Focus
Sustenabilia: nuova piattaforma della Figc dedicata alla sostenibilità
La Figc ha recentemente presentato una nuova piattaforma digitale dedicata alla sostenibilità sociale e ambientale, che prende il nome di Sustenabilia.
Questa iniziativa intende fare del calcio un nuovo forte punto di partenza, in grado di generare un cambiamento culturale e ambientale all’interno delle nuove comunità.
Parte della strategia messa in atto riprende ciò che già fu lanciato nel 2023, andando a raccogliere in un unico posto tutte le iniziative sociali di cui la federazione si è resa protagonista negli anni.
L’obiettivo di Sustenabilia
La Figc mira ad espandere i propri orizzonti, contando soprattutto sull’impegno di giocatori, allenatori, dirigenti, tifosi e istituzioni. Uniti in un unica missione atta a rendere il gioco una matrice di cambiamento.
L’obiettivo principale è quello di sensibilizzare e mantenere aggiornati gli utenti, tramite contenuti inediti e esclusivi, come: tutorial, infografiche, reportage, eventi e campagne di sensibilizzazione. in modo tale da raggiungere sempre più persone possibili, attraverso una promozione ad hoc, che sfrutta i metodi di comunicazione più moderni.
La piattaforma in questione sarà strutturata in 11 diverse sezioni, ognuna con un ruolo a se stante, corrispondenti alle Policy della Strategia di Sostenibilità Figc e in linea con i dettami della Uefa. I temi che saranno trattati riguardano i grandi problemi che affliggono la società odierna, come: razzismo, disuguaglianza, salute e benessere, economia circolare ed emergenza climatica.
Le parole di Gravina
Il Presidente della Figc, Gabriele Gravina, ha dichiarato l’importanza del progetto Sustenabilia. Inaugurando così una nuova stagione di impegno civile e responsabile di cui si renderà protagonista il calcio. Dando così seguito a ciò ce fu promesso dal suo attuale presidente al momento della candidatura. Di seguito le sue parole:
“Sostenabilia è la dimostrazione concreta di quanto crediamo nelle capacità proattive del calcio per migliorare la qualità della vita delle Comunità dove insiste la nostra attività. Stiamo investendo in professionalità e risorse affinché, grazie al ruolo di guida della Figc, il calcio sia sempre più un luogo di cultura e un generatore di benessere, inteso nella sua accezione più ampia, con l’essere umano al centro di una progettualità che parte da lontano, dal concetto di nuovo ‘Umanesimo sportivo’ che aveva ispirato il programma della mia candidatura alla presidenza federale nel 2018”.
Quindi “Sostenabilia” rappresenterebbe un notevole step in avanti per nostro calcio. Da sempre vincolato troppo al passato, e che quasi mai si è mostrato lungimirante nell’attuare cambiamenti utili a rendere lo sport che tanto amiamo un veicolo di cambiamento positivo.
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Carlo Ancelotti, nato per vincere: chi sono gli altri
Con la vittoria di ieri sul Pachuca nella finale dell’Intercontinentale, Carlo Ancelotti è diventato l’allenatore più vincente nella storia del Real Madrid.
30 trofei all’attivo in carriera, di cui 15 con il Real Madrid. Quanto basta per renderlo il tecnico più vincente nella storia della Casa Blanca, nonché uno dei più vincenti in assoluto nella storia di questo sport.
Ancelotti did it again, tutti i titoli di “Re Carlo”
Con la vittoria di ieri (3-0) sul Pachuca nella finale della Coppa Intercontinentale, Carlo Ancelotti ha superato Miguel Munoz (che si era fermato a 14 titoli) per trofei vinti: diventando l’allenatore più vincente nella storia del Real Madrid. Il tecnico italiano aveva già superato nomi del calibro di Zinedine Zidane (11), Luis Molowny (9), Vicente Del Bosque (7), Arthur Johnson e Leo Beenhakker (5).
Fin qui, nella sua straordinaria carriera, Re Carlo da Reggiolo ha vinto la bellezza di 30 trofei. Ha vinto infatti 5 volte la Champions League; 3 volte il Mondiale per Club; 1 volta la Premier League; 1 volta la DFB-Pokal; 2 volte la Liga; 1 volta la Coppa Italia; 1 volta la Ligue 1; 5 volte la UEFA-Supercup; 1 volta la League Cup; 2 volte la Copa del Rey; 1 volta la Serie A; 2 volte la DFL-Supercup; 1 volta il Community Shield; 1 volta la Supercoppa Italiana; 2 volte la Supercoppa di Spagna; e 1 volta la Coppa Intercontinentale.
