GIAN PIERO GASPERINI RAMMARICATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Gasp-Lookman, perdono entrambi: soprattutto l’Atalanta. Da Leicester a Bergamo il nigeriano è sempre lo stesso, ma non è un’eccezione.
Bergamo è un’isola felice solo in apparenza. Non può essere un caso che chiunque lasci Bergamo vomiti veleno addosso a Gasperini alla prima occasione utile. Lookman, al netto dei comprovati limiti caratteriali che ne hanno rallentato l’ascesa in Inghilterra, non è un’eccezione, bensì la regola.
Sin qui l’Atalanta era stata un bunker, la cui sacralità dello spogliatoio (a differenza di quanto accade in altre piazze) impediva agli spifferi di trapelare all’esterno. Tuttavia, questo non vuol dire che fosse sempre tutto rose e fiori: anzi. L’elenco dei giocatori che hanno lasciato Bergamo per colpa di Gasperini è sesquipedale e ricorda la lista del Molibdeno: quella che l’ambasciatore italiano consegnò al ministro degli esteri tedesco Ribbentrop.
Da Mæhle a Demiral, che lo hanno definito pubblicamente un “dittatore“, a Kjaer, regalato al Milan con cui poi vincerà lo scudetto. Passando per le presunte scazzottate con il Papu e Skrtel. Senza dimenticare Castagne (“sono venuto a Leicester per ritrovare la serenità, Gasperini non sa controllarsi“) o Gollini, che dopo aver lasciato Bergamo rivelerà quella volta che: “Gasperini ci disse (a lui, Berisha e Rossi n.d.r.) che non aveva un portiere da Serie A e che chiunque avesse schierato avrebbe comunque fatto danni“.
Dieci anni di Gasperini sono erosivi e l’intemperanza di Lookman, che lo ha costretto ad attendere l’Atalanta per esprimere un potenziale che tutti gli riconoscevano sin dalla tenera età, ha semplicemente scoperchiato il Vaso di Pandora. Oltretutto non è vero che nella sua unica esperienza in una big (l’Inter
) non gli è stato dato tempo: in quanto fu silurato per aver rotto con lo spogliatoio in pochissimo tempo, soprattutto con i senatori.
Ademola Lookman ( foto KEYPRESS )
Il lavoro fatto da Gasperini a Bergamo è stato rivoluzionario, ma era evidente che più di così non si potesse fare. L’Atalanta ha però voluto rimandare una rivoluzione tecnica che appariva necessaria, per coltivare la legittima ambizione di vincere quello scudetto che sarebbe stata la sublimazione di una decade da sogno. Tuttavia, le speranze si sono infrante sul nascere con l’esplosione della querelle legata a Koopmeiners.
La stagione della Dea è finita con la diserzione sua e del nigeriano, non contro il Club Brugge. I belgi hanno fatto solo esondare la polvere da sotto il tappeto, evidenziando i limiti di una gestione (una volta tanto) poco lungimirante. Oggi come questa estate, ribadisco che l’Europa League è stata lo zenit dell’epopea gasperiniana e che con il trionfo di Dublino il ciclo del piemontese sia terminato.
L’Atalanta avrebbe dovuto lasciare andare Lookman, come ha fatto il Napoli con Kvaratskhelia, per non rischiare di trascinarsi un “problema” in casa per tutta la stagione. Il nervosismo palesato nel finale della gara con il Brugge è stato latente per mesi e le bizze del nigeriano hanno fatto saltare il tappo. Perché Lookman è rimasto capriccioso come lo era anche a Leicester, ma questa volta probabilmente non è tutta colpa sua.
Aggiornato al 20/02/2025 9:18
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