Categorie: Esteri

Quand je l’ai vu, j’ai eu le coup de foudre: il punto sulla 18esima giornata di Ligue 1

Bentornati sulla prima rubrica di Calcio Style dedicata alla Ligue 1, dove cercherò di trasmettervi la passione per il calcio francese.

Indice

Gattuso impatta contro Vieira

Il tema della Coppa D’Africa, che priva i club di alcuni dei propri giocatori migliori, è sicuramente centrale nel dibattito calcistico di questo periodo. Ci si dimentica, tuttavia, spesso di ricordare come non tutte le squadre vengano colpite allo stesso modo dall’inizio della competizione africana.

Infatti, il Marsiglia di Gattuso è la squadra più “colpita” della Ligue 1 da questo punto di vista. I marsigliesi sono stati depauperati, avendo perso giocatori del calibro di Mbemba. Ounahi. Harit. Ndiaye e Sarr. Senza contare Gueye, marginale nel progetto di Gattuso ma comunque risorsa utile per allungare la rosa, oltre agli infortunati Rongier e Correa.

Eppure, nonostante una rosa ridotta ai minimi termini, la partita si era messa subito bene per Rino. Prolungamento aereo di Vitinha e Gigot, dopo appena tre minuti di gioco, porta in vantaggio i padroni di casa. Il Marsiglia non è però fluido come al solito. Troppo impatti le assenze del sopracitato Ounahi in mezzo al campo e di Renan Lodi (in panchina) sulla corsia mancina.

A sinistra gioca Murillo, un mestierante e per di più adattato, mentre in mezzo gioca l’esordiente Bilal Nadir. Prodotto del vivaio dell’OM, classe 2003, alla prima da titolare in Ligue 1. Prima di oggi aveva collezionato appena 21 minuti in stagione, distribuiti in quattro presenze, anche se il suo esordio assoluto da titolare era arrivato in Coupe de la Ligue contro il Thianville Lusitanos.

Il Marsiglia soffre, arretra, ma tiene botta. Sino alla beffa finale. Il gol di Sebas al secondo minuto di recupero ammutolisce il Velodrome. Gattuso non riesce ad accorciare sulla zona Champions League e rischia così di farsi scavalcare da Lille e Lens, rispettivamente impegnate contro Lorient e PSG.

Reims corsaro al Principato

Quella del Reims assume sempre meno i connotati della favola e sempre più quelli della comprovata certezza. Tre gol a domicilio, in casa del Monaco, per consolidare la propria posizione di seria competitor per le zone europee.

I monegaschi, invece, abdicano definitivamente alle residue speranze di insidiare la leadership del PSG. Non basta il centro del solito Ben Yedder, scongelato da Hutter dopo la gestione scellerata e reiterata degli ultimi mesi, che ha pareggiato il momentaneo vantaggio siglato da Teuma.

Prima Khadra e poi il sigillo conclusivo di Matusiwa, in pieno recupero, a suggellare l’impresa. La squadra del principato, che per la prima volta in questa Ligue 1 rischia di abbandonare i primi tre posti in caso di vittoria del Brest in casa contro il Montpellier, paga soprattutto l’integralismo del suo allenatore.

Paga, notare come lo stesso termine assuma connotati antitetici a seconda del modo in cui viene interpretato, invece il trasformismo di Will Still. Sebbene sia l’ennesimo esponente della moderna scuola calcistica, che sforna giochisti come funghi, il tecnico belga (nonostante la giovane età) ha l’esperienza e la maturità del vecchio lupo di mare, navigato, che ne sa una più del diavolo.

Nonostante le sue squadre mantengano la classica impronta intrisa di “modernità”, nell’accezione più negativa possibile del termine, Still sa adattare il suo credo alle contingenze della partita e alle capacità dell’avversario. Sa quando si può dominare il gioco e quando si deve lasciare l’iniziativa all’avversario. Sa quando si può alzare il baricentro e quando invece è più prudente abbassarlo. Cosa che invece non sa fare Hutter, che in tutte le sue ultime esperienze (alla lunga) ha pagato dazio allo stesso modo.

Il Rennes manda un segnale al Milan

Il Nizza di Farioli non esiste più. Stephan l’ha preparata benissimo, a dimostrazione di come il tempo sia galantuomo, ma soprattutto il Nizza ha dato una costante sensazione di impotenza. Non è squadra abituata a rincorrere quella di Farioli: appena tre volte in svantaggio in questa Ligue 1.

Smarrita l’impermeabilità difensiva che l’aveva contraddistinta nella prima parte di stagione, rendendola una delle difese migliori d’Europa, i rossoneri hanno perso le proprie certezze. Soprattutto quando sono lontani dall’Allianz Riviera, dato che in trasferta non vincono dal 27 Ottobre: contro il Clermont.

