Focus
Inter, rimpianto Stankovic? Il portiere brilla a Venezia
FIlip Stankovic si sta imponendo come uno dei migliori portieri del campionato con la maglia del Venezia: è già un rimpianto per l’Inter?
Nonostante il Venezia occupi l’ultima posizione in classifica, c’è un giocatore che sta catturando l’attenzione di tutti: Filip Stankovic. Figlio dell’indimenticabile Dejan, l’estremo difensore classe 2002 si sta rivelando uno dei portieri più decisivi del nostro campionato.
Paradossalmente, sono proprio le fragilità difensive dei lagunari a mettere in evidenza il suo talento. Nelle ultime settimane, l’ex Inter ha inanellato una serie di ottime prestazioni, dimostrandosi spesso l’ultimo baluardo di una squadra che fatica a tenere testa agli avversari.
Inter, una cessione frettolosa?
La scorsa estate i nerazzurri hanno deciso di cedere Stankovic al Venezia in prestito con diritto di riscatto fissato a soli 2 milioni di euro, che diventerebbe obbligo in caso di salvezza. Una cifra che, alla luce delle sue prestazioni, appare incredibilmente bassa per il talento serbo.
Al contrario di quanto avvenuto con il prestito alla Sampdoria, dove era stato inserito un controriscatto per garantire un controllo sul futuro del giocatore, con il Venezia i nerazzurri hanno optato per una clausola che prevede il 50% della futura rivendita.
Guardando alle prestazioni attuali, però, Stankovic avrebbe potuto rappresentare il futuro dei pali nerazzurri. Per Sommer l’età avanza e il ritiro si avvicina, mentre Martinez non sembra ancora aver convinto pienamente lo staff tecnico.
Anche in caso di retrocessione, i lagunari potrebbe decidere ugualmente di riscattare Stankovic, consapevoli del fatto che molte squadre potrebbero puntare su di lui in estate. A questo punto viene da chiedersi se il club nerazzurro non abbia avuto troppa fretta nel privarsi di lui. Probabilmente solo il tempo riuscirà a dissolvere questo dubbio.
Focus
Accadde oggi: il tacco divino di Mancini che batté Buffon
Accadde il 17 gennaio 1999: Lazio-Parma, il Mancio stregò il Tardini con un gol epocale. Con le reti anche di Salas e Vieri regalò la vittoria ai biancocelesti.
Da molti viene ricordato come il suo gol più bello.
Eppure lui sostiene di non aver fatto niente di che: “A dire il vero mi è venuto tutto naturale. In allenamento ne ho fatti diversi del genere” dichiarò a fine partita “non mi sono perfettamente reso conto di quanto sono riuscito a compiere. Dovrò rivederlo.”
Un gol che vale una carriera e il prezzo del biglietto
Roberto Mancini ha collezionato ben 217 gol, tra club e Nazionale.
Ma quello segnato in quel match è rimasto negli annali del calcio per la bellezza dell’esecuzione e l’eleganza del gesto.
“Vedere giocare Mancini vale il prezzo del biglietto” disse poi il ct.
Solo tre anni trascorsi nella Capitale, pochi a fronte dei 15 trascorsi alla Sampdoria.
Ma è comunque riuscito a lasciare il segno e a regalare prodezze memorabili.
Questa in particolare oggi compie 26 anni.
Cosa accadde al Tardini
È il posticipo dell’ultima giornata del girone d’andata di Serie A,
Parma e Lazio sono due squadre molto forti nel campionato 1998-1999.
Rispettivamente 32 e 29 punti in classifica. Le milanesi seguono a 27.
Da una parte ci sono Buffon-Cannavaro-Thuram in difesa e Veron-Crespo-Chiesa in attacco; nei biancocelesti militano Nesta, Mihajlovic, Stankovic, Nedved, Vieri, Salas. E Mancini sfodera tutta l’esperienza delle sue 34 primavere e la pazzia di non mantenere la parola data.
Il no di
Il mister infatti lo aveva cambiato di ruolo qualche partita prima.
“Ti sposto a centrocampo” gli aveva proposto “Ma devi cambiare mentalità: niente colpi di tacco o giocate rischiose, perché se perdi palla in quella zona gli avversari sono subito in porta.”
Lui esegue, ma l’occasione che si propone a Parma è troppo ghiotta.
La profezia
“Mi tratterrò dalla tentazione di andare sempre avanti” aveva dichiarato in un’intervista “ma quando Sinisa tirerà i suoi calci piazzati, proverò la deviazione.”
E così fu.
Il match
Dopo un primo tempo avvincente ma terminato a reti inviolate, la partita si sblocca al 51′ con un gol dal dischetto di Salas. Rigore dato per un intervento di Sartor in ritardo ai danni di Pancaro.
