Ce lo stiamo chiedendo tutti, probabilmente la dirigenza può avere qualche idea più chiara, ma i tifosi in questi giorni rimangono allibiti dalla situazione societaria rossonera. Vero che l’emergenza legata al Covid-19 sta impedendo colloqui e riunioni fisiche, ma tramite le conference call le distanze vengono abbattute ed è un mezzo assolutamente usato anche nel mondo del calcio, lo stesso Milan lo sta utilizzando per incontri a distanza tra lo staff tecnico ed i giocatori.
Sono ormai passati cinque mesi dal primo incontro di Gazidis con Rangnick, un incontro assolutamente conoscitivo, per capire se ci fossero i presupposti per vedere l’ex allenatore del Lipsia sulla panchina rossonera. Il tutto è avvenuto dopo la disastrosa sconfitta per 5-0 subìta dall’Atalanta, troppo brutto quel Milan per essere vero, urgevano interventi immediati.
Da quella data sappiamo bene cosa poi è successo, Boban ha perso il posto per problematiche pregresse la cui intervista alla Gazzetta è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, Maldini probabilmente sarà fuori alla fine di questa stagione con Gazidis a prendere in mano la situazione ed effettuare le sue scelte in completa autonomia.
A quale gioco stia giocando Rangnick è difficile spiegarlo in questo articolo, ma ci possiamo provare. Il tedesco non è affatto uno sprovveduto, l’idea di tornare ad allenare dopo alcuni anni in un club – dobbiamo ammetterlo – molto problematico seppur blasonato e glorioso, lo lascia perplesso. Non è uomo da scelte avventate, nè da salti nel vuoto, per allenare una squadra deve essere sicuro del progetto ed avere un budget di un certo rispetto affinchè le sue idee tattiche possano trovare valorizzazione negli elementi che verranno schierati in campo. E’ consapevole di essere l’ennesimo allenatore, l’ultimo di una lunga lista, a sedersi su una panchina infuocata dove negli ultimi anni i suoi predecessori hanno fallito e non vuole fare quella fine ancorchè certo che di tempo gliene lasceranno poco. Le parole estive sono sempre incoraggianti, lasciano trasparire ottimismo, serenità, ma dietro si nascondono insidie, cosa succederebbe se Rangnick le prime due partite dovesse perdere? O pareggiare? Sarebbe già in discussione, senza dubbio. Non fa per lui un atteggiamento simile.
In una recente intervista ha dichiarato di non essere interessato agli aspetti finanziari, Rangnick vuole avere una certa influenza che non c’entra con il potere, che però serve quando in certe situazioni si devono portare avanti delle cose. Questo è il succo del suo intervento davanti ai microfoni di una televisione tedesca, parole che lasciano spazi ad interpretazioni, ma che fanno trapelare il fatto che sia forse più interessato ad un ruolo da direttore sportivo che da allenatore.
Rangnick infatti proseguendo nell’intervista ricorda i tempi del suo arrivo al Lipsia quando non c’era un fisioterapista, i medici erano andati via e non c’era un allenatore a due settimane dall’inizio della stagione. Sono servite decisioni rapide, il tedesco in pochi giorni è riuscito a creare una macchian organizzativa che col senno di poi si è rivelata perfetta.
Dalle sue parole è emerso chiaramente che Rangnick ambisca ad un ruolo dirigenziale, quello stesso ruolo attualmente ricoperto da Paolo Maldini che con ogni probabilità saluterà il Milan in estate. Resta da capire cosa vorrà fare Gazidis, se dare fiducia a Rangnick in un ruolo da dirigente, ma siamo abbastanza sicuri che propenderà verso quella direzione considerati gli ottimi risultati ottenuti dal tedesco.
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