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Pioli, ma quale “livello Champions”? Anche la Roma fa un altro sport…

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Milan

Con l’eliminazione dall’Europa League, l’epopea di Stefano Pioli al Milan rischia di concludersi nel peggior modo possibile.

Pioli, altroché “livello da Champions

Alla vigilia dell’andata dei quarti di finale di Europa League contro la Roma, Stefano Pioli disse “il Milan è sullo stesso livello delle squadre viste ieri in Champions League“. Eravamo alla vigilia di un mercoledì europeo che ci aveva regalato due sfide del calibro di Arsenal-Bayern Monaco e Real Madrid-Manchester City.

Un vero e proprio festival del gol, che a qualcuno fece gridare a un cambiamento di paradigma per quanto concerne la gestione delle partite. “A calcio si vince facendo un gol in più dell’avversario” disse qualcuno. Un’ovvietà, se solo certe frasi non venissero strumentalizzate per fini propagandistici.

Eppure, le gare di ritorno sono terminate 1-0 (per il Bayern) e 1-1. Con i campioni in carica eliminati da una squadra (il Real) che ha trascinato la gara sino ai calci di rigore con un catenaccio d’altri tempi. Al di là di queste digressioni, è parso abbastanza evidente che le parole del tecnico emiliano siano state un boomerang.

Pioli

I giullari di corte del Regno d’Italia

All’indomani della retrocessione del Milan in Europa League, conseguenza diretta del terzo posto nel suo girone di Champions, la comunicazione nostrana si è esibita nei voli pindarici che meglio le riescono. Il campo ha detto una cosa, noi ne diciamo un’altra. E la narrativa ha un peso nella comunicazione di massa, ovvero quello di convincere le persone che la realtà sia diversa da quella a cui hanno appena assistito. 

E allora via con le fanfare di corte, a suon di “il Milan sarebbe potuto passare“. “Ha buttato via il passaggio del turno nelle prime due gare del girone” come se le lezioni di calcio subite dal Borussia Dortmund e dal PSG (le squadre che poi hanno passato il turno) rispettivamente a San Siro e al Parco dei Principi non contassero nulla. E in particolare i giallo neri, che proprio nella trasferta di Milano avevano sancito una differenza netta dal punto di vista tecnico con i rossoneri, si sono qualificati per la semifinale a discapito dell’Atletico Madrid.

Sì, la stessa squadra che aveva precedentemente eliminato l’Inter. Inter che in Italia domina la Serie A con venti punti di vantaggio sui cugini. E anche in quel caso, nonostante il dominio pressoché totale al Wanda Metropolitano degli spagnoli, la narrativa fu la medesima: “rimpianto Inter“, “qualificazione buttata via“.

Pioli

Milan-Pioli, separazione inevitabile

Non ci vuole certo un genio o un luminare calcistico, ma solo una persona onesta intellettualmente e priva di bias ideologici di sorta, per rendersi conto che il Milan è uscito dalla Champions League poiché inferiori ai propri avversari e non certo per demeriti propri. Così come era facile prevedere che il Milan non avrebbe vinto l’Europa League, vista la presenza di colossi come il Liverpool o il Bayer Leverkusen.

Certo, c’è modo e modo di abbandonare una competizione. Nessuno avrebbe potuto rimproverare nulla a Pioli se fosse uscito contro una delle due squadre sopracitate, ma se persino la Roma di De Rossi si dimostra superiore ai rossoneri allora i capi d’accusa nei confronti del tecnico emiliano diventano impossibili da confutare anche per la miglior arringa del miglior Perry Mason. La facilità con la quale un allenatore esordiente ha sovrastato, dal punto di vista tattico, Pioli è un campanello d’allarme impossibile da ignorare in quel di Milanello.

Il Milan non è certamente un top team, ma il progetto di Pioli sembra essersi completamente arenato e un avvicendamento in panchina a fine stagione sembra inevitabile. Non credo che a Pioli si potesse chiedere di più in campionato e in Europa, forse in Coppa Italia, ma non è quello il punto. I rossoneri sono una squadra perennemente uguale a sé stessa, che non si migliora mai e che addirittura sembra peggiorare.

