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Lazio-Juventus, l’analisi tattica della prima di Tudor

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Igor Tudor

Le prime indicazioni tattiche che ci ha fornito la Lazio di Tudor nella vittoria all’esordio del croato contro la Juventus.

Alla lettura delle formazioni ufficiali, la prima Lazio di Tudor appariva pressoché identica a quella attesa. Se si eccettua l’assenza di Rovella (ancora out) e di Luis Alberto (partito dalla panchina poiché non al meglio) non ci sono sorprese (quantomeno dal punto di vista degli uomini) nel primo undici scelto dal tecnico croato.

La prima sorpresa, però, arriva pochi istanti dopo il fischio inizio. Comprensibilmente la formazione era stata disegnata in grafica con Felipe Anderson a tutta fascia, come ai tempi di Inzaghi, con Marusic dall’altra parte (è ambidestro, quindi in potenza potrebbe giocare lì) e Zaccagni dietro la punta dove giocava con Juric.

Invece, contrariamente a ogni previsione, l’ex-Verona ha giocato tutta fascia a sinistra con il montenegrino dalla parte opposta e il brasiliano da sotto punta. La posizione di Zaccagni, in maniera particolare, ha attirato la mia attenzione. Altissima e favorita anche dalla scarsa attitudine offensiva di Cambiaso, che ha permesso alla Lazio di mantenere un baricentro estremamente alto per quasi tutta la prima frazione di gara.

Per Tudor è la prima volta con un “sistema ibrido

La Lazio, in alcune fasi della partita, ha alternato al 3-4-2-1 di partenza (marchio di fabbrica di Tudor) un 4-2-3-1 molto più simile a quello visto nel finale della gara contro l’Udinese. Non sappiamo se questa sia una variante tattica da prendere seriamente in considerazione o semplicemente una terapia d’urto per i giocatori, i quali rischiano di ritrovarsi spaesati da un cambio di atteggiamento tattico così repentino e radicale.

La composizione degli esterni (uno più “posizionale”, quindi maggiormente e difensivo e di equilibrio, come Marusic a fare da contraltare a uno votato quasi esclusivamente all’attacco come Zaccagni) ha ricordato molto quella della Lazio di Inzaghi. A Marsiglia Tudor aveva abituato a giocare sì con due esterni offensivi e votati all’attacco, ma comunque con due esterni puri. Due giocatori, Clauss e Tavares, che all’occorrenza potevano essere impiegati anche come terzini in caso di arretramento in una difesa a cinque. 

Ruolo che difficilmente potrebbe ricoprire Zaccagni, per quanto estremamente volenteroso ed encomiabile dal punto di vista dell’abnegazione difensiva, proprio per una questione di caratteristiche. Questa sorta di “modulo ibrido” (molto moderno) potrebbe essere il giusto compromesso fra le idee calcistiche (dogmi indefettibili) di Tudor e le sue esigenze (miste a possibilità) dell’attuale rosa bianco celeste. Un modo per traghettare alla fine della stagione la squadra nel miglior modo possibile, per poi fare il punto della situazione in estate.

Kamada ritrovato, ma Guendouzi…

Quella contro la Juventus è stata la miglior prestazione di Kamada da quando il giapponese è sbarcato a Roma. Finalmente impiegato nel suo ruolo naturale, ovvero quello di interno in un centrocampo a due nel 3-4-2-1: esattamente come giocava a Francoforte. Il giapponese e Cataldi si sono alternati nel ripiegamento fra i difensori, per favorire la prima costruzione, e se vogliamo è quasi un unicum.

Non solo perché la maggior parte delle squadre imposta a tre e difende a quattro, mentre la Lazio fa essenzialmente l’opposto, ma anche perché (teoricamente) la salida lavolpiana non sarebbe prevista nelle difese a tre. Passare da una impostazione a tre a una a quattro significa avere un ricevitore in meno e quindi toglie un’opzione di passaggio. E’ pur vero che, ai tempi di Ricardo La Volpe, l’idea di far entrare i centrali in area di rigore a inizio azione era impossibile da concepire.

I tempi cambiano e i concetti di gioco, trasversali a ogni epoca ma sottoposti (come tutte le cose) allo scorrere del tempo, devono adeguarsi alla modernità. Infatti, sempre più squadre che utilizzano la difesa a tre usano uno dei due interni di centrocampo come costruttore aggiunto. Un compito a cui difficilmente potrebbe adempiere Guendouzi: l’escluso eccellente con cui Tudor aveva già avuto problemi in Francia.

