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ESCLUSIVA CS – Enrico Menegatti: “Nel calcio di oggi non c’è pazienza, Massei per la Spal è un istituzione”

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Menegatti

Ai microfoni di Calciostyle ha rilasciato delle dichiarazioni l’editore ed ex responsabile della comunicazione della Spal Enrico Menegatti.

L’editore ed ex responsabile della comunicazione della Spal, Enrico Menegatti, ha rilasciato delle dichiarazioni ai nostri microfoni relative al suo nuovo libro Oscar Massei:” L’Oriundo, Il Capitano, L’Esempio” e anche in merito ad altre tematiche legate al mondo del calcio.

Le parole di Enrico Menegatti

Menegatti

Cosa significa per te, che sei di Ferrara, aver contribuito a scrivere una delle pagine più importanti della Spal, portandola dalla seconda divisione fino alla Serie A?

“Quando ero dentro la società c’è stata una scalata che non riesco neanche a descrivere, vi dico che è proprio in quei momenti che si vivevano c’era il ricordo di quella Spal dove poi ha giocato ha giocato Oscar Massei, che è sempre stato presente in quella società dove io ho fatto il responsabile della comunicazione. Oscar per noi è stato una sorta di mito come il presidente Paolo Mazza, che è stato il presidente che l’ha voluto la Spal alla fine degli anni degli anni cinquanta.

In quei momenti veniva sempre fatto un paragone su quello che avevano fatto quei giocatori e quella dirigenza rispetto a quello che poi è stato fatto dalla dirigenza che dalla seconda divisione è arrivato in Serie A, e Oscar in quei momenti è sempre stato vicino alla società visto anche il rapporto bellissimo che ha con Ferrara. 

In quei momenti non ha mai detto una volta di no, ed è sempre stato con noi quindi in un certo senso ci ha aiutato a crescere e a diventare quello che poi siamo diventati in quei tre anni di Serie A. Anche con negli anni indietro, infatti in Serie B è stato invitato alla prima alla prima del campionato dopo 23 anni contro il Vicenza, dove ha salutato il pubblico ed è stato acclamato dai tifosi. Negli anni in Serie A è stato anche ospite ed ha premiato Lazzari della Lazio per le 200 presenze con la Spal.

 In quegli momenti ho potuto conoscere Oscar e potuto apprezzarlo essendo comunque una persona molto semplice nonostante il campione che è stato”. 

Noi sappiamo per quale motivo Massei dal punto di vista calcistico e uno dei più grandi di tutti i tempi. Ma del punto di vista umano cosa ti ha spinto a scegliere lui. Cosa significa la sua figura per la comunità ferrarese? 

Vi racconto un pò com’è nata l’idea di fare questo libro, l’anno scorso con Minerva che è al casa editrice che ha pubblicato questo libro e con cui ho pubblicato anche un altro libro relativo alla scalata dalla seconda divisone della Spal, ha visto Oscar e gli ha proposto di fare un libro su di lui, visto che manca una biografia su Oscar Massei, che è l’idolo di Ferrara e dei tifosi della Spal.

 Oscar accettò ma voleva come compromesso che il libro arrivasse al Papa perché il pontefice è un gran un tifoso del San Lorenzo di Almagro, infatti quando oscar giocavo in Argentina in Primera Division nel Rosario dal 1953 al 1955 probabilmente mi ha visto sulle tribune del gasometro al San Lorenzo, che è un quartiere di Buenos Aires.

E vista la mia situazione in quel momento all’interno della Spal decisi di portare avanti questo progetto, approcciandomi a Oscar un poco con le pinze e con il rispetto che che deve avere un personaggio di questo tipo merita.

E invece sono rimasto stupito ed ho scoperto veramente una grandissima persona, perché Oscar è una persona semplice che non ti fa pesare le cose nonostante abbia giocato in Argentina, nell’Inter e che sia stato questo mito per la Spal e gli riconoscono tutti una carriera che importante, ma purtroppo viziata da questo incidente che non gli ha permesso di esprimersi al meglio.

 Massei è un giocatore che ha rappresentato un epoca e quindi approcciarmi così è stato un onore, si vedeva anche quando ti svelava un po’ i suoi segreti che ti prendevano in maniera coinvolgente. Non mi sarei aspettato una cosa del genere, non perché non lo conoscessi come una persona buona, ma quell’aura così importante di importanza che poi mano a mano si è sciolta, mi ha dato la possibilità di entrare nel suo schema di vita, che è uno schema alla mano come poi tanti personaggi che raccontiamo all’interno del libro e che appunto fanno parte della sua vita e ne fanno ancora parte”.

