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Juventus, Conceição tra dribbling e limiti: un talento ancora acerbo

La Juventus vince a Cagliari ma non convince del tutto. Tra gli insufficienti spunta anche Conceição, che continua a mancare nell’ultima giocata.
Fumoso. È questa la prima parola che viene in mente quando si parla di Francisco Conceição, di certo una delle note più liete della stagione complicata della Juventus. L’esterno portoghese, arrivato in estate in prestito oneroso dal Porto per 10 milioni di euro, ha tutte le caratteristiche che si chiedono a un esterno offensivo: dribbling, velocità, rapidità e fantasia.
Pecca in termini di fisicità, ma compensa sempre con grande carattere e agonismo. Eppure, ogni volta che scende in campo lascia la sensazione che potrebbe dare molto di più.

Francisco Conceicao during Liga Portugal game between FC Porto and SL Benfica at Estadio Do Dragao, Porto, Portugal. (Maciej Rogowski)
Conceição, quando l’ultima scelta fa la differenza
Il problema principale di Conceição è la scelta nell’ultima giocata. Quando riceve palla, punta immediatamente l’uomo, abbassa la testa e parte in velocità. Il guaio è che spesso non la rialza più.
Sembra non valutare mai con attenzione il piazzamento dei compagni, insistendo su azioni personali che si concludono con un cross alla cieca o un tiro forzato e ignorando soluzioni più efficaci.
Il classe 2002 ha collezionato finora 5 gol e 5 assist in 28 partite tra tutte le competizioni: numeri discreti per un’ala giovane alla prima esperienza in Serie A. Tuttavia, da un giocatore con il suo talento ci si aspetta un impatto più incisivo.
È un pericolo costante per le difese avversarie, che tendono a raddoppiarlo ogni volta che entra in possesso del pallone, e rappresenta sicuramente un’arma importante nello scacchiere di Thiago Motta.
Nonostante questo, però, il tecnico bianconero dovrà lavorare molto su di lui, soprattutto considerando che in estate serviranno altri 30 milioni di euro per acquistarlo a titolo definitivo.

CRISTIANO GIUNTOLI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Juventus, un investimento che merita fiducia
Le qualità di Conceição sono indiscutibili, ma il portoghese dovrà fare uno step importante per guadagnare un posto da titolare indiscusso in una Juventus che vuole tornare al vertice in Italia e in Europa.
Deve affinare le sue scelte in fase offensiva, imparare a leggere meglio il gioco e rendersi più efficace sotto porta. Il talento c’è, il potenziale anche: ora sta a lui dimostrare di essere pronto per il salto di qualità.
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Storie di Campioni: Giuseppe Meazza

Riviviamo la carriera calcistica dei migliori campioni del passato. Dai primi calci al pallone alla gloria eterna. Oggi è il turno di Giuseppe Meazza.
Giuseppe Meazza è stato uno degli attaccanti italiani più forti della storia. A lui intitolato lo stadio di San Siro, casa dell’Inter e del Milan, i due club nei quali ha collezionato più presenze.

