Milan, il day after e l’analisi tecnica della sconfitta. Le responsabilità di Stefano Pioli e dei giocatori. Il peso dell’assenza di Rafael Leao
Dopo tredici lunghi anni Milan e Inter si sono ritrovate contro in una semifinale europea e la riposta del pubblico è stata eccezionale. La partita non ha deluso le attese. Quelle dei tifosi interisti usciti dallo stadio cantando per la felicità.
La soddisfazione nerazzurra ha fatto da contraltare alle facce deluse dei supporter rossoneri. Hanno visto la loro squadra cedere il passo nel giro di 4′ (Dzeko in rete al minuto 8′, Mkhytarian 3′ dopo). E il passivo poteva essere più pesante.
Negli occhi della dirigenza milanista e dei tifosi è rimasto impresso quel primo tempo tremebondo, con la squadra messa all’angolo e colpita da tutte le parti dall’aggressività nerazzurra. L’Inter ha approcciato la gara con rabbia.
Inzaghi ha chiuso tutti gli spazi al collega rossonero, incapace di reagire davanti a tanta superiorità da parte degli avversari. Nel primo tempo il Milan sembrava un pugile suonato, sull’orlo di un k.o. tecnico.
Mai come stavolta la differenza è stata marcata dalle scelte degli allenatori. Inzaghi è stato nell’occhio del ciclone, a causa dei risultati altalenanti in campionato. Ma gli vanno dati i meriti per il lavoro e i risultati che sta ottenendo.
L’Inter attualmente è fra le prime quattro in campionato, in finale di Coppa Italia e dopo ieri sera ha corpose possibilità di arrivare alla finale della Champions League. Non solo, qualche mese fa ha alzato al cielo la Supercoppa Italia
.Nei confronti del collega rivale rossonero ha uno score di quattro vittorie (una in Coppa Italia, una in campionato, una in Supercoppa Italia e in Champions League), un pareggio e una sconfitta. 11 reti fatte e solo 3 subite: una sentenza.
Ieri ha piazzato Dzeko fra Kjaer e Tomori: è alto 1.93 cm, scelta corretta. Nessun difensore rossonero aveva la stazza per contenerlo, non certo Calabria in occasione del gol. E ha lavorato sulle teste: sono scesi in campo con ferocia inaudita.
Pioli non riesce ad andare oltre Leao, squadra molle
L’assenza di Rafael Leao è stata pesante, così come quella di Ibrahimovic. Giocatori fondamentali in partite come queste. Ma in queste situazioni è necessario che l’allenatore inventi qualcosa per sparigliare le carte, caratteristica dei grandi.
Che sembra non appartenere a Pioli, visto anche l’approccio molle della squadra. I rossoneri apparivano disorientati e spauriti, dalla panchina non sono arrivate le indicazioni per uscire dall’empasse. Anche il linguaggio del corpo era rassegnato.
L’Inter ha sempre messo in difficoltà i cugini sul piano fisico, non era il caso di attrezzare una squadra fisicamente più pesante. Magari con un modulo diverso ? Tipo un 4-3-2-1 ? Con Pobega, Kalulu, Origi e Thiaw dall’inizio: cm, kg e potenza.
I peana fanno male: il Milan è arrivato in semifinale contro il Tottenham dei tre allenatori stagionali, contro il Napoli grazie ai miracoli in serie di Maignan nelle due partite. E in campionato arranca, rischia il quarto posto.
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