Al di là della vittoria contro l’ultima in classifica, sono arrivati un pareggio e tre sconfitte consecutive. Troppe le defezioni (Boga e Boudaoui in Coppa D’Africa, Thuram e Diop infortunati, Todibo squalificato) per poter pensare di rivedere la squadra di inizio stagione. E il mercato, che avrebbe dovuto rappresentare la panacea di una rosa estremamente corta, si è virtualmente già concluso dopo aver riportato in Francia l’ex-Angers Cho.

Circa 12 milioni di euro sono stati investiti dai nizzardi per prelevarlo dalla Real Sociedad dopo il flop in terra basca: praticamente tutto il budget stipato per il mercato invernale. Anche il Rennes aveva le sue gatte da pelare. Su tutte il caso-Matic, che ha privato Stephan del giocatore più esperto della rosa nonché di un bilanciere fondamentale per gli equilibri tattici.

La presenza ma anche la struttura fisica del serbo, la sua capacità di arpionare palloni come una piovra e di intercettare linee di passaggio arrivando con la posizione dove non può più arrivare con la gamba, sembravano miscelarsi perfettamente con una squadra piena di talento ma molto giovane.

Bisognosa di un leader, oltreché di un equilibratore. Ma quando tutto sembra andare per il meglio, come diceva il compianto Proietti, “ricordati…sembra“. I comportamenti di Matic fuori dal campo spesso non collimano con quelli in campo e hanno fatto irritare anche lo spogliatoio del Rennes, dopo aver fatto la stessa cosa a Roma. Ora Stephan dovrà ricostruire l’impalcatura di squadra.

Magari abbassando stabilmente Le Fee nei due di centrocampo, posizione in cui a volte era stato già impiegato a Lorient e dove ha giocato con ottimi risultati (uno dei migliori in campo) anche contro il Nizza, e piazzandogli accanto un imperituro equilibratore come Santamaria. Uno schermo che dovrà sorreggere una formazione che troppo spesso è parsa squilibrata.

Troppo talento che sarebbe peccato mortale non cercare di sfruttare al suo massimo. L’ubiquità di Bourigeaud. La classe di Terrier e l’esplosività di Doué. Senza contare l’escluso eccellente di ieri sera (Blas) e l’indisponibilità di Gouiri. C’è materiale in abbondanza per divertirsi in Bretagna, dopo un 2023 complessivamente molto al di sotto delle attese.

Le partite del Sabato di Ligue 1

Il Lille di Fonseca vince ancora (3-0 al Lorient, ora ultimo dato che il Clermont ha vinto in casa del Nantes) e si avvicina alla zona Champions. A -2 dalla zona playoff , dato che il Monaco ha perso in casa con il Reims, a -3 dalla qualificazione diretta (il terzo posto) occupato dal sorprendente Brest.

A sorprendere dei Les Dogues è soprattutto la solidità difensiva. 14 gol subiti e seconda miglior difesa della Ligue 1, alle spalle solo del PSG. Il Lille è anche la seconda squadra per clean sheet del campionato, dato che Chevalier ha tenuto la porta chiusa 10 volte contro gli 8 di Donnarumma e gli 11 di Bulka.

Un dato inatteso se consideriamo le velleità offensive del calcio proposto da Fonseca, ma soprattutto il modo in cui ha reinventato la difesa. Non ha mai potuto contare su Umtiti, leader designato del reparto e chioccia perfetta per il giovane Yoro che leader lo è divenuto da sé pur avendo appena 18 anni, e su Djalo, che appena finita la riabilitazione è stato ceduto alla Juventus.

Come detto il Brest ha vinto due a zero in casa con il Montpellier. Un risultato bugiardo, che avrebbe potuto essere ancora più ampio. Grandi rimpianti per la squadra di Roy, che senza la rapina a mano armata a domicilio del PSG ora sarebbe secondo in classifica e potenzialmente in lotta per il titolo. Difficile pensare che in queste condizioni i bretoni possano pensare di privarsi di un giocatore determinante come Brassier: con buona pace di Milan e Napoli.

Dopo un avvio incoraggiante dell’avventura di Gourvennec, il Nantes si trova appena due punti al di sopra della zona retrocessione e ha perso le ultime quattro partite di Ligue 1. In generale, nelle ultime nove partite, fra lui e il suo predecessore (messier Aristouy) hanno vinto solo una partita: quella contro il Nizza di Farioli. Sorride invece il Tolosa, vittoria sul campo di un Metz sempre più in difficoltà, certificando la crisi del Lorient: ora ultimo da solo.

