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ESCLUSIVA CS – Battisti: “Questo è l’anno zero per il Roma City”

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Le interviste, Alessandro Battisti, direttore sportivo del Roma City

Oggi, alla seconda giornata dell’evento ADICOSP di chiusura del calciomercato, abbiamo incontrato Alessandro Battisti, il nuovo direttore sportivo del Roma City.

Quest’estate l’annuncio: Alessandro Battisti, ex ds del Mantova, passa al Roma City. Dopo un’estate di intenso lavoro a Riano, dove ha sede l’incredibile centro sportivo del club, Battisti si appresta a chiudere la sua prima sessione di calciomercato nel nuovo club.

Lo abbiamo incontrato all’evento romano, organizzato da ADICOSP, che come di consueto chiude la sessione estiva del calciomercato. Ecco cosa ci ha raccontato sul progetto del Roma City e dell’importanza di dare maggiore spazio ai giovani.

Roma City, Alessandro Battisti

L’intervista ad Alessandro Battisti, direttore sportivo del Roma City

Raccontaci un po’ il tuo esordio da nuovo direttore sportivo del Roma City e l’impatto con il nuovo centro sportivo.

“È un centro sportivo fantastico, una società di spessore che ha una visione che a me piace e che consiste nel fair play, nella valorizzazione dei giovani. Stiamo cercando di metterla in pratica, mettendo su una squadra molto giovane, in un girone difficilissimo. È stata una scelta del presidente quella di partecipare al girone F, che è uno dei più difficili. Vogliamo confrontarci con le realtà più blasonate. Questo è l’anno zero per il Roma City”.

Il vostro obiettivo è quello di scalare le gerarchie…

“Sai, vincono 9 squadre su 168: è difficilissimo. Poi noi siamo in un girone veramente competitivo. Sicuramente il nostro obiettivo è quello di crescere e di costruire, e quando si cresce bisogna avere intuizione, idee e tempo. Siamo contenti di quello che stiamo facendo. Quando fai una squadra giovane è sempre un’incognita: i giovani hanno bisogno di fiducia, autostima. Ma siamo contenti perché puntiamo in alto”.

Sei soddisfatto del mercato del club?

“Sì, sono contento perché ho trovato un allenatore che ha grande esperienza e qualità, ed è molto bravo a lavorare con i giovani. Insieme a Maurizio, il mister, siamo soddisfatti del lavoro che stiamo facendo e consapevoli che quando inizi un percorso c’è tanto da lavorare”.

Se tu potessi scegliere un giovane a tuo piacere da portare al Roma City chi sceglieresti?

“Ce ne sono tantissimi… Sceglierei un ragazzo che ho già avuto due anni fa al Mantova, ora a Verona, e che per me è uno giovani pù forti che ci sono: Ghilardi, difensore centrale classe 2003, che è fortissimo secondo me. Ovviamente stiamo parlando di fantacalcio.

Non ti faccio altri nomi ma faccio una considerazione: secondo me dobbiamo iniziare a fiducia ai giovani, dobbiamo iniziare a farli crescere. Perché non è possibile che, su 10 giocatori che stiamo prendendo, 10 sono stranieri.

Io credo che l’Italia, con tutte le problematiche che ha, non possa essere una nazione che non fa crescere i giocatori. Bisogna avere coraggio, visione e idee. Per me i giovani in Italia ci sono e sono forti: manca solo il coraggio di farli giocare. Bisogna andarli a cercare: dove? Anche nelle categorie inferiori”.

Ieri qui all’Hilton si parlava del fatto che in Italia i giovani sono relegati alla Primavera: pensi che sia una buona idea lanciare subito i giovani in Prima Squadra?

“Tante nazioni hanno le seconde squadre e se li crescono in casa. Qui magari vanno a giocare in prestito. Purtroppo noi siamo abituati a fare una differenza tra giovani e vecchi: dovremmo fare la differenza tra forti e scarsi. Bisogna smetterla di “usare” i giovani, se un giocatore è bravo deve giocare.

Ma capisco anche qual è la difficoltà: oggi in Italia, se gli allenatori sbagliano due partite vengono esonerati. Allora l’allenatore preferisce partire con una squadra d’esperienza ed evitare la probabilità, almeno all’inizio, di perdere partite e di essere esonerato.

