Le interviste
Calcio e geografia, il fortunato binomio di Riccardo D’Agnese
Il calcio racconta molto dei territori sui quali viene giocato: ce ne ha parlato Riccardo D’Agnese, che ha dato vita a cartine geografiche dei club calcistici.
Riccardo D’Agnese, di calcio, è un vero appassionato: al punto che ha pensato di coniugare questa passione con quella per la geografia e di creare delle cartine che stanno riscuotendo grande successo.
Lo abbiamo raggiunto tramite Facebook, incuriositi dalle sue creazioni, per sapere di più su di lui e sulla sua iniziativa così originale.
Ringraziamo Riccardo per il prezioso tempo che ci ha concesso.
Come nasce la tua passione per il calcio?
“La mia passione per il calcio nasce da lontano, da quando ero molto piccolo. Mio papà e mio nonno hanno sempre seguito il calcio, mio padre ha sempre giocato a calcio e questa passione è stata trasmessa anche a me“.
Posso chiederti per quale squadra tifi?
“Sono tifoso della Juventus, passione che mi è stata tramandata. Ma ovviamente sostengo anche la squadra della mia città, Pescara“.
L’idea delle mappe dei club calcistici
Nella vita sei un biologo marino: come ti è venuta l’idea di creare mappe geografiche dei club calcistici?
“Sono sempre stato appassionato di geografia, ho sempre amato studiare e imparare nomi delle città del mondo, e capire e studiare le squadre di ogni città.
In particolare, da sempre, ogni volta che mi capita di viaggiare voglio sapere quelle che sono le squadre di calcio locali, perché per me sono un simbolo di cultura e di passione.
Poi da tantissimi anni colleziono maglie di calcio da tutto il mondo, che mi hanno portato, e mi stanno portando, a conoscere persone in tutto il mondo, a comprendere culture.
Per questi motivi ho pensato che sarebbe stato bello costruire mappe calcistiche altamente dettagliate, per descrivere come il calcio veramente viene praticato ovunque e usato come mezzo di aggregazione anche nelle isole più remote del mondo.
Ho visto che questo connubio calcio e geografia è apprezzato da tantissimi tifosi in giro per il mondo, che mi seguono e che mi richiedono spesso anche mappe dei propri Paesi.
Per questo mi piacerebbe cercare di coprire tutto il mondo con le mie mappe, e creare una sorta di atlante calcistico mondiale e dettagliato. Le mie mappe sono oggetto di lavoro e ricerca molto complessa, e sono state depositate e registrate presso l’Ufficio dell’Unione Europea della Proprietà Intellettuale“.
È possibile acquistare le tue creazioni?
“Sì, è possibile acquistarle, in particolar modo quelle degli stati con una maggiore tradizione calcistica come Italia, Germania, Inghilterra, e altre. Le vendo sul mio canale ebay o in privato, su Facebook o Twitter“.
Tu sei anche un accanito collezionista di maglie di calcio: com’è nata questa passione?
“La mia passione per la collezione delle maglie è cominciata quando ero un ragazzino di 10-11 anni. Ero innamorato del calcio, delle squadre del mondo, dei loghi, dei colori sociali.
Tutto è partito da una maglia della Juve regalata ad un compleanno da parte dei miei nonni, seguita da quella dell’Ajax da parte di uno zio in Olanda, e poi pian piano acquistando saltuariamente nei negozi sportivi.
Quando iniziai a collezionare di certo il collezionismo di maglie di calcio non era cosa così inflazionata come ora e probabilmente le maglie erano più legate alla storia e alla tradizione del club, rispetto ai canoni odierni legati essenzialmente alla moda, al consumismo e alla necessità di vendere.
Elementi nostalgici che facevano, probabilmente, appassionare di più il tifoso al calcio rispetto ad adesso“.
Maglie di calcio da tutto il mondo
Qual è la maglia più rara della quale sei entrato in possesso? E la più particolare?
“Nel corso degli anni ho iniziato a fare sempre più ricerche e ad appassionarmi al calcio davvero esotico. Per esotico intendo il calcio praticato in isole sperdute e in territori caratterizzati da questioni geopolitiche complesse.
Il primo paese “esotico” da cui ho preso una maglia di club è stata la Groenlandia nel 2014: loro non si aspettavano che un ragazzo dall’Italia volesse una maglia del B67 Nuuk e abbiamo dovuto trovare un modo per poterla comprare e spedire.
