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ESCLUSIVA CS, Fabio Barone:” Un altro record e mi ritiro. Tifo Roma, da Mourinho mi aspettavo molto di più”

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Fabio Barone , Presidente del “Club Ferrari Passione Rossa”, in 21 anni di attività è considerato il sodalizio di clienti Ferrari più importante del Mondo ed attuale detentore di ben 4 Guinness World Record.

Partendo nel 2015 dalla Transfagarașan, la strada nazionale della Romania che si snoda nel nord della Transilvania fino alle pendici del castello di Dracula. L’anno successivo alza l’asticella e scala la Tianmen Mountain Road, un vero drago di cemento che con le sue 99 curve passa da 200 a 1300 metri di altezza, collocandosi a pieno titolo fra i percorsi più pericolosi del globo.

Poi ancora il nuovo primato di velocità nel Canyon della Valle del Dades, in Marocco e in ultimo insieme a un squadra di oltre 30 professionisti, hanno sfidato la vettura virtuale di Google Maps a bordo di una Rossa di Maranello F8 Tributo. U

n viaggio di oltre 4.400 Km che è stato coperto in meno del tempo dichiarato dal navigatore della California, ovvero in meno di 49h.

baroni

Quando è nato il tuo amore per la Ferrari?

“Allora diciamo che è nato quando ho capito che non ero bravo a pallone, quindi decisamente ero piccolo, io a sette anni guidavo e devo dire grazie a mio papà che mi ha messo subito in mano un volante e otto anni andavo già sui kart, sono stato abbastanza precoce e quindi da lì è nato l’amore. Tu pensa che quando non andavo a scuola ed uscivo a “fare sega”, si dice così dalle nostre parti, all’epoca andavo davanti a una concessionaria Ferrari che si trova in centro e stavo ore ed ore davanti ad una vetrina a guardare le auto, finché il venditore si mostrò compassionevole e mi fece entrare. Mi fece salire su una macchina e da lì l’amore, ancora non mi ha lasciato mai, ancora così”.

Da Presidente del club a pilota

“Sì, è sempre stata una passione perché chi fa questo di lavoro, come penso anche i calciatori e come penso tutti gli sportivi, il minimo comun denominatore è la passione. Se poi a questa passione riesci a dare un seguito e riesci a dare una performance diventi un pilota. E se da lì rieci a mettere insieme un Team di persone affiatate, perché… quello è!Quello che sono e da cui sono circondato è un team di veri professionisti e di persone in gamba: riesci a correre e se riesci a correre e ce la metti tutta riesci a fare anche probabilmente dei buoni risultati”.

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Cosa ti ha portato alla scelta di tentare il Guinness World Record?

“Quel pizzico di follia che fa sì che un pilota possa salire il gradino più alto di un podio, che possa tagliare un traguardo, che possa passare un tempo perchè poi alla fine ci sono tre fattori fondamentali quando si corre: c’è il pilota, c’è la macchina e c’è una clessidra, no? C’è un tempo, un cronometro o come lo vuoi chiamare. Questo è quello che mi ha sempre caratterizzato: il fatto di cercare un limite! La differenza è che noi limite lo cerchiamo sulle strade più pericolose del mondo, non in pista. Quindi niente vie di fuga, pochi guardrail… e questo è!”

Dalla Romania nel 2015 sotto le pendici del castello di Dracula al 2016 a Tianmen In Cina sul drago di cemento da oltre 99 curve. Vogliamo ricordare bene innanzitutto quali sono i record che hai già portato a casa?

“Noi abbiamoi records di tre continenti diversi: l’Europa in Transilvania sotto il castello di Dracula che è considerata la strada più bella del mondo, la ‘Transfagarasan’, attualmente ancora imbattuto! Poi la ‘Tianmen mountain road’ in Cina, che per molti di voi è famosa perché è la strada dove fu girato ‘Avatar’ , è lo scenario dove fu girato il famoso colossal: sono 99 curve in successione e il trucco è quello di prendere un ritmo e mantenerlo fino alla fine. Poi siamo andati in Marocco, in Africa, abbiamo stabilito questo record che apparteneva un francese su questa strada che si trova nella valle, detta adesso, ‘Valle della morte’, come la chiamano in Marocco! E’ stato particolarmente difficile con la continua sabbia che veniva portata dal vento e quindi non avevi Grip sulle ruote. E l’ultimo, forse il più doloroso dal punto di vista fisico, è stato il fatto che abbiamo conquistato e abbiamo battuto Google Maps, abbiamo fatto ‘Roma – Capo Nord’… Google Maps dice che riesce a farla in 49h mantenendo sempre la stessa velocità massima su quel tratto stradale però la differenza rispetto agli umani è che lui non si ferma mai.

Noi l’abbiamo fatto in 45h 20m 37s rispettando sempre i limiti di velocità imposti, perché avevamo un giudice ed una telemetria con delle telecamere a bordo. L’unica particolarità concessa è stata quella di poter andare a quanto era necessario per battere il record in Germania perché sapete che ci sono gli autobhan, ovvero le austrade senza limite.

Lì abbiamo fatto la differenza, doloroso perché ho subito lo schiacciamento del nervo sciatico perché ho guidato per 45h, quindi 2 giorni e 2 notti intere legato dentro una macchina insieme al mio ingegnere, ed è stata una grande avventura, forse quella che ricordiamo con più affetto perché comunque siamo stati… ho un team di 70 persone e 2 anni ci abbiamo lavorato su questa cosa”

Raccontaci quali sono le sfide che hai affrontato per arrivare a questi traguardi?

“Ma sai le sfide… credo che sia, alla fine, quello che noi siamo! Cioè, l’uomo è fatto per questo, per capire quali sono i limiti! Tutti i giorni noi, sia uomini che donne, cerchiamo di battere dei record… Considera che anche la stessa mamma che tutte le mattine si alza, corre, prepara da mangiare, porta il figlio a scuola… è come battere un record ogni giorno; sono dei limiti e alla fine il limite se hai un buon ‘Mental-Coach’ e tanta voglia di fare è possibile farlo, è possibile passarlo questo limite che non deve essere un limite dato dal fatto di abusare e quindi farsi male ma bisogna trovare il giusto equilibrio! “.

Fabio, quando corri con velocità estrema e comunque anche con il pericolo che incombe ogni qualvolta tu sei al volante, come riesci a gestire l’adrenalina durante una gara mantenendo la concentrazione per non distoglierla da nulla, perché comunque parliamo di velocità molto molto elevate?

