Benvenuti nella prima rubrica di CalcioStyle dedicata alla Ligue 1, dove cercherò di trasmettere anche a voi la passione per il calcio francese.
La 14esima giornata di Ligue 1 è stata aperta dalla vittoria del Reims sullo Strasburgo. Un risultato che non stupisce, visto che le due squadre viaggiano praticamente agli antipodi. Da quando l’enfant prodige Will Still ha preso il timone de Les Rouges et Blancs, la squadra dell’est della Francia ha smesso di essere una sorpresa ed è diventata una solida certezza del calcio francese.
Il Reims ha vinto la partita grazie alla rete di Richardson e l’autorete di Perrin, che hanno de facto chiuso la contesa già nel primo tempo. Inutile la rete, quasi a tempo scaduto, con cui Gameiro ha accorciato le distanze per gli ospiti. Il Reims è quinto in classifica e ci rimarrà almeno sino al termine di questa giornata, visto che la squadra più vicina (il Lens) dista quattro punti.
Non ingrana, invece, il campionato dello Strasburgo. Nonostante la dispendiosa campagna acquisti estivi, la più esosa della sua storia recente e la prima dell’era Todd Boehly. L’imprenditore americano, proprietario anche del Chelsea, ha investito circa 56 milioni di euro sul mercato, ma per il momento la sua squadra non riesce ad abbandonare una stagnante dimensione da zona retrocessione.
E’ presto per dire se il progetto di rendere lo Strasburgo la succursale francese dei Blues sia già fallito, ma sicuramente non è presto per avere dubbi sulla bontà della guida tecnica. La nomina di Patrick Vieira come nuovo allenatore, un altro di quei miracolati per cui si fa fatica a capire come possano continuare a trovare lavoro nonostante gli innumerevoli fallimenti nel curriculum, mi aveva fatto storcere il naso già all’epoca.
Le redini tecniche del club alsaziano sono passate da un tecnico pragmatico ed estremamente lucido come il bravissimo Julien Stephan, che non a caso dopo essere stato esonerato dallo Strasburgo è stato (ri)chiamato dal Rennes, a uno dei peggiori parti della moderna scuola giochista. Quella di Vieira è una squadra che a Dicembre non ha ancora una sua identità definita.
Le Racing, in questo avvio di campionato, hanno alternato (senza successo) difesa a tre e difesa a quattro. Dopo una buona partenza con una linea a tre (o a cinque, che dir si voglia) che aveva portato due vittorie nelle prime tre giornate di campionato e che sembrava sintomatica di una squadra consapevole dei propri limiti, ecco l’inutile svolta giochista di Vieira.
Un 4-2-3-1 con tre, alle volte anche quattro, attaccanti che palesemente l’impalcatura di squadra non è in grado di sostenere. Lo Strasburgo ha vinto solo una delle ultime nove partite, sprofondando al 14esimo posto in classifica, e questa confusione tecnico-tattica ne è la causa principale.
Il Lione perde anche a Lens e rimane tristemente ancorato all’ultimo posto in classifica. Eppure la partenza dei lionesi sembrava una conferma indiretta delle indiscrezioni emerse in Francia nelle ultime settimane, e di cui ho parlato anche io qui su CalcioStyle. La partita viene sbloccata da O’Brien. Probabilmente uno dei pochissimi acquisti azzeccati dalla nuova dirigenza, assieme ad Alvero.
Il prodotto dell’Accademy del Crystal Palace è al suo secondo gol stagionale dopo quello pesantissimo segnato sul campo del Rennes, che è valso la prima (e unica) vittoria in campionato de Les Gones. Non esiste però un campo peggiore dell’inferno del Bollaert-Delelis per cercare riscatto.
Lo stadio del Lens è un vero e proprio fortino, dato che Les Sang et Or hanno perso solo una delle ultime diciassette partite (fra tutte le competizioni) fra le mura amiche. Senza contare che la squadra di Haise è lontana parente della squadra alla deriva di inizio stagione e somiglia sempre di più alla macchina perfetta che l’anno scorso ha lottato punto a punto con il PSG per la Ligue 1.
