Categorie: Esteri

In Inghilterra vogliono abolire il VAR

Dopo l’ennesimo caso arbitrale spigoloso, avvenuto durante Newcastle-Arsenal, il proselitismo del partito anti-VAR in Inghilterra è sempre più forte.

Per quanto non sia arrivata nessuna conferma istituzionale, la sensazione latente oltremanica è che la Premier League sia in procinto di effettuare una svolta storica. L’eliminazione del peggior male che affligge il calcio moderno non è più solo nella pancia dei tifosi, dei protagonisti e degli addetti ai lavori.

E no, non sto parlando della costruzione dal basso. Per abolire il retro passaggio al portiere, purtroppo, ci vorrà ancora un po’. Sto parlando del VAR e del suo utilizzo. Mai così a rischio dal giorno della sua implementazione.

VAR e Premier: un rapporto difficile

Quello fra la cosiddetta “moviola in campo” e la cultura inglese è sembrato sin da subito un matrimonio innaturale. A tratti forzato. Gli inglesi hanno il bacino d’utenza meno occidentalizzato d’Europa.

Loro non hanno mai sentito il bisogno di essere rassicurati sul fatto che l’arbitro avrebbe preso o meno la decisione giusta. Basti pensare che in Inghilterra non è mai stata un problema la provenienza del direttore di gara.

Stante che l’Inghilterra calcistica è da sempre un mondo a parte. Con le proprie dinamiche. Con le proprie convinzioni. Con i propri metodi e con il suo approccio allo sport. Gli inglesi fanno da soli e fanno a modo loro.

Infatti, il protocollo di applicazione del VAR in Inghilterra non è lo stesso che negli altri campionati europei. E sono gli unici in Europa a utilizzare il VAR secondo criteri personali anziché generali. Insomma, che il calcio inglese non avesse bisogno del VAR lo si era capito subito.

I problemi atavici del VAR

I problemi principali di questa tecnologia sono facilmente riscontrabili nella figura retorica che spesso viene utilizzata onde evitare una fastidiosa ridondanza nelle terminologie. Sto parlando, ovviamente, della moviola in campo. Un concetto puramente giornalistico e non calcistico.

Non solo perché la moviola in campo non è mai esistita. Ma soprattutto perché il VAR è la cosa più lontana possibile dalla figura della moviola in campo nell’immaginario collettivo. I tifosi non “hanno voluto il VAR per poi lamentarsene“, come molti erroneamente affermano. Nessuno ha mai voluto il VAR. Volevamo la moviola in campo. E, in assenza di essa, ci andava bene l’errore dell’arbitro. Perché l’arbitro è umano e può sbagliare.

Errare humanum est. Per quale motivo noi tifosi accettiamo che l’allenatore possa sbagliare un cambio o direttamente la formazione? Perché accettiamo che il direttore sportivo possa sbagliare un colpo se non direttamente l’intera campagna acquisti? Perché accettiamo che il portiere possa fare una papera? Perché accettiamo che il centravanti possa sbagliare un gol? Perché accettiamo che il centrocampista possa sbagliare un appoggio? Perché accettiamo che il difensore possa sbagliare una lettura?

E soprattutto, perché non riusciamo ad accettare allo stesso modo che la terna arbitrale possa prendere una decisione errata? L’arbitro e i suoi assistenti non sono forse anch’essi degli esseri umani? Al pari di un giocatore o di un allenatore? Perché non riusciamo ad accettare che l’arbitro sia una componente della partita? Esattamente come, per dire, i pali della porta?

Se sbaglia un giocatore o l’allenatore allora ok. Ma se sbaglia l’arbitro ci sentiamo in diritto di utilizzarlo come alibi. Come se l’arbitro fosse un giudice indefesso e universale. Una suprema autorità del calcio che deve fare in modo che la gara scorra liscia, senza la benché minima presenza di un errore.