Questo e il secondo libro che lei scrive sulla Spal, la sua professione come editore la porterà nuovamente a parlare della squadra della sua città? Quali sono i progetti per l’immediato futuro della sua casa editrice?

“Ho già iniziato a sondare per nuovi progetti che probabilmente non riguarderanno il discorso della Spal, però quando siamo stati a trovare Oscar più di una volta a La Spezia con l’editore abbiamo deciso di soffermarci su un altro personaggio cha ha avuto un grandissimo risalto ma non ha avuto a livello editoriale il riscontro meritava.

Quindi magari nei prossimi anni probabilmente qualcosa sarà fatto, riguardo ai prossimi progetti editoriali posso dire che riguarderanno lo sport in generale”.

Cose’ è cambiato parlando a livello puramente calcistico tra il calcio dove giocava Massei incentrato più sulla qualità rispetto al calcio attuale incentrato molto più sulla fisicità?

“Leggendo le cronache degli anni Cinquanta e Sessanta quando giocava Oscar, vi era un calcio che aveva sicuramente aveva più rispetto forse nei confronti del calcio stesso, infatti il calciatore di quell’epoca rispettava tanto quello che veniva chiamavano football.

Mentre oggi secondo me questa sinergia si è un pochino persa, si parla sempre di calcio romantico ma è definito così perché chiunque giocava in quell’epoca, anche se non era il massimo con i piedi aveva il rispetto nei confronti di quello che era il football.

Cosa che secondo adesso un pochino forse si è persa, infatti oggi si pensa più ad essere il personaggio che sta in campo per fare gol, per esaltarsi con le etichette e con le copertine piuttosto che dare quel rispetto che il calcio merita, quindi di conseguenza si è molto più soli non si è più in squadra, in una sorta di appunto perdita della dimensione tra il calcio stesso e il giocatore”.

 Prendendo come riferimento l’ultima intervista fatta a Ibrahimovic, senza entrare nel dettaglio, quanto è cambiata la comunicazione nel calcio italiano rispetto agli anni 90/2000?

 “Ti rispondo citandoti una parte del proprio del libro, Oscar qualche giorno dopo il suo arrivo in Italia, andò da Moratti per sottoscrivere il contratto, perché era arrivato in Italia senza aver sottoscritto un contratto con l’Inter, il suo accompagnatore, che si chiama Pasqualone, lo portò al Pirellone per firmare il contratto con Moratti.

 Moratti quando lo vide e si incontrò con con lui non gli servirono tante parole per dimostrare qual era il suo carisma nei confronti del giocatore che aveva di fronte, che era un ottimo giocatore, ma dall’altra parte Oscar si trovò di fronte a una persona che guardando negli occhi, avendo questa aura carismatica che non aveva bisogno di dare tante risposte. Quindi credo che serva parlare un pochino meno e magari dare un pochino più di aura carismatica ai fatti”.

Semplici è stato un allenatore che la Spal ha cresciuto e che attualmente è svincolato, secondo te avrebbe meritato più chance nel calcio che conta?

“Mister Semplici aveva avuto qualche esperienza precedente come quella nel reality con la Fiorentina dove si era un po’ anche esposto  in una maniera un po’ diversa rispetto magari a una squadra di club dove certe cose passano sotto tracce e sono un pochino più nascoste.

Semplici arrivo alla Spal dove fece questa scalata insieme a tutta la società che fu un qualcosa di indescrivibile, fu un qualcosa che non si aspettava nessuno, e probabilmente sono quelle situazioni dove ti ritrovi con un bravo allenatore che ha bravissimo staff, perché c’è da elogiare anche lo staff che aveva con lui a disposizione, tra cui Consumi Casoni e Di Fabrizi, che poi erano i suoi collaboratori più stretti, che non sempre hanno avuto la fortuna di andar in altre squadre molto più più blasonate come Fiorentina, Torino o Atalanta.

 Purtroppo nel calcio può succedere che non si ha la fortuna di arrivare dove si vuole, pur avendo la bravura di di essere un ottimo allenatore questo elemento va anche a a fortuna sul campo, perché Leonardo è stato a Cagliari ha salvato la squadra e la stagione dopo è stato esonerato dopo tre partite come successo di recente a De Rossi.

Successivamente mister Semplici è andato alla Spezia, dove non è stato molto fortunato, ma io da parte mia gli auguro di poter tornare il prima possibile anche perché lo vedo spesso in televisione e quando lo incontri è sempre un piacere parlarci, in più Ferrara lo adora un pò come adora Massei”.

Vista la tua esperienza nel mondo del calcio, si  vive in maniera cosi frenetica il raggiungimento dei risultati in cui un progetto triennale può saltare in 15 giorni?