Ancelotti, quindi, si conferma il quarto allenatore più vincente della storia del calcio. Stacca di tre titoli Valery Lobanovsky (27) e di quattro José Mourinho (26). Dietro di lui restano la coppia Ottmar Hitzfeld e Jock Stein (25), oltre alla coppia Giovanni Trapattoni e Walter Smith (22). Davanti a lui rimangono Mircea Lucescu (34), Pep Guardiola (38) e l’inarrivabile Sir Alex Ferguson (49).
Focus
Con Jimenez Fonseca ha trovato il suo “nuovo” Tiago Santos
Alex Jimenez è stata una delle poche note liete (forse l’unica) del momento del Milan, deflagrato in una sfera di negatività dopo il pari con il Genoa.
Nella grigia serata di San Siro, dove il piatto pareggio a reti bianche contro il Genoa ha “rovinato” la festa per i 115 anni di storia del Diavolo, il Milan e Fonseca potrebbero aver scoperto una gemma di rara preziosità.
Nel calcio i “modelli” non si esportano
Appena arrivato a Milano, Fonseca ha cercato di replicare in Via Aldo Rossi l’impianto di gioco che gli aveva permesso di riportare il Lille ai fasti d’un tempo. Del resto, e nessuno ne ha mai fatto mistero, il tecnico lusitano è stato scelto dalla dirigenza meneghina proprio per il gioco espresso in Francia.
Il desiderio del board americano era quello di vedere un Milan dominante e padrone del gioco, oltreché esteticamente bello da vedere. Nulla di tutto questo, perché Milano non è Lille. Le pressioni e le aspettative della piazza sono diverse. La struttura societaria è diversa. I giocatori sono diversi. Alcuni saranno sicuramente più bravi di quelli che l’ex-Roma ha lasciato nel Nord della Francia, altri meno ma non è questo il punto.
Il punto è che, provando a replicare quanto fatto oltralpe con i giocatori che si è ritrovato al Milan, Fonseca si è ben presto reso conto di non avere il materiale umano necessario. Meglio o peggio, di nuovo: non è un discorso di qualità tecnica, ma di caratteristiche tattiche. Non è un caso che la prima richiesta di Fonseca, una volta arrivato a Milanello, sia stato Tiago Santos: laterale che ha fatto sbocciare proprio a Lille.
L’esperimento di Fonseca: Jimenez “nuovo” Tiago Santos?
Tiago Santos, in patria e in Francia, viene considerato una sorta di “nuovo Cancelo“. E infatti, per lui Fonseca aveva studiato dei compiti tattici molti simili a quelli a cui il suo connazionale adempieva quando era agli ordini di Guardiola al Manchester City. Il portoghese partiva da una posizione di laterale difensivo destro in una linea a quattro, per poi venire dentro il campo in fase d’impostazione per costruire a tre.
Al Milan Fonseca non ha un giocatore con queste caratteristiche, che possa contestualmente garantire la superiorità numerica in mezzo al campo; una prima uscita più pulita; e maggiore controllo del pallone. Al suo posto è arrivato Emerson Royal (che ha caratteristiche completamente diverse) e soprattutto a sinistra non c’è Alexsandro Ribeiro o Ismaily ma Theo Hernandez, che certo non puoi relegare a fare il centrale.
Per questo motivo, Fonseca le ha provate tutte. Prima ha portato l’ex-Tottenham dentro il campo (con risultati pessimi), poi ha fatto la stessa cosa con Theo. Quindi ha abbassato (a turno) uno dei due interni (Fofana e Reijnders) in mezzo ai due centrali, rispolverando l’imperitura salida lavolpiana, e poi ha provato a costruire sempre a tre ma accentrando uno dei due laterali (Emerson) per poi alzare l’altro (Theo).
