Scopri la passione dell’Uruguay in Copa America sotto la guida di Marcelo Bielsa. Vittorie storiche e un inizio promettente nel Girone C.
La Copa America significa passione e tradizione. L’Uruguay rappresenta storia e vittorie in questa competizione. La squadra detiene ben 15 trofei complessivi, l’ultimo aggiunto al palmarès nel 2011.
Quest’anno la Celeste cercherà di portare a casa il trofeo della competizione calcistica più romantica di sempre. A guidare la squadra c’è niente di meno che Marcelo Bielsa, leggenda del calcio sudamericano.
Indice
Nella splendida cornice del Hard Rock Stadium si disputa la prima partita del Girone C: Uruguay-Panama. Con tutti i pronostici a favore della Celeste, la squadra non delude le aspettative e si impone con il risultato di 3-1. A sbloccare il match ci pensa M. Araujo, con un sinistro imprendibile da fuori area. Seguono le marcature di Darwin Nunez e Vina; con uno splendido gol allo scadere per Panama siglato da Murillo.
Nunez si sblocca con la maglia della Celeste
Marcelo Bielsa è soprannominato “El Loco” (che significa “Il Pazzo” in spagnolo) per il suo stile unico e intenso, sia come persona che come allenatore di calcio. Bielsa non rilascia interviste individuali da oltre 20 anni, non sottraendosi mai però a domande spigolose durante le conferenze stampa. Bielsa non è un semplice nome, ma un vero e proprio marchio di fabbrica. Per il popolo argentino un mito dal carattere forte e singolare.
Tanto che uno stadio, precisamente quello del Newell’s Old Boys, è intitolato a lui. Le leggende che circolano intorno al tecnico argentino sono molteplici e disparate. Divisivo in ogni aspetto, c’è chi lo ama e chi lo odia ma sicuramente nessuno può rimanere indifferente di fronte alla sua personalità.
Nel 2017, durante una conferenza in Belgio sulla tattica, affermò: “Io amo il calcio, e amo il calcio perché tengo alla gente che tiene al calcio. La gente che tiene al calcio mi interessa più di tutto. Sono coloro che hanno nel calcio una soddisfazione che non hanno altro modo di ottenere, vale a dire i più poveri. Tutti noi abbiamo molte altre alternative per divertirci, però i più poveri hanno solo il calcio. Quindi a me costa accettare che l’unica cosa che offriamo sono i risultati, perché se non offriamo il calcio come elemento estetico da esseri umani lo stiamo impoverendo. La valorizzazione dell’estetica è una condizione che abbiamo incorporata come esseri umani. E’ collegata a una sensibilità che non si può ignorare. Non si può mercificare tutto e non può essere tutto legato alle logiche di mercato. Chi vince è bravo e chi perde è scarso, ma anche la bellezza ha qualcosa a che fare.”
Gaetano Vernile
Aggiornato al 24/06/2024 17:10
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