Quest’anno, noi del Roma City, abbiamo meno vecchi (over) dello scorso anno, malgrado siano cambiate le regole. Questo significa che crediamo nei giovani e lo dobbiamo dimostrare.

Dovrebbe essere così a partire dalle categorie superiori. Vent’anni fa, tu andavi a vedere la finale dello Scudetto Primavera e di quei 22 giocatori, l’anno successivo, 10-15 giocavano titolari tra Serie A e Serie B; oggi vai a vedere una finale della Primavera e dei 22 che giocano se ne trovi uno che gioca titolare in Serie A è un miracolo. Questo vuol dire che qualcosa non va”.

Quest’anno al Roma City c’è qualche giovane che si sorprenderà?

“Ce ne sono tanti (ride)”.

Credi più nelle seconde squadre o nelle esperienze all’estero, per i giovani?

“Anche in questo, la Juventus è stata una capostipite: anche prima di fare la seconda squadra già mandava i giovani a giocare in Serie B all’estero. Per me è giusto: i giovani devono giocare. Poi che giochino nelle seconde squadre o vadano all’estero in prestito in campionati anche minori… I campionati primavera sono belli, però devono essere formativi, però i giovan più grandicelli devono giocare nelle prime squadre”.

Qual è la tua opinione sul calciomercato della Roma di quest’estate, anche per quanto concerne i nuovi giovani arrivi?

Io penso che la Roma, come dice il suo allenatore, abbia bisogno di gente che corre e che ha un motore diverso rispetto a quello che abbiamo avuto in questi ultimi anni.

Io non conosco molto bene i giocatori che hanno preso, a parte Soulé che ha giocato 4 anni fa a Mantova nella Primavera Under 23. C’erano Soulé, Miretti, De Winter: giocatori che oggi giocano in Serie A o all’estero. Quando vidi quei giocatori lì mi emozionai, perché all’epoca erano ragazzini che giocavano in una maniera incredibile.

Mi auguro, essendo anche tifoso della Roma, che questi giocatori possano fare al caso nostro”.

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Esclusiva CS, Riccardo Cucchi: “Lazio, fidati di Baroni. Napoli più avanti della Juve. Su Roma-Parma del 2001…”

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Riccardo Cucchi, giornalista sportivo ed ex radiocronista, ha concesso un’intervista esclusiva ai nostri microfoni in cui ha parlato di Serie A.

Il giornalista italiano Riccardo Cucchi, ai microfoni di Calcio Style, ha parlato di vari argomenti, regalandoci anche un’analisi preliminare su quello che ci possiamo aspettare dalla Serie A 2024/2025.

Serie A, le parole di Cucchi

Di seguito le parole di Riccardo Cucchi.

Inter

“L’Inter mi sembra la squadra più attrezzata. Rispetto alle altre ha il vantaggio di non aver cambiato molto rispetto alla passata stagione. Riparte dalle sue certezze, quelle che le hanno consentito di vincere lo scudetto.”

Juventus

“E’ prematuro parlare di scudetto adesso per la Juventus, aspetterei ancora qualche giornata. Chiaro che hanno fatto una profonda rivoluzione tecnica, a partire dalla scelta dell’allenatore e passando per i tanti giovani aggiunti alla rosa, ma non so se sono già attrezzati per pensare subito allo scudetto”.

Napoli

“Il Napoli ha qualche chance in più della Juventus. Soprattutto perché si è affidato ad un allenatore che sa come si vince, come Antonio, ma anche perché fondamentalmente riparte dalla base che due anni fa ha vinto lo scudetto. Mi immagino un Conte in grado di costruire una squadra capace di lottare alla pari con l’Inter”.

Milan

“Fonseca è un bravo allenatore, ma forse predica un calcio troppo offensivo mentre il Milan con Pioli aveva avuto un’impostazione diversa. Il suo più grande problema è che non tutti i giocatori lo stanno seguendo. La ribellione sul campo di Theo e Leao, che sono giocatori fondamentali, ci dice che probabilmente all’interno dello spogliatoio non c’è tanta serenità e senza una squadra che ti segue è difficile ottenere risultati, per qualsiasi allenatore.”

Roma

“La Roma ha fatto un’ottima campagna acquisti, la migliore secondo me. De Rossi ha a disposizione un gruppo importante, composto da giocatori di grande qualità, che può ottenere risultati. Certamente è difficile oggi immaginare una Roma che possa lottare per lo scudetto, ma per i primi quattro posti certamente si.

