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Ronaldo ci riprova: “Arabia meglio della Ligue 1”, la LFP risponde con…Messi

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cristiano ronaldo

Cristiano Ronaldo, dalla sua pensione dorata in Arabia Saudita, prova nuovamente a convincerci della competitività di un campionato che nessuno guarda.

Non è la prima volta che Cristiano Ronaldo, che avendo capito di essere un ex-giocatore sta iniziando a fare l’opinionista, “attacca” (indirettamente) la massima serie francese. Lo aveva già fatto qualche mese fa, arrivando ad affermare che (nonostante l’imminente scoppio della bolla saudita) “la Saudi Pro League fosse meglio“.

Ronaldo

Ronaldo attacca, la Ligue 1 risponde con…Messi

Le argomentazioni son, bene o male, sempre le stesse. “Campionato di basso livello” (suppongo che a Riyad non abbiano trasmesso Monaco-PSG, a parer mio una delle più belle partite dell’anno) e “dopo il PSG c’è il vuoto“. Evidentemente ignorando che, nelle prime otto della League Phase della Champions League, ci siano due francesi: Brest e Lille. Con quest’ultima che ha battuto il Real Madrid, ex-squadra del portoghese.

Poi, però, il lusitano tira fuori una nuova perla dal cilindro. “Provate a fare uno scatto con 40 gradi all’ombra e poi vedete“. Meraviglioso. Come se in Qatar e in Arabia Saudita gli stadi non fossero dotati dei più moderni strumenti di condizionamento climatico, ma sorvoliamo. Come se non avessimo giocato un’edizione dei Mondiali in Qatar e non fossimo in procinto di giocarne un’altra, proprio in Arabia Saudita.

E, a proposito di Qatar, la Ligue 1 (stavolta) ha deciso di rispondere alle provocazioni dell’attaccante dell’Al-Nassr. Tramite un post pubblicato sul suo profilo Twitter, la LFP (l’ente regolatore della massima divisione transalpina) ha postato una foto ritraente Lionel Messi (acerrimo rivale di Ronaldo) mentre bacia il trofeo della Coppa del Mondo. Vinto proprio in Qatar con la sua Argentina, durante i Mondiali del 2022.

A corredo dell’immagine un’eloquente didascalia, che recita: “Lionel Messi mentre gioca (e vince, aggiungo io) con 38 gradi“. Messi, che per due anni (dal 2021 al 2023), ha arricchito (assieme ad altri straordinari campioni come Neymar, Mbappé ma non solo) l’esperienza calcistica di tutti gli appassionati di Ligue 1.

Mentre la Saudi Pro League, che sarebbe dovuta essere The Next Big Thing, è ferma all’arrivo di un-ex campione (tra l’altro in evidente fase calante già da prima di dichiararlo indirettamente, accettando una pensione dorata in Medio Oriente) e poco altro. Rinnovo la mia provocazione dell’ultimo editoriale: la Ligue 1 muove ancora oltre mezzo milione di diritti televisivi annui. L’Arabia Saudita, invece, Cristiano?

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“Più libri più liberi” fra stand e polemiche

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Dal 4 all’8 Dicembre del 2024 a Roma si è tenuta la fiera “Più Libri Più Liberi”, uno degli appuntamenti più importanti dell’editoria italiana.

Dal 4 all’8 Dicembre scorso si è tenuta a Roma la fiera nazionale della piccola e media editoria, ovvero “Più Libri Più Liberi”: uno degli appuntamenti annuali più importanti del panorama editoriale italiano.

“Più Libri Più Liberi” e il sessismo ad orologeria

Le polemiche sono iniziate già nella fase di preparazione dell’evento, con alcuni esercenti che hanno criticato le modalità di ammissione alla fiera. In particolare alcuni piccoli editori hanno contestato la definizione di “piccole e medie imprese”, considerate mal calibrate oltreché troppo esosi dal punto di vista della gestione degli stand. Alle critiche gestionali ed economiche ne hanno fatte seguito altro, di natura più “etica”.