View of Stadio Giuseppe Meazza also known as San Siro Stadium, is a football stadium of A.C. Milan and Inter Milan in Milan, Italy.
Giuseppe Meazza: gli inizi
Meazza nasce a Milano il 23 agosto 1910, è considerato uno dei calciatori più forti di tutto il panorama calcistico italiano. Giuseppe già dalla tenera età di 6 anni comincia a dare i primi calci ad un pallone sui campi di Greco Milanese e Porta Romana con un gruppo di ragazzi che lui definiva “Maestri Campionesi“. All’età di 12 anni però comincia a giocare per davvero nella Gloria F.C dove comincia a mettersi in mostra per le sua grandissime doti tecniche. Successivamente fu scartato dal Milan per il suo fisico mingherlino e approdò nell’Ambrosiana-Inter.
La storia d’amore con l’Inter
Fin dall’età di 14 anni Meazza entrò a far parte delle giovanili dell’Ambrosiana-Inter e pochi anni dopo entrò a far parte della prima squadra. Esordì quindi in veste nerazzurra all’età di 17 anni in una gara di Coppa Volta, da lì il soprannome “balilla” Quando l’allenatore Weisz lesse nello spogliatoio la formazione, un anziano giocatore dell’Inter, Leopoldo Conti, esclamò: “Adesso facciamo giocare anche i balilla”. Con la Beneamata giocherà per 14 anni collezionando 408 presenze condite da 284 gol, ancora oggi è il capocannoniere all-time della storia nerazzurra.
Il tradimento: prima Milan e poi Juventus
La stagione 1938/39 segnò il declino di Giuseppe Meazza, “Pepin” (Giuseppe in milanese) infatti subì un grave infortunio chiamato all’epoca “piede gelato” esso consisteva in un’occlusione dei vasi sanguigni al piede sinistro che lo tenne lontano dai campi da calcio per oltre un anno. Tornato nella stagione 1940 approda al Milano (Milan) dove però non riuscirà più ad essere il campione visto negli anni passati nell’Ambrosiana. Dopo due stagioni in rossonero passa alla Juventus dove riuscirà a tornare su buoni livelli arrivando in doppia cifra di reti in campionato.
La Guerra
La Guerra è sempre stato un aspetto chiave della vita di Meazza, esso infatti perse il padre nella Prima Guerra Mondiale nel 1917. Nato nell’epoca delle due guerre, oltre a subire la morte del padre dovette disputare il “campionato di guerra 1943/44” per via della Seconda Guerra Mondiale. Disputò dunque questo campionato con la maglia del Varese siglando 7 reti in 20 presenze.
Giuseppe Meazza: il finale di carriera
Dopo il campionato di guerra disputato con il Varese passa per una sola stagione all’Atalanta in un’annata un po’ travagliata dove dovette ricoprire per un periodo anche il ruolo di allenatore. Per l’ultima stagione decise di ritornare alla sua amata Inter, maglia con la quale decise di ritirarsi siglando la sua ultima marcatura contro la Triestina il 13 aprile 1947 in quello stadio di Milano oggi comunemente chiamato: “Giuseppe Meazza“.
Nazionale
Con la maglietta della Nazionale italiana di calcio, Meazza, vinse due Mondiali, il primo disputato nel 1934 in Italia realizzando 4 reti e il secondo nel 1938 in Francia trionfi che proiettarono l’Italia nel panorama del calcio mondiale. Con la casacca azzurra in totale sono 53 presenze con 33 gol. Tutt’ora è il secondo miglior cannoniere della storia della nostra nazionale dietro solo a Gigi Riva con 35 reti.
Giuseppe Meazza: il palmares
Club
- Campionato italiano: 3 Ambrosiana-Inter: 1929/30, 1937/38, 1939/40.
- Coppa Italia: 1 Ambrosiana-Inter: 1938/39.
Nazionale
- Campionato mondiale: 2 Italia: 1934, 1938.
- Coppa Internazionale: 2 Italia: 1927-1930, 1933-1935.
Individuali
- Capocannoniere Serie A: 3: 1929/30, 1935/36, 1937/38.
- All-star team del Mondiale: 1: 1934.
- Capocannoniere Coppa Italia: 1: 1937/38.
- Capocannoniere della Coppa dell’Europa Centrale: 3 (record condiviso con György Sárosi): 1930, 1933, 1936.
- Inserito nella Hall of fame del calcio italiano : 2011.
- Inserito nella Walk of Fame dello sport italiano: 2015.
- Inserito nella Hall of Fame dell’Inter nella categoria Attaccanti: 2019.
Giuseppe Meazza: Carriera
Club
Ambrosiana-Inter: 1927-1940
Milano: 1940-1942
Juventus: 1942/43
Varese: 1943/44
Atalanta: 1944-46
Inter: 1946/47
Nazionale
Italia: 1930-1939
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Juventus, 16 maggio1982: la seconda stella è realtà

Un trionfo, quello della Juventus, arrivato all’ultima giornata di un campionato agguerrito grazie al rigore di Brady. Beffata la Fiorentina di De Sisti.
Con tutto il popolo italiano inconsapevole di quello che pochi mesi dopo accadrà va in scena l’ultima giornata, infuocata, del campionato di Serie A della stagione 1981/1982.