Non mi sento di ricondurre la sua esclusione a motivazioni personali, quanto tattiche. Avevo ipotizzato per il francese un ruolo da incursore fra le linee, e ne sono ancora più convinto adesso che ho visto come Tudor intende il ruolo di interno davanti alla difesa, ma in questo momento il tecnico croato preferisce avere nei corridoi intermedi un giocatore di maggior qualità come Pedro.

Lazio

Photo Source: Sito Ufficiale della S.S. Lazio.

Conclusioni sulla prima Lazio di Tudor

La prestazione della Lazio, seppur convincente nella prima mezz’ora abbondante, va contestualizzata nell’ottica di un avversario in crisi di uomini e di risultati. Allegri, abituato alla Lazio di Sarri, aveva inizialmente varato un assetto diverso da solito: ovvero il 4-3-3 invocato a gran voce dai suoi haters.

Una scelta che mi aveva sin da subito lasciato perplesso, in quanto contro le squadre di Tudor sarebbe sempre meglio mettersi a specchio, e che lo stesso tecnico labronico ha sconfessato al duplice fischio. Il ritorno al passato dei bianconeri, complice il fisiologico calo d’intensità dei padroni di casa, ha contribuito a farci vedere una partita più tattica e bloccata. La Juventus non ha creato molto, complice anche la simultanea assenza dei suoi due centravanti, e questa sterilità offensiva ha contribuito a far sembrare solida la squadra nonostante un assetto ultra-offensivo.

La Lazio di Tudor, per ora, mantiene le stesse problematiche di quella di Sarri. E’ una squadra che, dal punto di vista fisico, ha nelle gambe circa mezz’ora. Una problematica che potrebbe essere esasperata da un atteggiamento tattico più aggressivo, costantemente intenso e giocato su ritmi più alti, ma che andrebbe pesata contro avversari più probanti. E considerato il calendario da incubo che attende la Lazio, non credo dovremmo attendere molto per poter avere un quadro completo del Tudor effect

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Juventus, Mavididi: “A Torino mi portò Chiellini, Ronaldo una cosa mai vista”

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Al-Nassr, Cristiano Ronaldo

Stephy Mavididi, attaccante classe 1998 in forze al Leicester, ripercorre le tappe della sua carriera: incluso il passaggio alla Juventus.

Cresciuto nelle giovanili dell’Arsenal, nel 2018 Stephy Mavididi si trasferisce alla Juventus. A Torino lo portò Claudio Chiellini, fratello di Giorgio, e l’attaccante del Leicester ripercorre quella fase della sua carriera in un’intervista esclusiva concessa a TNT Sport. Fra i temi trattati Ronaldo, Wenger ma non solo.

Juventus

Juventus, le parole di Mavididi

Sabato 15 Febbraio. Ore 13:30, King Power Stadium di Leicester. Mavididi ritroverà per la prima volta da avversario la squadra che lo ha lanciato nel calcio che conta, ovvero l’Arsenal. Sei anni con i Gunners, prima di trasferirsi al Charlton. Una stagione sarà sufficiente per attirare su di sé gli occhi della Juventus, che nell’estate del 2018 lo porterà a Vinovo. Decisiva la famiglia Chiellini, ma anche la presenza di Ronaldo.

Suo fratello gemello (Claudio Chiellini, n.d.r.) si mise in contatto con i miei agenti. Credo avesse il compito di supervisionare i calciatori del settore giovanile, dalla seconda squadra a scendere. Durante il nostro primo incontro mi parlò di cosa aveva visto in me e del progetto che stava portando avanti la Juventus. Il suo amore per il calcio era pazzesco, amava tutto di questo sport.”

Nella stessa sessione di mercato, come detto, i bianconeri prelevano anche Cristiano Ronaldo dal Real Madrid per una cifra complessiva di 100 milioni di sterline, che comprendeva anche l’incombenza di accollarsi il cartellino di Joao Cancelo: in uscita dal Valencia dopo esser stato scartato dall’Inter.

