Italian football manager Fabio Capello, the new-appointed head coach of China's Jiangsu Suning F.C., attends a press conference in Nanjing city, east China's Jiangsu province, 14 June 2017.
Fabio Capello ha commentato la brutta sconfitta dell’Italia contro la Spagna. Si è focalizzato su un problema che riguarda proprio il nostro paese.
In un’intervista rilasciata per La Gazzetta dello Sport, Capello è andato a fondo nell’analisi di Spagna – Italia, non concentrandosi unicamente sulla partita ma considerando tematiche che differenziano i due paesi nell’intendere il calcio.
Ha parlato dei limiti delle scuole calcio in Italia e del continuo tentativo di emulare le idee di Guardiola, non considerando il fatto che il tecnico spagnolo ha sviluppato i suoi principi adattandosi ai club e all’evoluzione del calcio.
Di seguito le parole di Capello.
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“Senza troppi giri di parole: con la Spagna è stata una brutta caduta. Ma possiamo rialzarci. La qualificazione agli ottavi è lì, a un punto, e la Croazia lunedì ci offrirà l’occasione del riscatto. La missione è alla nostra portata, a patto di tenere a mente un paio di concetti emersi dal ko di Gelsenkirchen”.
“Il divario nasce da lontano, perché nel nostro Paese non si coltiva più la qualità: nelle scuole calcio si insegna la tattica ma non la tecnica e il risultato nel lungo termine è questo”.
“Ho allenato a Madrid, conosco bene il modo in cui si insegna e si vive il calcio in Spagna: il momento più bello dell’allenamento è il rondo, il torello, e non perché si scherza e ci si rilassa, ma perché la sfida è sbagliare il meno possibile e la tecnica comanda”.
“In Italia, in questi anni, in tanti hanno preso a modello Guardiola, ma il Guardiola di dieci anni fa, mentre lo stesso Pep si evolveva e guardava avanti – prosegue Capello – l’equivoco ha portato ai limiti di oggi: i nostri calciatori non si prendono quasi mai la responsabilità di giocare la palla in avanti o di rischiare un dribbling. Abbiamo finito per confondere il bel gioco con lo sterile possesso palla. Il bel gioco invece è quello della Spagna attuale, ecco il modello da seguire. Un modello in cui Nico Williams, a 21 anni, spiega che punta sempre l’avversario perché ‘è il c.t. a chiedermelo”.
Aggiornato al 22/06/2024 11:14
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