L’URLO DI LUCIANO SPALLETTI CHE SUONA LA CARICA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Francia-Italia segna la gara d’esordio del Gruppo 2 della Nations League. In contemporanea si giocherà anche Belgio-Israele.
I punti d’interesse di Francia-Italia, trattandosi di una competizione collaterale che si poteva tranquillamente evitare senza scontentare nessuno, sono principalmente due. Il primo è il ritorno del figliol prodigo Kylian Mbappé a “casa sua“ (come l’ha definita lui), dato che la partita si giocherà al Parco dei Principi.
Il secondo è capire se la tanto agognata mano di Luciano Spalletti inizierà a vedersi, a oltre a un anno dalla sua nomina ufficiale a commissario tecnico della Nazionale, o se dovremo attendere i Mondiali del 2026. Sempre che l’Italia, stavolta, riesca a qualificarsi. Infatti, a una qualificazione agli Europei chiaramente immeritata (manca un rigore gigantesco su Mudryk nello “spareggio” contro l’Ucraina) ha fatto seguito una campagna disastrosa.
I fasti di Euro2020 sembrano lontanissimi, con gli azzurri che (escludendo quella vittoria episodica e la finale, comunque andata malissima, del 2012) latitano in ambito internazionale ormai dal post-2006. La Nazionale non ha talento, perché non produce giocatori. A che cosa servono i risultati delle squadre italiane in campo internazionale (due anni buoni dopo un decennio mesto) se il movimento non è fucina per la selezione?
La Francia è la Nazione con più talento al mondo e lo è poiché il suo movimento calcistico è un serbatoio pressoché illimitato di talento. Vero che i club francesi non riescono a trattenere in patria i propri giocatori migliori, ma un movimento calcistico non si può giudicare unicamente dalla competitività delle sue squadre in campo internazionale. Campionato e Selezione non sono due soggetti a sé stanti.
La Nazionale Italiana è mediocre poiché le sue squadre non s’impegnano dovutamente nel fungere da serbatoio per essa
. E anche ridurre un gigantesco problema sistemico al salviniano “gli stranieri tolgono il posto ai giovani italiani nei vivai” (sostituite “vivai” con “lavoro“: il ceppo è quello) significa voler continuare a ignorare il problema, parimenti a quanto accade quando ci si illude che la “crescita” delle squadre italiane in campo internazionale rappresenti un palese segnale di vita da parte di tutto il movimento.Non è così per un motivo molto semplice. Essendo il calcio basato sul modello liberal-capitalista angloamericano, più si avanti e più i denari saranno egemonizzati da una fetta sempre più piccola di soggetti. Tutte le altre squadre non avranno mai la forza economica di rifornire ciclicamente le proprie squadre con giocatori di pari livello rispetto a quelli che, per un motivo o per un altro, se ne andranno.
Senza una fonte interna dalla quale attingere materiale umano, i cicli “vincenti” (due trofei in quindici anni) sono destinati a rimanere casi isolati e circoscritti ad un ristretto arco temporale: esattamente come per Wembley 2021. Per la sorpresa di nessuno, l’Inghilterra (nonostante la sconfitta) è rimasta una delle selezioni più forti al mondo mentre l’Italia è (ri)piombata nella mediocrità. Questo perché le squadre inglesi producono talento, quelle italiane no. La competitività del campionato non è termometro della salute di un movimento.
FRANCIA (4-2-3-1): Maignan; Clauss, Konaté, Saliba, Theo Hernandez; Fofana, Kanté; Griezmann, Olise, Barcola; Mbappé. Allenatore: Deschamps.
ITALIA (3-5-1-1): Donnarumma; Di Lorenzo, Bastoni, Calafiori; Cambiaso, Frattesi, Ricci, Tonali, Dimarco; Pellegrini; Retegui. Allenatore: Spalletti.
LUCIANO SPALLETTI FA IL SEGNO OK ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Aggiornato al 06/09/2024 19:44
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