“Le velocità di percorrenza sono elevate, sì soprattutto se parliamo del nostro stile di guida perché è dato da strade chiuse al traffico ma quindi chiaramente le velocità di percorrenza sulle curve sono molto alte. L’adrenalina: intanto partiamo dei difetti e il difetto più grande è sicuramente quello che io non ho, riesco a mantenere la concentrazione e quindi ho la necessità di lavorare molto con il ‘Mental-Coach’ per avere la concentrazione in quei momenti!… Se anche tu mi chiedi della paura o dell’adrenalina il trucco e lasciare il finestrino un dito aperto così esce e và via: e questo è un trucco che dico sempre! L’adrenalina la senti solo quando arrivi, la senti tutta nelle gambe quando tagli il traguardo e in quei momenti non hai pensieri, l’unico pensiero è avere memorizzato nella maniera migliore il percorso e dare il massimo!”.

Non deve essere facile sicuramente…

“Facile no ma credo che nella vita professionale di atleti o comunque di spositivi non c’è niente di facile, no? Così come nel vostro mondo, lo sport più famoso che è il Calcio bisogna entrare in campo e dare per 90 minuti il massimo, questa è la teoria, no? Poi la pratica è chiaro che la dà in maniera diversa. Noi non lo facciamo per un tempo probabilmente più corto però abbiamo bisogno di una preparazione più lunga”

Segui una dieta particolare per quanto riguarda la preparazione fisica e mentale?

“Si, abbiamo iniziato adesso la preparazione per Aprile. La differenza è che noi siamo un po’ come i fantini, cioè dobbiamo essere leggeri e asciutti e non grossi e muscolosi perché chiaramente il peso per quanto ci riguarda è una nota negativa, cerchiamo tutti i giorni di combattere col peso della macchina e di alleggerirla, figurati del pilota… se è un po’ pesante non è il massimo!”.

Anche perchè lì i cavalli da portare sono un poco di più di quelli dei fantini!

“Eh si, decisamente! Sulla mia parliamo di 820 cavalli da gestire ,quindi quello è molto cardio perché il cardio aiuta molto nel discorso dell’adrenalina dell’affaticamento e quindi… Io ho la fortuna di avere la palestra a casa e quindi non ho scuse per mancare i due allenamenti quotidiani”.

Fabio, hai parlato anche del ‘Mental-Coach’, una figura che io ritengo indispensabile e sicuramente da quello che ho capito, è molto importante all’interno della tua preparazione, pensi possa essere utile anche ad altri sportivi?

“Questo lo fa molto il carattere della persona, il carattere del di chi deve entrare in performance. Io lo utilizzo molto perché mi aiuta a scaricare tutte quelle che sono le ansie e le paure del pre-gara. Spesso io sono molto ripetitivo: la notte prima non dormo quasi mai, ho la necessità di fare a piedi il percorso da solo, sono molto scaramantico faccio sempre gli stessi gesti… e avere una persona vicino… io la chiamo Mental-Coach ma potrebbe essere anche il classico amico, no?

O la classica persona che ti dà supporto e che ti carica emotivamente o che raccoglie in quel momento le ansie e dubbi credo che sia la cosa più più vincente che si abbia.”

Qual’è stata la tua sfida preferita?

“Capo Nord perché ha messo a dura prova tutto quello che effettivamente era il progetto. Guarda, credimi… 2 giorni e 2 notti chiuse dentro 1,5mq con 2 persone è stata complicata. Ci sono stati dei momenti di ansia e di paura, la seconda notte fra la Finlandia la Norvegia nel buio totale pensavo: ‘Se si buca una gomma siamo finiti!’. Sì, eravamo allenati anche a riparare la gomma di una Ferrari però credimi non c’era una luce e… nemmeno in cielo c’era una luce, c’erano solo le luci della macchina e se succedeva qualcosa era veramente finita! Quindi tanta fatica, tanta fortuna… però un grazie va tutto il team che è stato 24h su 24h a fianco, che ci motivava e che ci spingeva”.

Ti va di raccontarmi delle sfide che hai affrontato? C’è un ricordo in particolare su ognuna di loro?

“Sì, ‘Transfagarasan’ la prima: 1 anno di lavoro, eravamo sicuri di essere intorno ai 9,50 di tempo e poi tagliato il traguardo il mio co-pilota mi disse 9,14 e rimasi sbalordito… tant’è che gli chiesi se i cronometristi avessero visto giusto e quindi, sì, quello è stato un bel momento!

In Cina… curva 88 e 92 non avevo più freni e non so nemmeno io come sono riuscito ad arrivare alla fine, i freni fumavano in maniera esasperata e ho pensato di arrivare, cioè di lasciare perché comunque ho dovuto massimizzare quello che avevo e veramente non avevo più nulla e quindi quando sono sceso il primo bacio è stato alla macchina, questo poco ma sicuro!!!

In Marocco… l’accoglienza del popolo marocchino è stata incredibile veramente, sentivi un calore delle persone unico c’era proprio… sai, un sapore di una terra e di una cultura diversa che non ho sentito in altri posti! Capo Nord… il ricordo più bello è stato il letto dopo 2 giorni che non ho dormito!”.

Ti sei ispirato a qualcuno in particolare?

“Mah.. no, io credo che Enzo Ferrari sia stato un uomo come ce ne siano stati pochi di italiani nel mondo, no? Io in realtà ho sempre cercato di essere Fabio Barone e se mi chiedono ‘Che cosa volevi fare da grande?’… Volevo essere Fabio Barone! Tutto qui!”

L’ultima sfida

Sabato 1 aprile 2023, nella splendida cornice di Cinecittà World, presenterai anche la livrea della Ferrari F8 Tributo con la quale tenterai di conquistare il tuo 5° Record Mondiale percorrendo la strada panoramica che porta ai Santuari di Meteora in Grecia e in meno di 178s, primato in carica ad un pilota di origine greca, ti va di raccontarci?

Si (sospiro). Pensavamo fosse più semplice eh.. tanto questa è una cosa che rimane fra noi e non la sentirà nessuno (ride)… A Ottobre siamo andati su dopo aver accettato questa sfida con questo pilota greco che devo dire che è forte, perché in realtà sai che i greci con i Rally dell’Acropoli nascono ottimi piloti perché crescono e hanno una passione smodata per le auto, i greci. Questa strada in realtà è una strada con difficoltà 8.5 su una scala da 10 perché è totalmente consumata dai pullman turistici e quando abbiamo fatto il test abbiamo riscontrato tantissimi problemi di Grip, ma proprio tanti!

Considera che riuscivamo a scaricare si e no 300 CV rispetto agli 800 CV della macchina. Lui ha il record e c’è l’ha con un auto importante tedesca, non mi va di dare marche e modelli, ma che ha una trazione integrale e quindi la differenza è sostanziale!

Il mio capo meccanico ha detto: ‘Ma tu sei sicuro di fare questa cosa?’… Poi l’ambasciatrice e mi ha detto: ‘Barone cerchiamo di riportarlo in Italia questo tempo!’… e ci siamo messi a testa bassa a lavorare, quindi ad Aprile presentiamo la macchina ed il 25 Aprile corriamo!”.