“Il problema è che nel calcio non c’è pazienza, l’investimento deve essere immediatamente fruttifero, ed è questo che che dà un po’ la misura del calcio.

 Prendo come come riferimento l’Atalanta che ha creato tutto quello che ha creato nell’arco di nove anni con Gasperini in panchina che non iniziò nel migliore dei modi la sua avventura sulla panchina della Dea, trovando quattro sconfitte nelle prime cinque giornate e sembrava che fosse a forte rischio.

Però se si ha una dirigenza come quella dell’Atalanta come i Percassi, con cui abbiamo avuto a che fare noi alla Spal con il presidente con la dirigenza e con direttore sportivo, hanno lungimiranza di capire che in certi ambienti bisogna attendere un attimo.

Perché non si può pretendere di avere la bacchetta magica di risolvere subito il problema, anche perché la squadra e composta da 25 giocatori e sono 25 persone che ragionano per il calcio ma in modo diverso, quindi non è sempre semplice mettere insieme delle persone che non interagiscono nella stessa maniera tra di loro.

I gruppi vincenti sono gruppi che si formano con l’andare del tempo, si può avere la fortuna di creare un gruppo che immediatamente vince ma sono casi isolati, è capitato alla Spal abbiamo vinto il campionato dalla B alla A, perché c’è stata la bravura di trovare dei giocatori che non erano solo giocatori ma erano anche uomini , mentre a volte ci si impiega un po’ di più a trovare i giusti incastri”.

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Esclusiva CS, Bernardo Corradi: “Bisogna insegnare ai giovani a conoscere il proprio corpo. Su Vieri ed Euro2004…”

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L’ex-attaccante italiano, Bernardo Corradi, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di CS nel corso del “Soccer Football Summit 2024”.

Il 19 e il 20 di Novembre è andato in scena, allo Stadio Olimpico di Roma, l’evento “The Future of Football is Here“, presso il Soccer Football Summit 2024. Fra gli ospiti l’ex-attaccante (fra le altre) di Lazio e Udinese Bernardo Corradi, che ha parlato ai nostri microfoni della sua esperienza da tecnico dell’U20 italiana.

Le parole di Corradi a Calcio Style

Corradi ha parlato anzitutto dei suoi ricordi legati agli Europei del 2024, dove venne chiamato inizialmente per sostituire l’infortunato Vieri. Alla fine il centravanti prese regolarmente parte alla competizione e i due finirono per contendersi una maglia. Corradi giocò da titolare l’ultima del girone: la vittoria (2-1) contro la Bulgaria.

Quando arrivi in pre-raduno, dove hai 24 calciatori, sai che dovrai dire a 4 di loro che non parteciperanno alla fase finale della competizione. Siccome ci sono stato dall’altra parte, mi metto nei loro panni. Ai miei tempi vivevo le cose in maniera molto serena. Ero pronto a tornare a casa dopo la partita, poi Maurizio Manzini (storico team manager della Lazio) mi ha detto che Vieri aveva avuto un problema al ginocchio e che sarei rimasto in ritiro. Eravamo tre esordienti: io, Miccoli e Camoranesi. Ero già contento di far parte della spedizione, poi il mister mi prese da una parte e mi disse: ‘Giochi dall’inizio’. Adesso, con l’età, riesci a vedere da un’altra prospettiva tutto quello che ti è successo. Mi emoziono sempre a ricordare certi momenti.”

Corradi ha poi parlato del suo percorso da allenatore, che lo ha portato a essere selezionatore di tutte le nazionali giovanili italiane. Ha poi parlato anche del suo approccio con i giovani calciatori, della disciplina che intende dare loro e soprattutto delle regole vigenti all’interno degli spogliatoi da lui presidiati.

Sono stato assistente dell’U19. Poi ho fatto il primo allenatore nell’U16 all’U19, passando anche per l’U17 e l’U18. Sono abbastanza ferrato su questo argomento. Ho notato che chi effettua tutto il percorso generazionale, vale a dire dall’U15 sino all’U20, certi tipi di regole non c’è nemmeno più bisogno di metterle perché le fanno in automatico. I nuovi, invece, seguono la buona strada di chi dà l’esempio. Il gruppo si autoregola, poi un minimo di regole alla base ci vogliono sempre ma gli va data la libertà di sbagliare. Vanno ripresi a volte perché è giusto, l’ultima volta l’ho fatto due giorni fa, perché bisogna alzare il livello d’attenzione. In U15 sono piccoli e quindi sei ‘obbligato’ a dare delle regole rigide, come la sveglia alle 8:30 e la colazione alle 9, perché alcuni sono indisciplinati. 5 minuti prima dell’appuntamento devono essere davanti alla sala della colazione e il capitano deve assicurarsi che siano tutti presenti. Se qualcuno manca allora devono iniziare ad aiutarsi perché poi lo faranno anche in campo, magari quando qualcuno sbaglia una diagonale. In U20 è diverso perché inizi ad avere contezza del tuo fisico. Se uno è abituato a svegliarsi alle 9:30 glielo lascio fare, mentre chi è abituato a svegliarsi presto si sveglia presto. Ora non sto mettendo la sveglia, perché l’impostazione si costruisce così.”

