Focus
Ora la Juve “gioca” e non vince, ma agli anti-Allegri non va comunque bene
Allegri sta cercando di plasmare una Juventus più offensiva, per la felicità dei suoi haters che comunque non sono contenti.
Allegri ora “gioca”, ma non vince
Juventus-Atalanta al microscopio.
- 1,32 di xG contro gli 0,48 degli orobici.
- 18 tiri (due cui 5 in porta) contro 7 di cui 3 in porta.
- 51% di possesso palla contro il 49% della formazione orobica.
Dati che si sommano a quelli della vittoria contro il Frosinone.
- 62% di possesso palla contro il 38% della formazione ciociara, un dato inusuale considerando che il possesso palla della squadra di Di Francesco (51,9%) è mediamente superiore al suo 48,3%.
- 2,17 di xG a fronte degli 0,38 dei laziali.
- 22 tiri totali (di cui 5 in porta) contro 6 di cui 2 in porta.
Ecco, invece, quelli della sconfitta contro l’Udinese.
- 70% di possesso palla (il dato più alto della stagione) contro il 30% dei friulani.
- 1,70 di xG contro i 0,68 della squadra di Cioffi.
- 14 tiri (di cui 6 in porta) contro 8 di cui 1 solo in porta.
Contro l’Hellas Verona.
- 56% di possesso palla contro il 44% della formazione scaligera.
- 1,87 di xG contro gli 0,57 della compagine veneta.
- 18 tiri (di cui 4 in porta) contro i 14 (di cui 9 in porta) dell’Hellas.
Gli haters eternamente insoddisfatti
Fa eccezione la partita del Maradona contro il Napoli, dove la Juventus (sebbene fosse tornata alle “origini” dal punto di vista della proposta, con un baricentro mediamente molto basso e un possesso palla del 29%) ha comunque creato tanto. Una proposta offensiva superiore a quella della formazione campana (lo stesso Allegri ha dichiarato nel post-partita che “è la prima volta che una mia squadra viene in casa del Napoli e crea così tanto“) e vanificata soltanto dall’inesperienza di Nonge e dagli errori sotto porta di Vlahovic.
Archiviata la qualificazione alla prossima Champions League, obiettivo dichiarato della società checché ne strillino i giochisti, Allegri sta (giustamente) sperimentando qualcosa di diverso. Uno schiaffo indiretto ai propri haters, che lo hanno sempre accusato (senza basi solide o argomentazioni concrete) di preferire scientemente un approccio più conservativo rispetto a uno maggiormente propositivo.
Le ultime prestazioni, non che ce ne fosse bisogno, hanno invece evidenziato come quell’atteggiamento tattico fosse l’unico in grado di tenere la Juventus aggrappata all’Inter. Se viene meno l’attenzione difensiva, l’abnegazione, la coesione e un perfezionismo tattico al limite della pervicacia, vengono simultaneamente a galla i limiti di una rosa modesta e mal assortita. La Juventus ha subito 9 gol nelle ultime 5 partite, dopo che nelle precedenti 23 uscite in campionato ne aveva concessi appena 14.
La Juventus segna, pur finalizzando meno di quanto produce. Il problema è che difensori come questo Alex Sandro a fine carriera, Gatti e Rugani, non possono sorreggere una squadra dal baricentro più alto e che porta tanti giocatori nella metà campo avversaria. Allegri ha dimostrato ai suoi haters che, almeno con questi giocatori, non si può giocare in maniera diversa da quanto fatto finora.
Eppure, nonostante ciò, i suoi detrattori ne loderanno il “coraggio” come farebbero tutte le persone intelligenti e intellettualmente oneste? Ovviamente no, altrimenti non sarebbero haters. Gli anti-Allegri non erano contenti quando il tecnico labronico vinceva, perché secondo loro “giocava male“, e ora che invece “gioca meglio” lo criticano lo stesso perché non vince. Sono passati dal “vincere così non conta” all’evergreen “vincere è l’unica cosa che conta“. Volevano le nozze con i fichi secchi, additando come motivazione il fatto che se avessero giocato diversamente avrebbero ottenuto di più del secondo posto, e adesso che la Juventus gioca come volevano loro si lamentano della mancanza di risultati dando (ovviamente) la colpa a lui.