Prima pareggia Said e poi il neo-entrato Frankowski completa la rimonta. Un gol su rigore e poi la rete che spezza definitivamente le velleità ospiti, appena due minuti dopo l’illusorio pareggio del solito O’Brien. Il Lens dimostra di aver assorbito le pesantissime cessioni di Openda e (soprattutto) Fofana, ritrovando l’identità che aveva caratterizzato le ultime tre stagioni. Il Lione può trarre dei buoni segnali da questa partita, sperando non fosse solo una reazione nervosa.
Francesco Farioli assapora il gusto amaro della sconfitta per la prima volta da quando allena in Francia. Ci sono volute quattordici giornate di campionato e un capolavoro tattico del solito Gourvennec, alla sua prima partita ufficiale sulla panchina del Nantes, per vedere il Nizza perdere una partita.
Il valzer degli allenatori a cui abbiamo assistito nella Loira nell’ultimo anno è qualcosa che mi ha lasciato perplesso. In primis la scelta di esonerare, durante la parte finale della scorsa stagione, Antoine Kombouaré. L’allenatore che portò una squadra data da tutti come spacciata a giocarsi due finali di Coupe de France consecutive, vincendo in una occasione, e un sedicesimo di finale di Europa League contro la Juventus. In secundis, la scelta di confermare il tecnico delle giovanili, Pierre Aristouy, come tecnico per la stagione in corso.
Il 43enne di Mont-de-Marsan era stato nominato allenatore ad interim e la scelta di puntare su di lui pareva solo una soluzione d’emergenza. Il suo compito era quello di traghettare Les Canaris sino al termine della stagione e di evitare la retrocessione in Ligue 2. Ci riuscì per il rotto della cuffia, dopo aver battuto il fanalino di coda Angers (retrocesso due mesi prima) all’ultima giornata. E’ stato incredibilmente confermato, nonostante in sei partite avesse raccolto quattro sconfitte, un pareggio e la sopracitata vittoria con l’Angers.
Dopo un buon inizio di campionato, è stato esonerato a causa della scarsa forma fatta registrare dalla sua squadra nelle ultime giornate. Le tre sconfitte consecutive contro Lens, Reims e Metz, unite a un pareggio casalingo a reti bianche contro un Le Havre che ha giocato in dieci la metà del secondo tempo, gli sono costate la panchina nonostante una posizione di metà classifica.
Tuttavia, a prescindere dal modo burrascoso in cui si è arrivati a questo, ora il Nantes ha finalmente un allenatore degno di questo nome. Un tecnico lucido e pragmatico come Gourvennec meritava una seconda possibilità dopo l’infausta esperienza al Lille. A onor del vero, sarebbe stato complicato per chiunque subentrare a Galtier. Dopo un campionato vinto e con una squadra depredata dei propri migliori talenti a causa della disastrosa situazione in cui versavano le casse del club, passato al Fondo Elliott dopo il rischio fallimento.
Il Nantes ringrazia la sagacia tattica del proprio condottiero e le parate dell’ex-Fiorentina Lafont, che in Francia ha dimostrato ancora una volta di essere un portiere di altissimo livello e che, dopo la deludente esperienza italiana, sembra ora essere davvero pronto al grande salto. I padroni di casa hanno giocato una gara di rara intensità e aggressività, che a tratti ha ricordato la squadra con cui Kombouaré rifilò quattro gol al PSG due anni fa. E’ sicuramente una squadra con meno talento, orfana di due dei migliori giocatori della sua storia recente come Blas e Kolo Muani, ma che può sognare un’altra campagna europea.
La sconfitta, che comunque ci può stare su un campo così difficile, rischia di far scivolare Farioli a quattro punti dai parigini qualora quest’ultimi dovessimo battere il Le Havre. Cosa non scontata, data che il Le Havre è una compagine difficile da piegare fra le mura amiche, ma la rincorsa al club della capitale francese rischia di diventare una fatica di Sisifo.