Corradi

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ESCLUSIVA – Lino Banfi sulla Roma: “Nessuno avrebbe commesso errori simili. Ranieri…”

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Esclusiva Calciostyle – Il noto attore comico e grande tifoso della Roma Lino Banfi ha rilasciato delle dichiarazioni in esclusiva ai nostri microfoni.

Di seguito la sua opinione sul momento della squadra giallorossa.

Banfi sulla Roma

Banfi

“Siamo tutti arrabbiati, persino i tifosi delle altre squadre. Neanche un neonato avrebbe commesso errori del genere. Una serie di “americanate” senza senso. Il presidente della Roma dovrebbe essere romano. Comprendo e condivido la frustrazione del tifo giallorosso che spesso fa dei sacrifici senza venire ripagato.”

Su Ranieri: “E’ un validissimo allenatore. Un profilo completo, diciamo. Sono sicuro che anche in questa sua terza esperienza alla Roma farà benissimo. Poi di romanisti come lui ce ne sono pochi, era l’unico da cui si poteva ripartire. Ora sarà importante partire bene nelle prime sfide, anche per placare gli animi di piazza e stampa.

Non ho mai avuto la fortuna di approfondire la conoscenza con lui, ci siamo solamente incrociati durante qualche premiazione, ma sono certo che sia una bravissima persona.”

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Miriana Trevisan: “Il mio Napoli può vincere lo scudetto. Su Insigne…”

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Trevisan

“Napoli può vincere lo scudetto, magari con Lorenzo Insigne in campo…”. L’evergreen Miriana Trevisan a tutto gas. Durante l’evento di ieri sera ‘Star People Award’ al Teatro delle Muse di Roma, abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con la nota showgirl italiana e icona della tv Miriana Trevisan, napoletana doc e tifosa del Napoli. Miriana Trevisan, nel corso della sua carriera, ha partecipato a Pressing, Ruota della fortuna e altri storici programmi, sempre molto seguiti. Miriana è sicuramente una delle showgirl più conosciute del piccolo schermo. L’abbiamo intercettata a Teatro, dopo averla incontrata più volte alle Olimpiadi del Cuore di Forte dei Marmi. Ecco il suo breve commento sul Napoli di Antonio Conte che vede come principale candidato al titolo.

MIRIANA TREVISAN: “NAPOLI DA SCUDETTO

Miriana Trevisan, al Teatro delle Muse di Roma, è apparsa molto fiduciosa sul nuovo Napoli di Antonio Conte. Non lo aveva nascosto nemmeno al Mattone del Cuore, evento benefico a cura di Paolo Brosio. “Napoli è il mio cuore, sono nata a Napoli e vivo con una famiglia completamente napoletana”, ci ha fatto sapere in queste ore la simpatica Miriana, ospite dello Star People Award 2024. ” Mi auguro con tutto il cuore che sarà scudetto! Se ho paura della Juventus di Thiago Motta? Assolutamente no, è un gradito sotto al Napoli”.

Quindi una battuta su Lorenzo Insigne: “Se rivedrei bene Insigne al Napoli? Certamente sì. A mio avviso Lorenzo Insigne sarebbe un bel portafortuna, oltre che ‘portabravura’ per così dire. Che altro aggiungere… D’altronde San Gennaro quest’anno si è espresso… Potrebbe essere a tal proposito un segno per la nostra bellissima, fantastica, affettuosa Napoli in chiave scudetto….”. Nelle foto Miriana in questi anni a Forte dei Marmi in occasione delle Olimpiadi del Cuore. Anche Amedeo Goria, ospite ieri sera al Teatro delle Muse, sulla stessa lunghezza d’onda: “Vedevo bene e vedo bene il Napoli per lo scudetto. Ma l’Inter resta secondo me la squadra qualitativamente più forte…”.

miriana trevisan
Miriana Trevisan presente ormai da anni al Mattone del Cuore
Teatro delle Muse di Roma: ieri sera Star People Award con Miriana Trevisan
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