Champions League
Lazio vs Celtic 2-0: analisi e commento
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Una doppietta di Immobile (2-0 al Celtic) spedisce la Lazio agli ottavi di finale di Champions League con un turno di anticipo.
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Menomale che Ciro c’è…
Contava solo vincere. E la Lazio ha vinto. Vince ma non convince, la squadra di Sarri. Come praticamente sempre in questo avvio di stagione. Che oramai è qualcosina in più di un semplice “avvio”, dato che siamo quasi a Natale.
E, a tal proposito, tanti auguri (in anticipo) a tutti. Sì, non sono esattamente un tipo scaramantico. E auguri (soprattutto) ai tifosi biancocelesti. L’augurio è che il Santo Natale porti un dote una squadra capace di prescindere dalla qualità di Luis Alberto. Lo spagnolo, seppur non nella sua versione migliore, regala alla manovra capitolina un briciolo di imprevedibilità. Il minimo sindacale per non riproporre lo scempio di Salerno e avere ragione del Celtic.
Una squadra, quella meno forte del raggruppamento, disperata e obbligata a vincere in casa di una compagine tecnicamente superiore per regalarsi una speranza di continuare la propria avventura nella massima competizione europea per club.
Così non sarà. Poiché la Lazio trova nel finale di partita i tre punti che significano passaggio del turno e ringrazia (due volte) il suo Re. La prima (82′) quando raccoglie i frutti di un tiro senza troppe pretese di Isaksen, deviato in maniera sciagurata dalla retroguardia scozzese. La seconda (85′) quando sfrutta un pallone mandato avanti (in maniera totalmente casuale) sempre dal giovane danese. Splendida finta a rientrare sul sinistro e palla alle spalle di Hart.

Photo Source: UEFA.com.
La Lazio vince, ma non convince
La sensazione è che, qualora gli scozzesi avessero potuto accontentarsi del pareggio, la Lazio questa partita non l’avrebbe mai vinta. E una analisi calcistica lucida non può prescindere da una lettura acritica del match. Tradotto in parole povere: non bisogna farsi influenzare dal risultato.
Che è la cosa più importante, l’unica a contare realmente, per chi gioca, ma non per chi scrive e commenta. Chi (come me) racconta partite di calcio per lavoro è tenuto (da un punto di vista deontologico) a rappresentare gli eventi nella loro interezza. Sulle vittorie episodiche non si può costruire nulla e la Lazio quest’anno ce lo ha ricordato innumerevoli volte.
La Lazio ha fatto troppo poco per avere ragione di un Celtic orgoglioso e ben messo in campo. Ma la squadra di Rodgers doveva vincere per forza. E allora si è sbilanciata. Venendo punita alla prima disattenzione. Badate bene: sulle pagine di questa testata il sottoscritto non parla mai di fortuna.
E’ evidente che Sarri l’avesse preparata così. Il tecnico napoletano aveva previsto una gara tattica e bloccata per almeno due terzi del match. Per questo ha cominciato la partita con l’inutile Castellanos. Se non altro i movimenti del centravanti argentino, continui e costanti, sono stati propedeutici a sfibrare la difesa ospite dal punto di vista fisico e mentale. Rendendo più probabile l’errore una volta che Immobile sarebbe entrato per sfruttare la maggiore profondità.

Photo Source: UEFA.com.
Nessun segnale dal mercato
Leggi anche la mia analisi sulla sconfitta di Salerno.
Tutto molto bello, quindi. O almeno lo sarà sino alla prossima partita di campionato. Perché è ampiamente probabile che questa vittoria servirà al laziale per riporre la testa sotto la sabbia. Ignorando scientemente i segnali (gli ennesimi) inequivocabili dati da questa partita. Per poi tornare a blaterare qualcosa in merito alla presunta mancanza di focalizzazione.
Al netto di una differenza tangibile dal punto di vista dell’abnegazione rispetto alla sconfitta contro la Salernitana, la prestazione offerta dalla Lazio è stata ancora una volta di una pochezza sconcertante. Un utilizzo più importante degli attributi, tanto agognato dai tifosi biancocelesti, non ha sortito alcun effetto. Al di là del risultato, che ceteris paribus non sarebbe mai arrivato.
E allora, per onestà intellettuale, la mia analisi verte sugli stessi punti cardinali che avevo preparato durante il match. Perché ottanta minuti sono un campione più rilevante rispetto a dieci. La Lazio ha iniziato la partita con 4/11 arrivati dal mercato estivo. L’impresentabile Castellanos. Al quale Immobile può dare ripetizioni di come si sente la porta anche a 33 anni suonati.
Il vivace ma comunque fumoso Isaksen. Il quale ha sciorinato l’ennesima prestazione inconsistente, ma potete stare certi che qualcuno da Formello tenterà di usare quell’assist e mezzo (totalmente casuale) nel vano tentativo di giustificare l’ennesimo spreco di soldi.
