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Saudi Pro League, la bolla saudita è già scoppiata

L’esperimento Saudi Pro League è tecnicamente fallito, ma deve essere tenuto in vita “artificialmente”: almeno fino al 2034.

Avete presente l’Ucraina? Ovvero un paese virtualmente fallito, ma tenuto artificialmente in vita dai denari americani per motivi propagandistici? Ecco, il campionato saudita è praticamente la stessa cosa.

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Saudi Pro League, progetto a tempo: obiettivo “Mondiale”

Se la data di scadenza appiccicata sulla fronte di Kiev è il Novembre del 2024, periodo in cui si terranno le elezioni presidenziali americane, quello della Saudi Pro League è il 2034. Non si tratta (ovviamente) di un problema economico in questo caso, ma che l’esperimento saudita fosse a scadenza lo si sapeva già.

Parimenti a quanto fatto dal Qatar, che ha (vanamente) cercato di “ripulire” la propria immagine in vista dei Mondiali del 2022, il progetto Saudita prevede la sponsorizzazione del proprio paese (in maniera particolare utilizzando il calcio come veicolo) in vista dei Mondiali del 2034: assegnati proprio al paese arabo.

Tante le scelte commerciali che sono andate in questo senso. Dal tentativo di restaurare la Nazionale dell’Arabia Saudita, affidandola a Roberto Mancini, passando per i tanti campioni convinti a suon di milioni ad andare a giocare in Arabia. Tuttavia, nonostante i numerosi investimenti, il progetto saudita fatica a carburare.

I club sauditi hanno dimezzato gli investimenti sul mercato

Partiamo dai numeri. La scorsa estate, ovvero quella del “lancio” del progetto saudita in quanto immediatamente successiva allo sbarco in Oriente di Cristiano Ronaldo, le squadre saudite hanno mosso quasi un miliardo di euro sul mercato. Un flusso di denari sterminato, che portò in molti a vedere nella Saudi Pro League un campionato destinato a diventare, nel giro di un paio d’anni, fra i migliori al mondo.

Molte scelte di mercato, fra cui certe clausole folli e al limite dell’irragionevole come quella con cui il Napoli si è legato mani e piedi a Victor Osimhen, sono state fatte e pensate in funzione di questo mare magnum: che si pensava inesauribile. Eppure questa estate i club sauditi hanno praticamente dimezzato la propria capacità di spesa, facendo registrare uscite inferiori al mezzo miliardo di euro

.

Pensate che l’Al-Hilal, l’anno scorso una delle regine del mercato (terza squadra al mondo per investimenti profusi dopo Chelsea e PSG), quest’anno ha visto ridursi la propria capacità di spesa praticamente ad un terzo dell’anno precedente: passando da oltre 370 milioni spesi sul mercato a 93. 

La Saudi Pro League è un flop: non la guarda nessuno

Un’inversione di tendenza che non si spiega soltanto con la necessità (relativa) di calmierare gli investimenti, ma anche (e soprattutto) con la maggiore e crescente riluttanza dei calciatori importanti ad accettare la destinazione saudita. La Saudi Pro League (per ora) non è diventata quello che tutti si aspettavano e, se questo in parte era fisiologico e prevedibile, le prospettive non sono certo delle più incoraggianti.

Del resto fu lo stesso Cristiano Ronaldo, lo scorso Gennaio, a dire che la Saudi Pro League fosse già uno dei primi cinque campionati al mondo. Addirittura anteponendola alla Ligue 1 nella sua personalissima graduatoria, stilata non si capisce sulla base di quali parametri. Tuttavia, la realtà dei fatti è ben diversa da quella sbandierata dal pensionato portoghese e si riflette nella totale incapacità delle autorità saudite di rendere il proprio prodotto attrattivo.

La Saudi Pro League non la guarda letteralmente nessuno (almeno il campionato francese mezzo miliardo di euro l’anno in diritti televisivi li muove ancora, caro Cristiano), né in patria né tantomeno all’estero, e gli stadi sono sempre tristemente vuoti. Non siamo ancora ai livelli del Qatar, dove persone raccattate casualmente per strada venivano pagate per assistere alle partite facendo finta di essere tifosi, ma non siamo troppo lontani.

Per questo motivo i rappresentanti delle istituzioni saudite, nei prossimi giorni, inizieranno un lungo pellegrinaggio in giro per l’Europa, nella speranza di trovare qualcuno che gli insegni come fare impresa sportiva. E, per incentivare i professionisti europei a rispondere al loro disperato appello, sono disposti a mettere sul piatto sgravi economici e un regime fiscale particolarmente agevolato

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Si parla di: zero tasse sulle persone fisiche; aliquota unica del 20% per le società; Iva al 15%. E, grazie ad accordi bilaterali stipulati con molti paesi (Italia compresa), non è prevista doppia tassazione in patria. Nessuno può sapere se queste mosse salveranno il progetto saudita, ma ciò che appare certo è che difficilmente la Saudi Pro League si trasformerà nel tanto auspicato Nirvana calcistico.

Aggiornato al 04/09/2024 20:01

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Pubblicato da
Marco Palleschi Terzoli

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