Il Chelsea di Pochettino, alla sua prima da ex contro gli Spurs, termina l’imbattibilità del Tottenham di Postecoglou e s’impone per quattro a uno.
Quando si pensa a Tottenham e Chelsea si pensa inevitabilmente anche alla famigerata Battle of the Bridge. Il derby del 2 Maggio 2016 che regalò la matematica certezza del titolo al Leicester di Claudio Ranieri.
Una corrida più che una partita di calcio. Condita da dodici ammonizioni più la squalifica postuma (con tanto di prova TV) di Moussa Dembélé per aver infilato un dito nell’occhio di Diego Costa. E la partita di questa sera non vuole essere da meno rispetto al proprio illustre predecessore. Michael Oliver è infatti costretto a ricorrere undici volte ai cartellini. Nove gialli e due rossi.
Una partita in cui succede letteralmente di tutto. Nella prima mezz’ora il dominio del Tottenham è senza appello. Non solo perché gli Spurs trovano quasi subito il vantaggio (6′) grazie a un tiro deviato di Kulusevski.
Mai come questa volta la statistica (parziale) del possesso palla (70-30) è effettivamente indicativa della differenza vigente fra le due compagini. Il Tottenham troverebbe anche il raddoppio, ma il gol di Son (15′) viene annullato dal VAR per una questione di centimetri. Non sarà l’ultima review della serata.
In mezzo c’è spazio anche per la prima parata della serata di Vicario. Prima di una lunga serie. Il portiere ex-Empoli compie un autentico miracolo (12′) su un diagonale di Jackson. Alle idi del primo tempo, l’episodio che cambia la gara.
Caicedo (25′) segna con un tiro da fuori area, ma il gol viene annullato per una posizione di fuorigioco attiva di Jackson che ostruisce la visuale a Vicario. Nella stessa azione il Chelsea ha protestato per un contatto sospetto in area fra van De Ven e Sterling. In tutto ciò, il VAR stava guardando un’entrata killer di Romero su Enzo Fernandez.
Al Chelsea va meglio di quanto auspicato, considerando che l’argentino viene espulso e che Palmer (35′) dal dischetto fa uno a uno. Sotto di un uomo e contestualmente rimontato nel punteggio, il Tottenham incassa anche gli infortuni di due giocatori fondamentali. Il centrale olandese van De Ven e il fantasista ex-Leicester James Maddison. La coppia centrale, vero punto di forza della squadra di Postecoglou, si sfalda nel giro di una decina di minuti.
Il Tottenham, da canto suo, ha di ché recriminare. Un silente check, conclusosi con un nulla di fatto, risparmia un’espulsione a James. Sebbene il colpo non sia violento, la gomitata del laterale inglese sul volto di Pape Sarr (57′) è netta oltre che evidente. La dinamica si ripete quando Mudryk non frena la sua corsa (89′) dopo essere stato anticipato da Vicario.
L’attaccante ucraino lascia lì la gamba e affonda i tacchetti sul ginocchio del portiere italiano. Un intervento privo di senso, dato che Mudryk non aveva nessuna possibilità di riconquistare il pallone, e che, a parer mio, avrebbe meritato il rosso. Anche solo per la stupidità del gesto.
Complice la superiorità numerica, il Chelsea parte forte e nella ripresa sfiora subito il gol del vantaggio. Il sinistro da fuori (47′) di Palmer, ben imbeccato da Gallagher, finisce al lato di poco. Il Tottenham però ha deciso di farsi del male da solo e Udogie, già ammonito, cerca un anticipo senza senso (55′) su Sterling. L’azzurro viene mandato fuori e il Tottenham chiuderà in nove.