Più Rovella e Guendozi. Quest’ultimo l’unico giocatore realmente di livello acquistato dalla seconda forza della scorsa Serie A in estate. E non può essere certo un caso che, nell’undici di partenza schierato da Sarri, gli unici due ad aver segnato almeno un gol in Champions League fossero lui e Provedel.

Photo Source: UEFA.com.
Lazio, quale futuro dopo gli ottavi?
Gli ottavi di finale di Champions League sono sicuramente un traguardo meritevole di encomio. Per di più ottenuti con un turno d’anticipo e contro una squadra più forte di te, ovvero il Feeyenoord di Slot. La domanda che viene spontaneo porsi in questo momento però è legittimamente un’altra.
Questo risultato sarà utilizzato come punto di (ri)partenza oppure come uno specchietto per le allodole? Se il passaggio del turno avrà come unico effetto quello di corroborare la narrativa orwelliana che si sta tessendo a Formello da inizio stagione, allora questa vittoria avrà fatto più male che bene.
Visti i precedenti, e quando parlo di “precedenti” mi riferisco a tre qualificazioni in Champions in vent’anni di gestione Lotito, sono portato a credere che anche questa volta andrà così. Si può definire “crescita” la parabola di una squadra che si qualifica in Champions in media una volta ogni sette anni? E che, una volta raggiunto l’agognato traguardo, getta via con tracotanza i frutti del proprio lavoro per riproporre lo stesso pattern dopo qualche anno?
Lotito ha poco da rimproverare ai propri giocatori. Se alla Lazio un secondo posto viene percepito come un punto d’arrivo, la colpa è del modo in cui viene gestita la società. E’ un vero peccato che alla Lazio non si possa (o non si voglia, a buon intenditor poche parole) costruire nulla.
Proseguendo con questo modus agendi, i risultati positivi saranno sempre granelli di sabbia in mezzo a un deserto di delusioni. A Formello hanno già capito che le possibilità di terminare il campionato fra le prime quattro sono prossime allo zero e si stanno portando avanti con il lavoro. E’ già cominciata la caccia alle streghe, ma state tranquilli che non riguarderà mai i piani alti. Quantomeno rimane da godersi un ottavo di finale di Champions League.
Non esattamente la prassi da queste parti. Sperando che l’urna di Nyon questa volta sia benevola e non tiri (di nuovo) fuori dal cilindro il Bayern Monaco.
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Champions League
Successi e parole Lewandowski a Yamal: “Ti porto a ballare”
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14 minuti fail
10/04/2025
Robert Lewandowski commenta il suo personale record di 11 gol nella singola stagione della Champions League e parla dei suoi giovani compagni al Barcellona.
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Incredibile ma vero, l’attaccante 37enne del Barcellona Robert Lewandowski ha raggiunto l’immaginabile traguardo di ben 11 gol segnati all’interno di una singola stagione nella Champions League, diventando il primo giocatore a fare centro con tre differenti squadre.
Una meta incommensurabile, che dimostra la sua spasmodica fame di gloria e il suo continuo lavoro su se stesso.
Indubbiamente un grande momento di fasto, che l’attaccante polacco ha commentato e gioito ai microfoni della CBS Sports Golazo, insieme ad alcuni aneddoti legati ai suoi giovani compari, tra cui lo spagnolo Lamine Yamal.
Ha difatti esternato:
“Mi devo ricordare sempre che parlo con dei teenager, cerco di ricordare com’ero io alla loro età, mi diverto molto con lui e gli altri giovani del Barcellona. Non sono ancora stato a ballare con Yamal? Sto aspettando che compia 18 anni.
Gli ho detto: “Appena compirai 18 anni andremo a ballare“. E’ incredibile per l’età che ha. Gioca come se avesse 24-25 anni, capisce di calcio. Non ho mai trovato un giocatore che alla sua età capisca di calcio come lui”.
Altri pensieri di Lewandowski
Lewandowski ha poi continuato l’intervista, dicendo la sua rispetto ai premi e onorificenze da Mvp.
Pertanto ha risposto alla domanda del giornalista in questo modo:
“Premi come mvp? Non ci penso davvero, la cosa importante è vincere le partite, sono molto contento per questi premi, ma non sono la cosa più importante per me. Nessuno ha fatto 10 gol con 3 squadre in una stagione di Champions? Mi fa sentire… molto giovane (ride, n.d.r.). So che tanti parlano della mia età, ma lavoro ogni anno duramente per essere come ero tre anni fa. E la squadra mi aiuta molto”.
Infine ha concluso l’incontro parlando del Pallone d’Oro, della sua eventuale scelta tra lui e i suoi colleghi Raphinha e Yamal.
Ecco la pronta risposta, deviata immediatamente da un fulgido sorriso:
“Non capisco perché la gente parli del Pallone d’Oro ad inizio stagione. Abbiamo ancora tanto lavoro da fare”.
Dunque si può dire che Lewandowski, nonostante la sua veneranda età, è un giocatore dal grande lignaggio, non solo fisico, che ha ancora tanto da dimostrare in campo, ma soprattutto intellettivo e morale, che sa delineare sapientemente le linee della sua squadra e i rapporti con i suoi giovani colleghi calciatori.
