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Ranking UEFA, la situazione e quante possibilità ha l’Italia
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Vediamo la situazione del Ranking UEFA in base ai risultati delle prime fasi delle competizioni europee, l’Italia è attualmente al 2° posto.
Come accade per ogni turno però i risultati impattano anche sul Ranking UEFA per il 2024/25. Ricordando che esso comporta avere un posto extra alle prime due classificate, analizziamo la situazione che è comunque parziale in attesa dei match del mercoledì e di quelli del giovedì d’Europa League.
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PALLONE EUROPA LEAGUE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Ranking UEFA, la situazione
L’Italia è al secondo posto in questa speciale classifica, davanti alla Spagna, che ha di poco superato il Portogallo come si legge sul sito ufficiale della Uefa. L’Inghilterra fa ancora da battistrada con distacco ma alle sue spalle c’è bagarre. Il nostro calcio conserva ancora un buon vantaggio, ma i risultati di Champions hanno ridotto il gap soprattutto con la Spagna e Germania soprattutto, le due leghe che più possono preoccupare in vista del prosieguo delle coppe.
RANKING UEFA STAGIONALE 2024/2025
1. Inghilterra 17.785070
2. ITALIA 14.562
3. Spagna 14.142 4. Portogallo 13.450
5. Germania 12.750
6. Francia 12.214
7. Belgio 11.700
Focus
Juventus, Nico Gonzalez un investimento che non convince
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Dopo l’eliminazione in Champions, esplode il caso Nico Gonzalez in casa Juventus: costato quasi 40 milioni, l’argentino delude ancora.
L’eliminazione della Juventus ai playoff di Champions League contro il PSV Eindhoven ha scatenato un’ondata di critiche nei confronti di Thiago Motta e delle sue scelte, soprattutto quelle riguardanti gli acquisti estivi.
Tra queste, spiccano la decisione di tenere in panchina per oltre 70 minuti Thuram, il centrocampista più in forma dell’organico, l’impiego di un Koopmeiners febbricitante e, soprattutto, la gestione di Nico Gonzalez. L’esterno argentino è rimasto in campo per tutti i 120 minuti, senza mai dare l’impressione di poter fare la differenza. E proprio su di lui si è acceso il dibattito più acceso tra i tifosi bianconeri.
A pesare è anche l’obbligo di riscatto scattato di recente, che ha reso Gonzalez un giocatore della Juventus fino al 2029. Un’operazione che, tra prestito, riscatto e bonus, sfiora i 40 milioni di euro. Un investimento importante che, finora, non ha prodotto i frutti sperati: appena tre gol in maglia bianconera e un infortunio che lo ha tenuto fuori per oltre due mesi.
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NICOLAS GONZALEZ IN AZIONE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Juventus, in estate spese eccessive
Al di là delle prestazioni deludenti, un altro problema è la sua collocazione tattica. Nico Gonzalez ha già cambiato più ruoli in stagione: ha giocato a destra (sua posizione naturale), a sinistra e persino come punta centrale in assenza di Vlahovic. Anche contro il PSV la sua posizione è apparsa discutibile: inizialmente schierato a sinistra per far spazio a Conceição, è rimasto lì anche dopo l’ingresso di Yildiz: scelta, questa, che ha lasciato perplessi tifosi e addetti ai lavori.
Oltre a lui, anche Koopmeiners e Douglas Luiz non stanno ripagando le aspettative. Una campagna acquisti che, al momento, non sembra aver portato il salto di qualità atteso e che ha alimentato i dubbi sulla strategia della società.
Resta da capire se Nico Gonzalez riuscirà a smentire le critiche e a dimostrarsi un valore aggiunto fino a fine stagione, ma il tempo per convincere i tifosi inizia a scarseggiare.
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Atalanta, i numeri dal dischetto: male anche in A
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Il caso Lookman-Gasperini ha acceso i riflettori sulla percentuale di rigori segnati dai giocatori dell’Atalanta. Da inizio stagione c’è un problema.
L’Atalanta ha vissuto momenti intensi nelle ultime ore, a seguito della sconfitta subita contro il Club Brugge nei playoff di Champions League. Dopo la partita, le parole dell’allenatore Gasperini, che ha definito Lookman “pessimo rigorista”, hanno scatenato la risposta dell’attaccante nigeriano sui social. Questo ha dato vita al cosiddetto “caso rigori” nell’Atalanta. Ma qual è la reale situazione alla luce dei dati?