Questo mi ha spinto ad alzare sempre più l’asticella, arrivando ad ottenere maglie di club da isole Svalbard, Isola di Sant’Elena, isola di Ascensione, isola di Tristan da Cunha (la più remota del mondo).
E ancora: Georgia del Sud, Isola di Pasqua, Isola di Natale, Isole Falklands, Terra del Fuoco, Galápagos, Hawaii, Polinesia Francese.
Poi negli ultimi anni ho ottenuto maglie di squadre di club anche da Crimea, Donbass, Nakhchivan, Nagorno Karabagh, Cipro del Nord, Vaticano, Gozo, isole Scilly, Cuba, Alaska.
Tuttavia la mia più rara è sicuramente quella dall’Antartide, una maglia usata da uno dei ricercatori da una base scientifica inglese durante una partita di calcio sui ghiacci.
È l’unico team antartico che ha un proprio logo calcistico. Ci tengo a dire che non esiste politica nel mio collezionismo: colleziono solo per amore di geografia, cultura e tradizione“.
Passione calcio
Secondo te qual è la squadra che può vincere lo scudetto, in questa stagione?
“Vedo l’Inter come la squadra più completa e probabilmente più affamata. Quindi la più accreditata ad arrivare in testa alla fine del campionato”.
E, a livello internazionale, quali sono i club che meritano una menzione d’onore?
“A livello internazionale ci sono tanti club che mi piacciono, davvero in tutto il mondo.
Un club che spesso mi viene in mente è lo Skonto Riga, club leggendario lettone (purtroppo ora scomparso) che ha fatto il record di vittorie in campionato consecutive.
Se dobbiamo andare più sul convenzionale, impossibile non citare il Real Madrid, il Manchester United e il Boca Juniors, che sono la storia calcistica. Grazie a loro mi sono avvicinato al calcio in giovane età“.
Le interviste
ESCLUSIVA CS – Alessandro Melli: “Parma bello ma deve essere più concreto. Fonseca? Coraggioso nelle scelte ma deve trovare equilibrio. Sul Napoli…”
L’ex attaccante del Parma Alessandro Melli ha rilasciato alcune dichiarazioni ai nostri microfoni sull’inizio di stagione del Parma e la corsa scudetto. Leggi con noi le parole di Melli.
Di seguito le parole in esclusiva di Alessandro Melli rilasciate ai microfoni di Calciostyle. Lo storico attaccante del Parma ha risposto a domande inerenti alle prestazioni della sua ex squadra e del Milan e, soprattutto, di come sta procedendo la corsa scudetto.
Le parole di Alessandro Melli
Cosa pensa della stagione del Parma fino ad oggi?
“La squadra ha espresso spesso delle buone prestazioni ma ha racimolato molto meno di quanto di quanto meritasse. Ha fatto bene con le squadre top e un po’ meno con quelle del proprio livello.
Il tipo di calcio che esprime la squadra di Pecchia è molto propositivo, più basato sul proporre che sul difendere. Tuttavia ha peccato in qualche partita dove bisognava essere più concreti.”
Il Parma è la squadra più giovane del campionato. È giusto puntare sui giovani?
“Credo che non esista una ricetta giusta o sbagliata. Il “giovane” è sempre una risorsa importante ed è giusto farlo giocare soprattutto se sei una società come il Parma che possiede quella realtà di “provincia” dove non si ha la stessa pressione che vige in una big come Juventus, Inter o Milan.
C’è poi da trovare equilibrio e concretezza tra la competizione che stai facendo e il proporre i giovani su quel tipo di palcoscenico.”
In Champions League c’è stato un Milan fantastico contro il Real Madrid, mentre fatica di più in campionato. Fonseca è l’uomo giusto per i rossoneri?
“Direi che sembra un allenatore che va controcorrente, con tutte le difficoltà del caso. Fonseca sta proponendo scelte tecniche importanti, escludendo anche personaggi di rilievo: a volte ciò lo ha gratificato, altre no.
Deve trovare anche lui un po’ di equilibrio in un contesto più complicato. Lo sta cercando in una squadra che ha del potenziale ma ha anche molti aspetti difficili da gestire. Sta lottando dentro e fuori dallo spogliatoio per trovare un equilibrio. Gli va dato grande merito del coraggio che ha espresso finora.”