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Facciamo chiarezza
È il 16 maggio 1982, giorno della vigilia degli Internazionali maschili al Foro Italico di Roma. La corsa Rosa sta entrando nel vivo, ed è purtroppo la prima domenica senza Gilles Villeneuve, deceduto in seguito al terribile incidente sul circuito di Zolder.
In questo contesto l’evento che tiene tutto il Paese con la radiolina sintonizzata su “Tutto il calcio minuto per minuto” è la 30esima giornata del campionato di Serie A. L’ultima di uno dei tornei più emozionanti e spettacolari di sempre. Juventus e Fiorentina arrivano a pari merito: 44 punti. Con i Viola che sfidano il Cagliari in Sardegna, mentre i bianconeri sono di scena a Catanzaro.
Come non bastasse, ad aumentare la pressione, lo spauracchio spareggio (mancante dal 1964). Ma non solo. Oltre all’assegnazione del titolo, ad eccezione della retrocessione anticipata del Como, tutti gli altri verdetti sono ancora da scrivere.
Juventus: una viglia tutt’altro che serena
L’accoglienza in Calabria per la Juventus è tutt’altro che amichevole. All’aeroporto vengono presi di mira da una contestazione agguerrita. Quasi 3mila persone li fischiano e li insultano. La massa è composta in maggioranza, ovviamente, da tifosi anti-juventini.
Come se non bastasse, alcuni giocatori vengono anche assaliti, Tra questi Paolo Rossi, colpito da uno schiaffo al volto. Il povero Pablito è tra i più criticati. Tutto per via delle vicende legate alla squalifica del Totonero, terminata il 28 aprile. Il tecnico Trapattoni subito dopo la fine della squalifica lo ha lanciato contro l’Udinese. Rossi ha risposto con una prestazione maiuscola, contribuendo con un gol nel 5-1 rifilato ai friulani.
Sulla carta l’impegno calabrese della Juve non dovrebbe essere proibitivo vista la salvezza già acquisita dal Catanzaro di Bruno Pace. C’è da dire che nelle file dei calabresi c’è Sergio Santarini, di professione stopper. L’ex bandiera della Roma, nelle 13 stagioni trascorse nella Capitale ha condiviso lo spogliatoio con Picchio De Sisti. Tra i due era nata un’amicizia vera. Un motivo da non sottovalutare. Lo stopper del Catanzaro si stenderebbe di traverso pur di non far passare la Signora.
“In questi giorni penso alla Fiorentina. La nostra leggerezza potrebbe distruggere il campionato della Viola, polverizzare tutte le sue fatiche, non sarebbe giusto. Ragionerei così anche se non conoscessi Picchio”, queste le parole di Santarini.
Catanzaro-Juventus, la gara del Comunale
All’ex Campo Militare di Catanzaro è tutto esaurito: 30mila spettatori, con insistenti proteste da parte dei 60mila rimasti fuori. Il Trap recupera in extremis Tardelli. Davanti ancora assente Bettega: giocano Rossi e Virdis, con Fanna che scalpita in panchina. Furino vince il ballottaggio con Bonini. Per il resto è la solita Juve, capitanata da Zoff, alla 300esima presenza in bianconero.
È l’ultima gara di Liam Brady. Boniperti infatti ha già piazzato due colpi da 90 per la prossima stagione: Boniek e Platini.
I primi tempi della 30esima giornata scivolano via. Da segnalare solo un brivido nell’area juventina al 39’, quando il contatto tra Borghi e Brio viene giudicato regolare dall’arbitro Pieri. Dalle parti di Zaninelli, bianconeri vicini al gol con Tardelli.
La ripresa si apre con una clamorosa occasione ancora per il centrocampista ex Pisa, che da ottima posizione stampa di testa sulla traversa. Con il passare dei minuti Brady sale in cattedra e con lui si alza il livello dell’intera squadra. La Juve comincia a girare, il gol è nell’aria.
Intanto dal Sant’Elia interviene Ciotti per comunicare l’annullamento della rete di Graziani, episodio al quale seguiranno oceani di polemiche (dalle immagini il fallo non sembra così evidente). Al 30’ Brady pesca Marocchino, l’inesauribile centrocampista si allunga la palla e cavalca verso il fondo, il suo cross raggiunge Rossi che colpisce il palo. Sulla carambola la sfera finisce sui piedi di Fanna, che controlla e calcia a botta sicura trovando sulla traiettoria del tiro il braccio di Celestini.
L’arbitro Pieri questa volta indica il dischetto. Dagli undici metri si presenta lo specialista Liam Brady. Proprio lui, con le valigie in mano direzione Sampdoria. Rincorsa breve e piattone sinistro alla destra di Zaninelli che si tuffa dall’altra parte. Lo Scudetto prende la via di Torino. Quando Ameri annuncia il vantaggio bianconero sulle tribune del Sant’Elia la radiolina dei Pontello finisce in mille pezzi. A Catanzaro invece inizia un nutrito lancio di oggetti, che dalle tribune bersagliano l’avamposto di Trapattoni.
I verdetti della Serie A 81/82
L’epilogo è scontato: la Fiorentina non riesce a segnare e dopo 90 minuti spasmodici la Juventus si conferma Campione d’Italia, conquistando il suo 20esimo Scudetto.
Ma l’ultima giornata di questa stagione regala altri verdetti pesantissimi. Il pareggio del Sant’Elia condanna al secondo posto la Viola ma salva il Cagliari. Come a salvarsi è anche il Genoa, grazie alla rete di Faccenda che vale il 2-2 al San Paolo.
I pareggi dei sardi e dei liguri condannano però il Milan. Nonostante l’eroico ribaltone sul Cesena firmato Jordan, Romano e Antonelli, i rossoneri tornano in Serie B. Stessa sorte per il Bologna, retrocesso per la prima volta nella sua storia nella stagione in cui lancia un talento futuro del nostro calcio: Roberto Mancini.
Inutile dirlo, ma si deve, il post partita e i giorni seguenti all’epilogo del campionato saranno bollenti. Mentre mezza Torino corre festante a Caselle per accogliere i campioni, a Firenze sfilano cortei e slogan in protesta contro gli arbitraggi.
Anche il capitano viola Antognoni nel post partita rilascia dichiarazioni pesanti, ma alla Vecchia Signora importa poco: inizierà il nuovo campionato con la seconda prestigiosa stella sul petto.
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Napoli, McTominay da record al debutto in Serie A