Quando c’è tanta qualità a disposizione, nessun allenatore è in difficoltà. Soulé e Dybala sono due giocatori di grandi qualità e De Rossi, che di qualità se ne intende avendo giocato con tanti grandi campioni, non credo che sia scontento di avere due giocatori così. Oltretutto non credo che Dybala possa giocarle tutte, sappiamo che è fragile e propenso ad infortunarsi, mentre Dovbyk va semplicemente aspettato: è troppo presto per giudicarlo.”

Lazio

“La Lazio ha attuato una profonda rivoluzione, ma credo che il suo livello tecnico sia inferiore a quello della Roma. Credo però che se questi giocatori giovani seguiranno Baroni, che è un bravo allenatore oltreché una persona molto seria, la Lazio possa serenamente ambire ad un piazzamento europeo: di lui ci si può fidare”.

Atalanta

“Non credo che il ciclo di Gasperini a Bergamo si sia esaurito, anzi. Ha ottenuto risultati straordinari e ha valorizzato al massimo il patrimonio tecnico che la società gli ha messo a disposizione in questi nove anni, quindi credo che la scelta di rimanere sia stata giusta. C’è una simbiosi perfetta fra la società e il tecnico e questo è sotto gli occhi di tutti. L’Atalanta in questi anni è sempre riuscita a rimanere competitiva pur attuando cambiamenti significativi sul mercato e credo che anche quest’anno possa fare lo stesso, servirà soltanto aspettare.”

Cucchi e il ricordo di Roma-Parma 2001

“Mi fa piacere che il tifoso romanista mi ricordi con affetto. Quella frase, ‘mai scudetto fu più meritato’, che ho pronunciato in quel Roma-Parma del 2001 che valse lo scudetto ai giallorossi, mi uscì spontanea. Nella mia carriera ho sempre cercato di mantenermi equilibrato, equidistante. Ho sempre cercato di mettermi a disposizione degli appassionati, qualsiasi squadra tifassero. Sicuramente il fatto che nessuno sapesse che ero della Lazio ha aiutato, però sono anche convinto che questo riconoscimento sia il frutto di un’attenzione (che per me è centrale in questo lavoro) sull’obiettività, sulla terzietà, sulla mia capacità di raccontare ciò che stesse succedendo in campo seguendo e accompagnando le passioni di tutti i tifosi: nessuno escluso.”

Riccardo Cucchi

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Esclusiva CS, Fabrizio Manfredi: “De Rossi? Spero possa seguire le orme dei vincenti”

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Fabrizio Manfredi

Continua il tandem Calciostyle – Almanacco Cinema: dopo l’intervista in esclusiva alla scrittrice Felicia Kingsley, abbiamo intervistato Fabrizio Manfredi.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare uno dei doppiatori più importanti del panorama italiano: voce di Leonardo DiCaprio, Johnny DeppBradley Cooper, solo per citarne alcuni.

Fabrizio Manfredi ha da poco festeggiato i cinquant’anni di carriera. Prima doppiatore, poi direttore ma anche dialoghista. Inoltre è un grandissimo tifoso della Roma, di cui abbiamo parlato.

L’intervista a Fabrizio Manfredi

Lei ha iniziato la sua lunga carriera nel mondo del doppiaggio all’età di cinque anni. Ci racconta com’è iniziata?

“Come spesso succede ai bambini, è iniziata per caso. Mi ha portato mio cugino, che già era nell’ambiente: serviva un bambino e mi ha visto potenzialmente adatto. Ad oggi non mi sono più fermato. E’ sempre stato un divertimento. Un gioco prima, poi è diventata la mia professione. Il nostro è un lavoro divertente, ma allo stesso tempo di enorme responsabilità.

Arnold è stata la stella d’oriente. Ha sancito la mia carriera, lanciandomi, ma ho iniziato ancora prima: per esempio Giovani Canaglie per la Rai. Michele De Padova mi ha permesso di fare il provino per la sitcom Arnold, e fui scelto. L’ho iniziato da giovanissimo per poi concluderlo che in sala prove arrivavo con la mia macchina. Ci sono cresciuto insieme. Forse il lavoro più importante della mia vita, mi ha permesso di essere presentato da Mike Bongiorno“.