Del resto lo ha detto lo stesso Pioli in conferenza stampa, nell’immediato post-partita di ieri sera, con delle parole che hanno il sapore della resa. E anche l’invito ai tifosi ad attendere pazientemente il finale di una stagione a cui non hanno più nulla da chiedere, se non l’umiliazione di vedersi alzare in faccia la seconda stella nel derby dai cugini nerazzurri, assume i connotati di armistizio all’interno di un matrimonio destinato a finire.

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Serie A, la classifica dell’anno solare 2024

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Serie A

Serie A 2024, ecco la classifica dei punti conquistati nell’anno solare. Dominio assoluto dell’Inter, mentre la Lazio sale sul podio.

Con il campionato 2024/25 che si avvia verso la sosta natalizia, emerge un dato curioso e significativo, ovvero i punti conquistati dalle squadre di Serie A nell’arco dell’anno solare 2024. In questa speciale classifica, a brillare è l’Inter di Simone Inzaghi, fresca vincitrice dello Scudetto, che ha totalizzato ben 77 punti in 33 partite. I nerazzurri guidano saldamente, staccando di 9 lunghezze l’Atalanta, seconda con 68 punti, e confermando il loro status di squadra più costante e performante dell’anno.

La vera sorpresa, però, arriva dalla Lazio, terza con 62 punti nonostante un 2024 turbolento, segnato dal cambio di ben tre allenatori. Il podio biancoceleste sottolinea una tenacia che va oltre le difficoltà tecniche e organizzative.

Serie A

ESULTANZA LAZIO CON MARCO BARONI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Le sorprese in negativo

Fuori dal podio, la classifica annuale riserva sorprese anche in negativo.

Il Napoli, attuale capolista della stagione 2024/25, è solo settimo con 54 punti, evidenziando un’annata complessivamente sottotono rispetto agli standard che sta mostrando ora. Ancora peggio la Juventus, ottava con 53 punti, lontana dai vertici e protagonista di un autentico tracollo avvenuto dopo la sconfitta contro l’Inter lo scorso 5 febbraio.

E se i bianconeri arrancano, la Roma affonda. La squadra giallorossa, anch’essa segnata dal cambio di tre allenatori, si trova al nono posto con appena 48 punti, complice un avvio disastroso nella nuova stagione, dove ha raccolto soltanto 13 punti nelle prime 13 gare.

L’anno solare della Serie A

1) Inter – 77 punti in 33 partite
2) Atalanta – 68 punti (33)
3) Lazio – 62 punti (33)
4) Milan – 58 punti (32)
5) Fiorentina – 55 punti (33)
6) Bologna – 55 punti (32)
7) Napoli – 54 punti (33)
8) Juventus – 53 punti (33)
9) Roma – 48 punti (33)
10) Torino – 44 punti (33)
11) Genoa – 40 punti (33)
12) Empoli – 38 punti (32)
13) Udinese – 36 punti (32)
14) Hellas Verona – 36 punti (33)
15) Cagliari – 33 punti (33)
16) Monza – 32 punti (33)
17) Lecce – 27 punti (32)

*Quelle indicate sotto solo le squadre che durante l’anno solare hanno militato sia in Serie A che in Serie B. Il punteggio indica solo i punti della Serie A.
18) Frosinone – 16 (20)
19) Sassuolo – 14 (20)
20) Parma – 12 (13)
21) Como – 10 (13)
22) Venezia – 8 (12)
23) Salernitana – 5 (20)

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Gli Under 20 con più minuti nei top 5 campionati europei

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Yamal

Scopriamo chi sono i talenti più cristallini di tutto il panorama europeo: ecco la top 10 degli Under 20 con più minutaggio nei migliori campionati europei.

In ogni squadra ci sono dei talenti da coltivare. Vediamo quali sono i dieci giocatori Under 20 che hanno giocato più minuti in questa stagione nei 5 principali campionati europei (Francia, Germania, Spagna, Inghilterra e Italia).

