Le interviste
Basile a Calciostyle: “Se Vlahovic va in questa Juve non sogna in grande”
Massimo Basile è lui il nostro interlocutore per parlare di Fiorentina all’indomani dell’incredibile sconfitta viola sul campo dell’Empoli.
Per parlare del momento viola, abbiamo contattato in esclusiva Massimo Basile, corrispondente per Repubblica e il Corriere dello Sport da New York, e appassionato delle vicende viola.
Massimo, anche ieri a Empoli c’è stato il fallimento di quello che doveva essere un salto di qualità della squadra di Italiano, per certi versi simile a ciò che successe a Venezia, anche se la prestazione è stata sicuramente diversa. Che ne pensi?
“Rispetto a Venezia c’è stato, ma sembra mancare ancora l’urgenza di fare punti per puntare a qualcosa di importante. Per questo a gennaio servirebbero giocatori forti anche mentalmente, per accelerare questa transizione.”
Ambarat e Castrovilli, al di là dell’infortunio subito che lo tenuto fuori tanto dal campo, non sembrano totalmente in sintonia con il gioco di Italiano: cosa fare con loro?
“Amrabat ha bisogno di cambiare aria. Arrivare a Firenze con quel carico di responsabilità, il costo del cartellino e il fatto di essere stato scelto dal presidente, non lo ha aiutato. Ora sa di essere una riserva e questo gli ha tolto sicurezza. In più ha un tempo di gioco di troppo rispetto al calcio di Italiano. E non è un regista.
Castrovilli ha più talento ma vive una sorta di sindrome da gregario: è come se lo bloccasse un laccio invisibile. Non so se il malore che lo colpì in campo possa aver lasciato qualcosa a livello inconscio. Ma lo terrei.”
Ci siamo sentiti un poì di tempo fa e Commisso non aveva ancora esplicitato sulla situazione contrattuale di Vlahovic: che fare col nove viola?
“Vlahovic deve restare almeno fino a giugno. È leader ed è l’unico a vedere la porta. Inutile parlare di ingaggio, lui vuole vincere. Se andrà via sarà solo perché non vede a Firenze un progetto vincente. Ma se a giugno andasse alla Juve, a questa Juve, non sarebbe da giocatore che sogna in grande. Lo vedo più al Bayern.”
Infine, l’oggetto del desiderio dei tifosi viola Berardi e a quanto pare della società. Sensazioni sul suo arrivo?
“Berardi porterebbe gol e imprevedibilità. Sui costi, tutto dipende dagli obiettivi che uno ha. Toni venne preso a 28 anni, Gila a 26. Berardi sarebbe pronto e divertente e darebbe un segnale a tutti, anche a Vlahovic”.
Le interviste
ESCLUSIVA CS – Fabrizio Fontana: “Al Milan manca un leader. Fonseca troppo morbido. Su Ibrahimovic e Leao…”
Fabrizio Fontana, un comico, cabarettista e personaggio televisivo italiano, ha parlato ai microfoni di Calciostyle del momento del Milan, sua squadra del cuore.
Intervista a cura di Alessandro Aglione.
Milan, le parole di Fabrizio Fontana
Un giudizio su questo momento così particolare del Milan? Settimo in classifica, 19 punti…
C’è da essere oggettivi, quindi non è la classifica che ci si aspettava, è vero d’altro canto che la rosa non è quella che punta allo scudetto, quindi diciamo che siamo un po’ sotto quello che dovrebbe essere e lì le dichiarazioni di Fonseca sono state emblematiche, perché soprattutto per gli errori in difesa, cosa che ha causato sconfitte e pareggi, ha detto che ci sono degli errori di concentrazione, credo che questi si debbano risolvere con la motivazione, quindi credo che il carico sia su Fonseca nel motivare i propri giocatori nell’essere concentrati, perché se si perde per sviste e per dimenticanze e sbadataggini è un disastro.
Ma scusi se mi permetto, ma Fonseca ha sempre dichiarato che invece il Milan punta allo scudetto…
E’ una bella opinione, non mi sembra che i risultati siano dalla sua ecco.
Può dipendere anche dal momento di Leao, cosa ne pensa di questa discontinuità di Leao?