Un protocollo cervellotico

Conoscete il “teorema della scimmia instancabile” di Émile Borel? Se un manipolo di scimmie, non in grado di avvertire la fatica, venissero educate nel premere tasti a caso su una tastiera per un lasso di tempo infinitamente lungo, esse sarebbero in grado di scrivere un protocollo VAR migliore.

In realtà non è esattamente così che dice il teorema. Diciamo che l’ho un attimo parafrasato, ma credo siamo tutti d’accordo sulla veridicità di questa affermazione. Lo strumento che venne proposto come la panacea a tutti i mali del calcio si è rivelato, in realtà, un autentico disastro.

E questo principalmente a causa di un protocollo cervellotico, inutilmente complicato e che non ha mai risolto il problema atavico della eccessiva discrezionalità arbitrale. Checché ne strillino i VARisti, non è vero che il VAR ha ridotto gli errori. Non solo gli errori ci sono ancora, e quello è abbastanza normale, ma sono diventati paradossalmente più gravi.

Personalmente, e credo come la stragrande maggioranza dei tifosi, ero disposto ad accettare l’errore dell’arbitro poiché ascrivibile all’umana imperfezione. Non sono invece disposto ad accettare l’errore della macchina. Sia perché questa macchina infernale ce l’hanno propinata come panacea a tutti gli errori dell’arbitro, sia perché è inammissibile la reiterazione di determinate scene.

Quante volte avete sentito la frase “non c’erano immagini sufficienti“. Oppure “non avevamo riscontri da questa determinata angolazione“. Letteralmente ci sono telecamere in ogni angolo del campo. Com’è possibile? Quante volte avete sentito la frase “in questa circostanza il VAR non poteva intervenire“? E allora mi domando che cosa ci sia a fare.

Non era forse stato pensato per questo? Limitare il più possibile il numero di errori arbitrali in una partita di calcio? E allora non è accettabile che ci siano errori che non si possano correggere

. Non è accettabile perdere cinque minuti per decretare una posizione di fuorigioco millimetrica, come accaduto ieri a Son in Tottenham-Chelsea, mentre non si può annullare un gol scaturito da un calcio d’angolo o da una punizione inesistenti.

Il pomo della discordia

Siamo tutti consapevoli che elidere del tutto le polemiche sia impossibile. Da questo assunto fondamentale voglio partire per affermare che nessuno sano di mente si aspettava che il VAR avrebbe cancellato l’errore umano o cancellato del tutto le polemiche.

Tuttavia, era lecito aspettarsi che, in presenza di situazioni oggettive e di un metro di giudizio omogeneo, queste sarebbero drasticamente diminuite. Così non è stato, per usare un vasto eufemismo. Dopo la sconfitta del suo Arsenal a Newcastle, Arteta si è sfogato contro il VAR in conferenza stampa.

E incredibilmente l’Arsenal, mediante un comunicato ufficiale diramato proprio dal club, gli ha dato ragione. E’ la prima volta dalla sua implementazione che il VAR riceve un attacco diretto da un club professionistico. Non solo il suo club, perché anche la stampa inglese dà ragione ad Arteta.

Subito dopo la partita del St. James Park, il “The Times” ha pubblicato un pezzo dal titolo particolarmente eloquente. Che tradotto in italiano suona più o meno così: “La farsa di Newcastle Arsenal ci offre l’ennesima evidenza che il VAR debba andarsene“. Stilettata giornalistica lapidaria, se ne esiste una.

VAR: errori & precedenti

E’ il secondo scandalo mediatico che avvolge il VAR in pochi giorni. La scorsa settimana era stata montata una polemica sul gol annullato a Luis Diaz contro il Tottenham. Un gol regolare, ma nonostante questo annullato per fuorigioco. Una situazione talmente grossolana che ha portato Klopp a chiedere il replay della partita per “errore tecnico.

Non è la prima volta purtroppo che un gol irregolare viene convalidato. Era già successo ad Acerbi in uno Spezia-Lazio. Sempre in Italia abbiamo visto un gol regolare annullato, sempre per presunto fuorigioco. Ovvero quello di Milik in uno Juventus-Salernitana dello scorso anno.