Ma poco dopo Crespo riporta la situazione in parità grazie a un ottimo assist di Chiesa, riuscito propri0 grazie a una leggerezza di Mancini.
Sinisa Mihajlovic non la prende bene e rimprovera animatamente il compagno di squadra.
Ma al 68′ succede la magia: Mihajlovic si appresta a battere un calcio d’angolo. Mancini tiene fede alla sua parola e avanza.
Il compagno gliela serve con precisione, anche se forse un po’ troppo bassa, ma comunque mette la palla al centro e raggiunge il numero 10 biancoceleste. Mancini in giravolta la intercetta di tacco e al volo la fa arrivare in rete sul primo palo, all’incrocio, battendo Gianluigi Buffon.
Segna la sua rete numero 150.
La reazione dei compagni
“Ma che hai fatto? Che hai fatto?” gli grida Bobo Vieri.
Lo screzio tra Mihajlovic e Mancini è così archiviato in un abbraccio.
Questo vantaggio dà una forte spinta alla squadra, rendendo l’impresa più difficile per il Parma.
Anche perché all’89′ Eriksson opta per un cambio: fuori un centrocampista e dentro un difensore.
Il centrocampista è proprio Mancini: scelta tattica dello svedese ma anche un modo per concedergli i meritati applausi.
Nel ricordo di Sinisa
Nel recupero arrivò anche il gol della vittoria definitiva a opera di Vieri.
Ma il match resterà nella storia per il capolavoro di tacco di Roberto Mancini che poco tempo fa ha dichiarato alla Gazzetta dello Sport “Da anni si parla di quel mio gol di tacco, ma il corner che aveva battuto Sinisa era disegnato, e in campo ci conoscevamo ormai così bene che sapevo perfettamente dove e come quel cross sarebbe arrivato.”
E conclude “Quel corner era un regalo per sempre, perché mi ispirò il gol più bello che abbia mai segnato nella mia vita.”
Focus
Milan, rimpianto Kerkez: così è esploso in Premier
Il Bournemouth continua a stupire in Premier League, una delle migliori sorprese di questa stagione è sicuramente Milos Kerkez, ceduto dal Milan.
In questo momento la squadra del Ds Thiago Pinto si trova appena fuori dalla zona europea in Premier League, a solo un punto di distanza dal Manchester City campione d’Inghilterra. Il Milan può avere dei rimpianti per aver ceduto a soli 2,7 milioni di euro l’ungherese Milos Kerkez all’AZ che ora ne vale quasi 50.
Sorpresa Bournemouth, rimpianti per Milan e Juventus
Il Bournemouth ha raccolto ben 34 punti in 21 partite ed è una delle grandi sorprese di questa Premier League. I migliori giocatori in questo momento sono due ex Serie A, Dean Huijsen e Milos Kerkez, rispettivamente passati alla Juventus e al Milan. Huijsen è in questo momento il difensore centrale con la miglior percentuale di duelli difensivi vinti in Premier. Il terzino ungherese classe 2003 invece è il miglior Under 21 per assist, cross e tackle. Sull’ex rossonero ci sono infatti il Manchester City e il Liverpool, con il Bournemouth che chiede 50 milioni di sterline (60 milioni di euro).
Focus
Napoli, quando il cuore piange: un’ode a Kvicha Kvaratskhelia
È ormai giunta al termine la storia di Kvicha Kvaratskhelia al Napoli. Tra poche ore il georgiano diventerà ufficialmente un giocatore del PSG.
Si avvicina l’estate di uno strano 2022. Da mesi ormai Napoli e il Napoli sanno che Lorenzo Insigne non sarà più il capitano azzurro, vista l’accordo già siglato a gennaio con i canadesi del Toronto. La società va alla ricerca del sostituto.
Come in ogni sessione di mercato, tanti nomi si rincorrono e come tanti altri, anche io, da sfegatato tifoso azzurro, procedo a guardare ogni singolo video di “goal, assist and skills” dei vari giocatori che avrebbero dovuto raccogliere l’eredità del talento di Frattamaggiore.
I primi nomi per il dopo Insigne
Si svaria dalla soluzione sicura in Serie A con il sempre citato Berardi, passando per Bernardeschi e un ancora neroverde Hamed Traoré.
Tuttavia, il nome accostato con maggior insistenza agli azzurri in quel periodo è quello di Luis Sinisterra, ala classe ’99 del Feyenoord: un giocatore sicuramente molto abile nel dribbling e bravo nella finalizzazione, che però non mi entusiasmava.
Si parlò addirittura di uno Januzaj a parametro zero e sponsorizzato direttamente da Dries Mertens. Insomma, i giorni passavano e i nomi aumentavano, ma le voci rimanevano tali e niente di più.
