I campioni in...
Il divin Codino: Roberto Baggio
Nel calcio dei nostri tempi abbiamo avuto il piacere di vedere tanti ragazzi italiani diventati poi campioni indiscussi sia in Italia sia all’estero. Ho deciso così di raccontarvi le magnifiche storie di questi giocatori ripercorrendone la carriera. Iniziamo da Roberto Baggio, divin codino che ci ha regalato gioie, emozioni, sofferenze e lacrime, ma era davvero un piacere vederlo giocare.
Era un fantasista capace di giocare dal centrocampo all’attacco, abile con entrambi i piedi sembrava essere un marziano brasiliano ma italiano. Era colui che sfornava assist, il classico trequartista che fa goal e fa segnare.
E di goal ne ha fatti tanti. Le sue presenze in in serie A sono infatti 643 e 291 goal, mentre in nazionale ha disputato 56 presenze e 27 goal. Le sue ginocchia gli hanno creato non pochi problemi, infatti nella sua ultima partita con il Brescia che ha disputato nella scala del calcio, a San Siro, in quella che è stata la sua casa per ben 51 presenze, contro un Milan che lo ha omaggiato insieme a tutto lo stadio, disse chiaramente di essere contento di smettere di giocare.
Nessuno credeva a quelle parole, ma evidentemente per il Divin Codino era diventato davvero insopportabile quel dolore. Ricordo ancora una sua immagine negli spogliatoi dove mostrò alle telecamere le condizioni del suo ginocchio. Un ginocchio, quello destro, malandato, segnato da una serie di operazioni nel corso della sua carriera, sin da quel famoso 5 Maggio 1985 data in cui ha rotto il legamento crociato interno e il menisco in una nelle ultime partite che il suo Vicenza affrontava in quel.di Rimini. Ma durante la stagione era stato già notato dalla Fiorentina, squadra con la quale si afferma. 136 partite e 55 goal gli consentono diventare il pupillo viola ,fino al momento del famoso tradimento.Sappiamo tutti del conflitto esistente tra le tifoserie viola e bianconere.
La Juve lo acquista nel 1990. Resta a Torino per 5 stagioni, si conferma leader, si consacra come giocatore, matura come uomo. 200 presenze e 115 reti, vincendo 2 campionati italiani, una Coppa Uefa, una Coppa delle coppe, due Coppe Italia e sopratutto vince nel 1993 il Pallone d’ Oro come miglior giocatore Europeo e il premio come miglior giocatore del mondo. Passa al Milan nel 1995 e vi resta per due stagione in cui rivincere il campionato italiano.
Per lui 67 partite e 19 goal in maglia rossonera. Sembrava un po essersi perso ma il passaggio al Bologna lo fa rinascere. Diventa l’ idolo dei tifosi disputando forse la miglior stagione della sua carriera. 33 partite e 23 goal prima del passaggio all’Inter nel 1998 e vi resta due stagioni. Non è sempre titolare nell’ undici iniziale ma riesce comunque a totalizzare 59 partite e 17 reti. La sua carriera sembra essere in discesa, sembrava che il ginocchio ormai lo avesse abbandonato, ma si sa ,le belle notizie arrivano quando meno te lo aspetti. E arrivò la chiamata di Carlo Mazzone che lo volle a Brescia a tutti i costi.
Il Rigamonti si riempì di nuovo e grazie alle Sue prodezze la squadra rimase in A per quattro stagioni consecutive. Certo in quest’ avventura Roberto sapeva bene di non combatte per vincere il campionato bensì di evitare la retrocessione. E vi riuscì. Con le rondinelle 101 presenze e 46 goal. Più o meno fortunata è stata l’ esperienza in nazionale con la quale disputa bel tre mondiali, Italia 90, Usa 94 e Francia 98. Il primo mondiale disputato in Italia , a far coppia con un certo Totò Schillaci, a ricordarci emozioni, notti magiche, terminate con un quarto posto.
E poi Usa 94, il goal alla Nigeria allora rivelazione del torneo, accese le speranze di noi Italiani. Da quel goal sbocciò Baggio che ci portò dritti in finale alla quale lui prese parte quasi da infortunato e che purtroppo tutti ricordiamo. Rigore sbagliato, come anche Baresi, le lacrime e il ritorno a casa. Italia vive campione del mondo. In nazionale colleziona 56 presenze e 27 goal. Divin Codino si ritira il 16 Maggio del 2004 tra gli applausi di San Siro, tra le lacrime di chi ha visto uscire dal rettangolo verde il giocatore forse più acclamato. E noi amanti del calcio non possiamo che ringraziarlo per averci fatto divertire.
Grazie Roberto.
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I campioni in rossoblu: Gigi Piras (video gol)
Gigi Piras è stato uno dei più prolifici bomber della storia del Cagliari. Una storia gloriosa, visto che il Cagliari è l’unica squadra del sud (insieme al Napoli) ad aver vinto lo scudetto
Piras giunse a Cagliari nel 1971, vestendo la maglia rossoblu per 15 stagioni.
Tra Serie A, Serie B e Coppa Italia, ha collezionato 376 partite, nelle quali ha messo a segno 104 reti.
Fu in un certo senso l’erede dell’altro Gigi, il mito rossoblu Riva.
