La mano di Italiano sulla Fiorentina e il Napoli favorito per lo scudetto non sono solo i temi del prossimo turno ma anche della nostra intervista a Marco Bucciantini.
In esclusiva per www.calciostyle.it abbiamo avuto il piacere di intervistare Marco Bucciantini, giornalista e opinionista Sky Sport. A Bucciantini abbiamo chiesto alcune considerazioni sul mondo viola, che lui segue con particolare attenzione e quale squadra vede come favorita per la vittoria finale.
In casa Fiorentina si è riacceso l’entusiamo: crede possa inseririrsi in un discorso per un piazzamento europeo?
“La Fiorentina ha trovato una strada. Una traccia netta, visibile, costruita dal suo allenatore. Vincenzo Italiano è l’evento di questi ultimi anni. Un uomo capace di diffondere la sua passione, la sua visione, la sua volontà. Di esaltare il fatto calcistico: il coraggio nellla ricerca del gol. Di piegare gli uomini ad azioni lottate come se fossero le ultime occasioni di una vita intera. Di portarli a giocare partite come se non ci fosse un domani. Questo appassiona, coinvolge. Crea virtù: migliora i giocatori e semplifica il lavoro di chi deve sceglierli, perché è netta la vocazione del tecnico e della “sua” squadra.
Non credo possa andare in Europa, ma con il Torino dovrà confondere quelle che saranno le peggiori fra quelle sette squadre che da un lustro occupano tutti i posti europei”.
Come valuti la Fiorentina uscita dal mercato: dove sarebbe stato importante investire di più?
“Tutto quello che è arrivato o è tornato (da Gonzalez a Sottil, da Saponara a Odriozola, da Torreira a Nastasic) aiuta Italiano nella sua idea di calcio propositivo e aggressivo. La squadra è applicata come un esercito, ma è evidente che alcune potenzialità del gioco siano rallentate e diminuite dalla mancanza di qualcosa di certo, assoluto, affidabile nei grezzi numeri (gol, assist). Però era giusto stimolare un organico sterminato e cercare di ri-valutare qualche vecchio investimento: nel caso di Duncan, per esempio, sta funzionando.
Callejon interpreta bene il ruolo, ma non sa più aggiungere numeri: ecco, De Paul e Berardi
avrebbero, in questi due ruoli, avrebbero portato gol e giocate decisive. Ma nessuno in Italia è riuscito a comprarli, significa che non era semplice, e allora è perfino etico essere riusciti a fare questo tipo di calcio con i giocatori che c’erano. Come dice lo scrittore, il destino fa il fuoco con la legna che c’è. E se permetti, dopo tanti anni, questo fuoco scalda”.In questo inizio campionato, Italiano ha variato spesso gli uomini in difesa: come leggi questa scelta?
“Dopo i gol subiti per millimetri a Roma, nell’esordio, tre trasferte, nove punti, due soli gol subiti su rigore, da Zapata e Criscito, quando la Fiorentina era già sul 2-0: la linea, dunque, ha limato anche quei millimetri. Il fatto che Italiano alterni gli uomini è decisivo nel mantenere l’intensità richiesta dal suo gioco, e tiene tutti nel progetto.
Due cose sulla difesa: tutti difendono, anche Vlahovic. Ma perfino i difensori “pensano” da attaccanti: ognuno di loro in possesso palla deve “vedere” la giocata difficile, azzardare, deve portare la palla fin dove c’è assenza di aggressione. Un concetto moderno di partecipazione dei difensori alla partita”.
Per finire… chi vedi favorito per lo scudetto?
“Ad Agosto dissi che il Napoli poteva vincere lo scudetto: scrissi sulla Gazzetta che era l’anno perfetto, la grande occasione. Come posso cambiare idea?
Mi sbilanciava un puro fatto matematico (i 77 punti dello scorso anno, con poco Osimhen e altri guai perduranti) e più libero sentimento umano: la bravura di Spalletti, erudito del calcio, teorico e pratico.
In più, il momento storico, dove la Pandemia con le difficoltà economiche conseguenti ha rinfacciato a molte società la disgraziata gestione dei soldi. Il Napoli ci è arrivato coi conti a posto, paga la pandemia ma ha saputo e potuto continuare a sviluppare la squadra. È, dunque, un vantaggio di serietà”.
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