La scelta della direttrice della kermesse, Chiara Valerio, di dedicare l’edizione annuale della fiera alle vittime di femminicidio (in particolare Giulia Cecchettin e Michela Murgia) era stata inizialmente apprezzata, ma poi considerata ipocrita. Alla luce soprattutto dell’invito a partecipare rivolto al filosofo Leonardo Caffo, che all’epoca dei fatti era indagato per maltrattamenti aggravati e lesioni gravi nei confronti della sua ex-compagna.

La scelta era stata inizialmente giustificata sventolando bandierine quali “garantismo” e “libertà di parola” (temi cari alla destra), ma questa versione dei fatti non ha convinto l’opinione pubblica. A prescindere dall’esito del processo (Caffo sarà poi condannato a 4 anni di carcere in primo grado dalla sezione penale del Tribunale di Milano), la sua presenza è stata considerata sin da subito inopportuna e contraddittoria.

In seguito alle polemiche, l’intervento dell’artista è stato annullato e la direzione dell’evento si è dovuta giustificare tramite un post di scuse per mezzo social. Una decisione che però non è bastata per evitare il “boicottaggio” della fiera da parte di alcuni illustri invitati.

Fra cui i noti fumettisti “Fumettibrutti“, “Zero Calcare” e “Sio“, oltre alla giornalista de “Il Fatto QuotidianoSelvaggia Lucarelli. FQ che è stato comunque presente all’evento, nelle figure del suo Direttore Marco Travaglio e del suo reporter (nonché ex-leader del Movimento 5 Stelle) Alessandro Di Battista.

Più Libri Più Liberi

Marco Travaglio presenta il suo ultimo libro “Russia, Ucraina e NATO in poche parole” alla fiera “Più Libri Più Liberi”.

“Più Libri Più Liberi” e “l’appalto” in Medio Oriente

Le polemiche hanno riguardato anche la scelta di demandare la gestione dei tagliandi a Vivaticket. Una società operante nel ticketing online e che appartiene totalmente a Investcorp: diretta dal chairman ed imprenditore dell’Oman Mohammed Al Ardhi. Investcorp che, a sua volta, è stata fondata da Nemir Amin Kirdar (noto uomo d’affari iracheno) e, dal 2015, è guidata da Mohammed Mahfoodh Alardhi: ex-vice maresciallo (ora in pensione) dell’aeronautica militare dell’Oman.

Per accedere all’evento, infatti, era obbligatorio acquistare un biglietto o un abbonamento attraverso il portale di Vivaticket (il sottoscritto è entrato tramite accredito stampa) e questo non ha fatto altro che alimentare le polemiche. La holding è stata creata 40 anni fa per permettere alle famiglie più ricche del Golfo Persico di investire negli Stati Uniti e in Europa, anche se è difficile affermare con certezza chi siano questi magnati. Dal momento che (citando “Mowmag“): “Investcorp nasconde i propri azionisti in un reticolo di società controllato da una holding alle Isole Cayman, al riparo da occhi indiscreti”.

E ancora: “Nel consiglio di amministrazione ci sono rappresentanti delle famiglie reali dell’Arabia Saudita, degli Emirati, del Kuwait, dell’Oman e del Qatar“. Paesi che, è questa è la principale critica mossa dalle classe liberale nei confronti di “Più Libri Più Liberi“, non rispecchiano esattamente gli ideali di chi (come la signora Valerio) identifica sé stessa come una “femminista progressista”.

Più Libri Più Liberi

Dibattito politico ridotto all’osso, polarizzazione sterile

Nell’eterna commistione fra sinistra liberale e destra conservatrice, oramai indistinguibili l’una dall’altra, il dibattito ideologico fra progressisti e conservatori (al consueto grido di “allarme woke“) ha fagocitato le vere “vittime”. Ovvero tutti quegli editori e rappresentanti delle piccole e medie imprese editoriali, schiacciati dal peso dei grandi gruppi editoriali che sistematicamente cannibalizzano i loro spazi vitali.