Chi è Jimenez e come può risolvere i problemi del Milan
Nulla di tutto questo ha funzionato. Qualsiasi sistema di gioco scegliesse, Fonseca finiva sempre per “perdere” uno dei suoi giocatori migliori. Prima Theo, poi Leao. Quest’ultimo è stato parzialmente rivitalizzato dalla scelta di affiancarlo al centravanti in fase di costruzione, portandolo a giocare quasi da seconda punta in fase di possesso, schiacciando l’esterno opposto (soprattutto Musah, ma anche Chukwueze) sul laterale destro.
Una scelta che ha pagato sul breve periodo, regalando compattezza e solidità alla squadra, ma che alla lunga è parsa imbrigliare il Milan, appiattendolo su dettami tattici troppo rigidi e che non le permettevano di esprimere a pieno la qualità dei suoi interpreti. Fonseca ha lamentato spesso l’assenza di una vera e propria alternativa al laterale francese, che l’hanno spinto ad adattare diversi giocatori in sua assenza.
Tanto che, ad inizio stagione, giocò addirittura Saelemaekers (prima di essere ceduto in prestito alla Roma) terzino sinistro. Un po’ per necessità e un po’ per volontà, contro il Genoa l’allenatore portoghese ha deciso di dare pista ad Alex Jimenez. Prodotto della cantera del Real Madrid, in estate il Milan lo ha riscattato (dopo che la scorsa stagione era arrivato in Lombardia in prestito) per circa 5 milioni di euro.
Non solo vice: il Milan ha già in casa il dopo-Theo?
Una scelta sintomatica della fiducia che la dirigenza nutre in questo ragazzo. Fondamentalmente destro di piede ma bravo a disimpegnarsi anche con il mancino, con il Milan Futuro Jimenez ha giocato prevalentemente da esterno d’attacco. Sintomatico delle sue qualità offensive, ma Fonseca in carriera ha dato a più riprese dimostrazione di saper plasmare giocatori con velleità offensive in porzioni di campo non propriamente convenzionali.
Basti pensare a Weah della Juventus, che con lui al Lille giocava terzino destro. Jimenez, per caratteristiche, è il giocatore della rosa del Milan che maggiormente si avvicina a Tiago Santos. Con le dovute differenze (lo spagnolo è più un giocatore di fascia che un play disossato), ma non è da escludere che Fonseca voglia provare a portarlo dentro il campo. Dato che, e ormai lo abbiamo capito tutti, per Fonseca Emerson è un terzino posizionale. Il terzino bloccato che, in fase d’impostazione, stringe assieme ai due centrali.
Rimarrebbe sempre il problema di dove collocare Theo Hernandez in questo sistema, ma l’idea di poter alternare due giocatori validi, variando modo di impostare a seconda dell’avversario, è certamente un qualcosa che non può non far felice Fonseca, arrovellato com’è a cercare soluzioni che garantiscano imprevedibilità e profondità al suo Milan.
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Juventus, Vlahovic e Haaland molto simili tranne nei gol
L’attaccante serbo della Juventus, Dusan Vlahovic e Erling Haaland del Manchester City hanno statistiche simili in tutto tranne nei gol, ma di chi è la colpa?
Il paragone tra il calciatore della Juventus, Vlahovic, e Haaland va avanti da molto tempo, in un confronto che è apparso impari molte volte non considerando l’impatto che possa avere la squadra in cui giocano sulle loro statistiche.
Juventus, le statistiche a confronto tra Vlahovic e Haaland
Vlahovic e Haaland sono due grandi attaccanti e i freddi numeri in realtà non sono affatto lontani. Le statistiche di questa stagione dicono che i due hanno la stessa percentuale di duelli vinti, la stessa percentuale di passaggi riusciti, lo stesso numero di recuperi e addirittura il serbo è leggermente superiore per duelli aerei vinti. Il numero di occasioni create premia di pochissimo il norvegese, ma anche nei contrasti e nei falli subiti i due sono sostanzialmente pari.
Statistica sui gol
A conti fatti un solo dato che oggi divide enormemente Vlahovic e Haaland ed è, purtroppo per la punta bianconera, il dato sulla precisione nel tiro. Il bomber del Manchester City ha una percentuale di tiri in porta del 65,5% mentre l’ex-Fiorentina si ferma al 47,4%. È quindi inevitabile che la percentuale di conversione in gol dei tentativi sia molto più alta per Haaland anche se da ottobre in poi anche lui abbia frenato la sua corsa in zona gol (solo 3 in Premier in 10 gare).
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