Leao fino adesso i fatti dicono che è cronico, per cui anche lì c’è un problema psicologico. Ricordiamoci che i calciatori prima di essere calciatori sono delle persone, soprattutto sono dei ragazzi, che vengono messi su palchi molto importanti con stress annessi e connessi, per cui un apporto psicologico sarebbe come in altri sport per altro
Un mental coach diciamo…
Eh sì, perché sembrava anni fa che fosse una roba da matti, invece nelle migliori squadre è chiaro che la componente psicologica e sociologica la fa da padrone, perché ripeto poi scende in campo la persona calciatore, per cui le persone calciatori che sono così intermittenti, evidentemente hanno bisogno di motivazione. Guarda per esempio De Ketelaere, evidentemente da una parte ha trovato le motivazioni e dall’altra no.
Si parla sempre che a Milan mancano delle figure di calcio, secondo lei non può essere un equivoco la figura di Ibrahimovic che sembra più una figura istituzionale piuttosto che una figura di campo come era Maldini o Massara? Che ne pensa?
Secondo me sì, nel quadro generale che io vedo e riscontro anche in altre squadre europee di spicco, per esempio nell’Ajax per capirci, c’è un ex campione portiere che cura i portieri, un ex campione di centrocampo che cura la tattica, un ex allenatore che conosce la realtà dell’Ajax, che è allenatore.
E anche qua il fattore psicologico di competenza, cioè chi fa cosa, lì è molto chiaro. Per cui è chiaro che se io sono un portiere novello e ho davanti a me Van Der Sar mi fiderò di quello che dice perché l’ha dimostrato sul campo. Invece nel Milan vengono tolte queste figure, che è incredibile perché è il contrario.
E come se lo spiega?
È una gestione un po’ troppo manageriale e meno umana e a contatto con le persone e la realtà umano-calcistica di Milano come in altre squadre. Vedi la Roma per esempio, sono tutti esempi di distacco che poi peraltro gli ritornano indietro come un boomerang perché non ci sono i risultati, quindi evidentemente non funziona.
Quindi forse Ibrahimovic è più una figura tipo gagliardetto per far star tranquilla la gente, piuttosto che come Maldini e Massara che avevano comunque portato con Pioli lo Scudetto.
Sì, perché comunque Maldini aveva pescato per esempio Theo Hernández, poi ci stanno degli errori, però percentualmente mi fido di più di Maldini che è sul campo da anni, ha un affetto smisurato per il Milan, per capirci. Poi ha fatto anche degli errori, però tendenzialmente mi fido di più di uno che ha giocato a calcio e che dimostra di avere testa. Ibrahimovic oggi era funzionale e lo è stato, fatti alla mano, quando nell’epoca di Pioli fungeva da motivatore interno.
Quindi ha più un comportamento, più la ciliegina sulla torta diciamo.
Esatto, perché Pioli come tipo di carattere, e vado sempre sul personale perché poi tatticamente e tecnicamente è più facile, tra virgolette, comprendere quali sono i pregi e i difetti.
E’ molto più interessante secondo me l’aspetto psicologico, cioè il fatto che Pioli fosse più morbido e che Ibrahimovic fosse più duro evidentemente questo tipo di sintonia ha creato un ambiente favorevole al dialogo con Pioli. Poi nel caso in cui ci fosse voluta della motivazione extra arrivava Ibrahimovic ed evidentemente è successo qualcosa, peraltro di miracoloso come lo Scudetto.
Non può essere però troppo aleatorio il fatto di pensare che sia solo una cosa psicologica? Forse i dettami di Fonseca non sono adatti a questo tipo di squadra? Lei che ne pensa? Forse è stato il coordinatore sbagliato in questo momento per il Milan?
Ma certo io parlavo della componente psicologica perché non se ne parla mai. Chiaramente, faccio un esempio cardine così iconico e chiaro, Conte sostanzialmente per ciò che riguarda il mondo del calcio unisce la motivazione, quindi quella determinazione nel raggiungere un risultato ha una conoscenza calcistica, quella della tattica che è di valore e riesce a trasmettere le due, quindi sono d’accordo che ci vogliono tutte e due quelle fasi ai calciatori, allora sì che funziona. Fonseca a mio avviso è troppo morbido per ciò che riguarda il mondo del
calcio per arrivare a risultati importanti e tatticamente anche lui ha commesso qualche errore.