Chi vede favorito per la vittoria dello scudetto?
“Il mio cuore dice Atalanta, ma se dovessi puntare un euro direi l’Inter. Ha qualcosa in più perché è una squadra più costruita, si conosce da tanti anni e ha lo stesso allenatore. Inoltre, è una squadra che sa vincere.
Credo che quello di quest’anno sia un campionato più particolare perché non si vede una squadra padrona e ciò rende il tutto più avvincente.”
E il Napoli?
“Hanno anche loro un allenatore concreto ma la situazione della squadra è più volubile. Lo si vede nei risultati, dal momento che hanno perso nettamente contro Verona e Atalanta, ma potevano anche perdere con il Parma. Mi sembra una squadra che ancora non ha la sicurezza e la forza per vincere il campionato, al contrario dell’Inter che invece ce l’ha.”
Un giudizio su Retegui?
“Ho l’impressione che sia un uomo d’area e non ce ne sono tanti così al giorno d’oggi. Difficilmente lo vedi fare gol da fuori ma quando è dentro l’area di rigore è molto portato.”
Le interviste
ESCLUSVA CS – Odoacre Chierico: “Alla Roma di Juric serve del tempo, Dybala è un fuoriclasse. Su Soulè…”
L’ex calciatore della Roma Odoacre Chierico ha rilasciato delle dichiarazioni in esclusiva ai microfoni Calciostyle, relative a vari temi sul club capitolino.
L’ex calciatore della Roma Odoacre Chierico ha rilasciato delle dichiarazioni in esclusiva ai microfoni di Calciostyle, relative a varie tematiche legate al club giallorosso: tra cui il nuovo mister Ivan Juric e non solo.
Le parole di Chierico
Di seguito le dichiarazioni rilasciate dall’ex calciatore della Roma Odoacre Chierico, in esclusiva ai microfoni del nostro collaboratore: Alessandro Aglione di Calciostyle.
Un suo parere sulla situazione che in questo momento sta vivendo la Roma?
“Io non mi permetto di dare pareri, ma posso solo analizzare l’ultima partita dei giallorossi e purtroppo i segnali sono stati sconcertanti per quando riguarda la negatività di questo match.
L’avversario era decisamente alla portata, ma è vero anche che l’allenatore ha deciso di mettere in campo una squadra pensando a chi gioca di meno. Dandogli la possibilità di prendere minutaggio e di mettersi in mostra.
Nonostante ciò, la partita è stata comunque un pochino difficile. La Roma ha dovuto soffrire per prendersi la vittoria e questa è secondo me una cosa che non sarebbe dovuta accadere.
Sono convinto che Juric sia un buon allenatore e posso analizzare, in base alla mia esperienza nel mondo del calcio, che la Roma sta viaggiando in un’area di inconsapevolezza della propria forza. Perché secondo me questa squadra ha un’ottima rosa e non merita assolutamente la classifica che ha in questo momento.”
Secondo lei il problema di questa Roma può essere il fatto che Juric non è riuscito ancora a dare quella carica o quei dettami tattici che servono alla squadra per esprimersi al meglio?
“Io non credo che sia questo il problema della Roma. Il problema principale è che per mettere insieme una squadra e iniziare a fare un percorso ci vuole del tempo. Penso che per vedere la Roma di Juric ci vorrà un po’ più di tempo.
Tutti questi punti interrogativi che ci sono introno al club giallorosso, secondo me sono da ricercare in una società che onestamente mi sembra del tutto assente. E’ una società dove mancano vari elementi, tra cui una figura di calcio che possa affiancare l’allenatore e guidare un gruppo di valore ma con tanti giocatori e con tanti problemi.
Un esempio di una cosa che io ancora non mi spiego è la questione legata al difensore tedesco Mats Hummels, che da grande professionista qual é sta affrontando queste difficoltà del non giocare.
Devo però ovviamente anche dire che gli allenamenti li gestisce l’allenatore. Il quotidiano di tutti i giorni di allenamento li gestisce l’allenatore e se l’allenatore non ritiene ancora in grado di inserire un giocatore come Hummels probabilmente avrà le sue ragioni.”
