Nicola De Bonis, speaker radiofonico e giornalista, ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni in occasione dell’evento per la chiusura del calciomercato.
Lo speaker radiofonico e giornalista sportivo, Nicola De Bonis, è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni in occasione dell’evento per la chiusura del calciomercato invernale all’hotel Hilton EUR La Lama a Roma.
De Bonis si è soffermato principalmente sulla situazione legata alla sua cara Juventus, che da inizio stagione vive su molti bassi e pochi alti, in Europa ed in campionato.
Teun Koopmeiners e Thiago Motta ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Juventus: che periodo sta vivendo la formazione di Motta?
“È un momento delicato per la Juventus. Le due belle prestazioni con Atalanta e Milan avevano un minimo risollevato il morale dopo i tanti pareggi, poi purtroppo dall’inizio dal secondo tempo del match con il Napoli al fischio finale della gara contro il Benfica si è rivista una Juventus in grande difficoltà. C’è molta confusione da parte del tecnico, un buon allenatore con buone idee di calcio, che però a questo punto deve prendersi delle responsabilità. Noi giornalisti lo abbiamo comunque abbastanza protetto a differenza di altri allenatori, vedasi le pesanti critiche verso Paulo Fonseca. Conosciamo benissimo questo tipo di situazioni all’interno della comunicazione nel calcio e ci sono allenatori che godono di più credito, nonostante non abbiano vinto nulla, ed altri invece, come Allegri, che vengono mortificati da personaggi che di calcio probabilmente ne sanno molto poco.
La verità sta nel mezzo. La verità è che per allenare la Juventus, da sempre, ci vuole una struttura piramidale. Tale struttura parte da un presidente ed un proprietario. La Vecchia Signora ha avuto queste due figure, come Gianni Agnelli e Giampiero Boniperti, poi ci siamo ritrovati Agnelli e John Elkann. Adesso la situazione è diversa, manca quel tassello: c’è il proprietario, Elkann, ma poi c’è una persona, Ferrero, che non è adatto al ruolo per tanti motivi. A seguire la figura di Scanavino, bravissimi nei loro rami, ma non capaci di essere determinanti in una Juventus in fase di ricostruzione.
Fase di ricostruzione che richiederebbe del tempo. Ma la storia dei grandi club ci insegna che è molto complicato aspettare. Personalmente credo bisogna attendere la fine della stagione per dare un giudizio definitivo. L’ho fatto con Allegri, con Sarri. Bisognerebbe farsi questa domanda: come far tornare quella juventinità?
Per farla tornare deve tornare un grande juventino alla guida”.
Quindi il problema riguarda una mancanza di personalità e di un leader forte all’interno della società?
“La Juventus vive gli anni più belli della sua storia con Giampiero Bonardi, con Andrea Agnelli, Gianni Agnelli, Umberto e Giampiero Boniperti.
Gli altri anni meravigliosi li vive con Antonio Giraudo, Roberto Bettega ma fino al 2003 con ancora Gianni e Umberto Agnelli alle loro spalle. La Juventus sente molto forte questo senso di appartenenza, più di qualsiasi altro club in Italia. È l’unico club che fa parte di una famiglia da più di 100 anni e dunque ci deve essere sempre un Agnelli dentro la Juventus. Le Juventus che hanno vinto avevano come proprietario o come presidente un Agnelli che amasse la Juventus. Il ramo Elkann non è il ramo Agnelli e purtroppo i risultati li vediamo anche sul campo.
Io continuo a credere che John Elkann possa far entrare nella Juventus tanti soldi. Ma i soldi non sempre servono”.
Un parere su questo calciomercato? Sono arrivati Veiga, Costa e Kolo Muani, ma la rosa a disposizione, causa infortuni, ha ancora qualche mancanza. Giuntoli?
“Per giudicare una sessione di mercato, i calciatori in entrata, bisogna averli visti all’opera. Ho visto solo Kolo Muani, ha impattato bene. La prima partita però conta poco, sono tanti fattori, psicologici soprattutto. Gli altri due non li conosco, devo dirti la verità. Veiga un pò di più l’ho visto giocare. Il terzino portoghese non lo conosco,
Cristiano Giuntoli, direttore sportivo della Juventus
Giuntoli ad oggi 4. Un fallimento totale per ora. Un fallimento la scelta dell’allenatore, un fallimento l’investimento di calciatori, tra tutti Douglas Luiz. Koopmeiners è un ottimo giocatore, ma adesso gli investimenti importanti di questo buon portafoglio che aveva Cristiano Giuntoli, fino a questo momento, non hanno fruttato. Ha ora un portafoglio graffiato, purtroppo da buttare. Questo portafoglio è stato utilizzato male”.
Se la stagione dovesse concludersi con nessun trofeo, una campagna in Europa non brillante e un piazzamento in campionato che non garantirebbe l’accesso alla Champions, salterebbe qualche testa?
“Se la stagione dovesse concludersi con la Juventus fuori dalla Champions sarebbe un fallimento e non so cosa salterebbe, perché probabilmente salterebbe come spesso accade l’allenatore. Pagherebbe Thiago Motta e a Giuntoli verrebbe data un’altra possibilità”.
Cosa può dare secondo te la Juventus ancora in questa seconda parte di stagione?
“La rosa è buona, nonostante qualche problema. Kolo Muani è una buona occasione per dare comunque altre soluzioni. Vediamo anche la situazione di Vlahovic per diversi motivi. Spezzando una lancia a favore in questo caso della società, anche per demeriti del serbo, siamo ai titoli di coda. Alla firma del nuovo contratto non fui d’accordo. Ho espresso molte perplessità per questo accordo perché credo che fosse un ottimo prospetto ma ancora tutto da formare.
Mi aspetto che possono comunque far bene. Si può accendere qualcosa, una partita giusta, l’episodio che ti cambia la stagione in positivo, il gruppo si ricompatta, l’allenatore che fa un passo indietro perché da quanto ho saputo, il signor Motta è un grande presuntuoso ed essere presuntuoso a casa nostra è pericoloso farlo, molto rischioso”.
Aggiornato al 01/02/2025 10:47
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