Napoli, arriva Kvaratskhelia
Dopodiché, un giorno, dal nulla, ricordo di aver letto questo nome, tanto intrigante quanto difficile da pronunciare: Kvicha Kvaratskhelia. Giovane talento georgiano, reduce dall’esperienza in Russia al Rubin Kazan, rientrato in patria, alla Dinamo Batumi, dopo lo scoppio del conflitto russo-ucraino
Da bravo tifoso, non persi tempo e corsi immediatamente su youtube per cercare le sue giocate migliori. Mi bastarano 30 secondi per innamorarmi follemente. Con tunnel, sterzate improvvise, finte di corpo e il pallone sempre attaccato al piede, quel ragazzo aveva già conquistato il mio cuore.
Terminato quel video, io, da buon nessuno, avevo già fatto la mia scelta: doveva essere Kvicha Kvaratskhelia.
E, per fortuna, non ero l’unico a pensarla così: Giuntoli, sottotraccia, ci stava lavorando da mesi. Difatti, furono pochissimi i giorni che passarono dal leggere il suo nome sui giornali ai vari tweet che annunciavano la chiusura dell’affare.
Arrivò tra lo scetticismo generale, perché a Napoli e in Italia, in fondo, è sempre così: era impossibile che un ragazzo georgiano, sconosciuto ai più e acquistato per soli 10 milioni, potesse essere il volto nuovo di una squadra che da anni rincorreva il sogno Scudetto.
Molti tifosi invocavano un nome più blasonato, e c’era anche chi ipotizzava che il nuovo titolare a sinistra sarebbe stato Lozano, con Kvaratskhelia semplice alternativa del messicano.
Ovviamente, però, società e Spalletti non avevano dubbi: quel ragazzo sarebbe stato titolare sin da subito perché non era come gli altri.
Dallo scetticismo al cuore dei tifosi
E il talento georgiano dimostrò subito che avevano ragione, segnando all’esordio contro il Verona in quella che, a dirla tutta, non fu una delle sue migliori partite a Napoli, come sottolineato anche dal tecnico toscano al termine del match.
Passa una settimana, il Napoli esordisce al Maradona contro il Monza dell’ex Petagna, e Kvaratskhelia decide di rubare la scena prima con un incredibile destro a giro che sblocca il risultato, e poi con un sinistro nell’angolino dopo una sterzata fulminea in area di rigore. Nella mente dei veri tifosi azzurri rimarrà per sempre il commento del telecronista di DAZN Riccardo Mancini dinanzi a quei due gesti tecnici.
Sono altre due, però, le partite che illumineranno per sempre la mia memoria al ricordo di Kvaratskhelia: la trasferta a Roma contro la Lazio e, ovviamente, l’esordio in Champions contro il Liverpool.
Contro i biancocelesti, il georgiano, dopo diversi tentativi falliti e un incredibile palo da fuori area in seguito a una splendida veronica, segnerà il gol decisivo. Contro la squadra di Klopp, invece, Kvara si presentò a tutta Europa facendo ammattire Alexander-Arnold e l’intera difesa dei Reds.
Della sua importanza in quel Napoli che ha poi vinto lo Scudetto non c’è neanche bisogno di parlare perché lo fanno già gol, assist, premi e tanti ricordi.
Napoli, il disastro post-Scudetto
Ma qualcosa si è rotto nella stagione successiva. Ricordo ancora la sua disperazione per le occasioni mancate negli ultimi scampoli di partita contro l’Empoli, in quella che fu l’ultima partita di Garcia sulla panchina azzurra, e contro il Milan a tempo scaduto.
Così come ricordo il “Kvaradisiaco” urlato da Edoardo Testoni quando il georgiano decise la partita contro l’Hellas con un tiro a giro magnifico da fuori area. Fu un attimo, forse un solo istante in cui il georgiano riuscì a sentirsi un eroe per un’ultima volta.
Poi, però, la stagione è finita anche peggio di quanto ci si aspettasse e Kvaratskhelia ha esaurito tutte le proprie energie mentali. Il peso delle aspettative, i risultati deludenti e le critiche sembravano averlo logorato dall’interno.
Un addio che spezza il cuore
Probabilmente in questi mesi con Conte alla guida, il georgiano non è mai riuscito a smaltire le scorie di un anno infernale. Forse si è reso conto che non ci sarebbe mai riuscito restando qui.
Tutti speravano in un finale diverso. O meglio, tutti speravano non finisse mai, ma forse è giusto sia andata così. L’addio, per quanto doloroso, sembra il giusto epilogo per un talento che merita di trovare la serenità altrove.
Kvicha ha sempre dato tutto e anche di più al Napoli e ai suoi i tifosi. E loro, almeno quelli veri, lo sanno benissimo e gli saranno eternamente grati.
Io stesso, come tanti altri, non posso che augurargli il meglio per il prosieguo della sua carriera, nella speranza che possa essere quella che ha sempre desiderato.
Ciao Kvicha, e grazie per avermi fatto sognare.
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