Persino il fuorigioco, che per la sua intrinseca natura geografica non dovrebbe contemplare l’errore, non risulta esente da topiche. L’implementazione del VAR ha dato alla luce un nuovo tipo di fuorigioco. Ovvero l’ormai celeberrimo “fuorigioco da VAR“. Cioè quella situazione in cui si tende ad annullare un gol per l’unghia incarnita del mignolo di un giocatore. 

Una situazione assolutamente impossibile da percepire per l’occhio umano e che apre a una riflessione deontologica sull’esistenza stessa di questa tecnologia. Ma il VAR non era nato per correggere l’errore umano? E allora perché interviene anche in situazioni dove l’arbitro e il guardalinee non hanno colpe? Salvo poi non farlo quando ce n’è realmente bisogno?

Proselitismo “anti-VAR”

Dice il VARista. “Se il VAR ha ridotto anche solo dell’1% la percentuale di errori allora non ha senso abolirlo“. Risponde il campo. “Piegare le dinamiche di gioco all’esistenza di una tecnologia imperfetta non ha alcun senso“.

  1. La prassi di effettuare un silent check su QUALUNQUE situazione di gioco porta a interrompere sempre più spesso il gioco. Una consuetudine che genera momenti morti e rallenta la fluidità del gioco.
  2. I controlli VAR sono spesso e volentieri inutilmente lunghi. Questo genera a cascata recuperi interminabili, che mal si sposano con le esigenze di calendari congestionati e fitti di impegni per i giocatori.
  3. Ha senso, alla luce di quanto appena asserito, costringere un giocatore, che magari è stanco o affaticato, a fare una corsa in più solo perché non vuoi assumerti il rischio di alzare la bandierina? Neppure quando l’irregolarità dell’azione è evidente? Vale la pena esporre i giocatori a un coefficiente di rischio infortuni maggiore di quello che già corrono?

Un gol viene annullato se la squadra in essere ha tratto giovamento da una condotta irregolare di uno dei suoi elementi. Quale vantaggio trae un attaccante dall’avere un quarto di ginocchio in fuorigioco? Nell’era della tecnologia vengono annullate reti che in qualsiasi altro momento storico sarebbero state convalidate senza alcun problema.

Ognuno può pensarla come vuole, ma se la mia attenzione sportiva, e anche parte integrante del mio lavoro, sono da anni rivolti oltre la manica è proprio per l’affinità culturale che mi lega ai tifosi inglesi. Quegli stessi tifosi che hanno già deciso da che parte stare nella contesa fra VARisti e abolizionisti.

Fischiando, in maniera copiosa e incessante, ogni volta che sui maxischermi degli stadi appare una scritta che simboleggia una revisione VAR. Dovessero diventare i primi ad abolire questa macchina infernale, la Premier League si confermerebbe il miglior campionato del mondo in tutto e per tutto.

Non risulta ci siano consultazioni in corso nella PGMOL (Professional Game Match Officials Board, l’equivalente inglese della nostra AIA) per l’eventuale abolizione del VAR. Ciò che è certo è che l’odio per il VAR è trasversale a tutte le tifoserie e le unisce come poche volte si è visto in Inghilterra.

L’Inghilterra sarà pure un mondo a parte. Gli inglesi avranno pure questa “brutta” abitudine di fare sempre le cose a modo loro. Ma se sono diventati i migliori al mondo lo devono proprio a questo. E speriamo che l’Europa continui a proporre di importare il modello inglese anche (e soprattutto) qualora il VAR dovesse venire veramente abolito.v

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. Introdurre il VAR è stato un errore, ma ascrivibile all’atavica imperfezione umana. Continuare a mantenerlo nonostante tutte le evidenze del caso suggeriscano l’esatto contrario, invece, sarebbe un errore diabolico e imperdonabile.

Aggiornato al 23/11/2023 10:38

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Pubblicato da
Marco Palleschi Terzoli

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