La Top 10 degli Under 20 con più minuti

Ovviamente ci sono calciatori che, per vari motivi, in questa stagione hanno giocato meno e quindi non rientrano in classifica, pur essendo cruciali per la propria squadra. Tra questi: Santiago Castro, Comuzzo, Coppola, Zaire-Emery, Rico Lewis e Garnacho.

Under 20

L’ESULTANZA DI CASTRO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

10 – Nico Paz

799 minuti (Como, 20 anni)

9 – Habib Diarra

842 minuti (Strasburgo, 20 anni)

8 – Patrick Dorgu

852 minuti (Lecce, 20 anni)

7 – Valentin Atangana

860 minuti (Reims, 19 anni)

6 – Rade Belahyane

871 minuti (Hellas Verona, 20 anni)

5 – Joao Neves

88o minuti (PSG, 20 anni)

4 – Pau Cubarsí

935 minuti (Barcellona, 17 anni)

3 – Lamine Yamal

980 minuti (Barcellona, 17 anni)

2 – Guillaume Restes

990 minuti (Tolosa, 19 anni)

1 – Cristhian Mosquera

990 minuti (Valencia, 20 anni)

Dati presi da Transfermarkt.

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Serie A, quanto “costa” un infortunato?

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Juventus, Bremer

Quanto costa ad un club pagare un giocatore infortunato? Calcio & Finanza ha evidenziato la spesa dei venti club di Serie A.

A questo mondo tutto ha un costo, anche gli infortuni dei calciatori. Non solo nella misura in cui l’assenza di uno o più calciatori importanti può pregiudicare l’andamento di una stagione, e quindi l’eventuale raggiungimento di obiettivi sportivi ed/o economici, ma anche dal punto di vista della svalutazione economica.

Serie A, 230 milioni in fumo per gli infortuni: tutti i dati

E’ quanto emerso dal Social Football Summit 2024, andato in scena a Roma fra il 19 e il 20 Novembre. E’ stata la stessa AIC (acronimo che sta per Associazione Italiana Calciatori, n.d.r.) a renderlo noto, tramite le parole del suo presidente Umberto Calcagno. Insieme al Direttore Organizzativo Fabio Poli e al collaboratore Marco Piccinni, l’AIC ha analizzato il processo di svalutazione economica causata da infortuni superiori ai 90 giorni.

Una ricerca denominata “Injury Time” ha evidenziato che un calciatore (fra quelli militanti nelle squadre che disputano almeno 54 partite a stagione) vada mediamente incontro a 71 infortuni l’anno. Un dato che riguarda i calciatori impiegati dalle proprie squadre per circa il 90% dei minuti disponibili, ma l’aumento delle partite causato dal nuovo format rischia di portare i giorni d’indisponibilità ad un incremento del 50%.

Ne consegue che, nella peggiore delle ipotesi, il fruitore calcistico non potrebbe godere (per un terzo delle partite) degli atleti per i quali paga un biglietto o un servizio di streaming. Uno scenario che cozza con la volontà degli organi di controllo calcistici, che volevano regalare al pubblico un’esperienza sportiva più godibile ma che rischiano di schiacciare la spettacolarità delle partite con un calendario congestionato.

La seconda parte della ricerca, invece, verte sul costo complessivo che le società calcistiche devono sobbarcarsi quando si fanno carico dei giocatori infortunati. Nella stagione 2023/2024, i club italiani, inglesi e spagnoli hanno sostenuto uno sforzo economico pari a 1475 milioni di euro.

Una spesa che la Premier League ha sostenuto da sola per oltre la metà, ovvero il 58%. La Liga il 26%, mentre la Serie A il 16%: per un totale di 230 milioni di euro. Il valore economico dei giorni di indisponibilità dei calciatori infortunati di Premier, Liga e Serie A è stato di 707 milioni di euro complessivi per la stagione 2023/2024. 785 milioni, invece, è il costo complessivo per la svalutazione dei cartellini dei calciatori.

Serie A

DUVAN ZAPATA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

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