Cosa si nasconde dietro una competizione?

“Tanti parlano di vittorie e record però non sanno quanta fatica e quante volte si perde! Noi siamo tornati a Ottobre in Italia con l’amaro in bocca perchè dai Test pensavamo di essere decisamente in vantaggio o comunque sulla buona strada, invece siam tornati bastonati forte perchè eravamo e siamo lontani dal tempo di riferimento.

E’ vero che abbiamo imparato la lezione e sappiamo dov’è e qual è la strada giusta da percorrere quindi in questo periodo stiamo lavorando per essere pronti ma io ero molto giù, ti dico la verità! E’ lì che c’è la squadra, no? ‘Dai che ce la facciamo, dai che si può fare questo… dai che non è brutta come la vediamo’, eccetera… Però finchè stai lì… Sai,noi abbiamo solo 3 tentativi, cioè realtà io ho solo 3 tentativi che mi vengono dati dai giudici, e hai 1h di tempo per poterli fare!

I tentativi sono sono quelli e non puoi fare molto, puoi cambiare un set di gomme e decidere se magari usare invece che le Slick le Semi-Slick… però quello è! Quindi andiamo lì con tanta speranza ma anche con tanto timore, no? C’è sempre il rischio che torni a casa senza aver fatto nulla però fa parte dello sport, mica sempre si può vincere!”.

Quali aspettative hai per quanto riguarda quest’ultima avventura, se vogliamo chiamarla avventura?

“L’animo è sempre quello di un ventenne ma ventenne non lo sono più… Questa volta sarà diversa, sarà diversa perchè comunque ho deciso di togliere il casco e appenderlo al chiodo… Quindi sarà un’avventura, giusto come un’avventura… Così, un po’ romantica ma decisamente difficile… non mi chiedere come mi sento adesso ma chiedimelo quando e quando scendo dalla macchina”.

Come ti senti e qual’è il pensiero che hai dopo aver terminato ogni esperienza? Dopo avere fatto fatica per ottenere quel risultato? Quali sono i pensieri che ti porti a casa?

“Principalmente dopo… la soddisfazione di aver fatto bene ancora una volta di portare la scritta Italia sulle spalle è la cosa a cui tengo di più, quella di rappresentare il nostro Paese è probabilmente la cosa che mi che mi dà più soddisfazione!

I miei figli. La piccola c’è l’ha a morte con me perché non vede l’ora che smetto, il maschio invece non vede l’ora che lo porto a correre sulle piste”.

Gli farai mettere il casco che appenderai al chiodo?

“A lui, guarda, non vorrei fargli mettere il casco sinceramente. Perché, sai da papà, lui ha iniziato a guidare adesso e già mi crea ansia quando guida. Devo dire che, anche questa è una cosa che rimane tra noi, è molto bravo perché io l’ho messo a guidare che era veramente piccolo piccolo… è molto bravo però, sai, è un mondo un po’ particolare quello delle corse… come il calcio ragazzi, non credete, è difficile arrivare… probabilmente 1 su 1000, come diceva Gianni Morandi, ce la fà… e qua è 1 su 1.000.000 ce la fà”.

E tu ce l’hai fatta Fabio, percepisco però che ci stai annunciando un ritiro?

“Sì, decisamente sì, credo che quando si arriva alla mia età bisogna dire basta, bisogna dirlo nella maniera opportuna, bisogna saper scegliere il posto opportuno dove dire basta e togliersi il casco con l’esperienza fatta e… non sò se è un momento triste o no però c’è un momento in cui tutti dobbiamo basta”.

Sicuramente, vista questa tua decisione, ti starà ripercorrendo tutta la tua carriera, come un déjà-vu, perché sai che quando arriverai al volante e terminerà e la corsa, la tua decisione ti farà ripercorrere in quel momento tutto quello che hai fatto.

“Sì bravo, condivido pienamente… Credo che hai colpito nel segno, sì è chiaro, no? Avrai 1000 sensazioni in quel momento però fa parte della vita”.

C’è stato un uomo, uno che ti abbia un po’ dato quella voglia di continuare il sogno?

“Guarda, io di fortuna e ne ho avute tante mi reputo una persona molto fortunata e tra queste cose ho avuto la fortuna di cenare più volte con Michael Schumacher nell’ambito della partita del cuore che abbiamo organizzato a Roma e con Mario di Natale Presidente della Nazionale Mondiale piloti ed era una persona con carisma… è una persona con un carisma incredibile quindi sai spesso per me era il mio idolo”.

Degli anni ’70 – ’80 quando avevi 10/12 anni, prima di Schumacher c’è stato un pilota che ti piaceva?

“Si, Villeneuve! I Ferraristi rimpiangono ancora Villeneuve, è un pilota che è rimasto nel cuore di tutti”.

Cosa pensi di suo figlio Jaques?

“E’ un personaggio, certe volte ha cercato di fare il personaggio è vero però pure che ha vinto il titolo mondiale e quindi diciamo la stoffa c’era poi non voglio entrare adesso nel discorso se magari aveva la macchina vincente e che chiunque avrebbe potuto vincere il mondiale in quell’anno con quella macchina, questo non non è dato da noi saperlo, però sta di fatto che ha vinto un titolo mondiale.

Il papà era diverso, il papà era un genio del volante. Io conosco molto bene René Arnoux perchè siamo amici mi ha raccontato degli aneddoti incredibili e su questo ti posso dire che era veramente non un pazzo ma uno che veramente andava forte”.

Fabio dopo l’addio al Guinness in che modo continuerai ancora, se continuerai, all’interno del mondo Ferrari?

“Chiaramente continuerò il lavoro del Club che è un lavoro che mi appassiona quello di girare il mondo l’Europa con i nostri soci e soprattutto quello di dedicare alcune giornate dell’anno a dei ragazzi disabili come con la “Ferrari terapia” con cui collaboriamo con diverse associazioni perché è molto particolare il fatto di vedere questi ragazzi per una giornata stare a bordo delle auto e sorridere, perché in realtà ricordatevi sempre Enzo Ferrari che diceva: ‘Date un foglio di carta e dei colori a un bambino e chiedetegli di disegnare una macchina che la farà sicuramente rossa, questo è poco ma sicuro!”.

Si parlava di Villeneuve e vari campioni che sono passati anche nel team Ferrari. Fra questi un altro pilota francese Jean Alesi, hai avuto modo di conoscerlo come persona ? Come carattere oltre che come pilota, ti ha soddisfatto con la sua esperienza la Ferrari? Secondo te è stato un pilota da ricordare che ha lasciato il segno ?