L’ingresso di Boudaoui come terzino destro improvvisato a metà secondo tempo è sintomatico di come Farioli non sappia più cosa inventarsi per sopperire alle lacune di una rosa falcidiata da casi extra-campo. Come la squalifica di Atal, i problemi di salute mentale di Beka-Beka e l’infortunio di Diop. Farioli mette in trincea i suoi e attende trepidamente il mercato di Gennaio, perché se si vuole davvero sognare lo sgarbo ai petrodollari qatarioti allora giocoforza questa squadra andrà adeguatamente rinforzata.
La trasferta allo Stade Océane si preannunciava complicata per il PSG e così è stato. I prodromi per pronosticare, o anche solo sperare, in un passo falso della compagine parigine c’erano tutti. La partita infrasettimanale, con tutte le scorie che il pareggio interno contro il Newcastle avrebbe potuto portarsi dietro, un avversario ostico da affrontare fra le mura amiche e le tante defezioni alla rosa.
In avvio di partita, poi, la gara si mette come meglio non si potrebbe. Fabian Ruiz esce dopo nemmeno cinque minuti per infortunio. Niente riposo quindi per Ugarte, che di lì a poco sarebbe diventato perfetto per la partita che il PSG non sapeva ancora di dover giocare. Le lancette girano altre cinque volte ed ecco il primo turning point del match. Uscita scriteriata di Donnarumma, che esce convinto di prendere il pallone ma rifila un calcio in faccia al suo avversario.
L’ennesimo errore dell’ex-Milan sembra poter compromettere il pomeriggio dei campioni in carica, ma in realtà la sua uscita sarà decisiva in positivo e anziché in negativo come si pensava all’inizio. In primis
perché al suo posto entrerà il giovane Arnau Tenas, che si rivelerà molto più affidabile del collega italiano e che salverà ripetutamente i suoi compagni sciorinando diverse parate decisive.In secundis, perché permette al PSG di giocare una partita di attesa e ripartenza che altrimenti non avrebbe mai fatto. Quella parigina è una squadra perfetta per giocare in contropiede, ma Luis Enrique non lo sa (o forse finge di non saperlo, dall’alto dell’ottusità tipica della scuola catalana) e gioca sempre nello stesso stucchevole e prevedibile modo. Questa volta viene obbligato dalle contingenze ad abiurare il proprio credo calcistico e per il PSG non ci poteva essere notizia migliore dell’abbandono del tiki-taka.
Il Le Havre, probabilmente galvanizzato dalla superiorità numerica e una parte iniziale di gara dove se l’erano giocata perfettamente alla pari (se non meglio) dei parigini, commette un gravissimo errore di valutazione. Alza le linee di pressione e il proprio baricentro, giocando a fare il PSG dinanzi al PSG.
Sarà pur vero che i parigini avevano un uomo in meno, ma è altrettanto vero che davanti gliene rimaneva uno che vale per due. Ma anche per tre e per quattro. E concedere scientemente la profondità a uno come Mbappe, lo stesso errore commesso da Pioli al Parco dei Principi, non è coraggio.
Il Paris la vince così. Prima con un contropiede definito dallo stesso Mbappe e poi con un tiro deviato di Vitinha. Bravo e fortunato il Paris, che abbandona le rive della Senna con i tre punti ma anche con un poderoso gancio rifilato all’orgoglio dei rivali. Se non perdono neanche così, come fermarli?
Tutto secondo pronostico per la medio-alta borghesia del calcio transalpino, che era impegnata in partita casalinghe e sulla carta agevoli. Anche se, come sono sovente ribadire, nel calcio moderno non esistono partite scontate.
