Il gol, il suo pane quotidiano. Spettacolari, di rapina, mai banali, spesso decisivi, peccato che il cielo rossazzurro lo abbia solcato nel periodo più nero per il Catania, perché “l’arciere” rimane uno degli attaccanti più forti che abbia vestito la casacca rossazzurra.
Stiamo parlando di Emanuele Calaiò, bomber siciliano classe 1982, in esclusiva ai microfoni di FTRedazioneSport.
Ciao Emanuele, sei d’accordo con la decisione di riprendere a giocare il Campionato?
Sicuramente dietro al Campionato c’è un business enorme, esistono tante ragioni per cui il Campionato debba riprendere, una di queste certamente é la questione legata ai diritti televisivi, linfa vitale per tantissime squadre, ma forse ci stiamo protraendo un po’ troppo con le tempistiche, quindi nonostante tutti i protocolli e le rassicurazioni, penso sia più giusto fermarsi e ripartire a settembre.
Come ricordi la tua esperienza al Catania?
Conservo un ricordo bellissimo di Catania e del Catania, nonostante il triste epilogo che ha avuto la mia esperienza. Quando mi sono trasferito, ero convinto delle potenzialità della squadra, avevamo una rosa importante, pronta per vincere il Campionato ed andare in Serie A, ma abbiamo avuto tante difficoltà; i cambi di allenatore, problemi organizzativi societari e svariati fattori che hanno influito negativamente sulla stagione. Nonostante tutto, io e la mia famiglia siamo stati benissimo, Catania é una città magica, i tifosi calorosi, un amore sviscerato per la maglia. Infatti questa esperienza rimane uno dei miei più grossi rammarichi sportivi, il non aver fatto qualcosa di importante con la maglia di una squadra che era stata 10 anni in Serie A, con la quale avevo firmato un triennale, la squadra sulla carta era fortissima, rimane una grande delusione.
Cosa pensi della situazione societaria attuale?
Dispiace tantissimo che il Catania navighi in cattive acque, dal possibile fallimento, al non avere ancora delle risposte concrete sul futuro. Catania, i suoi tifosi e la città non lo meritano, speriamo che il futuro, a prescindere di chi acquisti la società, riservi il posto che questa squadra merita, ovvero la Serie A.
Qual é stata la stagione sportiva più bella che ricordi?
Fortunatamente nella mia carriera ho vissuto momenti splendidi, le doppie promozioni dalla serie C alla Serie A, con il Napoli e con il Parma ad esempio sono stati momenti unici, ma anche la stagione con il Catania, a livello personale con 18 reti segnate, tra cui quella più bella della mia carriera, non lo é da meno. Impossibile scordare anche la stagione con il Pescara, ho segnato i miei primi 21 gol in Serie B a 23 anni. Ricordo con piacere anche la mia esperienza con il Siena che mi ha dato la possibilità di giocare con continuità in Serie A, conservo tanti ricordi positivi con tutte le squadre dove ho militato, ricordi unici che mi hanno fatto gioire ed emozionare…
Quale allenatore ti ha lasciato qualcosa in più a livello umano e sportivo?
Ho avuto un buon rapporto con quasi tutti gli allenatori e quasi tutti mi hanno trasmesso qualcosa, ma sicuramente Antonio Conte e Marco Giampaolo, a livello tecnico-tattico rimangono degli autentici maestri. Così come a livello caratteriale Sannino rimane uno degli allenatori che riuscivano a darti una carica in più.
Quale è stato il momento Top e Flop della tua carriera?
Il momento migliore sicuramente a Siena, nonostante mi fossi in seguito infortunato al perone, a febbraio avevo già realizzato 12 gol in Serie A, potevo tranquillamente chiudere l’anno in doppia cifra e probabilmente avrei anche esordito in Nazionale, una stagione quasi da incorniciare. Il momento negativo l’ho vissuto a Napoli, dopo una cavalcata bellissima dalla Serie C alla A, ho trovato poco spazio e non ho potuto giocarmi le chance che probabilmente meritavo.
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