“L’ho conosciuto solo al telefono in realtà perché abbiamo quest’amico in comune che è Renè Arnoux però per me è un uomo dal grande cuore e dal grande carattere. Ricordiamoci, però, che la F1 più bella era quella di quegli anni dove il ricordo di Digione ’79 dove Renè Arnoux e Gilles Villenueve fecero… rimane ancora il duello storico più bello della F1 dove continuavano a darsi gommate a destra e sinistra, oggi non sarebbe possibile, all’epoca era tanto e quindi la F1 che non tornerà più, come adesso c’è il mondo dell’ibrido e dell’elettrico tanto che mi chiedono cosa ne penso e rispondo che sarà fortunato a morire prima di vedere tutto questo mondo elettrico”. (sorride)

Tu avrai guidato tantissime Ferrari, tantissime macchine. Ti chiedo però una differenza se per caso tu hai guidato una monoposto e qual è la differenza, perché comunque sono macchine completamente differenti?

“Guarda, ho guidato la monoposto perché ho fatto il corso di Formula 1 e ho guidato la Benetton con cui corse Michael Schumacher! La differenza delle monoposto o vetture a ruote scoperte è fondamentalmente la posizione di guida che è assolutamente a terra, non sei protetto, sei a cielo aperto… è totalmente diversa è un po’ come la differenza fra la chitarra classica e la chitarra elettrica, entrambe sono chitarre ma sono due suoni totalmente diversi e lo stesso e fra una monoposto e una vettura come la nostra quindi è tanta la differenza”.

Che sensazione hai provato sulla macchina di Michael Schumacher, sulla sua monoposto?

“Vabbè, parti che ho impiegato una mattinata solo per capire come farla partire e per farla partire dal box perché lì ancora c’era la frizione e poi c’era il campo elettroidraulico però per partire avevi la necessità della frizione. E’ tutto complesso e tutto un Mondo, servono diversi giri solo per capire dove stai ancora e poi piano piano cominci a prendere dimestichezza però devi capire dove andare a mettere le ruote, invece con la macchina, la vettura di serie, è totalmente diverso”.

Fabio vorresti dire qualcosa a qualcuno che magari potrebbe aver voglia di intraprendere il tuo stesso percorso?

“Sembra veramente una frase fatta ma la realtà è che se avete un sogno dovete coltivarlo perché si avvera”.

Fabio Barone e la “Magica”

Fabio entriamo anche un pochino nel mondo calcio, non solo campione ma anche tifoso simpatizzante, per quale squadra tifi?

“Partiamo dalla premessa che non capisco quasi niente di calcio però simpatizzo per la Roma, la mamma romana e quindi ti ritrovi ad essere simpatizzante. Certo, tu mi dirai potresti essere anche della Lazio ma invece ho scelto la Roma, tra l’altro io sono molto amico di Milinković perché abbiamo comprato la Ferrari nello stesso giorno, abbiamo ritirato la Ferrari nello stesso giorno e lui ha la targa col numero dopo la mia quindi c’è questa amicizia che ci lega e spesso ci vediamo, sono simpatizzante della Roma, non sono uno che frequenta gli stadi, capisco poco ma conosco diversi calciatori personalmente”.

Hai seguito qualche partita , sei andato allo stadio?

“Lucia, come sai non non ho molta frequenza degli stadi anche se mi invitano spesso e ho visto qualcosa, è un bello spettacolo per carità però preferisco il motore”.

Posso chiederti qual è il tuo giocatore preferito della Roma di questo periodo magari anche di periodi passati?

“Da bambino era Bruno Conti e Falcao. Chiaramente ho avuto la fortuna di conoscere Bruno Conti e quindi mi è rimasto lui nel cuore e poi nell’epoca moderna, se così si può dire, anche Francesco Totti perché ho conosciuto anche lui. Siamo stati a cena insieme, una serata bellissima, persona e ragazzo di grande cuore! Degli ultimi sono un po’ meno addentrato”.

Un pensiero su questa Roma anche se la segui pochissimo, ti sembra una Roma che sta dando qualcosa la sua città?

“Quello che posso dire io di tecnico è decisamente scarso, mi sembra che è da troppo tempo che la Roma vince poco e questo me ne dispiace tanto e spero che nel breve possa salire in classifica e fare qualcosa”.

Cosa ne pensi di Mourino, questi due anni che sono passati da allenatore della Roma… Ti aspettavi questi risultati o immaginavi qualcosa di più?

“Forse qualcosa me lo aspettavo e qualcosa di più, io sono particolarmente serio su queste cose, vedi Binotto con la Ferrari, quando la squadra non và si cambia l’allenatore. I tifosi della Roma mi perdoneranno ma non sono per i ricicli e non credo nelle proroghe a lungo termine”.

Paolo

Tornando un attimo alla passione Ferrari, la mattina quando ti svegli e la sera quando ti corichi e ogni qualvolta vai nel tuo garage e vedi questo simbolo (il cavallino n.d.r.) che cosa corre dentro di te?

“La prima cosa è che sono fortunato e la seconda è che ho realizzato il sogno più importante della mia vita anche a livello professionale. Che faccio il lavoro che tanti bimbi invidiano e per cui sono fortunato.

Che spero di poterlo portare fino alla fine il più possibile negli anni considerando il fatto che, insomma, quello che abbiamo davanti è una svolta, nel senso che comunque finirò di correre e mi dovrò dedicare a qualche altra cosa però l’emozione che mi da la macchina ogni volta che l’accendo è immutato, penso che sia difficile abbandonare i motori.

Ho già ricevuto diverse proposte che al momento chiaramente non posso svelare ed ho deciso di non metterlo al chiodo (il casco) ma sulla mensola così si spolvera meglio poi vedremo”.

Le interviste

ESCLUSIVA CS – A. Paganin: “Napoli più avanti della Juve come anti-Inter. Sul Milan e sul derby…”

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Antonio Paganin

Antonio Paganin, ex difensore dell’Inter e di diversi club italiani, ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni soffermandosi sulle prime giornate di Serie A.

L’ex difensore di Inter, Udinese e Sampdoria, Antonio Paganin, è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni soffermandosi su diversi temi riguardanti le prime giornate di campionato. Tra i vari argomenti non poteva mancare un pensiero sul derby della Madonnina, in programma questa domenica (22 settembre) alle ore 20:45.

Antonio Paganin

ESCLUSIVA CS, le parolle di Paganin

Un suo pensiero per quanto riguarda l’Inter che ha ri-iniziato con la stessa qualità, la stessa voglia dello scorso anno? Che pensiero ha sull’Inter di questo inizio di stagione?