Un motivo per cui Juric sta trovando difficoltà alla guida di questa Roma può essere legato ad un aspetto tattico, visto che la squadra era stata costruita per il gioco di De Rossi?
“Non ci sono allenatori per una formazione o allenatori per un’altra. Quando gli allenatori sono bravi sono bravi e basta. Io dal mio punto di vista ritengo Juric un tecnico capace, ferrato e con determinate conoscenze ma che ha bisogno di tempo per far esprimere la sua Roma al meglio.”
Per questa Roma uno dei problemi potrebbe essere il centrocampo a due. Non sarebbe meglio per questa squadra forse un centrocampo a tre, che accompagni di più la manovra offensiva?
“Io penso che se l’allenatore decide di giocare a due, a tre o a quattro ha le sue ragioni. Le ragioni sono quelle che vede durante la settimana, in base a come vede la squadra e soprattutto in base agli avversari che si incontrano.
Quindi è abbastanza inutile dirle da parte mia se con la Fiorentina giocheremo con un centrocampo a due o a tre, queste sono cose che spettano all’allenatore.”
Secondo lei perchè un giocatore con il talento di Soulè sta avendo grosse difficoltà in questo inizio di stagione?
“Soulè è un calciatore che la scorsa stagione è riuscito a mettere in mostra le sue qualità in un Frosinone che comunque è retrocesso.
Quest’anno tutte le partite in cui il calciatore argentino è sceso in campo non ha inciso. Nonostante ciò lo ritengo un ragazzo molto interessante, che probabilmente dovrà crescere e dovrà ambientarsi. Un pò come Baldanzi, che aveva trovato delle difficoltà nel suo primo periodo in giallorosso e che adesso sta facendo leggermente meglio.”
Un parere sull’inizio di stagione di Dybala?
“Dybala è un fuoriclasse, Oggi purtroppo tutti i giocatori, anche quelli alla Dybala, devono partecipare sia alla fase difensiva che offensiva per 90 minuti. Questo è uno dei motivi per cui crea meno pericoli. Secondo me bisognerebbe cercare di sostenere giocatori con il talento di Dybala, che nel calcio di oggi sono sempre di meno.”
Le interviste
ESCLUSIVA CS/OC – Signori: “Si gioca troppo, ma non puoi dire no alle TV. Sul campionato…”
Giuseppe Signori, per tutti “Beppe”, è intervenuto durante la trasmissione di Massimiliano Bongarzoni “Officine Calcio”: in collaborazione con Calcio Style.
Tra i vari temi toccati dall’ex-centravanti di Lazio e Bologna fra le altre il tema infortuni, con un chiaro riferimento al ruolo delle Pay TV e dei vari sponsor nella congestione del calendario. Poi un pronostico su questo campionato di Serie A, con uno sguardo anche alla Nazionale Italiana guidata da Luciano Spalletti.
Esclusiva CS/OC, le parole di Beppe Signori
Di seguito le parole di Signori.
“Si gioca troppo”
“Si gioca troppo, ma è interesse degli sponsor e delle televisioni che si giochi tanto. Da quanto sono entrate in scena le grandi aziende, anche attraverso le sponsorizzazioni, è normale che richiedano più spettacolo e quindi più partite. Più partite vuol dire più infortuni, non solo del solito stiramento. Partono le ginocchia e poi uno perde una stagione. E’ vero che le rose di oggi sono più ampie, però 7 partite in 22 giorni sono tante“.
Italia e Spalletti
“L’Italia è in crescita. Spalletti aveva, e ha tutt’ora, bisogno di tempo. E’ una squadra praticamente tutta nuova e i giocatori hanno bisogno di recuperare la fiducia persa, non solo con il brutto Europeo ma anche per il Mondiale mancato. Si è ripartiti da zero e ora bisogna guardare alle prossime partite, in maniera particolare alle qualificazioni per il Mondiale. Ci sono bambini di 12 anni che non ne hanno mai visto uno, non va bene.”
Serie A
“Secondo me l’Inter è ancora la favorita, rimane la squadra con più qualità. Subito dopo metto il Napoli, perché ha aggiunto un grande tassello nell’allenatore: cioè Conte. Il Milan può dare fastidio, mentre la Juventus è tutta nuova quindi anche Motta avrà bisogno di tempo. Occhio però alla Lazio, perché Baroni mi piace molto.”
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