Non rialza la testa il Lione, privo di Nuamah partito per la Coppa D’Africa, che viene ributtato con la testa sotto l’acqua dal tris rimediato sul campo del solidissimo Le Havre di Elsner. A vedere come i padroni di casa hanno condotto la partita, lasciando quasi totalmente l’iniziativa ai lionesi nonostante il fattore campo e la superiorità numerica, viene rabbia a ripensare a come questi abbiano depauperato la partita contro il PSG.

La partita è stata condizionata dall’espulsione, attorno alla metà del primo tempo, di O’Brien. Primo (vero) errore stagionale per il centrale irlandese che il Lione ha prelevato in estate dall’Academy del Crystal Palace: una delle poche note liete dell’OL di quest’anno. Sage dovrà fare a meno del suo miglior difensore per la delicata sfida di venerdì, contro un Rennes in netta ripresa.

Photo Source: Site officiel du LOSC.

Il PSG ha già vinto la Ligue 1?

Il Lens, prima o poi, spera di poter giocare una partita “normale” contro i parigini. Visto che, quando ha potuto farlo, spesso e volentieri ha impartito loro una sonora lezione di calcio. Il ricordo dello scorso 1 Gennaio, quando il Lens di Haise schiantò il PSG di Galtier dimostrando a tutti che esisteva un’alternativa all’egemonia qatariota in Ligue 1, doveva essere ancora estremamente vivido negli occhi della governance del calcio francese.

L’anno scorso, al Parco dei Principi, in una partita decisiva per l’assegnazione del campionato, Samed venne espulso dopo meno di mezz’ora per un intervento che, a voler fare i fiscali, sarebbe stato da cartellino giallo. I Sang et Or stavano dominando la partita e la cosa deve aver spaventato e non poco i potenti del calcio, che infatti corsero subito ai ripari per stroncare la favola.

I parigini vinsero la partita e la Ligue 1 di un punto, dimostrando come quella partita sia stata decisiva. Chiaramente la gara di ieri sera non si avvicina neppure lontanamente a quella dello scorso anno, per importanza e peso specifico. Era un altro PSG, ma soprattutto era un altro Lens.

Quel Lens (forse) poteva anche permettersi il lusso di giocarsela alla pari con i parigini, ma la difesa alta contro il PSG di quest’anno è un tentativo di suicidio neppure troppo velato. Haise l’ha persa esattamente come l’aveva persa all’andata: consegnandosi scientemente all’arma migliore dei parigini.

E dire che il Lens era anche partito bene. Dopo sei minuti un ingenuo fallo di Danilo Pereira su Maouassa consegna a Frankowski la possibilità di indirizzare il match. Il polacco, però, riesce nell’impresa di far fare bella figura a Donnarumma, che evidentemente ha studiato il modo in cui l’ex-Chicago Fire calcia i rigori e infatti non s’è mosso di un millimetro dal centro della porta.

Il risultato è che il fluidificante della nazionale polacca gli ha tirato addosso e venti minuti dopo gli ospiti sono andati in vantaggio, facendo capire l’antifona a tutto il Bollaert-Delelis. Classico gol “alla Barcola” di Barcola, che scappa via sulla sinistra per poi venire leggermente dentro il campo e far partire un destro a giro imparabile sul secondo palo. Prendere gol in contropiede da una squadra la cui unica arma offensiva è proprio il contropiede è una roba da farsi strappare il patentino da allenatore in faccia.

Soprattutto in una serata in cui Mbappè, centro di gravità permanente del “gioco” dei parigini, non sembra (per usare un vasto eufemismo) ispirato. La partita, seppur in salita, rimane però equilibrata. Troppo per la governance francese, che infatti decide di tagliare direttamente la testa al toro.

Gradit viene (giustamente) ammonito per un fallo su Barcola, ma Brisard viene richiamato dal VAR e ovviamente cambia la sua decisione. Un altro rosso diretto assegnato a un giocatore del Lens contro il PSG dopo revisione del VAR. Se non fosse l’epitaffio su questa Ligue 1, e con ogni probabilità anche sulla credibilità di questo sport, farebbe quasi ridere.

Troppo ghiotta l’opportunità di mandare il PSG a +8 sul Nizza di Farioli per farsela scappare. Il Lens, stoico e commovente nella propria abnegazione, prova fino all’ultimo a regalarci una partita. Ma Frankowski conferma che se stasera avesse indossato la maglia del PSG probabilmente non sarebbe riuscito a essere altrettanto decisivo.

Tiro senza velleità né pretese da trenta metri, con i suoi tutti proiettati in avanti alla pervicace ricerca del pareggio, che sbatte su un difensore del PSG e arma un contropiede 3 vs 2. Contropiede che non poteva finire in nessun altro modo se non con il 19esimo centro stagionale del fenomeno con il sette sulle spalle. Da quando il calcio ha smesso di essere uno sport agonistico e ha iniziato ad assomigliare di più a un’esibizione di moda?

Aggiornato al 15/01/2024 11:39

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