L’obiettivo di una fiera è certo quello di fare divulgazione e informazione, ma soprattutto di vendere. Di sfruttare uno spazio inizialmente pensato per dare visibilità (tramite stand, incontri e presentazioni) a tutte quelle firme che, altrimenti, non finirebbero mai sotto la luce dei riflettori. La sua collocazione temporale (a ridosso delle festività natalizie) sembrava un’occasione ghiotta per arricchire il loro fatturato annuale.

Tuttavia, fra criteri di ammissione (ritenuti) eccessivamente stringenti e il clamore mediatico attorno alla fiera monopolizzato da diatribe ideologiche, la forma mentis della fiera è passata in secondo piano. La stagnazione politica nostrana (sempre più vicina alla polarizzazione americana) fra i due (presunti) estremi sta avendo l’effetto di elidere tutto il resto, inglobandolo e trasformandolo in un feticcio ideologico.

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Fiorentina, una vittoria da big

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La Fiorentina vince a Como e si regala una classifica bellissima: sulle sponde del lago lariano arriva la settima vittoria consecutiva.

Sette vittorie in Serie A per la Fiorentina non si vedevano da tempo immemore, bisogna tornare alla Viola del 1960 per trovare un altro filotto del genere. Allora furono 8 e, se non si vuol essere scaramantici, si può sognare di almeno eguagliare quel record con i tre punti contro l’Inter domenica prossima.

A Como Adli e Kean hanno regalato una vittoria pesantissima a Palladino, che ha riconosciuto nel dopo gara di non aver visto la miglior prestazione stagionale per i suoi ragazzi.

Davanti ad un Como rimasto sempre in partita, con la voglia di ribaltare la situazione, non solo della gara ma del momento storico i cui risultati latitano, la Fiorentina non ha disdegnato di difendere con i denti la propria porta e ripartire con velocità.

Saper soffrire e difendersi di squadra e colpire in maniera cinica quando è il momento: virtù da grande squadra.

Entrambi i presupposti sono andati alla grande: altro cleen sheet per la porta viola, sono 6 partite su 13 che va così e altro finale di partita gestito in sicurezza. La squadra di Palladino non ha mai subito gol nell’ultima mezz’ora di partita, l’unica in Serie A.

L’attacco funziona alla grande con il magic moment di Kean, per lui 9 reti in campionato e la capacità di allungare la squadra con la sua potenza. Segnali importanti di risveglio anche da Sottil, che grazie alla sua velocità può essere un’arma importante per tagliare le difese avversarie, soprattutto se ad ispirare le azioni viola è il talento di Adli.

 

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Ajax-Maccabi Haifa, un occhio sulla realtà degli “scontri”

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Ajax

Essendo CS una testata giornalistica sportiva, ci siamo limitati a riportare gli scontri avvenuti in Ajax-Maccabi Haifa come fredda cronaca.

Prendo atto del fatto che forse derubricare come “scontri” quanto successo giovedì ad Amsterdam possa essere semplicistico e quindi è necessario fare un’errata corrige, nonostante fosse stata rispettata la deontologia.

Ajax-Maccabi Haifa, la genesi degli scontri

Giovedì 7 Novembre, Amsterdam Arena. Il meraviglioso Ajax di Farioli continua a stupire, trascinato dalla stella di Mika Godts: “the new Hazard” che fa impazzire tifosi olandesi e belgi. Lo spettacolo calcistico offerto in campo dai Lancieri viene però oscurato e deturpato da “scontri” avvenuti fuori lo stadio, prima e dopo la partita, anche se (come ho detto nell’introduzione) sarebbe riduttivo apostrofarli semplicemente in questo modo.

