Bentornati sulla prima rubrica di Calcio Style dedicata alla Ligue 1, dove cercherò di trasmettervi la passione per il calcio francese.
Leggi anche la puntata precedente: il punto sulla 16esima giornata.
Il Nizza di Farioli conclude l’anno come meglio non poteva. Nonostante una squadra falcidiata dalle assenze (otto fra squalificati e infortunati), i rossoneri si impongono per due a zero sul Lens in una partita sentitissima in Costa Azzurra.
Come dimostrato dallo “spettacolo pirotecnico” andato in scena nella curva del Nizza poco dopo il fischio d’inizio. Questo perché i nizzardi sono gemellati con il Lille: rivale storica de Les Sang et Or. La partita, però, non è scoppiettante come i petardi e i fuochi d’artificio che esplodono sugli spalti nei primi minuti.
Il match è molto tattico e bloccato, non a caso a sfidarsi erano due delle migliori difese della Ligue 1. Il Nizza ha la migliore in assoluto (appena 9 gol subiti in 17 partite) mentre il Lens è “solo” la quinta (17). Un dato frutto della falsa partenza della squadra di Haise, che però negli ultimi mesi ha cambiato marcia.
Il Lens, infatti, è la seconda squadra della Ligue 1 per clean sheet. Ne ha messi a referto (prima di ieri sera) 8 nelle ultime 10 partite. Nessuno nelle prime sei di campionato. Se contiamo anche i gol subiti, erano stati 12 nelle prime 6 partite (media esatta di 2 a partita) ma sono appena 3 nelle ultime 10 (0,3 per match).
Meglio del Lens, ovviamente, ha fatto solo il Nizza. 11 clean sheet con quello di ieri sera: meglio di loro solo l’Inter (14). Per questo molti diranno che il primo tempo è stato brutto o peggio ancora noioso. Eppure Haise e Farioli sono due allenatori (giustamente) celebrati da tutti. Però chi li applaude spesso dimentica (o fa finta di dimenticare) che il loro lavoro si base sulla fase difensiva.
Chiaro, nella sterilità offensiva della prima parte di match ha influito anche il fatto che entrambe le compagini fossero prive del proprio centravanti. Il Nizza ha recuperato Moffi, ma solo per la panchina. Haise ha scelto di non affidarsi a Wahi (deludente il suo rendimento sin qui) e di confermare Said in attacco.
Poi però Moffi entra e cambia tutto. Guessand spostato sulla fascia è un altro giocatore e proprio un suo inserimento (ingenuo il tocco di Samed, che di rado commette simili errori) propizia il rigore con cui proprio il nigeriano sblocca la partita. Neanche un minuto dopo, l’ex-Lorient raccoglie un suggerimento a centro area di uno strepitoso Boga. Giocata “alla Boga“: assolo straordinario con cui si prende la linea di fondo e poi tocco morbido solo da spingere dentro.
Anche Haise inserisce il suo di centravanti dalla panchina, ma l’impatto di Wahi non è quello di Moffi. Il Nizza non concede praticamente nulla (0,50 di xGA) a una delle squadre più in forma della Ligue 1. E lo fa senza poter contare sulla spina dorsale della propria squadra. Ovvero Todibo (squalificato), Thuram (infortunato) e Moffi (a mezzo servizio e recuperato solo per uno spezzone).
Il Lens non perdeva in Ligue 1 dal 16 Settembre (striscia di undici risultati utili consecutivi) e in generale nelle ultime quindici fra tutte le competizioni aveva perso solo in casa dell’Arsenal e del PSV. Una vittoria sintomatica del lavoro formidabile che sta facendo Farioli a Nizza e che, senza più un ecatombe di infortuni e un piccolo aiuto dal mercato invernale, potrebbe davvero sognare.
Wissam Ben Yedder quest’anno in Ligue 1 ha giocato 16 partite per un totale di 1019 minuti on the pitch. Ciò significa che la sua media realizzativa di gol per partite giocate (media di esatta di 1 gol ogni 2 partite) migliora ancor di più se consideriamo i minuti effettivamente trascorsi sul rettangolo verde di gioco.
1 gol ogni 127 minuti. Se poi indaghiamo ulteriormente e scopriamo che quella di Balogun è di 1 gol ogni 3,5 partite (4 gol in 14 match di Ligue 1) e di 1 gol ogni 226 minuti (904 minuti complessivi giocati) allora diventa ancor più difficile da spiegare il trend delle ultime partite, che ha visto il francese partire dalla panchina cinque volte nelle sei ultime giornate di Ligue 1.