Ricordo una sessione di allenamento in cui bisognava colpire al volo un pallone messo in mezzo dalla parte opposta del campo. Eravamo divisi in gruppi di 4-5 giocatori e io dovetti aspettare 13 cross prima di poter colpire per la prima volta il pallone, dal momento che Cristiano segnava sempre al primo tentativo.

Non avevo mai visto nulla del genere prima di allora, è un qualcosa che mi è rimasto impresso. Era una sessione di allenamento aperta al pubblico e ricordo che veniva riempito di applausi ogni volta che gonfiava la rete. Dovettero fare un cambio per permetterci di calciare, altrimenti saremmo rimasti a guardare.”

Mavididi ha poi parlato di cosa abbia voluto dire per un ragazzo di 20 anni condividere lo spogliatoio non solo con l’asso portoghese, ma anche con altri fuoriclasse del calibro di Sami Khedira, Leonardo Bonucci e Gigi Buffon. Il funambolo inglese lascerà la Juventus dopo appena due anni, con una sola presenza in prima squadra. Nella stagione 2019-2020 verrà girato in prestito al Dijon, dove rimarrà per una stagione.

L’estate successiva viene ceduto al Montpellier per poco più di 6 milioni di euro, dove farà molto bene. A tal punto da meritarsi, la scorsa estate, la chiamata del Leicester. Allora allenato da un altro italiano e per di più ex-Juventus, come Enzo Maresca. Ora però il bianconero è alle spalle e il funambolo inglese dovrà contribuire a battere il suo passato, per meritarsi un’altra stagione in Premier League con le Foxes.

Per leggere l’intervista completa, clicca qui.

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Barcellona, il trio d’attacco dà spettacolo: nel mirino un record della MSN

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raphinha barcellona

Grazie alle 11 vittorie con almeno 5 gol di scarto il Barcellona si avvicina al record della stagione 2014/15, quando il trio d’attacco era composto dalla MSN.

Il Barcellona aveva iniziato la stagione a spron battuto, vincendo quasi tutte le partite e segnando tantissimo. Il netto 4-0 inflitto ai rivali del Real Madrid al Bernabeu sembrava il preludio a una Liga dominata dai catalani, invece da lì in poi è iniziato un lungo periodo di crisi che ha fatto scivolare i Blaugrana al terzo posto. A un certo punto c’era parecchio distacco in classifica dal Real e dall’Atletico Madrid, mentre ora le 3 corazzate al vertice sono racchiuse in soli 2 punti.

Barcellona, 11 vittorie con almeno 5 gol segnati: vicino un record della MSN

Nell’anno nuovo la squadra allenata da Hansi Flick ha cambiato marcia. Il trionfo in Supercoppa, con altri 5 gol rifilati al Real Madrid in finale, ha dato il via a una serie di vittorie, interrotta solo dai pareggi contro il Getafe in campionato e l’Atalanta in Champions League. Sono ben 46 le reti segnate dai catalani nel 2025 tra tutte le competizioni. La rosa attuale è una macchina da gol tale da mettere nel mirino un record della stagione 2014-15.

Barcellona

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Quell’annata, che si concluse con la conquista del triplete, aveva un tridente d’attacco composto da Lionel Messi, Luis Suarez Neymar: uno dei più forti, se non il migliore della storia, rinominato “MSN”. Nel 2014/15, la squadra all’epoca allenata da Luis Enrique vinse 13 partite con almeno 5 gol segnati. A poco più di metà stagione, il Barcellona attuale di Flick è già a quota 11, trascinata da un altro tridente offensivo molto prolifico, tenendo da parte ovviamente i paragoni.

Il miglior marcatore al momento è Robert Lewandowski, con 31 reti tra campionato e coppe. Alle sue spalle Raphinha, che sta vivendo un’annata stratosferica, con 24. Poi Yamal, che ha realizzato 11 gol ma ha saltato alcune partite per infortunio e si rivela formidabile più come assist-man. Da non sottovalutare i 10 gol di Ferran Torres, che parte quasi sempre dalla panchina. Le doti offensive del Barça non sono mai in discussione: ora che la squadra è anche in crescita come risultati, ci sarà da divertirsi.

 

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Bundesliga, l’antifascismo entra a gamba tesa negli stadi

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Union Berlino

Bundesliga, proteste sia nelle strade sia negli stadi di calcio. La Germania è stata teatro di imponenti manifestazioni contro l’avvicinamento tra CDU e AfD.