E lo sa bene chi quest’anno ha affrontato il Montpellier. La squadra più verticale della Ligue 1 e che meglio di tutti in Francia sa sfruttare i ribaltamenti improvvisi del fronte. Per il Monaco la gara contro i Le Petit Chelil poteva rappresentare la classica “partita trappola”. E invece i monegaschi sono bravi a liquidare la pratica con un gol in apertura di match (Minamino al nono minuto) e in chiusura, con il ritorno al gol di Ben Yedder che non segnava in campionato dalla gara del 7 Ottobre contro il Reims.
Vince anche il Lille di Fonseca, che riesce ad avere ragione di una delle sorprese del campionato (il Metz) grazie a due gol arrivati nel giro di quattro minuti. I Les Grenats si sono stabilizzati a metà classifica nonostante un mercato al risparmio (circa 5 milioni di spesa, solo Brest e Le Havre hanno speso meno) e la cessione, all’ultimo giorno del mercato, del loro giocatore migliore. Georges Mikautadze, passato all’Ajax il 30 Agosto.
Les Dogues archiviano la pratica già nel recupero del primo tempo. Fra la rete del solito Yazici (47esimo) e quella di David su rigore (51esimo) passano solo quattro minuti, come detto in precedenza. Anche se il mattatore assoluto della partita è il nuovo enfant prodige del calcio francese, Lucas Chevalier.
Il prodotto del settore giovanile proprio del Lille, che Fonseca ha avuto il merito di lanciare in prima squadra dopo che né Grbic né Leo erano riusciti a coprire il vuoto lasciato dalla cessione di Maignan, para addirittura due rigori nella stessa partita. Il Lille rimane saldamente al quarto posto in classifica e appena un punto dietro proprio al Monaco, detentore dell’ultimo posto che vale una qualificazione diretta alla prossima edizione della Champions League.
Rimane in vista Europa anche il Brest, che batte tre a zero un Clermont Foot in estrema difficoltà dopo la sorprendente stagione scorsa e si mantiene a una sola lunghezza dal posto (occupato dal Lens) che vale i play-off di Conference League. La doppietta di Roman del Castillo viene intervallata dalla rete di Pereira Lage. Continua l’ottimo lavoro di Eric Roy in Bretagna, mentre il Clermont dovrà mettersi a tifare Marsiglia mercoledì (nel recupero contro il Lione) per evitare di ritrovarsi da soli all’ultimo posto in classifica.
Il nuovo Tolosa targato Carles Martinez continua il suo percorso di crescita accidentato. Bene in Europa League, dove i tolosani hanno passato il girone da secondi alle spalle solo del Liverpool di Klopp, ma in campionato la rivoluzione giochista stenta a decollare. In estate la società ha deciso di scaricare Philippe Montanier, tecnico esperto e navigato che oltretutto aveva stravinto la Coupe de France, per affidarsi al giovane spagnolo.
Cresciuto alla Masia, del nativo di Barcellona tutti ne parlano come di un visionario. Di un genio dal futuro assicurato, ma, come sempre accade, un conto è la teoria è un conto è la pratica. Un conto sono i giochismi e la filosofia, un altro è il calcio vero. Il Tolosa in estate ha rivoluzionato la rosa e sposato una linea verde, abbassando drasticamente l’età media della squadra.
Il Tolosa è, per distacco, la squadra più giovane della Ligue 1. Infatti, vanta una età media di 23,6 anni. La seconda in questa speciale classifica è il Monaco, che gli deve quasi un punto (24,4) di differenza. Un team perfetto per una carriera sul nuovissimo EA FC 24, un po’ meno per affrontare due competizioni, come la Ligue 1 l’Europa League, estremamente difficili. Lo stesso Martinez sembra aver accantonato, quantomeno in questa prima fase della sua carriera, il credo calcistico tipico della scuola catalana in favore del pragmatismo.
Uno step probabilmente necessario, dal momento che parliamo di una squadra estremamente giovane e profondamente rivoluzionata non sono negli uomini ma anche nelle idee e dei concetti. Il Tolosa non abbandona quindi il pantano della zona retrocessione, dove staziona praticamente da inizio anno, rimanendo distante un solo punto dalla zona play-out attualmente occupata dal Lorient.
