Champions League
Quando il Real Madrid è in modalità Killer Instinct non resta che pregare
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3 mesi fail

Il Real Madrid conferma la sua grandezza: travolge ancora una volta una squadra inglese fuori casa, dimostrando il solito carattere da Blancos.
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Manchester City-Real Madrid, la sfida nella sfida
Alcune squadre viaggiano a un ritmo diverso dal solito. Altre, in determinate competizioni, si sentono come a casa. Il match tra Manchester City e Real Madrid ne è la prova più evidente. Una partita emozionante, destinata a rimanere impressa nella memoria dei tifosi dei Citizen per molto tempo.
La sfida inizia con uno striscione, insolito per gli stadi inglesi. Ritrae Rodri che bacia il Pallone d’Oro, con la scritta “Stop Crying Your Heart Out” (Smettila di piangere), chiaramente rivolto a Vinicius Jr. dopo la vittoria del premio da parte del centrocampista spagnolo. La partita parte subito forte: il City passa in vantaggio con Haaland, dopo due occasioni sprecate dal Real. I Blancos reagiscono con un gol acrobatico di Mbappé, simile a quello della finale dei Mondiali contro l’Argentina.
Il City torna avanti all’80° con Haaland su calcio di rigore, ma il Real entra in modalità killer instinct. In sei minuti, Diaz pareggia all’86° e Bellingham segna il gol vittoria al 92°. A Madrid si soffre, ma il risultato è sempre lo stesso: in Champions, il Real diventa una macchina da guerra, pronta a sferrare il colpo decisivo quando meno te lo aspetti. Un’altra notte da Blancos.
Vincius, l’uomo nel mirino
Vinicius Jr. è l’uomo nel mirino, ma il brasiliano accetta volentieri il ruolo da antagonista, portando in campo una grinta incredibile. Fin dal primo minuto, si scontra verbalmente con alcuni tifosi del City, che gli urlano in tono goliardico: “Dov’è il Pallone d’Oro?”. Lui non ci pensa due volte e mostra subito al settore avversario la patch sulle maglie del Real che celebra le 15 Champions vinte dal club.
A fine partita, intervistato da Sky Sport, Vinicius torna sulla polemica dello striscione esposto dai tifosi del City. Con un sorriso sfottente, risponde: “Queste cose mi caricano soltanto. Loro sono tifosi, ma dovrebbero anche cantare”. Una risposta che conferma la sua mentalità forte e la capacità di trasformare le provocazioni in motivazione in più
Man City fans: “Where’s your Ballon d’Or?”
Vinicius:pic.twitter.com/T7qaPyKBTT
— Troll Football (@TrollFootball) February 12, 2025
Champions League
Champions League, non servono le stelle per vincere
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48 minuti fail
09/05/2025
Il PSG si prepara per la finale di Champions League, poco dopo la cessione di Mbappè. Non sempre la cessione di un big porta ad una stagione disastrosa, anzi.
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Dopo l’arrivo di Mbappè al Real Madrid, molti davano per scontato un’altra vittoria della Champions dei Galacticos. Tuttavia, proprio il PSG, la vecchia squadra della stella francese, è a 90 minuti dal portare a casa il prestigioso trofeo.
E’ successo diverse volte che una squadra, un anno dopo la cessione del suo uomo simbolo, ha trionfato in Europa. Andiamo a vedere alcuni esempi particolari.
Champions League, dalla cessione di un big al trionfo in Europa nel giro di un anno
Partiamo da Ronaldinho che nel 2008 lascia il Barcellona per il Milan, dopo aver vinto quasi tutto in Spagna. Molti si aspettano una stagione difficile senza di lui ma non hanno fatto i conti con un certo Lionel Messi.
La stagione 2008/09 è l’inizio dell’era Guardiola al Camp Nou, che comincia con la vittoria della Champions e la vittoria del Pallone d’Oro di Messi. Niente male come primo anno post-Ronaldinho.
Nel 2006 Shevchenko decide di lasciare il Milan per il Chelsea, nonostante l’intervento di Ancelotti per farlo rimanere. Da una parte, il bomber ucraino deluderà le aspettative a Londra, dall’altra i rossoneri, grazie a Kakà e Inzaghi, porteranno a casa la Champions. E tutto questo nella prima stagione dopo la cessione di Shevchenko.
Torniamo indietro al 2004 quanto Micheal Owen lascia il Liverpool per il Real. L’attaccante inglese era considerato una futura bandiera dei Reds, ma la cessione ai Galacticos destabilizzò molto l’ambiente.
Tuttavia, la stagione 2004/05 del Liverpool di Benitez (la prima post-Owen) verrà ricordata per quell’indimenticabile vittoria della Champions ad Istanbul contro il Milan. I Reds vincono ai rigori, dopo aver rimontato uno svantaggio di ben 3 gol nel giro di 6 minuti nel secondo tempo.