A venire coinvolti negli scontri non sono stati “generici tifosi israeliani”, ma esponenti del Maccabi Fanatics. Un gruppo di violenti riottosi, appartenenti alla frangia ultra-ortodossa dell’estrema destra israeliana. Come documentato da numerose fonti, con tanto di video a corredo, i “supporters” del Maccabi Haifa si sarebbero resi protagonisti di atti irricevibili non appena messo piede nella capitale olandese.

Cori disdicevoli dentro e fuori lo stadio, fra cui echeggia un sinistro “there isn’t school at Gaza, cause there are no children left“. Si esortavano inoltre le FDI (le Forze di Difesa Israeliane) a “finire il lavoro con i fott*ti arabi“. Un video particolarmente esplicativo è stato pubblicato sul canale YouTube ufficiale di TRT World (emittente televisiva turca) e ritrae Jazie Veldhuyzen (consigliere comunale di Amsterdam) commentare i fatti.

Vergogna ad Amsterdam: fischiato il silenzio per Valencia

Erano armati. Giravano indisturbati per la città, attaccando le persone. Soprattutto quelli che gli sembravano arabi o musulmani e che indossavano effigi palestinesi. Hanno tirato giù bandiere palestinesi dalle case. Hanno intonato cori orribili (come quelli che vi ho descritto sopra, n.d.r.) e sventolavano banner/sticker con parti di quei cori stampati sopra, come per esempio ‘we have war for fun‘.” dice Jazie nel suo video.

Questa frase non ha una traduzione letterale in italiano, la potremmo tradurre con “facciamo la guerra per divertimento” ma anche con “troviamo divertente la guerraet similia. Jazie poi prosegue, adducendo gli scontri ad una “reazione” dei cittadini olandesi: a suo dire molto arrabbiati per gli atti di vandalismo dei tifosi ospiti. Il consigliere attacca poi i media locali, “colpevoli” di perorare la propaganda israeliana.

Gli “hoolingans” del Maccaibi Haifa (così li ha definiti Veldhuyzen) hanno poi fischiato il minuto di silenzio che il UEFA aveva dedicato alle vittime dell’alluvione di Valencia. La versione ufficiale del gruppo è che questo gesto sarebbe stato una risposta al sostegno da parte del primo ministro spagnolo (Pedro Sanchez) alla causa palestinese: posizioni che hanno portato ad una vera e propria crisi diplomatica fra i paesi.

Ajax-Maccabi Haifa

Ajax-Maccabi Haifa

Ajax-Maccabi Haifa, una corretta cronaca dei fatti

Anche la definizione di “scontri fra tifosi” (utilizzata anche da noi nel precedente articolo e di questo mi scuso a nome della redazione di CalcioStyle) sarebbe inesatta, dal momento che (come riporta “Il Manifesto) nessun supporter dell’Ajax avrebbe preso parte agli scontri. I disordini sarebbero avvenuti principalmente fra esponenti del Maccabi Fanatic e manifestanti pro-Palestina, che stavano svolgendo un corteo in centro città.

Scontri che hanno visto coinvolta anche la polizia locale, che avrebbe tentato di sedare i disordini, e che Jaze riconduce ad un atteggiamento che lui stesso chiama “gloryfing genocide“: “apologia del genocidio” in italiano. Sia il New York Times che il The Athletic hanno dedicato al caso due lunghissimi approfondimenti, non solo sugli scontri avvenuti giovedì scorso ad Amsterdam ma anche sulla storia dei Maccabi Fanatics.

Una storia di comprovato razzismo e islamofobia, che affonda le sue radici in una cultura etno-nazionalista che è estremamente diffusa in una parte della società sionista. Non c’è stato quindi nessun attacco di matrice antisemita né tantomeno un pogrom, parola utilizzata spesso a sproposito e da persone che ne ignorano il significato, ma semplicemente una “reazione” della società civile all’intemperanza di individui da marginalizzare.

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