“Mi hai tolto le parole di bocca. Delle squadre che ai nastri di partenza vengono accreditate per potersi giocare il titolo l’Inter è quella che in questo momento dà l’impressione di essere ancora uno due passi avanti alle altre. Sia per l’organizzazione per come hanno strutturato il mercato con l’arrivo di Taremi e di Zielenski, perché hanno da quel punto di vista mantenuto la mentalità di chi ha vinto il campionato, e sia perché in questo momento le altre stanno facendo fatica. Il Milan in particolare, che non pensavo che con il cambio allenatore si trovasse così indietro. Anche il Napoli perché ha avuto la vicenda Osimhen che ha tolto un pochino di opzioni a Conte.

Però ho visto che già nella partita con il Parma, anche se è stata condizionata dall’espulsione che ha agevolato il match, una squadra che è bella quadrata. L’abbiamo vista con il Bologna e diventerà un osso davvero duro per chi vorrà ambire a vincere lo scudetto.

La Juventus mi lascia qualche perplessità per il semplice motivo che ha fatto due risultati importanti, ma con due squadre non di primo livello, come Como e Verona. Poi con la Roma è stata un pochino più balbettante per cui la voglio rivedere quando ci sarà adesso la partita con il Napoli per vedere se i miei dubbi vengono confermati oppure se vengono spazzati via”. 

Per quanto riguarda il Milan, la scelta di Fonseca è stata una scelta azzardata oppure le qualità dell’allenatore possono incidere nonostante qualche piccolo intoppo che sia è avuto, vedasi il caso di Leao e di Theo Hernandez?

“Fonseca me lo ricordo ancora quando era a Roma, l’ho seguito anche nella sua parentesi francese, e devo dire che ero convinto lui potesse far bene. C’è molto probabilmente l’andare a legittimare ancora di più l’allenatore, il quale in questo momento è un pò lasciato alle critiche esterne, non viene protetto a mio modo di vedere sufficientemente da parte della società e questo può generare qualche tipo di frizione, qualche incomprensione. 

Quello che è successo con Leao e Theo il Milan poteva gestirla in maniera un pò più furba. Non ci vedo niente di male visto che erano appena entrati ad inizio secondo tempo, per cui può essere che le indicazioni l’abbiano già ricevute.

Non è il massimo da vedere, ma non ci vedo niente di particolarmente strano. Per il resto, ripeto, è una società che manca. È andato via Maldini, manca proprio il vero direttore sportivo. Era un pò bypassato, con Moncada, Furlani e Ibrahimovic però manca la figura di riferimento vera e propria”.

Dovrebbe essere Ibrahimovic la figura carismatica tra la società e i giocatori, è stato preso per questo, in teoria.

“Sì, ma non è un direttore sportivo e le società, almeno in Italia, hanno questa filiera che è formato dal presidente e un direttore generale, poi dopo c’è il direttore sportivo che di solito si occupa di mercato ed è il filtro naturale tra società, allenatore e squadra”.

Furlani è più un addetto ai lavori che un vero direttore sportivo carismatico.

“Sì, probabilmente. Essendo il primo anno nel quale è stato investito di pieni poteri gli manca un pò ancora quella parte che ha chi fa di mestiere il direttore. In questo caso il riferimento del passato era quello di Maldini.

Ho sentito che è stato criticato Maldini per l’acquisto di De Ketelaere, ma magari ci si dimentica che Leao e Theo Hernandez non sono arrivati da soli, li ha portati lui”.

Perchè è stato mandato via così facilmente?

“Non lo so. È difficile dall’esterno potere avere un pensiero, bisognerebbe essere all’interno, parlare direttamente con gli interessati. Si vocifera che da parte di Maldini c’era la richiesta di avere pieni poteri. Io ho qualche dubbio, avendolo conosciuto in passato.

 Per quello che riguarda il giocatore non ho mai avuto quell’impressione che vada ad imporre. Però ripeto, sono cose che dall’esterno è sempre difficile giudicare. Posso dare una mia impressione, però poi bisognerebbe essere all’interno, per cui per abitudine non esprimo un giudizio netto nel momento in cui non ho proprio tutti i dettagli da poter valutare”.

Anche Boban poteva essere una figura importante per il Milan.

“Certo, tutti gli ex giocatori, ma non solo. Non è tanto l’ex giocatore, ma le figure carismatiche dentro una società importante, come Maldini e Boban, sono quello che è l’asse portante di una società. Sono coloro che hanno peso all’interno di uno spogliatoio. Hanno vinto, sanno come si fa a vincere, hanno una grandissima influenza. Sono persone che difficilmente raccontano le cose in maniera differente rispetto a quelle che sono, sia che ci siano difficoltà sia che le cose vanno bene. Hanno ampia possibilità di poter trainare il gruppo come è successo a Maldini. 

Perché non dimentichiamoci che grazie anche all’era Maldini il Milan ha vinto uno scudetto. In un momento molto complicato perché non erano sicuramente accreditati e adesso stanno avendo un momento di difficoltà. Io mi auguro che sia transitorio per il bene di quello che può essere il campionato, però in questo momento li vedo con parecchie difficoltà”.

In questa situazione come lo vede il derby della prossima settimana?

“Io giudico principalmente solo per quello che è l’espressione calcistica in campo ed e non penso di dire una cosa che offenda qualcuno se dico che l’Inter parte favorita, anche in virtù degli ultimi derby che sono sempre stati a suo favore. Il Milan ha tutto per poterne venire fuori.

Il derby può dare quella scossa all’ambiente, ai giocatori per poterli spingere a ritornare sui livelli che più gli competono. Perché in questo momento sono sotto a quello che è lo standard qualitativo della rosa del Milan e poi dopo diventa più interessante avere un campionato di livello perché permette non solo ai club, ma anche alla nazionale di riflesso di avere dei giocatori che sono ampiamente competitivi. Mi auguro di ritrovare quest’anno un campionato che non sia dominato come ho fatto l’anno scorso l’Inter.

Mi auguro chiaramente che lo vinca l’Inter, ma magari che sia un pò più tirato fino alla fine perché così si darebbe la possibilità anche ai club di presentarsi bene anche nella seconda parte di stagione, quando cominciano le competizioni a diventare importanti, Champions League su tutte”.

Per quanto riguarda il Napoli, la vede comunque una squadra più pronta per essere l’eventuale antagonista dell’Inter, ma soltanto per la forza del suo allenatore o anche perché ha preso giocatori come Lukaku?

“Se c’è una cosa che Conte difficilmente sbaglia è l’approccio con un ambiente, dovunque lui è andato”. 

Inizio però così e così.

“Eh sì, ma guardiamo un pò anche cosa ha dovuto gestire. Gestire una situazione come quella di Osimhen senza avere praticamente l’apporto di una prima punta, perché aveva solo Raspadori da poter utilizzare, non è una cosa molto semplice. 