Stoica e commovente è la resistenza degli Spurs, che subito dopo aver incassato la doppia inferiorità numerica tengono aperta la contesa grazie a un prodigioso salvataggio sulla linea (56′) di Hojbjerg. Il Tottenham, in nove contro undici, si difende come può e ringrazia che il destro al volo di James
(60′) esca di poco.Se i padroni di casa terranno inchiodato il punteggio sul risultato di parità sin quasi al novantesimo, gran parte del merito lo si deve alla strepitosa partita di Vicario. Non solo per l’intervento prodigioso (67′) con cui sbarra la strada a Cucurella, ma anche per le sue continue letture da libero grazie alle quali rimedia sistematicamente agli errori della sua linea difensiva.
Il supereroe nativo di Udine, però, deve arrendersi quando Sterling (75′) fornisce a Jackson il più facile dei tap-in. Era un gol impossibile da sbagliare persino per lui. E dire che il Tottenham l’aveva ripreso subito.
Se ricordate il gol annullato ad Abraham nel derby di ritorno della scorsa stagione fra Roma e Lazio, beh sappiate che la dinamica è identica. Subito dopo il vantaggio siglato da Zaccagni, la Roma conquista un calcio di punizione da cui scaturisce il gol dell’inglese. Rete che verrà annullata dal VAR per una questione di centimetri. Incredibilmente la stessa cosa che è successa a Dier (79′) e alla sua conclusione al volo. Anche il punto di battuta è stato il medesimo.
L’orgogliosa squadra di Postecoglou andrà vicina altre due volte al clamoroso pareggio. Prima Bentancur (86′) schiaccia di testa e si divora un gol già fatto. Poi Son, ben imbeccato da Skipp dopo un pallone recuperato nella metà campo grazie a una pressione alta, inizia un’azione personale (94′) che solo un prodigio di Sanchez evita si trasformi nella rete del due a due.
Il Tottenham, che difende con la linea a centrocampo nonostante la doppia inferiorità numerica, sventola definitivamente bandiera bianca quando Jackson sigla la sua prima tripletta in Premier League. Prima imbeccato da Gallagher (94′) e poi da Palmer (97′) per le reti che suggellano il risultato.
Non sono esattamente un ammiratore di Ange Postecoglou, ma il lavoro che ha svolto sin qui merita un doveroso encomio. Ero scettico sulla sua adattabilità al calcio inglese e mi trovo costretto a fare mea culpa. Il Tottenham era l’unica squadra imbattuta in Premier prima di oggi ma a sorprendere non sono, e questo è paradossale, gli straordinari risultati della sua squadra.
Ad avermi colpito è l’incredibile ordine tattico dimostrato dalla sua squadra. Postecoglou ha messo al centro della sua difesa due giocatori che in carriera avevano quasi sempre giocato a tre. Eppure l’accoppiata Romero-van De Ven si è rivelata sin qui una delle più solide del campionato.
Ha schierato Porro e Udogie, abituati da sempre a fare i quinti, laterali bassi in una difesa a quattro. Schiera sistematicamente quattro attaccanti in campo e ha saputo sopperire splendidamente alla cessione più pesante della storia recente del Tottenham. Quella di Harry Kane, ovviamente.
Uno dei motivi per cui non sono un amante del calcio praticato dal greco è il suo ostinato integralismo tattico. Se avete letto il mio editoriale su Stefano Pioli, saprete che considero la parola “coraggio” una maniera edulcorata per riferirsi all’inettitudine tattica.
E’ coraggioso difendere uomo contro uomo a tutto campo quando hai due giocatori di movimento in meno dei tuoi avversari? E’ coraggioso portare la linea difensiva a centrocampo quando affronti la squadra migliore del campionato per quanto concerne le transizioni negli spazi larghi?
Non posso certo criticare il lavoro di Postecoglou per una partita, che tra l’altro i suoi stavano dominando in parità numerica. Nessuno chiede agli Spurs di lottare per il titolo, questo è ovvio, ma Postecoglou allo pseudo-scontro diretto a Etihad del 3 Dicembre si presenterà con lo stesso atteggiamento tattico di oggi? La logica impone di rispondere sì. E se male dovesse andare, come è ampiamente probabile che vada, si potrà davvero parlare di coraggio?
Aggiornato al 07/11/2023 0:04
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