Avendo iniziato la carriera così giovane, come ha vissuto la sua adolescenza? Si sente privato di un qualcosa?

“Ho perso molto della mia adolescenza. Ho sempre lavorato, subito dopo la scuola. Da piccolino, con La Fenice e il Tappeto Magico, si finiva di doppiare alle 22:30: per un bambino non proprio il massimo. La mia vita l’ho vissuta quasi al contrario: da bambino avvolte si lavorava anche la Domenica, ma ad oggi rifarei tutto. Ho perso qualcosa, ma ho ricevuto un bagaglio culturale arricchito: quello che ho lo devo al doppiaggio. Tirando le somme, la mia è stata una carriera pazzesca. Sono felice così”.

Nel lavoro ha avuto una guida da cui prendere esempio?

“Ho avuto la fortuna di iniziare nel momento di massimo fulgore del doppiaggio. Cigoli, Panigali, Di Meo: grandi miti. Loro le mie guide. Con Emilio Cigoli, che era la voce di tutti i più grandi attori americani e francesi, ho fatto Arnold gomito a gomito: è stato un onore. Ho vissuto il momento d’oro, il che mi ha permesso di non avere soltanto una guida ma più di una“.

Ha condiviso la sala di doppiaggio con i più grandi interpreti del cinema. Ci può raccontare qualche aneddoto?

“Di certo ricordo con molto piacere Alberto Sordi. Stavamo doppiando Il marchese del grillo, dove io ero suo nipote. Lui mi volle vicino in sala di doppiaggio e rimase impressionato perché finimmo di girare le sequenze rapidamente. Dopo mi invitò a pranzo, a base di polpette e cicoria, ed io ci mangiai insieme. Ricordo inoltre quando stetti gomito a gomito con Sergio Leone per C’era una volta in America. Ne sono veramente grato”.

Come è cambiato il doppiaggio? C’è il rischio di essere soppiantati dall’intelligenza artificiale?

“Da quando ho iniziato io è cambiato molto. Anche per la mole di lavoro: agli inizi c’era solo RaiUno, fino ad arrivare ai giorni nostri con le tv private. Prima c’erano i fonici che erano importanti, quasi delle istituzioni. Agli inizi si girava in elettronica. C’era il nastrino e il magnete, i video registratori erano grandi come comò e le cassette grandi come un libro di un enciclopedia: tutto un po’ antesignano.

Oggi c’è il digitale, si usano le chiavette usb. La sala è la stessa, ma spesso si doppia soli per motivi organizzativi. L’intelligenza artificiale, però, non sarà un problema: è troppo indietro rispetto al nostro doppiaggio. Abbiamo un secolo di storia, sarà difficile raggiungerci”.

Lei è stata la voce di tanti, tante scene alle spalle. Ce ne sono state di difficili?

“Sì, per esempio in La maschera di ferro. Di Caprio faceva due personaggi: dovevo recitare da buono e da cattivo. Il miglio verde, altro capolavoro, interpretando Percy Wetmore, mi sono messo alla prova: quando muore e quindi io con lui, non è stato semplice. Ogni film è una creatura che ha bisogno di accortezze e ogni personaggio è a sé“.

Doppiaggio di cartoni e videogiochi: “Nella mia carriera ho fatto anche questo, doppiando Futurama ma anche Georgie. C’è differenza, però, con attori in presa diretta: il cartone animato ti lascia più interpretazione e fantasia. Gli attori invece vanno imitati“.

Prima doppiatore, poi direttore e dialoghista: quali sono i progetti futuri di Fabrizio Manfredi?

“I miei progetti futuri sono quelli di continuare il mio lavoro, potendo aiutare con la mia esperienza. Mettere a disposizione il mio sapere per gli altri, essere una guida. Vorrei tramandare il mio bagaglio culturale per aiutare i futuri doppiatori a eliminare più lacune possibili“.

Capitolo calcio

Il doppiaggio è uno sport di squadra, come nel calcio: c’è chi organizza il lavoro, come un dirigente, chi sceglie i doppiatori come un allenatore e chi va in scena come i giocatori.”