Ma il fatto stesso di dover gestire tutto quello che ne compete. Il giocatore che vuole andar via, il fatto che ti blocca il mercato, ha un ingaggio importante. De Laurentiis e Conte non sono gente che si fanno spaventare, però è normale che all’interno di un gruppo che deve prepararsi per fare un campionato puntando al vertice non sia proprio il massimo. 

Adesso come per incanto, visto che le cose si sono assestate come è normale, pian piano il Napoli comincia a prendere la sua identità. Conte ti porta disciplina, è quello che ti porta idea calcistica, quello che ti porta un gruppo che ha ripreso la sua identità. Può piacere o non piacere per il personaggio, per il tipo di allenatore, che magari può presentare all’esterno, però è un allenatore che dove è andato ha sempre fatto bene. Pensiamo al Chelsea, anche all’Inter ci ricordiamo che cosa ha fatto e le basi che ha gettato. Per cui mi aspetto che il Napoli sia lì davanti”.

Tutti apprezzano le qualità di Thiago Motta e sono consapevoli anche di un mercato che è stato considerato il migliore della Serie A per gli acquisti avuti. Lei quindi, nonostante tutte queste cose, la vede un passo indietro rispetto a Inter e Napoli?

“Da un lato si perché ha aperto alla gioventù. Ha fatto giocare una squadra che come età media è una delle più basse del campionato. Dall’altro mi fa un pò strano vedere, per esempio, che con il suo arrivo un giocatore importante come Danilo ha fatica a trovare spazio. Fa un pò strano questo cambiamento di rotta. Il mercato è un mercato importante, probabilmente vorrà dare il tempo necessario a chi è arrivato di potersi inserire al meglio.

Quello che mi lascia un pò perplesso è stata la gara con la Roma, che non ha dato seguito alle precedenti partite, e ha addirittura fatto un mezzo passo indietro. 

L’aspetto nella partita con il Napoli che ci darà molto probabilmente un quadro un pò più veritiero di quella che è la reale forza della Juventus, fermo restando che anche l’impegno in Champions League tira tanto”.

L’Atalanta, che ha dato la sua massima espressione vincendo l’Europa League al nono anno di Gasperini e che deve affrontare questi grossi problemi tra cui l’infortunio di Scamacca, può ripetere un’altra annata nei primi quattro posti o pensa che comunque ci siano squadre più più pronte?

“Allora la certezza lì e chi la guida da tanti anni. La certezza è il fatto che loro da sempre, quando vanno ad operare sul mercato prendono giocatori che sono funzionali al loro modo di giocare. Quella che è stata l’imprevedibilità quest’anno è l’infortunio di Scamacca, sul quale facevano molto affidamento. Hanno avuto il colpo di genio nell’andare a trovare subito Retegui, che magari è un giocatore meno appariscente rispetto a Scamacca, ma per il modo con cui gioca l’Atalanta, lo dimostrano i numeri, è un giocatore che sa finalizzare tutto. 

Più complicata invece la vicenda Koopmeiners prima, finito alla Juventus, e Lookman dopo, poi rientrata. È chiaro che questo va a disturbare il gruppo e se andiamo a vedere è anche figlia delle due battute d’arresto. Quella a Torino, che non mi aspettavo, è quella soprattutto più roboante, con l’Inter a San Siro, che ha tolto un pò di certezze e credibilità all’Atalanta per poter lottare per il vertice. 

L’Atalanta però, ha dimostrato che nel momento in cui innesta il pilota automatico, come successo l’anno scorso, la squadra parte e non si guarda più indietro. L’ambiente dell’Atalanta, io l’ho vissuto un anno, lo conosco: nel momento in cui trovano i loro equilibri diventa molto, molto difficile giocare con loro”.

La Lazio di Baroni, con tanti giocatori giovani.

“A me piace. Ho avuto modo di vederla, anche se è uscita sconfitta, nella partita ad Udine e anche la prima partita con il Venezia.

A differenza di tante altre, Baroni ha già dato una sua identità ben precisa di come vuole farli giocare. È chiaro che è una squadra che ha perso anche giocatori importanti, su tutti Immobile. Per cui è chiaro che devi ricominciare un nuovo ciclo che, come tutti i nuovi cicli, richiede un pò di temp. L’impressione però è che possa essere la sorpresa per quello che riguarda il il campionato.

 Potrebbe essere troppo dipendente dalla vena realizzativa di Castellanos?

“Quando tu fai una scelta ben netta e precisa di affidare il tuo reparto avanzato ad un giocatore, che prima magari è stato meno utilizzato, devi anche accettare che tu lo vai a investire di quello che è la parte di finalizzazione. Davanti ricordiamoci può avere l’apporto di Zaccagni, che ha fatto bene in questi anni. Ma ripeto, ho l’impressione che comunque siamo di fronte ad una squadra bella, frizzante e gestita bene”.

Chi si spartisce i primi quattro posti in questo momento per lei?

“In questo momento penso a Inter, Napoli e Juventus e poi dopo al pari ci sono Milan, Lazio e Atalanta.

Due, tre acquisti che lei invece avrebbe fatto?

“Mi concentrerei su quelli che possono essere percorribili anche per il campionato italiano. Il giocatore che avrei preso, ma che comunque l’ha preso la Juventus, è Koopmeiners perché è un centrocampista che ti può garantire sia in termini di qualità, ma soprattutto che il numero di goal, un qualcosa che non si possono permettere tutti.

Altri giocatori che possono essere accessibili alle tasche dei club italiani e che possono fare la differenza in giro non ne vedo”. 

Una persona con la sua conoscenza del calcio, con la sua qualità e occhio come mai non è stato mai chiamata per fare lo scouting a qualche società importante? 

“Dopo tanti anni io mi sono chiamato fuori perché le carriere si iniziano molto giovane, poi dopo è chiaro quando termini o ti reinventi all’interno di una società come allenatore, come allenatore di settore giovanile o come dirigente, oppure, ed è abbastanza fisiologico e normale, rientri in quelli che sono i parametri normali della vita di tutti i giorni e per cui ci può stare.

 Mi piace fare la persona normale. Hai un pò più di tempo, però mi piace girare l’Italia per i ragazzi ma più in ambito di Serie C e Serie D, non per la B, A o all’estero. Ho lavorato per anni a quello che era il Bassano, che adesso la proprietà di Renzo Rosso è passata al Vicenza calcio. Ho avuto modo anche di confrontarmi all’interno di un ambiente professionistico. Poi con il passaggio di proprietà sono cambiate le dinamiche per cui mi sono allontanato. C’è stato nei tempi un contatto con qualche persona che chiedeva ma non è mai capitato”. 