Nelle ultime sette giornate, comprese quella di ieri sera, Ben Yedder è partito titolare soltanto in due occasioni e in una di queste giocava proprio al fianco del prodotto dell’Accademy dell’Arsenal. Capisco che Hutter non voglia derogare dal suo credo calcistico (2 mezze punte e 1 solo centravanti) ma credo che ci stiamo dimenticando troppo facilmente di uno dei migliori realizzatori (sia per numeri realizzativi sia per costanza di rendimento) del recente passato francese.
Per far coesistere i due, l’ex-allenatore del Gladbach ha tirato fuori dal cilindro un assetto estremamente offensivo e probabilmente non sostenibile sul lungo periodo. Un solo centrocampista di ruolo (Fofana) con due mezze ali (Golovin e Minamino) che in realtà sono due trequartisti e poi due centravanti.
Una scelta dettata probabilmente anche dalle assenze (Zakaria era squalificato mentre Camara e Matazo sono infortunati) ma quella di Hutter appare come una squadra fin troppo spregiudicata e votata all’attacco. Scelte che però fin qui stanno incontrovertibilmente pagando, anche se il distacco dalla capolista (sette punti) è ragguardevole considerando il peggior PSG dell’ultimo decennio.
Un terzo posto corroborato anche dalla clamorosa sconfitta del Lille sul campo dello Strasburgo. Terza vittoria consecutiva per gli alsaziani, che da squadra in crisi e con vista sulla zona retrocessione ora sono addirittura a tre punti dalla zona europea. Sintomatico di una classifica estremamente corta in Ligue 1.
Quarto da solo, proprio in virtù della caduta di Fonseca, è il sorprendente Brest di Eric Roy. Il Brest ha liquidato i rivali del Lorient in uno dei derby della Bretagna più a senso unico della storia. Ai padroni di casa è bastato un tempo per archiviare la pratica e avere ragione di una squadra in caduta libera.
Tutte e quattro le reti dei bretoni sono state segnate da un ragazzo maliano classe 2003, di cui vi consiglio di prendere nota: Kamory Doumbia. Cresciuto nel centro di formazione del Reims
, e ancora di proprietà de Les rouges et blancs dato che è in Bretagna solo in prestito, Doumbia era appena alla sua seconda partita da titolare in Ligue 1.Eppure il suo score nelle ultime otto partite (nazionale compresa) parla forte e chiaro, dato che ha segnato 7 gol e fornito 2 assist. Will Still si godrà l’ennesimo frutto del lavoro di una società straordinaria dal prossimo anno, ma intanto a goderselo è il Brest che potrebbe aver regalato al campionato francese un altro giovane protagonista.
Il Marsiglia di Gattuso fallisce il sorpasso al Lille, pareggiando uno a uno su un campo difficile come quello di Montpellier. Una partita condizionata dalla fisiologica necessità di fare rotazioni (ha tenuto a riposo Harit e Oliveira) e dalle assenze pesanti (per infortunio) di Renan Lodi e Valentin Rongier.
Considerate le premesse, Gattuso può guardare il bicchiere mezzo pieno perché certe partite va bene anche non perderle. Ora il Marsiglia è sesto e pienamente in zona Europa. Ha però il fiato sul collo del Reims, che ha vinto la sua partita (1-0) in casa contro il Le Havre.
Partita condizionata dall’espulsione a metà primo tempo di Ndiaye. Da lì in poi per i padroni di casa, che quattro minuti dopo la superiorità numerica l’hanno anche sbloccata con il gol di Nakamura, la gara è stata in discesa.
Il Lione operaio di Pierre Sage, l’ex-responsabile del centro di formazione divenuto allenatore quasi per caso, vince ancora. La lapalissiana dimostrazione di quanto sia marginale (in certi casi) la figura di un allenatore quando i suoi giocatori decidono che forse è il caso di iniziare a giocare seriamente.
Uno scenario molto simile a quello del Leicester nell’immediato periodo post-esonero di Ranieri, per intenderci. Sage non s’inventa nulla di rivoluzionario e non potrebbe essere altrimenti considerando che allenatore non è. Il suo è un calcio essenziale ed estremamente pratico.