Siccome l’anno scorso si era visto che uno dei problemi fondamentali del Milan era l’attacco, quindi segnare poco, lei pensa che comunque è stato giusto puntare su Morata che non è un goleador, su Abraham che aveva avuto problemi a Roma venendo da un infortunio oppure avrebbe puntato, spendendo dei soldi, su un grande attaccante?
Assolutamente sì perché come ricordano i saggi del calcio fatti alla mano, facciamo l’esempio dell’Italia del 2006, comunque avevamo una colonna vertebrale che era fatta da Buffon, portiere fortissimo, difesa Cannavaro, centrocampo di contenimento con Gattuso, e in avanti avevamo gente come Totti, Del Piero e attaccanti di valore.
Manca lo spirito della squadra, ma io puntavo proprio sull’attacco perché comunque tra Morata e Abraham pochissimi gol, se Leao non segna è difficile.
Assolutamente sì, andava investito qualche soldino in più per dare una certezza, perché alla fine comunque il gioco del calcio si concretizza con il gol, quindi o hai una struttura come il Barcellona con il tiki taka e tutti arrivano lì perché è una struttura di gioco, se no storicamente avere un capoccione come Vieri, un Vieri-Del Piero per capirci, uno piccolo e uno grande per me, e il 4-4-2 e non sbagli mai. Quindi la risposta è sì, investire sicuramente su un attaccante di esperienza spendendo anche un po’ di più e però via fiducia alla squadra e la consapevolezza del fatto che se la metti lì qualcosa succede, una garanzia, invece non è stato così.
Un altro problema potrebbe essere che il Milan è sempre stato caratterizzato da giocatori con grandi caratteri, vedi Pirlo, Seedorf, ma anche Ibrahimovic, mentre adesso nel centrocampo del Milan, che è il ruolo nevralgico, manca comunque un giocatore alla Tonali, un giocatore che ragiona, certo sono tutti buoni giocatori, ma sono come dei cavalli da corsa, quindi quando ci sono momenti di difficoltà… Forse al Milan manca qualcuno come Nesta, o altri giocatori che prendono in mano la situazione. Che ne pensa lei? Cosa penserebbe da tifoso? Cosa servirebbe secondo lei?
Il massimo sarebbe avere, ma è un’utopia magari nei prossimi anni, un giocatore che cresce nel Milan, che sa tutte le metodiche, l’insieme di quello che è la società Milan e quindi diventa un leader. Purtroppo nel caso moderno non c’è…
Qualcuno che trasmette i valori del Milan?
Sì qualcuno che senta forte l’attaccamento alla maglia e che quindi più probabilmente possa essere carismatico e quindi una persona ascoltata dal gruppo perché dimostra l’attaccamento e anche la competenza nel giocare a calcio. Calabria non può rappresentare appieno quello che ho detto.
Se diciamo che manca un Boban, un Pirlo…
Eh sì, hai citato due persone che come carisma siamo a livelli altissimi, è chiaro che viene ascoltato.
Questo forse è un problema che riguarda tutte le squadre italiane perché si punta poco sul vivaio e poco sulle Under 23, a differenza della Juve che poi ha avuto dei vantaggi vendendo dei giocatori e guadagnando tanti soldi, mentre in Italia non c’è questa cultura, forse pure per quello?
Eh sì, se parliamo degli anni 80 e 2000 comunque c’era questo mondo qua. Anche i giocatori carismatici rimanevano più tempo nella stessa squadra e quindi diventavano dei leader da subito o poco dopo.
Perché uno diceva vado a giocare con Maldini, vada a giocare con Giusti, vada a giocare con Totti, vada a giocare con Pirlo…
Era un onore andare in queste squadre proprio perché c’erano questi calciatori e come si diceva, peraltro erano molto più spettacolari, era molto più spettacolare il calcio da vent’anni fa indietro.
Se non corri non c’hai il fisico, poca tecnica alla Baggio e più forza fisica alla Gattuso…
Bravissimo, esattamente, esattamente quello.
Se potesse fare un paio di acquisti, facciamo un gioco, per gennaio per migliorare questo Milan. Chi comprerebbe due tasselli che le piacciono per migliorare la qualità di gioco del Milan?
Mi piacerebbe un centrocampista con le idee che faccia andare la squadra.
Facciamo un esempio, uno che le piace anche se non è prendibile, però un’idea insomma per capire il tipo.