Atalanta, i problemi dal dischetto
L’Atalanta, per vari motivi, ha avuto diversi rigoristi da inizio stagione. Nei primi 25 turni di campionato, la squadra si è presentata dal dischetto 5 volte, con 3 rigoristi differenti. Mateo Retegui è stato il primo incaricato, segnando contro il Lecce, seguito da Pasalic, il cui tiro è stato parato contro il Torino. Poi è toccato a Lookman, che ha segnato contro il Como. Retegui ha poi segnato di nuovo contro il Genoa, per poi vedersi parare il rigore da Milinkovic-Savic nel ritorno contro il Torino. In totale, l’Atalanta ha segnato 3 rigori su 5, con una percentuale di realizzazione del 60%.
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il gol di Charles De Ketelaere (foto KEYPRESS)
I numeri nelle coppe
In Coppa Italia, l’Atalanta non ha mai battuto un rigore quest’anno. In Champions League, invece, sono stati 3 i tiri dal dischetto per i nerazzurri. Retegui ha visto ipnotizzare il suo tiro da David Raya dell’Arsenal, mentre De Ketelaere non ha sbagliato contro il Real Madrid. Poi c’è stato l’errore di Lookman contro il Club Brugge, che ha contribuito all’eliminazione della squadra da parte di Gasperini. In Europa, la percentuale di realizzazione è del 33%, con 2 rigori sbagliati su 3.
De Ketelaere è l’unico giocatore dell’Atalanta a avere il 100% di realizzazione dai rigori (1 su 1). Ora tocca a Gasperini gestire questa situazione, con il campionato come unica competizione rimasta e la corsa allo scudetto ancora aperta.
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Fonte: Gianluca Di Marzio
Focus
Atalanta, Lookman e il rigore: il confine sottile tra eroismo ed egoismo
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Il rigore di Lookman avrebbe potuto cambiare la storia di Atalanta-Club Brugge. Le dichiarazioni post-partita di Gasperini riaccendono il dibattito sui rigori.
C’è stato un momento, ieri sera, che avrebbe potuto riscrivere completamente la storia di Atalanta–Club Brugge. Al minuto 61, Ademola Lookman, entrato all’intervallo e subito autore del gol che aveva riacceso le speranze della Dea, si è preso la responsabilità di calciare il rigore conquistato da Cuadrado. Un’occasione perfetta per dare il via alla rimonta nerazzurra.
Ma il nigeriano ha fallito: tiro poco angolato e Mignolet ha spento ogni illusione atalantina, consegnando di fatto la qualificazione alla squadra belga. Nel post-partita, Gasperini non ha nascosto la delusione per la scelta dell’attaccante: “Lookman è uno dei peggiori rigoristi che abbia mai visto. Anche in allenamento ha una percentuale di realizzazione bassissima. In campo c’erano Retegui e De Ketelaere, che potevano tirarlo, ma lui, nell’euforia del gol appena segnato, ha preso il pallone. Questo gesto non mi è per niente piaciuto”.
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ADEMOLA LOOKMAN SI FA IL SELFIE A FINE GARA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Lookman, il confine sottile tra leadership ed egoismo
Come spesso accade in questi casi, il dibattito si è acceso subito dopo il match: i rigori devono essere calciati solo da chi è designato o da chi, in quel momento, sente di poterlo fare? Lookman, fino a quel punto l’unico in grado di dare una scossa alla squadra, ha scelto di prendersi la responsabilità, ma il suo errore è diventato fatale.
Un atto di leadership di chi voleva trascinare la squadra o un gesto egoista che ha ignorato le gerarchie? Il confine è sottilissimo. Se quel pallone fosse finito in rete, probabilmente oggi si parlerebbe di un’altra partita e di un Lookman ancora eroe della serata e decisivo in Europa. Purtroppo, però, con i se e con i ma non si va da nessuna parte: il gol non è arrivato e la sua scelta lo ha reso il simbolo di una serata amara per la Dea.
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GIAN PIERO GASPERINI RAMMARICATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Atalanta, una lezione per il futuro
La delusione è forte, ma l’Atalanta deve guardare avanti. L’eliminazione brucia perché, fino a qualche mese fa, questa squadra aveva dominato il Bayer Leverkusen campione di Germania e dimostrato di poter competere ad alti livelli. Ora il focus dovrà spostarsi sul campionato, dove c’è ancora molto in gioco.
E Lookman? Il suo errore pesa, ma fa parte del percorso di crescita di un giocatore che ha spesso dimostrato di essere decisivo. D’altronde, come sappiamo, i rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli. L’importante per lui sarà saper reagire, perché il calcio, così come sa essere crudele, offre sempre un’occasione per riscattarsi.
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