 

In collaborazione con Alessandro Aglione

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Le interviste

ESCLUSIVA CS, De Gaetano: “Toro mon amour. La Juve? Mi ha sempre dato ai nervi”

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Il direttore del Museo del Cinema di Torino Domenico De Gaetano, tifosissimo del Torino

In esclusiva, CalcioStyle ha intervistato il direttore del Museo del Cinema di Torino Domenico De Gaetano, il cui cuore di tifoso batte per i granata.

Oltre a ricoprire la carica di direttore del Museo del Cinema di Torino, istituzione che ha contribuito a rendere famosa nel mondo, Domenico De Gaetano è anche un grande appassionato di calcio. E, nella fattispecie, un grande tifoso del Torino.

Una passione che nasce dall’antipatia per la Juventus e dalla passione di suo padre per un’altra squadra granata, come lui stesso ci ha raccontato.

L’intervista a Domenico De Gaetano, tifoso del Torino

“La Juve affascina di più e vince un po’ campionati e scudetti, in maniera più o meno regolare (ride, ndr). Sicuramente è una squadra più vincente rispetto al Torino degli ultimi anni.

Mio padre tifava Reggina, con la maglia sempre granata, quindi il passaggio al Torino è diventato facile anche per lui. Io sono cresciuto come tifoso del Toro.

La Juventus mi ha sempre dato un po’ ai nervi, sempre legata a questa idea della FIAT, degli Agnelli… Il Torino è sempre stato una squadra di grinta, la squadra degli outsider che cercano di ottenere le cose, a volte faticando, con competenza”.

Visto che ami le maglie granata, cosa ne pensi della Salernitana?

“Simpatica. In generale le squadre del Sud mi stanno simpatiche: Salernitana, il Napoli, ma anche il Palermo, il Catania . In realtà simpatizzo per tante squadre, quasi tutte.

Visto che sono il direttore del Museo del Cinema di Torino, l’unica volta che tifo Juventus è in occasione delle Coppe, sperando che vinca tutte le partite così viene gente a Torino a vedere le partite al loro stadio e a visitare il museo.
Poi mi auguro che perda le finali. Certo, poi fa di tutto a livello manageriale per non accedere alle coppe… (sorride sarcastico, ndr)”.

Insomma, deve portare indotto alla città ma poi soffrire…

“Certo. Non bastano solo i soldi. Poi è sempre stata una squadra molto spocchiosa, di quelle che ti guardano dall’alto in basso, quindi il fatto che anche i ricchi piangono fa piacere, ogni tanto”.

Qual è il tuo giudizio sul calciomercato fatto quest’estate dal Torino?

“È stato un bel terremoto. Capisco che non si possa dire ai giornali tutto quel che si vuole fare, ma la vendita di Buongiorno e di Bellanova sono state grandi delusioni per i tifosi. Vendi due giocatori nel giro della Nazionale e ti rimane solo Ricci... Effettivamente il presidente ha perso un bel po’ di punti.

C’è una contestazione molto forte, anche nelle chat dei tifosi e tra gli ultras. Poi magari il calciomercato è andato bene, perché alcuni giocatori – Coco, Adams – sembrano forti. Però sembra sempre che manchi qualcosina per fare una squadra che possa competere ai piani alti”.

Domenico De Gaetano su Samuele Ricci del Torino

Samuele Ricci del Torino

Hai menzionato Ricci, che in Nations League sta facendo bene.

“Come tifosi abbiamo quasi paura che diventino molto bravi, perché così poi il presidente li vende (ride, ndr). Però siamo molto orgogliosi di Ricci perché è uno dei pochi italiani rimasti in squadra e perché è uno di quelli che ha doti per far parte della nostra Nazionale. Sta giocando bene da un po’, credo che con Vanoli possa diventare uno dei leader più importanti del calcio italiano”.

Ti piace Vanoli al timone del Torino?

“Quando arriva un nuovo allenatore lo si ama subito: quando è arrivato Juric godeva di un amore pressoché incondizionato da parte dei tifosi, così come quasi tutti gli altri. Andando indietro nel tempo: Ventura, Giannioni, Radice, Mondonico

Speriamo che questi allenatori, calcio moderno permettendo, restino un po’ a Torino e riescano a dare inizio a un nuovo ciclo. Con Juric non ci siamo riusciti, speriamo di riuscirci con Vanoli. Lui ha iniziato molto bene, ha detto parole, la squadra ha giocato molto bene”.

In effetti l’inizio di stagione è stato molto positivo, con vittorie e un solo pareggio contro il Milan…

“(Vanoli) È riuscito a fare attenzione al modulo e ai giocatori che aveva, permettendogli di esprimersi al meglio. La partita con il Milan si poteva vincere e l’abbiamo pareggiata, quella con il Venezia si poteva pareggiare e invece l’abbiamo vinta. Nel calcio è tutto molto casuale. Speriamo che questo inizio non sia solo un fuoco di paglia e possa posizionare il Torino tra le prime cinque in classifica”.

È questo il tuo pronostico? O è una speranza?

“Se uno guarda i giocatori, non so se effettivamente potrà arrivare al quinto o sesto posto. Però lo scorso anno il Bologna ha avuto un exploit pazzesco e quindi uno crede che prima o poi anche il Torino magari riuscirà a farlo, magari mettendo sotto di sé una delle grandi”.

Domenico De Gaetano sull'allenatore della Juventus Thiago Motta

Thiago Motta, allenatore della Juventus

Tocco un tasto dolente: il Bologna della scorsa stagione aveva alla guida Thiago Motta, che ora è alla Juventus. Quanto conta l’allenatore, in una squadra?

L’allenatore è fondamentale: deve riuscire ad interpretare lo spirito di gruppo riuscendo anche a privilegiare i singoli. Ha un ruolo a metà tra lo psicologo e il tattico, deve analizzare i numeri. Allenare e motivare. Come nelle partite di tennis, si gioca molto nella testa. Se un giocatore vede che riceve molta fiducia e che ci si aspetta molto da lui, magari, tende a fare bene.

Altri, se sentono troppa pressione, si perdono. Bisogna arrivare a un giusto equilibrio. I giocatori sono fondamentali perché in campo ci vanno loro, ma una guida, un leader, è sempre quello che sta in panchina”.

Quale sarebbe la tua formazione ideale del Torino, partendo dalla porta?

“In porta la scelta obbligata è Milinkovic-Savic, gli altri non hanno chance, spero che spero che entrino. Lui è uno dei giocatori più discussi all’interno del Torino, ha commesso alcune papere negli scorsi anni e quindi non è molto amato. Sono comunque sicuro che se continua a far bene come sta facendo, si guarderà agli errori del passato come a un momento di formazione, una tappa. Il Toro ha sempre avuto una tradizione di portieri forti.

