L’attaccante dell’Inter Romelu Lukaku ha parlato al Match Day Programme in ottica scontro Champions con il Benfica, immergendosi anche nei suoi ricordi nerazzurri.
Le cose invece che la spingono a dare il massimo?
“L’importante è avere sempre nuovi obiettivi, avere voglia di migliorarsi sempre. La determinazione è il motore, poi ci sono altri valori altrettanto importanti. Ricordo che il primo anno da professionista i miei risultati a scuola non erano buonissimi e in una partita un giocatore si è rotto la gamba. L’allenatore dopo il fischio finale mi ha chiamato e mi ha detto: ‘Non si può mai sapere cosa succederà nel calcio, devi finire la scuola’. E l’ho finita.”
Che cosa si porta dietro delle città in cui è stato?
“Bruxelles è la mia città, lì ci sono le mie origini e i miei affetti. Di Manchester ho bellissimi ricordi perché anche quando giocavo all’Everton abitavo lì. La città di Milano mi ha impressionato fin da subito, per la gente, l’atmosfera e tutto il resto.”
Che ricordi ha del calcio da piccolo?
“Quando ero piccolo la concezione era diversa e alcuni dicevano che un giocatore di potenza che utilizza solo il sinistro non avrebbe potuto fare più di tanto. E poi è arrivato Adriano, lui mi ha aperto il mondo, l’ho visto giocare quando avevo 10 anni e da quel momento tutto è cambiato per me.”
Con chi avrebbe voluto giocare?
“Anche con Ronaldo il Fenomeno, la maniera in cui stava in campo era incredibile.”
Chi avrebbe voluto sfidare?
“Materazzi perché è alto, forte e aggressivo, uno di quei difensori che ti mette in difficoltà e dalle difficoltà si migliora sempre.”
Quali sono i gol più emozionanti con l’Inter?
“Sicuramente uno è il 3-0 contro il Milan. Perisic ha calciato, c’eravamo io e Nicolò (Barella, ndr), ricordo di avergli detto: ‘Lascia, lascia!’. Poi ho preso la palla e ho visto che c’era spazio per andare. Ho cominciato a correre, prima volevo fare un doppio passo per andare a destra, poi sono andato sul sinistro, ho visto quel ‘buco’ in porta e ho pensato: ‘Devo calciare il più forte possibile con l’interno del piede, se ce la faccio è gol’. Poi la palla ha fatto quel movimento ed è entrata. È stato un momento bellissimo.”
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