Nel 2009, Ibrahimovic passa dall’Inter al Barcellona con l’obiettivo di vincere la Champions: ma non andrà tutto secondo i piani. I nerazzurri, dopo la cessione dell’attaccante svedese, prenderanno Milito, Sneijder ed Eto’o.
Loro e tanti altri, insieme a Mourinho in panchina, saranno i protagonisti del Triplete nerazzurro nella stagione 2009/10. Inoltre, saranno proprio i blaugrana ad essere eliminati da Milito e soci in semifinale.
In poche parole: non serve per forza un campione in rosa per trionfare in Champions.
Champions League
Inter, De Jong strega Inzaghi: “Straordinario, qualcosa di sensazionale”
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2 ore fail
09/05/2025
Inter, nonostante la sconfitta, il centrocampista del Barcellona ha brillato a San Siro e conquistato i complimenti del tecnico nerazzurro. Intanto l’Inter osserva altri talenti in vista del futuro.
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Frenkie de Jong ha illuminato San Siro nella semifinale di Champions League tra Inter e Barcellona, conquistando anche l’ammirazione di Simone Inzaghi. “Si è parlato tanto di Yamal, ma io sono rimasto impressionato da de Jong: sempre posizionato bene, sempre pronto a pulire il pallone. Qualcosa di sensazionale”, ha dichiarato il tecnico nerazzurro dopo la vittoria.
Inter, l’elogio di Inzaghi a De Jong
Classe 1997, de Jong è il giocatore più pagato del Barça, con un ingaggio da 18 milioni di euro netti l’anno. Acquistato dall’Ajax nel 2019 per 86 milioni, ha confermato il suo valore anche contro l’Inter, con 116 passaggi completati su 122 tentati, per una percentuale del 95%, la stessa che mantiene in tutta la Liga.
In Serie A, nessun centrocampista tocca questi numeri: il migliore è Kristjan Asllani con il 92,6%, davanti a Zielinski (91,9%) e Calhanoglu (90,3%). Tra i profili monitorati dall’Inter per il futuro ci sono anche Ricci, Cristante e Nicolussi Caviglia, oltre a giocatori con percentuali superiori al 90% come Paredes, Kone, Lobotka, Douglas Luiz e Keita.
I nerazzurri hanno già bloccato il giovane croato Petar Sucic della Dinamo Zagabria per 14 milioni, e seguono con interesse Nico Paz, trequartista classe 2004 del Como. Il Real Madrid, però, può riportarlo a casa grazie a una clausola di recompra progressiva.
Champions League
Inter-PSG, Capello: “Donnarumma meglio di Sommer. Ma Lautaro”
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3 ore fail
09/05/2025
L’ex tecnico di Milan e Roma, Fabio Capello, ha confrontato le rose dei team della finale di Champions League -Inter-PSG- in programma il 31 maggio a Monaco.
Meglio Inter o Paris Saint-Germain? Quale delle due è più forte? Chi parte avanti nella finale? Sulle colonne dell’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport l’allenatore Fabio Capello ha messo a confronto l’undici ideale delle formazioni di Simone Inzaghi e Luis Enrique in vista della finale di Champions League.

LAUTARO MARTINEZ ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Inter-PSG: la parola al mister
L’ex CT della nazionale inglese ha esordito così:
“Sul cammino delle due finaliste c’è la firma di Sommer e Donnarumma, ma a mio avviso il peso di Gigio si è fatto sentire di più. Perché è vero che Luis Enrique ha allestito una grande squadra ma, per come sono andate le cose dai rigori agli ottavi col Liverpool alla doppia sfida con l’Arsenal in semifinale, è lecito chiederselo: senza questo Donnarumma, il Psg sarebbe arrivato fino a Monaco?”.
Dichiarazioni che esaltano l’estremo difensore cresciuto ed esploso con il Milan dell’allora allenatore Sinisa Mihajlovic. Don Fabio poi continua l’analisi:
“Dumfries-Hakimi è un duello affascinante, una sfida di altissima qualità: scegliere è difficile. Lautaro-Dembelè: due modi diversi di essere bomber. Il Toro magari è meno fantasioso del francese, ma partecipa a tutte le fasi del gioco ed un uomo d’area, nato per colpire dove c’è aria di gol. In una cosa Lautaro supera il rivale: da vero capitano, è l’uomo che trasmette sempre qualcosa in più alla squadra, non soltanto con l’atteggiamento in campo – è sempre l’ultimo ad arrendersi – ma anche con tutto quello che precede la partita. La notte di San Siro col Barça è lo spot ideale: ha stretto i denti, ha fatto di tutto per esserci e ha bucato gli avversari alla prima occasione, procurandosi poi il rigore del 2-0″.
Due squadre, le finaliste di Champions League, che fondamentalmente si daranno battaglia in quel di Monaco per il trofeo di club più importante di tutti. Appuntamento, dunque, al 31 maggio.
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