Il 39% di possesso palla esibito al Groupama contro il Nantes, squadra rispettabilissima e sicuramente difficile da affrontare da quando c’è Gourvennec, è abbastanza lontano dagli standard della filosofia lionese.
Tuttavia, come saggiamente sottolineato anche da Tolisso dopo il pareggio di Nizza: “questo non è il Lione del 2002. Questo è il Lione del 2024. E il Lione del 2024 è contento di uscire con un punto da Nizza“. Parole di una sincerità quasi disarmante, a cui il pubblico calciofilo probabilmente non è ancora preparato.
Quella con il Nantes era sicuramente una partita difficile ma anche una gara da vincere per certificare la crescita della squadra e non relegarla a un caso isolato frutto dell’adrenalina post-avvicendamento tecnico. Il Lione l’ha vinta (e quello contava) con un gol di Lacazette. Criticato e messo in discussione, dichiarato quasi cedibile nel mercato invernale, trascina il Lione fuori dalla zona rossa.
E’ il settimo centro stagionale de Les General. Meglio di lui solo Mbappe (18 gol in 16 partite, gioca decisamente a un altro sport) e Ben Yedder (8). Il Lione si aggrappa al suo totem per regalarsi una salvezza scevra da particolari patemi e magari, chissà, provare a regalarsi una soddisfazione in Coupe de France.
I fantasmi li ha allontanati anche il Rennes, vincendo in rimonta sul campo del Clermont. La partita era iniziata malissimo per i bretoni, con i padroni di casa in vantaggio dopo appena tre minuti e padroni del gioco, ma l’espulsione (nel recupero del primo tempo) di Caufriez ha cambiato tutto. Il Rennes è uscito dagli spogliatoi con un assetto molto più offensivo ma soprattutto con un Doué in più.
Uno dei talenti più promettenti di Francia (e non solo) cambia la partita, prima di segnare il gol del vantaggio (in mezzo il momentaneo pari di Kalimuendo) su assist dell’altro Doué, suo fratello maggiore Guéla, a due minuti dalla fine.
Il sigillo finale, a sublimare la terza vittoria dello Stephan-bis, porta la firma (su rigore all’ultimo minuto di recupero) di Blas. Il Rennes mette in mostra tutto il suo talento, allontana lo spettro della retrocessione e bussa tre volte alle porte del Milan: suo prossimo avversario nei playoff di Europa League.
Non è ancora una squadra guarita, ma il decimo posto (con vista europea, se si vuole essere irrimediabilmente ottimisti, dato che la classifica è corta) dovrebbe dare modo a Stephan di lavorare più serenamente. Sicuramente più del 16esimo in cui sarebbe sprofondato in caso di sconfitta, vista anche la vittoria dell’OL.
Il Lione, anche così disastrato e nel peggior momento della sua storia, è una squadra troppo forte per scendere di categoria. Lo stesso discorso vale anche per il Rennes. Stante che mi viene difficile ipotizzare che anche solo una di queste due troppa essere declassata, fermo restando che nel calcio non si può mai dire, la fisionomia della zona salvezza inizia a essere ben delineata.
Hanno perso il Tolosa, rimontato dal Monaco dopo essere andato in vantaggio con Magri al quinto minuto e nonostante abbia giocato quasi tutto il secondo tempo in superiorità numerica, e ha perso il Metz (3-1) in casa del PSG. Non è certo al Parco dei Principi che si chiede al Metz di costruire la propria salvezza.
Tuttavia, la squadra di Boloni è reduce da quattro sconfitte consecutive e vede la zona rossa avvicinarsi sempre di più. Probabilmente l’avvio di stagione, al di sopra delle più rosee aspettative, è stato sopravvalutato. Così come la decisione di lasciar partire il proprio giocatore migliore, Mikautadze, a fine mercato è stata presa troppo a cuor leggero. I granata sono ora 14esimi, con due punti di margine sulla zona play-out e quattro sul penultimo posto occupato dal Lorient.
Se dovessimo però individuare la squadra, fra quelle virtualmente salve, che rischia maggiormente di essere risucchiata, quella sarebbe proprio il Metz. Più del Nantes (13esimo con 17 punti), che ha una base migliore e un tecnico decisamente più esperto e che conosce a menadito il calcio francese, e del Montpellier (12esimo con 18 punti) che ha uno stile di gioco consolidato e dalla comprovata efficacia.
Aggiornato al 21/12/2023 17:39
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