Il Napoli si gioca lo scudetto nelle ultime due giornate e Conte punta tutto sui suoi leader, con McTominay sempre più protagonista.
Il Napoli si gioca tutto nei prossimi 180 minuti: due vittorie vorrebbero dire scudetto. Ecco perché Antonio Conte, in questo finale di stagione, ha bisogno di tutti i suoi uomini, ma soprattutto che a salire in cattedra siano i leader tecnici della squadra.
Tra questi c’è ovviamente Scott McTominay. Anche contro il Genoa, nonostante il pareggio, lo scozzese è stato decisivo con due assist, dando continuità a un periodo straordinario, nel quale aveva già messo a segno due doppiette, contro Empoli e Torino, e il gol vittoria in casa del Monza.
Il centrocampista ex Manchester United sta vivendo una stagione da urlo e non è un caso se Conte lo considera ormai uno dei punti fermi della sua formazione.
Napoli, McTominay meglio di Kaká
I numeri parlano per lui. Come riportato da Transfermarkt, McTominay è il centrocampista che, nel 21° secolo, ha partecipato al maggior numero di gol nella sua stagione d’esordio in Serie A: 17 tra gol e assist (11 reti e 6 passaggi decisivi), alla pari con Hernanes nella stagione 2010/11.
Meglio anche di giocatori che centrocampisti lo erano solo sulla carta, come Kaká, Ilicic e Diego. Lo scozzese ha ancora due partite per staccare il Profeta e prendersi il primato assoluto in questa speciale classifica, ma soprattutto per provare a regalare al Napoli e a tutti i suoi tifosi un sogno tricolore che è davvero a un passo.
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