Fabrizio Manfredi

Fabrizio Manfredi è inoltre un grande tifoso della Roma: “Io sono molto tifoso e ho nel cuore Daniele De Rossi come giocatore, spero che da allenatore possa sorprendere. Abbiamo vinto con Liedholm, Capello e Mourinho, spero che lui (De Rossi, ndr) possa seguire le loro orme. La società ha speso, facendo buoni acquisti. La speranza è quella che un allenatore del suo carisma, mostrato anche da giocatore, possa aiutare la squadra a vincere qualche trofeo.”

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Le interviste

Esclusiva CS, Felicia Kingsley: “Il mio giocatore preferito? Gattuso, per togliergli la palla bisognava legarlo e correva per due”

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Felicia Kingsley

Ai nostri microfoni la scrittrice Felicia Kingsley. Intervistata in seguito alla presentazione del suo nuovo romance “Una conquista fuori menù”.

Felicia Kingsley è intervenuta ai nostri microfoni a margine della presentazione del nuovo romance “Una conquista fuori menù“. La scrittrice ha venduto più di un milione di copie e, oltre ad essere tra le scrittrici più amate d’Italia, è anche tifosissima del Milan, oltreché un’appassionata di Formula 1.

Indice

“Una Conquista fuori menù”, il nuovo romance di Felicia Kingsley

Felicia Kingsley

Ma andiamo per gradi. “Una conquista fuori menù” è il titolo del suo nuovo romance, uscito il 3 Settembre. Per questo la scrittrice è impegnata nelle varie presentazioni, tra le quali ricordiamo: Napoli 12 Settembre; Camogli (GE) 13 Settembre; Modena 15 Settembre; Pordenone 20 Settembre; Pesaro 21 Settembre; Bari 22 Settembre e Reggio Calabria 27 Settembre.

La trama:

Tra gli agenti speciali dell’FBI, Dwight Faraday è il migliore: anticonformista, dal fascino ribelle, detiene il record imbattuto di indagini risolte sotto copertura.

È anche un cuoco provetto, dunque è l’ideale per infiltrarsi nella brigata del ristorante italiano che appartiene alla famiglia Villa: sospettata di avere legami con la malavita di New York. Dwight, però, non ha fatto i conti con Julia Villa, la figlia del proprietario. Ragazza tosta e determinata a guidare gli “affari” di famiglia, lo detesta sin dal loro primo, tempestoso, incontro ed è intenzionata a fargli capire chi comanda. Con la missione a rischio, Dwight è costretto a cambiare piano: conquistare Julia per raccogliere le informazioni di cui ha bisogno. Tra schermaglie affilate, sfide a colpi di fuori menù e provocazioni al peperoncino, Dwight è pronto a scovare la ricetta giusta per arrivare al cuore di Julia, che sembra ostinatamente immune al suo fascino. Ma se alla fine fosse proprio l’inafferrabile agente Faraday a farsi prendere per la gola? In cucina non ha mai fatto così caldo…

Felicia Kingsley si conferma così la scrittrice in testa alle classifiche in libreria, essendo la più letta del 2023. Autrice di 14 bestseller, i quali sono tradotti anche in 16 paesi, ha ricevuto proposte di case cinematografiche che hanno opzionato i suoi romanzi. Presto “Non è un paese per single” (Newton Compton Editori, 2022) diventerà un film. Abbiamo avuto il piacere di analizzare questo aspetto per almanaccocinema.it.

L’intervista in esclusiva a Felicia Kingsley

Più di un milione di copie vendute. Ti aspettavi questo successo dopo le tue prime auto-pubblicazioni?

“Non credo che sia immaginabile, mi stupirei di incontrare un autore – un giorno – che risponda sì. Ho iniziato a scrivere a 12 anni per me stessa, per divertimento. Non c’era ambizione editoriale e dunque tutto ciò che di buono e positivo è arrivato col tempo è sempre stato inaspettato, ma anche gradito.”

Un film in programma

“Non è un paese per single” diventerà presto un film. Se potessi scegliere, chi vedresti bene nei ruoli dei protagonisti? Nel romanzo “Fiumi di Parole” dei Jalisse è la colonna sonora. Lo sarà anche nel film?

“I volti di Elisa e Michael vivono nella mia testa e non saprei davvero chi possa rappresentarli in maniera esatta e forse è un bene che i casting procedano in maniera autonoma dal mio immaginario. Vengo dall’architettura, del cinema ho ancora tutto da imparare. Sulla produzione, che comunque è alle prime battute, non posso sbilanciarmi dicendo cosa ci sarà oppure no.”