Purtroppo non mi viene in mente, evidentemente perché sono troppo pochi, non mi viene in mente un centrocampista, se ti vengono dei nomi da suggerire. Diciamo un Rodri… Sì, ad averne, certo, uno da Pallone d’Oro, chiaro.
Oppure un vecchio, come si diceva un tempo, come era stato per un anno e mezzo alla Roma, uno tipo Strootman quando stava alla Roma, un Nainggolan, diciamo…
Esatto, quel mix lì tra fisico e testa che fa andare la squadra. Dico, Rejinders ultimamente ha fatto due o tre partite in cui riusciva a farsi dalla palla e andava dentro con velocità. Invece di fare il solito gioco orizzontale in difesa e non succede niente per minuti, il noiosissimo antispettacolo perché su 90 minuti perdi 30 a passartela di fianco per trovare il pertugio. Una volta come citavamo prima, se c’è Rejnders che prende la palla e va in mezzo, se c’è Xavi e Iniesta che dialogano, se c’è Baggio comunque che la riceve sulla tre quarti e fa dei numeri e io mi diverto…
Uno in attacco, uno che segna, non so cosa le viene in mente, uno alla Inzaghi, uno alla Shevcenko, uno alla Ibrahimović…
Certo. Una volta ne avevi una ventina papabili tra bravi e molto bravi, eccezionali c’erano. Adesso mi vengono in mente solo quelle supergaranzie.
Che attaccante le piace per il Milan se potesse?
Se potessi più completo comunque è Haaland perché tra fisico ti tiene sulla squadra sempre e sa giocare a calcio anche con i piedi, quindi a livello di gol e spettacolo ho detto il massimo. Anche lui tiene sulla squadra perché è grosso, quindi male che vada se non riesci ad attaccare col gioco la lanci su e poi vediamo. Chiaro che ha citato lui.
Ma invece un suo giudizio flash su questa partita che è stata
considerata deludente contro la Juventus, l’ultima del Milan che dice che è stata più seriosa.
Incredibile… Stavo cambiando canale. Poi io sicuramente io che vengo dalo spettacolo, devo dare un risultato che è la battuta e far ridere, quindi posso parametrare un po’. Posso fare dei numeri da spettacolo, però comunque devo farti ridere, devo raggiungere un risultato che a spanne è paragonabile al calcio. Calcio vuol dire che devi segnare, però se non raggiungi attraverso un gioco di squadra che diventa spettacolare o hai singoli che aggiungono al gioco di squadra, oltretutto fai sì che ci siano più persone e diventa anche economico alla fine, perché il Barcellona del tempo o il Milan di Sacchi attirava le persone e diventa anche economico.
Quindi con un aggettivo come la identificerebbe la partita con la Juve?
Non è una partita di calcio, si è visto.
Quindi per fare un giudizio sul Milan, lei dove pensa che possa arrivare alla fine del campionato, anche se mancano tante giornate, però in proiezione, come la vede?
Mi auguro che possa arrivare quarta o quinta, purché le altre in qualche maniera rallentino.
Le prime quattro chi hanno dimostrato di essere fino adesso?
Napoli, Inter, Juve e Atalanta.
Per esempio l’Atalanta è un esempio virtuoso, di bel gioco con risultati, quello sì, quello è calcio.
Facciamo un giudizio flash sull’Inter, se lei potesse dire fino adesso come la vede l’Inter, se uno gli chiede
che tipo di squadra è l’Inter, brevemente cosa direbbe?
L’Inter è una squadra compatta che gioca a calcio, sanno cosa devono fare e in più è una squadra, con dei singoli eccezionali. Il Napoli di Conte oggettivamente è Conte, è grazie a lui che si hanno dei risultati, perché l’organico per confrontarlo con l’Inter è meno impattante dell’Inter, però è Conte.
Invece la Juventus di Motta?
La Juventus di Motta è in crescita, deve ancora trovare la quadra, comunque rimane lì in classifica, quindi se parliamo di risultati gli danno sufficientemente ragione fino adesso, poi però deve diventare come storicamente era la Juventus.
Invece l’Atalanta di Gasperini?
C’è spettacolo, il calcio.
E poi per chiudere un’idea sulle tre squadre, Roma, Fiorentina e Lazio, come ha fatto fino adesso? Sulla Roma che pensa?