Gli anti-Allegri vogliono lo scudetto, a prescindere dai giocatori, e vogliono il gioco. Se una di queste due cose non arriva, la colpa è automaticamente di Allegri. Qualunque cosa faccia il livornese ai suoi detrattori non fa nessuna differenza, perché la loro non è una onesta analisi ma l’aprioristica e pretestuosa esternazione di una frustrazione che viene sistematicamente sfogata nei confronti di un capro espiatorio.
Focus
Borussia Dortmund, dalla Champions a una crisi senza fine
Solo pochi mesi fa il Borussia Dortmund affrontava il Real Madrid in finale di Champions, mentre adesso la classifica vede i gialloneri sprofondare.
Il Borussia Dortmund sta vivendo uno dei momenti più bui della sua storia recente. I numeri parlano chiaro: nelle ultime sette partite di Bundesliga, i gialloneri hanno raccolto una sola vittoria, con tre sconfitte consecutive contro Bayer Leverkusen, il modesto Holstein Kiel e l’ultima ieri sera contro l’Eintracht Francoforte. Una crisi di risultati che ha portato la squadra al decimo posto e lontanissima dalle prime posizioni.
Borussia Dortmund, esonero inevitabile per Sahin?
Nuri Sahin, intanto, è sempre più in bilico. Nonostante le dichiarazioni concilianti del tecnico, che chiede tempo per costruire un progetto solido, il suo esonero appare ormai inevitabile. “Capirei se il club decidesse di reagire ed esonerarmi” ha ammesso Sahin dopo l’ennesima sconfitta. D’altronde, nel calcio, il tempo si guadagna con le vittorie, e il Borussia sembra incapace di risalire.
Il declino in pochi mesi: dalla finale di Champions al caos
La crisi del Dortmund non è un fulmine a ciel sereno. Già nella scorsa stagione, la squadra aveva chiuso la Bundesliga al quinto posto, qualificandosi alla Champions League solo grazie al ranking UEFA della Germania.
Da allora, il club ha perso giocatori fondamentali come Hummels, Reus, Füllkrug, Sancho e Maatsen, privandosi di tantissima qualità ma soprattutto esperienza. La squadra, guidata in campo da un Emre Can visibilmente frustrato, manca di identità e di leader.
Borussia Dortmund, una squadra senz’anima
Quella che un tempo era una fucina di giovani promesse, ora sembra un terreno sterile. Ad eccezione di Jamie Bynoe-Gittens, il vivaio non produce più giocatori in grado di fare la differenza, mentre i big rimasti, come Brandt, faticano a trascinare il gruppo. La passione che infiammava il Signal Iduna Park si è spenta, e il Dortmund appare un’ombra della squadra capace di emozionare l’Europa.
Continuando così, il Borussia Dortmund rischia seriamente di restare fuori dalle competizioni europee. La mancanza di un progetto chiaro e di figure di riferimento in società contribuisce ad alimentare un senso di smarrimento che potrebbe costare caro al club giallonero.
Il Borussia Dortmund si trova davanti a un bivio: cambiare radicalmente o rischiare di sprofondare ulteriormente. La domanda è una sola: chi sarà in grado di risollevare una squadra ormai privata della propria anima?
Focus
Un talento da ritrovare: Gollini e il destino del secondo portiere
Sembra ormai questione di pochi giorni il passaggio di Pierluigi Gollini alla Roma. Il portiere si prepara a salutare il Genoa dopo soli 6 mesi.
La parabola di Pierluigi Gollini sembra aver intrapreso un percorso sempre più lontano dalla titolarità. Dopo l’esperienza da padrone tra i pali dell’Atalanta, il classe ’95 ha intrapreso una serie di esperienze che lo hanno visto spesso relegato al ruolo di secondo.
Prima al Tottenham, dove era la riserva di Lloris, poi alla Fiorentina, dove ha perso il posto a favore di Terracciano, e infine al Napoli, dove è stato spettatore della cavalcata Scudetto dietro Meret.