L’ultima pubblicazione

Arrivando all’ultima pubblicazione . C’è una scena nel libro “Una Conquista Fuori Menù” che è stata riscritta varie volte prima della definitiva pubblicazione?

“Generalmente, e vale per quasi tutti i miei romanzi, è il primo capitolo a essere scritto e riscritto decine di volte: finché non sento di aver detto le cose esattamente come volevo.”

Sempre più, nei tuoi libri si parla di temi “delicati” come alcune malattie/patologie. È il caso anche di Giulia in “Una Conquista Fuori Menù”, oltre quello di Victoria in “Ti aspetto a Central Park”: cosa ti ha spinto a parlare di questi temi?

“Non sono una militante della rappresentazione a ogni costo. Tuttavia, ogni protagonista è unica e nella sua unicità parlo di ciò che la caratterizza e qualcuno, leggendo, può ritrovarsi nelle sue stesse parole.”

Cosa ti senti di rispondere a chi cataloga per fascia di età i tuoi romanzi, talvolta definendoli troppo spicy e per un pubblico prettamente femminile?

“Sono ahimè opinioni preconfezionate e ripetute “per sentito dire”, da chi evidentemente non ha mai letto un romance – o comunque uno dei miei – e dunque meri pregiudizi. Per quanto riguarda le scene passionali, nei miei romanzi queste arrivano quasi alla fine perciò direi che non siano affatto il core della storia. Sono per un pubblico femminile? Non so, da quello che mi dicono le lettrici i miei libri sono i più “rubati” dai loro mariti.
Siamo nel 2024, sarebbe ora di superare gli stereotipi di genere: i libri non hanno sesso e non hanno età.”

Capitolo Milan e Formula 1

Tu sei una fan della Formula 1, in particolare di Hamilton. Ci sarà occasione di vedere un tuo romanzo sui motori? Come vedi l’approdo di Hamilton in Ferrari?

“Come dico sempre, mai dire mai. Ho altri progetti sul tavolo per il futuro, ma se arrivasse l’idea per un F1 romance non mi senterei di escluderlo

Per quanto riguarda Hamilton sono di parte. Lo stimo molto e penso che porterà alla Ferrari la mentalità giusta. Ha ancora le mani che bruciano per l’ottavo titolo mondiale sfiorato nel 2021 e lui ormai è troppo abituato a battere record per ritirarsi prima di aver lottato anche per questo. Inoltre nel 2025 incontrerà di nuovo Loic Serra, che è stato una delle menti dietro le Mercedes che hanno dominato gli ultimi 10 anni di mondiali. Le premesse sono buone e spero che, oltre al mindset, trasmetta al team tutta la sua esperienza in strategia e gestione gomme: di cui è un maestro.”

Arriviamo alla fede calcistica per i colori rossoneri

“Purtroppo sono una milanista viziata. Sono nata nell’87 e ciò significa che ho visto passare il trio olandese, Boban, Savicevic, Bierhoff, Weah, per non parlare della formazione più vincente di sempre che con Ancelotti ha portato a casa tutto il vincibile.”

Il giocatore che più rappresenta Felicia Kingsley

“In tutto questo, il mio giocatore preferito è sempre stato Gattuso perché, pur non essendo un artista come Pirlo o un metronomo come Seedorf, per togliergli la palla bisognava legarlo e correva per due. Mi ci rivedo, forse non sarò la scrittrice più brava d’Italia ma finché ho fiato corro.”

Felicia Kingsley

Io credo che oggi i talenti ci siano, Leao e Theo per esempio, ma manca la mentalità che c’era allora e ha permesso i successi che la squadra ha avuto. Mancano i senatori che tenevano le redini dello spogliatoio, come Maldini e Costacurta. Manca il senso di unità, mi sembra che ognuno giochi per sé. Poi magari sbaglio e sono solo una passatista da due soldi.”

In ultimo cosa risponderesti a chi cataloga lo sport solo al maschile e i romance solo per il pubblico femminile?

“Risponderei di guardarsi intorno, perché nel 2024 certe affermazioni non sono più accettabili ed è un pensiero frutto di una mentalità ristretta che avrebbe bisogno di più stimoli.”

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