In difesa speriamo nel rientro di Schuurs: rientrando lui la difesa può tornare ad essere molto solida, anche se la partenza di Buongiorno mi ha dispiaciuto molto, perché era un giocatore cresciuto nel Toro.

A centrocampo sicuramente Ricci e Ilic, che sono comunque i due giocatori più forti che abbiamo. Mi piacerebbe molto vedere Ciammaglichella, un giocatore della Primavera molto giovane, cresciuto nel Toro: sarebbe bello se lui riuscisse ad emergere quest’anno come giocatore di punta, insieme a Vlasic.

Come punta siamo costretti ad avere Zapata, che ormai ha una certa età ma continua a segnare e poi o Adams o Sanabria.

Non è che ci sia tanto tra cui scegliere. Secondo me quella che mette in campo Vanoli è la migliore squadra che può mettere.

La più grande soddisfazione che può avere un tifoso del Toro è giocare alla Playstation con il Torino (ride, ndr): facendo il campionato, ogni tanto gioco con mio figlio, il Torino ogni tanto può arrivare a vincere lo scudetto e addirittura arrivare a giocare la Champions. Mi auguro che il mondo della Playstation possa diventare reale”.

Cosa ti aspetti dall’imminente partita contro il Lecce?

“Spero che sarà una vittoria fissa, tutti ce l’auspichiamo. Questa può essere la prova del nove: con il Venezia il Toro non ha giocato molto bene eppure ha vinto. Vediamo effettivamente cosa succede.

Poi mi aspetto anche che vinca il primo derby. Perché una delle maggiori soddisfazioni di un tifoso del Toro è: la Juve è più forte e vince gli scudetti, il Torino arriva anche ottavo però vince i derby. È una magra consolazione, ma ci può stare.

Purtroppo non facevano più nemmeno quello. Speriamo che Vanioli riesca a sfatare questo tabù e riesca a vincere un derby: questo lo porterebbe di diritto nell’Olimpo degli allenatori di sempre, secondo me. Contro il Lecce si può anche perdere, se si vince il derby”.

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Le interviste

Esclusiva CS, Riccardo Cucchi: “Lazio, fidati di Baroni. Napoli più avanti della Juve. Su Roma-Parma del 2001…”

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Riccardo Cucchi, giornalista sportivo ed ex radiocronista, ha concesso un’intervista esclusiva ai nostri microfoni in cui ha parlato di Serie A.

Il giornalista italiano Riccardo Cucchi, ai microfoni di Calcio Style, ha parlato di vari argomenti, regalandoci anche un’analisi preliminare su quello che ci possiamo aspettare dalla Serie A 2024/2025.

Serie A, le parole di Cucchi

Di seguito le parole di Riccardo Cucchi.

Inter

“L’Inter mi sembra la squadra più attrezzata. Rispetto alle altre ha il vantaggio di non aver cambiato molto rispetto alla passata stagione. Riparte dalle sue certezze, quelle che le hanno consentito di vincere lo scudetto.”

Juventus

“E’ prematuro parlare di scudetto adesso per la Juventus, aspetterei ancora qualche giornata. Chiaro che hanno fatto una profonda rivoluzione tecnica, a partire dalla scelta dell’allenatore e passando per i tanti giovani aggiunti alla rosa, ma non so se sono già attrezzati per pensare subito allo scudetto”.

Napoli

“Il Napoli ha qualche chance in più della Juventus. Soprattutto perché si è affidato ad un allenatore che sa come si vince, come Antonio, ma anche perché fondamentalmente riparte dalla base che due anni fa ha vinto lo scudetto. Mi immagino un Conte in grado di costruire una squadra capace di lottare alla pari con l’Inter”.

Milan

“Fonseca è un bravo allenatore, ma forse predica un calcio troppo offensivo mentre il Milan con Pioli aveva avuto un’impostazione diversa. Il suo più grande problema è che non tutti i giocatori lo stanno seguendo. La ribellione sul campo di Theo e Leao, che sono giocatori fondamentali, ci dice che probabilmente all’interno dello spogliatoio non c’è tanta serenità e senza una squadra che ti segue è difficile ottenere risultati, per qualsiasi allenatore.”

Roma

“La Roma ha fatto un’ottima campagna acquisti, la migliore secondo me. De Rossi ha a disposizione un gruppo importante, composto da giocatori di grande qualità, che può ottenere risultati. Certamente è difficile oggi immaginare una Roma che possa lottare per lo scudetto, ma per i primi quattro posti certamente si.

Quando c’è tanta qualità a disposizione, nessun allenatore è in difficoltà. Soulé e Dybala sono due giocatori di grandi qualità e De Rossi, che di qualità se ne intende avendo giocato con tanti grandi campioni, non credo che sia scontento di avere due giocatori così. Oltretutto non credo che Dybala possa giocarle tutte, sappiamo che è fragile e propenso ad infortunarsi, mentre Dovbyk va semplicemente aspettato: è troppo presto per giudicarlo.”

Lazio

“La Lazio ha attuato una profonda rivoluzione, ma credo che il suo livello tecnico sia inferiore a quello della Roma. Credo però che se questi giocatori giovani seguiranno Baroni, che è un bravo allenatore oltreché una persona molto seria, la Lazio possa serenamente ambire ad un piazzamento europeo: di lui ci si può fidare”.

Atalanta

“Non credo che il ciclo di Gasperini a Bergamo si sia esaurito, anzi. Ha ottenuto risultati straordinari e ha valorizzato al massimo il patrimonio tecnico che la società gli ha messo a disposizione in questi nove anni, quindi credo che la scelta di rimanere sia stata giusta. C’è una simbiosi perfetta fra la società e il tecnico e questo è sotto gli occhi di tutti. L’Atalanta in questi anni è sempre riuscita a rimanere competitiva pur attuando cambiamenti significativi sul mercato e credo che anche quest’anno possa fare lo stesso, servirà soltanto aspettare.”

Cucchi e il ricordo di Roma-Parma 2001

“Mi fa piacere che il tifoso romanista mi ricordi con affetto. Quella frase, ‘mai scudetto fu più meritato’, che ho pronunciato in quel Roma-Parma del 2001 che valse lo scudetto ai giallorossi, mi uscì spontanea. Nella mia carriera ho sempre cercato di mantenermi equilibrato, equidistante. Ho sempre cercato di mettermi a disposizione degli appassionati, qualsiasi squadra tifassero. Sicuramente il fatto che nessuno sapesse che ero della Lazio ha aiutato, però sono anche convinto che questo riconoscimento sia il frutto di un’attenzione (che per me è centrale in questo lavoro) sull’obiettività, sulla terzietà, sulla mia capacità di raccontare ciò che stesse succedendo in campo seguendo e accompagnando le passioni di tutti i tifosi: nessuno escluso.”

Riccardo Cucchi

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