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Ligue 1

Greenwood: la permanenza al Marsiglia già ai titoli di coda?

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Greenwood, Marsiglia

La permanenza di Mason Greenwood, ex United,  al Marsiglia potrebbe già essere ai titoli di coda per colpa del tecnico Roberto De Zerbi.

L’avventura dell’inglese ex Manchester United in Ligue1 potrebbe finire molto prima di quanto ci si potesse aspettare. Alla base di tutto ciò ci sarebbe un pessimo rapporto con il manager italiano.

greenwood

Il caso Greenwood

Il classe 2001, nonostante si sia ambientato molto bene in Francia, potrebbe lasciare il Marsiglia già quest’estate. Una strana situazione visto il buon andamento del ragazzo, almeno nella prima parte di stagione. Greenwood, infatti, insegue Dembelè nella lotta per il capocannoniere della Ligue1 distanziato di 6 reti dal francese del PSG (15 vs 21).

Secondo il quotidiano francese BFM Maseille, a pesare sarebbe il rapporto ai ferri corti del ragazzo di Brentford con il tecnico della squadra Francese Roberto De Zerbi. Il tecnico italiano lo aveva aspramente criticato in seguito alla sconfitta con il Lens:  “Mi aspetto di più da lui. Deve fare di più, perché quello che sta mostrando al momento non è abbastanza” ha detto il manager italiano, aggiungendo: “Se vuole realizzare la sua ambizione, deve essere più costante, sacrificarsi di più ed essere più determinato”.

Alle parole poi sono seguiti i fatti, con l’esclusione di Greenwood per scelta tecnica nel Classique perso per 3-1 al Parco dei Principi contro il Paris Saint-Germain nell’ultimo turno di campionato.

Ligue 1

Il Lione e Paulo Fonseca s’impegnano a dar battaglia

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Milan, Fonseca

Paulo Fonseca e il Lione non ci stanno ad accettare di buon grado la squalifica che pesa come una spada di Damocle sulla testa del CT. 9 mesi di interdizione dal campo.

9 mesi di interdizione dal campo. Il club francese non considera consona la punizione inferta al suo allenatore; per quanto assolutamente da condannare.

Punizioni così severe – c’è da dire – sono davvero rarissime e questo ha fatto imbestialire il Lione e Paulo Fonseca.

E’ vero che il suo atteggiamento non è certamente stato di esempio. Per chi non fosse informato, si sta parlando del match che il Lione ha disputato contro il Brest.

A dirigere la terna arbitrale quello che poi è diventato famosissimo: Benoit Millot.

Fonseca, in un momento di profondo disappunto e concitazione agonistica, avrebbe puntato dritto verso Millot in uno scontro epocale che lo avrebbe portato a fare un testa a testa con lo stesso.

Un gesto che non è passato in secondo piano e che ha portato ad una decisione durissima: interdizione fino al 15 settembre 2025 all’ingresso negli spogliatoi prima e dopo le partite e con una squalifica fino al 30 novembre 2025 di sedersi in panchina in gare ufficiali.

Lione

PAULO FONSECA RAMMARICATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Il Lione non intende rispettare questa decisione e vuole rivengano rivisti i termini

Il CT portoghese ha sbagliato e molto. Tutto il mondo che ruota intorno al calcio lo ha ben chiaro ma – va detto – è stata una punizione davvero durissima.

Se, in prima istanza, sembrava che il Lione volesse tacere e accettare la decisione. Ora, invece, è sempre più convinto (a partire dal patron John Trextor) che questa punizione sia davvero troppo.

Per ora, quindi, il Lione sta cercando di muoversi in due direzioni: da un lato cercare di ammorbidire la Federcalcio francese per far diminuire la punizione ma non solo.

Il club francese ha intenzione di fare quadrato attorno al suo mister e rivolgersi addirittura al Comitato nazionale olimpico dello sport francese (il Cnosf) per cercare di ridimensionale drasticamente la maxi-punizione.

In favore di Fonseca si sarebbe schierato il proprio team legale ma anche l’allenatore del Nantes, Antoine Kombouaré che ha detto, a L’Equipe che “fino ad ora, quando un allenatore veniva sospeso poteva comunque entrare negli spogliatoiprcima delle partite e dopo l’intervallo. Poteva dare istruzioni anche sugli spacchi:”

Un chiaro riferimento al fatto che questa punizione sarebbe eccessivamente impattante anche e , soprattutto, sulla squadra. “Lui, invece, non ha alcun diritto di fare nulla; penso sia una punizione severa. Così gli impediscono di lavorare e questo potrebbe essere un problema per il futuro, in termini di contratto.”

Episodi di scontro e misure di punizione di questa portata aprono una serie di riflessioni se è giusto il pugno d’uro per disincentivare prossimi episodi, anche a costo di perdere molto denaro, oppure fermarsi e riflettere.

In sunto uno dei grandi problemi del calcio, qualche volta!

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Ligue 1

Rabiot, il vero motivo dietro gli insulti dei tifosi del PSG

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Juventus, Rabiot, serie a

Adrien Rabiot, vecchio pupillo del PSG, oggi all’Olympique Marsiglia, è stato bersaglio di insulti durante il ‘Classique’ di Ligue 1. Ecco le possibili ragioni dietro questo sfogo.