Champions League
Ritorno turbolento a Parigi per Dibu Martinez contro il PSG
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3 ore fail
10/04/2025
Tra fischi, insulti e provocazioni, il portiere dell’Argentina Dibu Martinez è ora tornato a Parigi sotto la maglia dell’Aston Villa, in un clima di tensione.
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Nei giorni scorsi, durante il trasferimento a Parigi, non è passato inosservato il ritorno, sulle terre francesi, del portiere argentino Dibu Martinez, che tra insulti, provocazioni e atteggiamenti sconvenenti è uscito dall’aeroporto in tutta libertà.
Dopo il sorteggio di Nyon, che ha abbinato casualmente il Paris Saint-Germain all’Aston Villa, i tifosi parigini, e non solo, hanno predisposto un’accoglienza in grande stile per il veterano giocatore inglese al Parco dei Principi, memorabile sotto ogni punto di vista.
Infatti, ancora reduci dagli screzi che il portiere argentino aveva fatto lungo tutta l’ultima finale di Coppa del Mondo, vinta proprio dall’Argentina, i sostenitori francesi hanno mostrato, senza reticenze, tutto il loro disappunto ad ogni pallone toccato e ad ogni azione che lo coinvolgeva.
L’atteggiamento di Dibu Martinez
Un atto sicuramente poco sportivo da parte della tifoseria parigina, che aveva pianificato da tempo tutto l’evento, ma a cui lo stesso Dibu Martinez ha risposto per le rime.
Pertanto, organizzata preventivamente la contromossa in previsione della partita PSG-Aston Villa, il calciatore, all’aeroporto di Parigi, è atterrato e sceso dall’aereo indossando un berretto in testa, adornato con una toppa commemorativa delle vittorie della squadra albiceleste.
Un affronto, aggravato poi dal taglio di capelli, alquanto evocativo, che il giocatore si è fatto per l’occasione esclusiva, una doppia striscia di colore bianco e azzurro che si staglia sul lato sinistro del capo.
Nonostante ciò, Martinez non è riuscito a contrastare definitivamente la gravosa sconfitta dell’Aston Villa contro il Paris Saint-Germain, che ha perso per un punteggio di 3-1 a prescindere delle 8 esemplari parate eseguite in campo.
Un contrasto forte, ma che stava venendo meno quando, per poco, non gli è scappato il gol di Kvaratskhelia, finito sul palo, oltre a un mancato tiro, arrivato anche esso sul palo.
Di sicuro la situazione di Dibu Martinez, dell’Aston Villa e del suo allenatore Unai Emery è diventata più che controversa, incontrollata, difficile da ribaltare a proprio favore, nella prossima partita di ritorno tra una settimana.
Champions League
Ranking Uefa, la vittoria del Barça allontana l’Italia
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4 ore fail
10/04/2025
Dopo il successo del Barcellona sul Dortmund, il gap nel Ranking Uefa sale a 1777 punti. A meno di clamorosi ribaltoni stasera in Europa e Conference League, il quinto slot per la Champions andrà alla Liga.
Il successo del Barcellona contro il Borussia Dortmund nei quarti di finale di Champions League non ha portato solo entusiasmo in Catalogna, ma ha anche pesato sul Ranking UEFA. Con la vittoria dei blaugrana, la Spagna ha allungato sull’Italia, portando il distacco a 1777 punti. Un margine che, a questo punto della stagione, suona come una condanna per il calcio italiano nella corsa al quinto posto Champions per la stagione 2025/26.
Tutto si deciderà — o quasi — stsera con le sfide di Europa e Conference League. Per sperare ancora, serviranno due vittorie da parte delle italiane. La Lazio dovrà imporsi sul Bodo/Glimt e la Fiorentina sul Celje. Sarà anche necessario che Athletic Bilbao e Betis Siviglia escano sconfitte dai rispettivi confronti contro Rangers e Jagiellonia. Solo con questo incastro perfetto, l’Italia potrebbe riavvicinarsi alla Spagna, anche se resterebbe comunque dietro.
Vediamo ora la classifica aggiornata
Ranking Uefa aggiornato
1. Inghilterra 24.535 (5 squadre in corsa su 7)
2. Spagna 21.964 (4 su 7)
3. Italia 20.187 (3 su 8)
4. Germania 17.921 (3 su 8)
5. Portogallo 16.250 (0 su 5)
6. Francia 16.500 (2 su 7)
7. Belgio 15.650 (0 su 5)
8. Olanda 15.250 (0 su 6)
9. Grecia 12.687 (0 su 4)
10. Norvegia 11.062 (1 su 4)
Il contributo delle Italiane
1. Inter 33.250 punti
2. Lazio 24.000
3. Atalanta 21.000
4. Milan 20.000
5. Juventus 18.250
6. Roma 17.500
7. Fiorentina 16.500
8. Bologna 11.000
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