Vediamo insieme una carrellata dei suoi gol:
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15 giugno 1974. Il “vaffa” di Chinaglia a Valcareggi
Erano i Mondiali del 74′. Il 15 giugno, nella partita d’esordio, l’Italia incontra Haiti. Match rimasto nella memoria per il “vaffa” di Chinaglia, ma non solo.
15 giugno 1974: Italia-Haiti a Monaco di Baviera
L’Italia del commissario tecnico Ferruccio Valcareggi si presenta ai mondiali del 74‘ come una delle nazionali favorite, anche perché gli azzurri sono vicecampioni in carica dopo Messico 70′.
Il match d’esordio per gli Azzurri sembra a senso unico, solo una formalità, eppure resta nei ricordi per due eventi non banali. Ma iniziamo raccontando i fatti…
La partita ha luogo a Monaco di Baviera nell’Olympiastadion, queste le formazioni iniziali:
Italia: Zoff, Spinosi, Morini, Burgnich, Facchetti, Mazzola, Capello, Rivera, Benetti, Chinaglia, Riva.
Haiti: Françillon, Bayonne, Jean-Joseph, Nazaire, Auguste, Antoine, Desir, Vorbe, François, Saint-Vil, Sanon.
La partita inizia come ci si aspetta, l’Italia conferma di essere di un altro livello, e di poter avere la meglio con facilità sui centro-americani.
Tuttavia dopo i primi minuti promettenti, gli azzurri si adagiano, credendo di poter vincere la partita senza sforzi. Dunque il gioco si svolge per lo più con l’Italia che crea occasioni, ma senza riuscire a finalizzare, tant’è che si va al riposo con le porte di Zoff e Françillon che restano inviolate.
L’inizio della ripresa è il momento in cui si concretizza il primo dei fatti storici di questo incontro.
Infatti al primo minuto del secondo tempo Haiti attacca, Vorbe serve un passaggio in profondità per Emmanuel Sanon, il centravanti haitiano si trova solo al cospetto di Dino Zoff, lo supera, e mette la palla in rete. Fermato a 1142 minuti il record di imbattibilità del portierone azzurro.
Quindi al minuto 46′ l’Italia si trova in svantaggio ai mondiali contro Haiti. La nazionale di Valcareggi però è troppo più forte degli avversari, e ci pensa Rivera a rimettere in equilibrio il match. Al 52′ Mazzola crossa da destra, Chinaglia stoppa a centro area e poi lascia la palla al pallone d’oro del 69′ che insacca. Al minuto 66 arriva il vantaggio, grazie ad una autorete di Auguste, che devia un tiro di Benetti da fuori area.
Al minuto 70′ arriva il famoso “vaffa” di Chinaglia a Valcareggi in mondo-visione. Long Jhon apostrofa il ct quando decide di sostituirlo con Anastasi. Lo stesso Anastasi infine sigla il gol al 79′ che fissa il risultato sul definitivo 3-1.
Zoff, il “vaffa” di Chinaglia e il mondiale del 74′.
La vittoria su Haiti apre il mondiale di Germania Ovest 74′ per l’Italia. Tuttavia dopo il pareggio per 1-1 contro l’Argentina, nel secondo incontro della prima fase, gli azzurri si fermano perdendo 2-1 contro la Polonia. Il terzo match, in cui agli azzurri sarebbe bastato il pareggio per accedere alla seconda fase, sancisce invece l’eliminazione degli azzurri.
Quindi del mondiale del 1974, per l’Italia, rimango nella memoria soprattutto due cose:
– il gol di Sanon, che fissa a 1142 i minuti di imbattibilità di Dino Zoff, record ancora valido per un solo portiere. Ma battuto come record di squadra nel 2021 da Donnarumma, Sirigu, Cragno e Meret che hanno tenuto la porta azzurra illibata per 1168 minuti consecutivi in totale.
– il “vaffa” di Chinaglia a Valcareggi in mondo-visione, unico sprazzo del tanto atteso centravanti fresco campione d’Italia con la Lazio.
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Pelé, aperto al pubblico il mausoleo di O Rey
Aperto al pubblico il mausoleo contenente il corpo di Pelé. Si può ora far visita alla spoglia, nel cimitero verticale di Santos, nello stato di San Paolo.
Pelé, ora si può visitare il mausoleo
Aperto al pubblico a partire da lunedì, il mausoleo dedicato a Edson Arantes do Nascimento, o meglio Pelé.
Il grande campione, leggenda del calcio mondiale, ha lasciato questo mondo lo scorso 29 dicembre 2022, all’età di 82 anni. Il ricordo di O Rei sarà per sempre nel cuore di tutti, soprattutto di chi ama il gioco del calcio.
Lunedì si è svolta una speciale cerimonia di inaugurazione, ora è possibile visitare il mausoleo. All’interno, oltre alle spoglie di Pelé, sono presenti erba artificiale con tutto intorno immagini di tifosi del Santos e suoni di applausi, come se stessimo ancora assistendo alle gesta, del tre volte campione del Mondo brasiliano, sul rettangolo verde. Inoltre sono presenti 2 statue dorate, diversi trofei, maglie e foto di Pelé in campo.
Il mausoleo occupa una area di circa 200 metri quadrati, era visitabile fino ad ora solo dai familiari, si trova nel cimitero verticale più grande al mondo. Il Memorial Necrópole Ecumenica si trova nella città di Santos, nello stato di San Paolo. La visita è gratuita, ma per recarsi a rendere omaggio a O Rei è necessario fissare un appuntamento.
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