La Roma… purtroppo c’è confusione direi, se dovessi dare un aggettivo è confusione, peraltro non per colpa dei giocatori ma per tutto quello che è successo, perché è inaudito mandare via De Rossi, è quello che dicevo prima, c’è proprio uno sbilanciamento tra i manager e il gioco del calcio, lo spogliatoio.
I presidenti non hanno capito dove si trovano praticamente, perché hanno cambiato dopo quattro giornate, poi hanno ricambiato perdurando e ora hanno cercato una strada di pronto soccorso per risolvere la situazione, pensa questo lei?
Esatto, cosa che anche senza essere un calciofilo e senza discorsi da bar è intuitivo, De Rossi era seguitissimo dall’anno prima, che ha fatto benissimo, è il cuore di Roma, sa esprimersi, sa comunicare il proprio tipo di gioco, per poi scegliere che cosa? Deve andare migliorando chiaramente e Juric non era certo il nome adatto, bravissimo, però non era la piazza al momento adatto, è tutto sbagliato, è evidente voglio dire.
Forse con Ranieri si possono risolvere le cose soltanto per cercare di salvare il salvabile, secondo lei?
Sì, secondo me si tampona.
La Lazio di Baroni che all’inizio era criticata e invece sta facendo un ottimo campionato, come per dargli un giudizio veloce, quale sarebbe il suo?
La situazione è sorprendente perché l’alchimia Baroni, che comunque non ha allenato grandi squadre fino ad adesso e la campagna acquisti con pochi soldi, scegliere le pedine giuste con grandi sorprese, soprattutto in avanti, è sorprendente.
E per chiudere, la Fiorentina di Palladino che dopo quattro partite aveva tre punti, a differenza di De
Rossi non è stato mandato via, ora è secondo in classifica?
Esatto, qui c’è stata una cura e un crederci nei confronti di Palladino che aveva già fatto bene a Monza, quindi aveva già dimostrato. La Fiorentina è comunque una piazza complessa, hanno creduto in lui giustamente perché dopo tre partite aspetti un attimo, non fosse altro perché si è arrivato tre partite prima, quindi un attimo e sta dimostrando veramente la grande… peraltro facendo crescere anche dei giocatori tipo Kean, si capisce che lì c’è un…
La perseveranza diciamo…
Esatto, la perseveranza, il crederci. Peraltro facendo gruppo, perché poi lo stare bene, il capire che cosa bisogna fare in campo fa sì che poi vengano risultati che poi fanno sì che uno ci creda di più e così via, si cerca, si crea un circolo vizioso che è positivo, è quello che è successo.
E quindi per chiudere, se lei dovesse salutarci con un pensiero sul Milan, lei cosa vorrebbe che il
Milan facesse?
Il mio pensiero è di stima e di incoraggio, come dico di solito con Capitan Ventosa, ancora di più in questo momento storico per il Milan, quindi di stima e di incoraggio a trovare la quadra che sia psicologica, sia tattica, vi auguro di trovarla, perché come adesso è
difficile.
Le interviste
Fiorentina, Kean: “Palladino come un padre. La Nazionale è giovane e forte. Su McKennie…”
L’attaccante della Fiorentina e della Nazionale italiana, Moise Kean, ha parlato ai microfoni del suo momento di forma e di quello della squadra viola.
Inizio di stagione strepitoso per Moise Kean, l’ex attaccante della Juventus ha siglato 12 gol in 14 partite con la maglia della Fiorentina, in merito a questo è stato intervistato dalla tv americana CBS durante la trasmissione dedicata al calcio Sports Golazo.
Fiorentina, le parole di Kean
In seguito le parole dell’attaccante italiano:
Momento personale
“Lo scorso anno ho avuto molti infortuni. Quando passi questi periodi non devi tenere la testa bassa ma devi rimanere positivo. Mi ero promesso di tornare ad alti livelli”.
La figura di Palladino
“Non vi mentirò, mi aveva chiamato già lo scorso anno. Palladino ai miei occhi è come un padre. Abbiamo un ottima connessione in ogni cosa che facciamo. Non tutti hanno la fortuna di avere un allenatore con cui puoi parlare. E ora le cose stanno iniziando ad andare molto bene”.
La Nazionale italiana
“Sento che siamo una buona squadra, con molti giocatori giovani e forti. Spalletti è molto bravo, giochiamo un bel calcio”.
