ANTONIO CONTE AMAREGGIATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Il Napoli pareggia in casa del Bologna e tiene il passo dell’Inter. Gli azzurri pagano l’ennesimo secondo tempo insufficiente.
Contro il Bologna arriva un pareggio che permette al Napoli di rimanere a -3 dall’Inter, recuperando così il punto conquistato dai nerazzurri contro il Parma. Ma il risultato non racconta tutto: la gara del Dall’Ara lascia l’amaro in bocca per l’ennesimo, inspiegabile calo nel secondo tempo.
Una tendenza che si era già intravista nelle prime giornate, quando il Napoli di Conte faticava a tenere alta l’intensità per tutta la durata della partita. La differenza, però, era la tenuta difensiva: compattezza, solidità e attenzione che permettevano di portare a casa il risultato.
Da febbraio in poi, qualcosa si è rotto. La squadra continua a correre, i dati atletici lo confermano, e le alternative in rosa, seppur poche, non mancano.
Ciò che manca davvero è la cattiveria agonistica. Quella che l’allenatore incarna, ma che i suoi giocatori non riescono a fare propria.
L’ESULTANZA DI ANTONIO CONTE DOPO IL GOL ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Non è una novità che il Napoli soffra da marzo in poi. Già con Sarri e Spalletti si erano notati crolli mentali nei momenti clou della stagione. Un tema ricorrente, che ora si ripresenta anche sotto la guida di Conte
.
Lo stesso Stellini, in conferenza stampa, ha parlato di una squadra che pecca in mentalità. Il Napoli si specchia nel proprio gioco, diventando brillante e incisivo solo quando tutto funziona. Ma basta un episodio, un avversario ben organizzato o un pizzico di fatica per mandare in crisi l’intero sistema.
Quando serve fare legna, sporcare la partita, fare quel fallo tattico in più o vincere un contrasto con decisione, gli azzurri si tirano indietro. Per dirla alla napoletana, a questa squadra manca cazzimma. Alcuni acquisti dell’estate, come McTominay, Gilmour e Buongiorno, hanno aggiunto un pizzico di carattere, ma restano eccezioni. La rosa continua a mancare di quella componente fondamentale per chi ambisce a vincere davvero: la fame.
La stessa che era mancata nella stagione finale con Sarri, nel primo anno con Spalletti e persino nel secondo, quando il sogno Champions sembrava alla portata. Anche quest’anno, dopo le grandi prove di forza contro Atalanta e Juventus, è seguito un crollo verticale. I giocatori sembrano accontentarsi, più concentrati a gestire che a reagire. Ma il calcio non perdona: le partite durano 90 minuti e gli avversari non aspettano.
In estate servirà intervenire anche su questo fronte, inserendo profili mentalmente solidi e più cattivi, capaci di alzare il livello dell’intero gruppo nei momenti che contano.
Aggiornato al 08/04/2025 18:12
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