Gollini e l’illusione Genoa
L’approdo al Genoa l’estate scorsa sembrava rappresentare per Gollini una nuova opportunità per tornare protagonista. Le gerarchie iniziali lo vedevano titolare, ma un infortunio a ottobre ha cambiato le carte in tavola.
Nicola Leali ha sfruttato al massimo la chance, conquistando la fiducia di Gilardino prima e Vieira poi. Al rientro dall’infortunio, Gollini si è ritrovato nuovamente ai margini, una situazione che ha portato il Grifone a considerare la sua cessione.
Destinazione Roma: un altro ruolo da comprimario?
Con la Roma vicina alla cessione di Mathew Ryan, i giallorossi hanno individuato in Gollini la nuova alternativa a Mile Svilar. Per l’ex portiere dell’Atalanta è pronto un contratto fino al 2027, ma anche questa volta sembra destinato a un ruolo secondario.
Le immagini di Gollini ventenne, difendere con personalità la porta del Verona in Serie A, sono ancora vivide negli occhi degli appassionati. Il portiere sembrava destinato a una grande carriera, magari anche a un posto in Nazionale, ma qualcosa lungo il percorso sembra essersi incrinato. Errori, cambi di squadra e gerarchie sfavorevoli hanno frenato la sua ascesa, lasciando tanti interrogativi sul suo futuro.
Gollini, la speranza di una rinascita
Nonostante il destino sembri avverso, Gollini ha ancora 29 anni e tutto il tempo per riscrivere la sua carriera. Magari, il trasferimento alla Roma potrebbe essere il trampolino di lancio per ritrovare fiducia e continuità. Perché, in fondo, il talento di un portiere come lui, meriterebbe di essere protagonista.
Focus
Juventus, Vlahovic sta deludendo? Un confronto lo scagiona
Vlahovic è fra i nomi più dibattuti in casa bianconera. Nonostante questo i numeri sembrano essere dalla sua parte, se confrontati con altri centravanti.
Dusan Vlahovic è finito nell’occhio del ciclone in casa Juventus. L’attaccante serbo è fra i nomi più discussi, sia dentro che fuori dal campo. Thiago Motta, infatti, non lo vede come elemento indispensabile nel suo progetto tecnico, alimentando di fatto le voci di mercato che lo vedrebbero lontano da Torino. Tuttavia, la Juventus farebbe bene a privarsi del proprio attaccante? La domanda spacca in due la fanbase bianconera.
Le statistiche di Vlahovic
Ciò su cui non può esistere dibattito sono i numeri. In questa stagione, infatti, Vlahovic ha realizzato 12 gol in 23 presenze, che lo rendono il capocannoniere della Juventus in tutte le competizioni giocate. Un traguardo importante, se si considerano le difficoltà offensive che la squadra bianconera sta palesando in questa stagione.
Vlahovic vs M. Thuram: numeri a confronto
Le statistiche di Vlahovic acquisiscono un valore maggiore se messe a confronto con quelle di altri attaccanti di Serie A. Marcus Thuram, attaccante francese dell’Inter, presenta numeri simili a quelli del serbo (13 gol in 24 presenze), risultando anch’egli capocannoniere della sua squadra.
Il confronto di squadra
Se ai dati individuali aggiungiamo quelli di squadra, arriviamo infine al nocciolo della questione: a parità di partite disputate finora (28 nda), l’Inter ha totalizzato 61 gol totali, mentre la Juventus solo 46.
Numeri che ci dicono come l’Inter sia una squadra collaudata, in cui ogni elemento contribuisce efficacemente in zona gol. La Juventus, al contrario, presenta un progetto in costruzione, con un allenatore e giocatori ancora in cerca della giusta identità.
Conclusioni
I dati riportati sopra suggeriscono che, in un contesto più rodato, Vlahovic potrebbe esprimere appieno il suo potenziale ed essere ancora utile alla causa bianconera, migliorando tecnicamente sulla pulizia dei passaggi e nella protezione della palla spalle alla porta.
Antonino Nicolò
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