L’amicizia con McKennie
“Con lui ho trascorso un grande anno, stavamo sempre insieme. Lui ti trasmette tanta energia positiva, condividiamo molto, lo reputo come un fratello”.
Le interviste
Bisciglia (Temptation Island) ‘stronca’ la Roma e Ranieri: “Timore zero”
E’ un Filippo Bisciglia bello carico e determinato quello incontrato ieri a Rimini: “Claudio Ranieri e la Roma? Ma quale paura. Timore zero”. Nel pomeriggio il conduttore del programma tv Temptation Island è stato special guest al Centro Commerciale Le Befane Rimini in occasione del 19° compleanno del suggestivo Shopping Centre di Via Caduti di Nassiriya. Straordinaria allegria e una buonissima (e lunghissima) torta per celebrare al meglio il traguardo raggiunto. Abbiamo intervistato proprio Filippo Bisciglia, grande tifoso della Lazio. Un Filippo a tutto campo, che ha toccato in particolar modo gli argomenti di Lazio e Roma, con un cenno sul nuovo allenatore Claudio Ranieri che debutterà oggi a Napoli contro il team di Antonio Conte. Un Bisciglia che ‘stronca’ i giallorossi, reduci dall’ennesimo cambio di allenatore: “Quale paura. Zero paura…”. Ironico, simpatico e con un sorriso a trentadue denti, dalla sua battuta si legge un grande amore, una fede pura nei confronti dei colori biancocelesti…
Lo stimato conduttore romano, salito alla ribalta nell’annata 2006 grazie alla partecipazione al programma Grande Fratello, è molto amato dai fan di Temptation Island, motivazione per la quale la sua figura è sempre molto chiacchierata. Anche ieri il calore dei fan, presso il Centro Commerciale Le Befane, si è fatto sentire! E lui non si è sottratto a foto, selfie e autografi. D’altronde, non lo scopriamo oggi, Bisciglia e il reality estivo di Mediaset Temptation Island, ormai da anni, infiammano le serate di tantissimi italiani con le storie intrecciate di coppie che mettono sotto i riflettori (a durissima prova) le proprie relazioni sentimentali. Scopriamo ora cosa ci ha detto ieri Filippo Bisciglia, alla vigilia dell’incontro di stasera all’Olimpico tra Lazio-Bologna
BISCIGLIA SULLA LAZIO: “BEL LAVORO DI BARONI. IL MISTER E’ BRAVISSIMO E NUNO TAVARES...”
“Mister Marco Baroni è davvero molto bravo. Sta facendo senza dubbio un grande lavoro e sta costruendo un bel collettivo. Se sono stupito da questo Nuno Tavares lì sulla corsia di sinistra? Sicuramente sì, è una delle grandi rivelazioni di questa stagione. Mi chiedete se Nuno Tavares sia un Numero 1? Sì, direi di sì, basta che non si fa male…”. Simpatia e sorriso sempre stampato sulle labbra per il conduttore che prosegue: “Riguardo alla stagione della mia Lazio vorrei utilizzare il termine Champions League. Ma credo sia limitato“.
“SCUDETTO? NO. CHAMPIONS LEAGUE? RIDUTTIVO. AD OGGI DIREI WORLD CUP PER LA LAZIO!”
Quindi Filippo lo scudetto in casa Lazio non è utopia secondo te? “No no, scudetto mai, non parliamo di scudetto”. Sorride ancora Filippo ma ciò che spicca dalle sue parole è una bella dose di scaramanzia. Il buon Filippo è molto allegro ma nel contempo determinato. “Limitato dire Champions League in casa Lazio – ribadisce Bisciglia – Dunque direi World Cup“.
“RANIERI E LA NUOVA ROMA? TIMORE ZERO”.
“Timore zero”. Il personaggio televisivo e conduttore di Temptation Island, alla vigilia di Lazio-Bologna ma anche del big-match Napoli-Roma, si è espresso sulla ‘nuova’ Roma di mister Claudio Ranieri . Gli abbiamo chiesto un suo giudizio sincero. E sembra proprio che Bisciglia voglia ‘stroncare’ la Roma, con stile e la solita bella ironia. “Se mi spaventa la Roma? Se mi spaventa il nuovo mister Ranieri? Zero. Zero. Sempre Forza Lazio“.
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