Domenica sera, in occasione della sfida tra Paris Saint-Germain e Olympique Marsiglia, il Parco dei Principi si è trasformato in un’arena di insulti contro Adrien Rabiot e sua madre Veronique. Un episodio che ha sollevato interrogativi sul motivo di tale astio verso un giocatore che, pur avendo avuto un passato turbolento con il club parigino, non veste la maglia del PSG da ormai 5 anni.

Adrien Rabiot, un passato segnato da tensioni

Non è una novità il fatto che Adrien Rabiot abbia avuto una storia complessa con il Paris Saint-Germain. Arrivato nel settore giovanile del club nel 2010 a soli 15 anni, ha avuto una rapida ascesa sotto la guida di Carlo Ancelotti, che nel 2012 gli diede fiducia facendolo esordire in Champions League contro la Dinamo Zagabria. Dopo un prestito al Tolosa nel 2013, divenne una pedina fondamentale per il PSG sotto Laurent Blanc. Tuttavia, i primi screzi con la dirigenza emersero già nel 2014, quando si rifiutò di rinnovare il contratto in scadenza. Il club lo mise fuori rosa per diversi mesi, salvo poi trovare un accordo per il rinnovo fino al 2019.

Rabiot

Nonostante la sua importanza in campo, il rapporto tra Rabiot e il PSG rimase conflittuale. Il centrocampista lamentava un ruolo troppo arretrato, desiderando maggiore libertà offensiva. Nel 2018 avvenne poi la rottura definitiva poiché il rifiuto di figurare tra le riserve per i Mondiali in Russia segnò un punto di non ritorno.

A dicembre dello stesso anno, annunciò la volontà di non rinnovare il contratto, provocando la reazione dura del club, che lo escluse dalla rosa. Il caso si aggravò ulteriormente nel marzo 2019, quando Rabiot fu sospeso per aver messo ‘mi piace’ a un post social di Patrice Evra che ironizzava sull’eliminazione del PSG dalla Champions League. Senza più scendere in campo, lasciò Parigi a parametro 0 nel luglio 2019 per approdare alla Juventus.

A Torino, Rabiot ha ritrovato continuità e fiducia, diventando uno dei pilastri del centrocampo bianconero. Con la Juventus ha conquistato trofei e si è imposto come giocatore di livello internazionale, dimostrando la sua versatilità e capacità di adattarsi a diversi sistemi di gioco. Dopo 4 stagioni con la Vecchia Signora, nell’estate del 2023 ha accettato la sfida di tornare in Francia, firmando con l’Olympique Marsiglia. Un trasferimento che lo ha riportato in Ligue 1, ma anche al centro di un clima ostile.

Perché gli insulti?

Nonostante il tempo trascorso, i tifosi del PSG sembrano non aver dimenticato le tensioni del passato. La scelta di Rabiot di unirsi al Marsiglia, acerrimo rivale dei parigini, ha ulteriormente esacerbato il malumore nei suoi confronti. Per i sostenitori del PSG, Rabiot è un ‘traditore’ non solo per la sua gestione contrattuale, ma anche per le dichiarazioni fatte negli anni, spesso critiche verso il club che lo ha lanciato nel grande calcio.

L’attacco verbale di domenica ha coinvolto anche sua madre, Veronique Rabiot, storica agente del giocatore, spesso ritenuta la regista delle scelte più controverse della carriera del figlio. La sua influenza nelle trattative e i duri scontri con la dirigenza parigina hanno lasciato un segno indelebile nella memoria dei tifosi del PSG, che la vedono come una figura ingombrante e divisiva.

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Ligue 1

PSG: rinviata la partita col Nantes per la Champions

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PSG

La squadra di Al-Khelaifi, il PSG, ha ricevuto dalla Federazione lo spostamento della partita di campionato col Nantes per i quarti di finale di Champions.

Luis Enrique e co. hanno ricevuto, da parte del Nantes, la possibilità di spostare la partita contro il club della Loira. Tutto questo per preparare al meglio la doppia sfida Champions contro l’Aston Villa.

PSG, Luis Enrique

PSG: il Nantes accetta, ma Kita ha fatto una richiesta

Il match contro il Nantes, programmato per il 13 aprile, è stato posticipato al 22 per consentire ai parigini di preparare al meglio il doppio scontro Champions. Gli uomini di Luis Enrique infatti, dovranno affrontare l’Aston Villa il 9 aprile in casa ed il 15 in Inghilterra.

La squadra della Loira, però, non era entusiasta di questo cambiamento di calendario. Les Canaris del presidente Kita credevano che lo slittamento avrebbe potuto danneggiare la lotta salvezza in cui sono attualmente invischiati. Ma il presidente alla fine ha ceduto, chiedendo però una “ricompensa”.

Warren Kita ha chiesto espressamente di essere presente all’Allianz Arena di Monaco di Baviera, magari a tifare proprio il PSG. Il presidente del Nantes ha rivolto l’appello al suo omologo dei parigini, Al-Khelaifi, affinchè gli riservi un biglietto per la finale. Ovviamente se il Psg riescirà a qualificarsi per la finale.

All’Equipe l’imprenditore franco-polacco ha dichiarato: “Se il PSG dovesse qualificarsi per le semifinali, sarà un po’ grazie a noi. Gli auguro il meglio, anche se non credo che ne abbia bisogno per avere successo. Se arriva in finale, spero che mi inviti. Più in generale, è stata una buona decisione del consiglio di amministrazione aiutare i nostri club che competono in Europa. Non ci avvantaggia, ma se può aiutare il PSG…”.

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