La mozione anti-migranti di Friedrich Merz ha scatenato polemiche, nonostante il leader conservatore abbia escluso alleanze con l’estrema destra.

Gli ultras di squadre come il Bayern Monaco e il Friburgo hanno espresso il loro dissenso con striscioni e coreografie dal forte messaggio antifascista in vista delle elezioni del 23 febbraio.

L’avanzata della destra tedesca

Negli ultimi giorni centinaia di migliaia di persone hanno manifestato in Germania per esprimere il loro dissenso riguardo al possibile avvicinamento tra la CDU e l’AfD, in vista delle imminenti elezioni.

A queste proteste hanno partecipato anche gruppi di tifosi negli stadi.

A gettare benzina sul fuoco è stata principalmente la mozione contro i migranti proposta da Friedrich Merz.

Infatti questa mossa ha suscitato un acceso dibattito politico. Non sono bastate le dichiarazioni del leader conservatore che escludono qualsiasi alleanza elettorale con l’estrema destra.

Anche Angela Merkel ha criticato la rottura della storica esclusione dell’AfD dal dialogo politico, che ha generato non poca preoccupazione.

Sul piano politico, l’AfD continua a guadagnare consenso ed è attualmente il secondo partito nei sondaggi, superando i socialdemocratici.

L’opposizione all’estrema destra è forte negli stadi, ma non sembra altrettanto incisiva nelle urne: Merz è favorito e il suo programma anti-migranti trova consenso anche oltre la CDU e l’AfD.

La politica nel calcio: specchio della società?

Alice Weidel, leader dell’AfD, gode del sostegno di personalità internazionali come Elon Musk e Donald Trump. La recente vittoria del Tycoon ha spinto alcune squadre di calcio tedesche, come il St. Pauli e il Werder Brema, ad abbandonare il social network X, accusando Musk di alimentare l’odio online.

Con l’avvicinarsi delle elezioni, altre voci dal mondo del calcio potrebbero prendere posizione, come già accaduto in passato con giocatori come Leon Goretzka e Mats Hummels.

Tuttavia, sebbene l’opposizione all’estrema destra sia forte negli stadi e in generale nella Bundesliga, il panorama politico nazionale è diverso: Merz è in testa nei sondaggi e, se eletto, porterà avanti il suo programma contro l’immigrazione.

Il sostegno non arriva solo dall’AfD, ma anche da altri gruppi politici, come il partito di Sahra Wagenknecht.

Le posizioni nella Bundesliga

Il calcio tedesco ha spesso contrastato la crescita della destra radicale: allenatori e club hanno preso posizione contro l’AfD, specialmente dopo le proposte di deportazione dei migranti.

Infatti le manifestazioni non si sono limitate alle strade: anche negli stadi di calcio si sono levate voci di protesta.

Durante la partita del Bayern Monaco contro l’Holstein Kiel, gli ultras del gruppo Schickeria hanno esposto striscioni contro Merz, accusando la CDU e la CSU di promuovere il fascismo.

Questo atteggiamento non è sorprendente, considerando la tradizionale posizione antifascista di molte tifoserie tedesche.

In vista del voto del 23 febbraio l’atmosfera è dunque tesa, dentro e fuori lo stadio.

Recentemente, molte curve hanno commemorato il Giorno della Memoria con coreografie simboliche, come gli ultras del Friburgo che hanno esposto uno striscione con un pugno che distrugge una svastica, accompagnato dallo slogan “Mai perdonare, mai dimenticare”.

Bundesliga

Nella Bundesliga è sempre stata forte l’opposizione all’ascesa della destra radicale.

Già un anno fa, quando l’AfD propose la deportazione di massa dei migranti.

Diverse figure del calcio, tra cui gli allenatori Christian Streich e Marco Rose, espressero pubblicamente la loro contrarietà.

Inoltre, numerosi club avevano già partecipato a manifestazioni contro l’estrema destra.

Tuttavia, nelle serie minori esistono anche tifoserie con simpatie neonaziste.

Esistono infatti tifoserie con ideologie razziste o nostalgiche, come quelle dell’Hansa Rostock o del Magdeburgo.

Inoltre, la curva dell’Eintracht Francoforte storicamente di sinistra, ha visto una crescente influenza della destra radicale. Fenomeno che alcuni collegano alla fine della presidenza di Peter Fischer, noto per il suo impegno antifascista.

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