele e riconoscimento adeguati”. A conferma del fatto che questa mossa era necessaria, il sindacato ha già degli iscritti. Il provvedimento è aperto a tutti gli arbitri. E di tutte le catorie e età. Ma con un occhio di riguardo verso i più giovani. Che per motivi di inesperienza potrebbero incorrere in rischi ancora più gravi.
CGIL: per un lavoro sicuro
È un passo senza precedenti quello compiuto dalla CGIL. L’obiettivo? La risposta arriva chiara dai segretari promotori dell’iniziativa: “Vogliamo garantire un lavoro sicuro, dignitoso e regolamentato a tutti gli arbitri”. Una promessa che sa di rivoluzione per chi, ogni settimana, scende in campo senza garanzie.
Si, è vero! Oggi gli arbitri sono riconosciuti come lavoratori dal Decreto Legislativo 36/2021 della recente riforma dello sport. Ma si tratta di un riconoscimento formale che, nei fatti, non ha ancora prodotto le necessarie tutele. L’assenza di un contratto collettivo nazionale rende la loro posizione estremamente fragile: né compensi minimi garantiti, né sicurezza sul lavoro, né coperture previdenziali o assicurative adeguate.

L’ARBITRO LUCA PAIRETTO DESIGNATO PER IL DERBY ROMA LAZIO AL POSTO DI MARCO GUIDA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Altri rischi per gli arbitri
Cosa succede se un arbitro subisce un’aggressione? Chi lo tutela se si infortuna durante una partita?
Le risposte, oggi, sono vaghe o inesistenti. E questo silenzio normativo ha aperto la strada a una condizione di precarietà diffusa. Troppi giovani arbitri si trovano a svolgere il proprio ruolo tra sacrifici e incertezze. E senza alcuna delle garanzie che spettano ai lavoratori di altri settori. La mancanza di tutele legali in caso di incidenti o episodi di violenza, purtroppo sempre più frequenti, è solo la punta dell’iceberg.
Il sindacato sarà la voce di chi finora non ne ha avuta una. Infatti con la nascita di questa nuova rappresentanza, si apre finalmente uno spazio di confronto con le istituzioni. Quelle sportive ma anche il governo. L’obiettivo è avviare una contrattazione collettiva che definisca vari punti: il profilo professionale dell’arbitro, compensi equi, contributi previdenziali, assicurazioni, tutele legali e formazione continua.
Per troppo tempo, arbitrare è stato un lavoro senza diritti. Ora, grazie alla spinta della CGIL, le cose potrebbero cambiare. E chi scende in campo per far rispettare le regole, potrà finalmente averne alcune anche per sé.

Lazio-Juventus vale la Champions, ma è anche la resa dei conti tra Tudor e quei giocatori biancocelesti che aveva messo alla porta nella scorsa stagione.
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Lazio–Juventus è molto più di uno scontro diretto per un posto in Champions League. La sfida dell’Olimpico ha anche un retrogusto personale: quello del ritorno da avversario di Igor Tudor, tecnico della Lazio per poco più di 2 mesi nella scorsa stagione.
Un’esperienza breve ma intensa, in cui il croato portò la squadra a quota 61 punti centrando il settimo posto e l’accesso all’Europa League.
Le sue richieste di rivoluzione estiva, però, portarono alla rottura con la dirigenza. Claudio Lotito, piuttosto che smantellare la squadra, scelse di ripartire da Marco Baroni. E finora quella scelta sembra aver pagato.

MATTEO GUENDOUZI RAMMARICATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
I giocatori bocciati che ora trascinano Baroni
Il caso più emblematico è quello di Guendouzi, fulcro del centrocampo laziale targato Baroni, ma ai margini con Tudor, con cui aveva già avuto problemi ai tempi del Marsiglia. Anche Rovella, oggi insostituibile, per Tudor era troppo leggero fisicamente e da irrobustire.
Isaksen, titolare in un derby sotto la gestione croata, fu liquidato come inadatto, mentre oggi è rinato e praticamente insostituibile. Una serie di bocciature che hanno lasciato il segno e che adesso si trasformano in motivazioni extra.
Dopo le frizioni con lo spogliatoio e l’addio a Immobile e Luis Alberto, come riportato dal Corriere dello Sport, Tudor aveva chiesto la testa anche di altri senatori come Lazzari e Cataldi, oltre a volere un nuovo centrale per sostituire Romagnoli.

LA FORMAZIONE DELLA LAZIO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Lazio, la resa dei conti per l’Europa che conta
Il club, però, non ha seguito la sua linea e ha puntato su Baroni, che in pochi mesi ha ricostruito un gruppo compatto, rilanciando proprio quei giocatori che Tudor avrebbe fatto fuori.
Ora, nel duello diretto contro il tecnico croato e la sua Juventus, la Lazio si gioca molto più di tre punti. In palio ci sono orgoglio, rivincite personali e la possibilità di avvicinare il sogno Champions League, con i “fuori progetto” pronti a riscrivere il loro destino.

Sempre meno nel calcio di oggi si vedono giocatori più fedeli che dedicano un’intera carriera a un solo club. L’Italia in questo sta peccando decisamente troppo.
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La riconoscenza e la fede verso uno specifico club sono valori che in questi anni sono venuti meno. Probabilmente si assisterà a un crescendo sotto questo punto di vista e la Serie A ne sta risentendo.
Giocatori più fedeli, in top 10 europea c’è un calciatore dell’Atalanta
Tra le carriere più longeve e fedeli di calciatori ancora in attività spiccano sicuramente quelle di Koke, centrocampista dell’Atletico Madrid da quasi 17 anni, di Muller che lascerà il Bayern Monaco a fine stagione dopo averne anch’esso trascorsi 17 con la stessa maglia, oppure Oscar De Marcos con il suo Athletic Club nel quale ha militato per quasi 16 anni.
Tra questi però, i primi 10, c’è anche un calciatore italiano che milita nell’Atalanta da 15 anni e 9 mesi e risponde al nome di Francesco Rossi, ruolo portiere. Il suo arrivo in nerazzurro è datato 1 agosto 2009 e da quel momento ha collezionato solo qualche prestito restando sempre legato all’ambiente atalantino.

Atalanta’s Francesco Rossi portrait during italian soccer Serie A match Hellas Verona FC vs Atalanta BC at the Marcantonio Bentegodi stadium in Verona, Italy, December 12, 2021 – Credit: Ettore Griffoni
Dal 2017 fa parte fissa della rosa orobica, le presenze con la prima squadra si contano sulle dita di due mani (8 in totale, cui 4 reti subite e 4 clean sheet) ma una è arrivata anche durante la stagione attuale, contro il Cesena nella vittoria per 6-1 per il primo turno di Coppa Italia.
A 34 anni esercita ancora attivamente la professione e l’amore per la Dea gli fa sopportare anche il fatto di ricoprire un ruolo marginale dal punto di vista sportivo ma fondamentale da quello umano. Un veterano come lui può solo far bene al gruppo e tutti i compagni conosciuti nel corso degli anni gli hanno lasciato qualcosa che si porterà dentro per sempre.
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