Lorient che è stata l’avversaria di giornata del Tolosa nell’ultimo turno di Ligue 1 e che ha impedito la fuga agli uomini di Martinez grazie a un gol in pieno recupero di Dieng. Il Lorient di Le Bris è un’altra squadra che non sta riuscendo a ripetere il bellissimo campionato dello scorso anno, culminato con un decimo posto in classifica ma che l’ha vista per larghi tratti come la principale antagonista del PSG. Tutta un’altra storia il Lorient attuale.
Una squadra tecnicamente molto impoverita. Moffi, Ouattara e Le Fee sono solo un lontano ricordo. Così come la scintillante vittoria per tre a uno dello scorso Aprile, sul campo proprio dei parigini. Il Lorient in estate ha perso anche il suo migliore difensore, Bamo Meïté, che ha tentato un affrettato salto di qualità passando (senza troppa fortuna) al Marsiglia.
La 14esima giornata di Ligue 1 la chiude il big match Marsiglia-Rennes. Una partita che vede il ritorno alla vittoria di Gennaro Gattuso, che in campionato aveva vinto solo una partita: contro il Le Havre l’8 di Ottobre. Tre punti che proiettano il Marsiglia al nono posto in classifica. Una boccata d’ossigeno in vista della delicata partita di mercoledì contro il Lione. Recupero della partita rinviata lo scorso Novembre per la sassaiola contro il pullman dell’OL.
In caso di vittoria, il Marsiglia si porterebbe all’ottavo posto (scavalcando il Nantes) e sarebbe appena a due punti dalla zona Europa. Un buon punto di (ri)partenza per Gattuso, che tanto bene sta facendo in Europa League ma che in Ligue 1 non era ancora riuscito a trovare la propria dimensione.
Il Rennes, da canto suo, cercava conferma dopo le prime due convincenti vittorie dello Stephan-bis. Una partita dall’andamento strano, dato che con Gattuso il Marsiglia aveva sempre cercato di avere il pallone fra i piedi. E davanti a sé trovava un allenatore pragmatico come Stephan, che pur non disdegnando il calcio di qualità non si fa problemi a lasciare palla agli altri.
Come dimostrato dall’ultima gara di Ligue 1, vinta 3-1 in casa contro il Reims e che è stata la prima dal suo ritorno sulla panchina dei bretoni, dove il Rennes aveva mantenuto il 38% di possesso palla. Una netta inversione di tendenza rispetto al passato recente, rappresentato da un predicatore del calcio di qualità come Bruno Genesiò, ma immediatamente smentita.
Contro il Marsiglia, il Rennes ha terminato la gara con il 57% di possesso palla dopo aver toccato (soprattutto nella prima parte di gara) anche picchi superiori al 60%. Una preparazione della partita totalmente sbagliata, che infatti ha favorito la maggiore qualità dei padroni di casa.
I quali, sospinti anche dal Velodrome che con Gattuso è tornato a essere un fattore preponderante, hanno indirizzato subito la partita con il gol di Ounahi all’ottavo minuto di gioco. Una partita che però si è fatta da subito spigolosa e soprattutto molto, molto nervosa. Lo dimostrano i tanti gialli (quattro) e i due rossi che l’arbitro Delajod ha sventolato in faccia a Wooh e Ndiaye.
Il Marsiglia l’ha poi chiusa intorno alla metà del secondo tempo grazie alla prima doppietta in maglia OM di Ounahi, prima di sfiorare un tris che non è arrivato solo per un gol annullato (per fuorigioco millimetrico) dal VAR ad Harit. Quello dei bretoni è stato sin qui un campionato anonimo, basti pensare che sono paradossalmente più vicini alla zona retrocessione (due punti) che alla zona europea (sette) ed è un’anomalia per loro, ma il tempo per rifarsi c’è tutto e la qualità necessaria per uscire da una situazione difficile non manca di certo.
Aggiornato al 04/12/2023 13:07
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