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ESCLUSIVA CS, Fulvio Collovati: “Mancini è un grande conoscitore di calcio, se vediamo i risultati nelle coppe europee il nostro calcio non è da buttare via, Su Scirea e Rossi…”

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Fulvio Collovati

Il Campione del Mondo 1982 Fulvio Collovati si racconta ai nostri microfoni parlando del calcio di ieri e di oggi e della Nazionale.

Le parole di Collovati in esclusiva per CalcioStyle

Fulvio Collovati

Fulvio Collovati, il calcio italiano non vive un bel momento, siamo molto indietro rispetto alle altre nazioni?

“In realtà non dovrebbe essere così se si pensa che per una serie di combinazioni, parliamoci chiaro, in Champions e nelle coppe l’unica squadra che è stata eliminata è la Lazio, in realtà c’è la Fiorentina, c’è la Juve stessa in Europa League e abbiamo 3 squadre in Champions League.

Questo cosa ti fa pensare? Da una parte che in fondo il nostro calcio non è tanto da buttare via però dall’altra, quando guardi la nazionale, tieni presente che le squadre di Club sono piene di stranieri e la realtà è questa.

Guardi la Nazionale e ti viene un po’ di tristezza perché non c’è stato un ricambio generazionale. Faccio un esmpio, l’altro giorno ho visto Francia e Olanda e non è che la Francia ha vinto solo 4-0 ma non c’era Benzema che non lo convoca neanche più, si permette il lusso di non convocarlo. Noi siamo alla ricerca di un centroavanti, andiamo a naturalizzare un argentino!

La Francia si permette il lusso di non convocare Benzema, di lasciare in pachina Giroud, Camavinga che è un titolare nel Real Madrid era in panchina, éavard che è un titolare del Bayer Monaco era in panchina. Cioè, è una generazione questa dove purtroppo non nascono più talenti, pochissimi attaccanti, pochi difensori e tanti centrocampisti.

Fatto sta che Mancini ha una scelta vasta a centrocampo, in attacco non ce l’ha perchè hai visto che ha dovuto chiamare Redegui. In difesa c’è ancora Acerbi, Bonucci, non c’è il ricambio generazionale. Faccio un esempio, noi nel 1982 abbiamo vinto il mondiale, poi nel 1986 (4 anni dopo) ci siamo qualificati passando il girone e poi siamo stati eliminati dalla Francia e quando siamo ritornati forse 2 di noi sono rimasti in quella nazionale, Bergomi che era ancora giovane, VierchowodAltobelli fece l’86 un poì l’89 però a Italia90 ci fu totalmente l’Under21. Adesso se vai a mettere qualche giocatore che fa l’Under21, in Serie A a parte Fagioli e Miretti (che tu conosci molto bene) giocano in pochi. Tutti fanno fatica a giocare anche in Serie B per cui chi è che convochi? Fai fatica, c’è ancora Acerbi, c’è ancora Verratti che è in fase discendente al PSG. Per cui il nostro calcio come vedi è un paradosso, da un lato abbiamo 6 squadre nelle coppe, è un po’ come il nostro campionato. Perchè abbiamo 6 squadre nelle coppe? Perchè le altre a parte il Real Madrid, il Bayer Monaco ha addirittura cambiato allenatore pensa un po’. Io ho visto giocare il Psg col Bayer Monaco ed è stato uno spettacolo, han cambiato l’allenatore perchè sono secondi in campionato! Cioè, hai capisci? Non si pongono problemi, cambiano, loro vogliono assolutamente emergere e vincere, hanno cambiato allenatore, incredibile!

E’ un calcio italiano, un campionato, ucciso dal Napoli perchè indubbiamente è più forte di tutte, ma le altre, parlo di Milan, di Inter, di Roma, di Lazio (la Juve è un discorso a parte perchè ha il -15)… le altre è come se fossero depresse dal campionato del Napoli.

Magari fanno qualcosa di più in Champions ma in campionato fanno enorme fatica. Una squadra come l’Inter che perde 9 partite è una cosa folle! Con quella rosa lì? vuol dire che c’è qualcosa che non va!

Il Napoli ha ucciso il campionato, le altre si sono rassegnate troppo in fretta?

“Si, si sono rassegnate non hanno messo quella grinta che probabilmente in alcune partite, per esempio anche il Milan che pareggia con la Salernitana o perde con l’Udinese, c’è qualcosa che non quadra.

Poi magari elimini il Totthenam perché nella partita secca può succedere di tutto però nell’arco di un proseguo di un campionato si stanno dimenticando che forse nelle prime 4 ci devi arrivare.

Se non arrivi in Champions il prossimo anno, già soldi ce ne sono pochi ce ne saranno ancora meno e allora forse sottovalutano il secondo, il terzo e il quarto posto! Li stanno sottovalutando secondo me.

Ti dice che la Juve è un discorso a parte perchè ha da un lato sul groppone questi -15 che effettivamente pesano però questa posizione da settima in classifica ti dà uno stimolo per andare avanti come dire “possiamo arrivare sesti, possiamo arrivare quinti, possiamo arrivare…” .

Nonostante ha degli infortuni, adesso leggevo che si è fermato anche Kostic, è un’annata sfigata sotto tutti gli aspetti. Però ha dalla sua questo stimolo in attesa di capire come andrà a finire. Io non voglio parlare di giustizia ma è stata una roba ridicola, consentimi di dirti.

Una roba … guarda quello che è successo sulla squalifica di Mourinho, hanno aspettato 2 settimane in attesa di poter parlare con l’arbitro Serra, cioè ma ti rendi conto?

Lo convochi è il giorno dopo lo porti a testimoniare.

No! Non riuscivano a reperire, questa io l’ho letta, l’audio per cui in attesa di poter definire..

Cioè, perder tempo come per l’inchiesta Prisma hanno preso tempo ancora. Prendono tempo perchè non sanno cosa fare, la realtà è questa!”

Secondo te ci vorrebbe una rivoluzione in FIGC, nei vertici del calcio italiano, per cambiare qualcosa?

“I vertici lasciano a desiderare, sono 20 anni da quando i vari presidenti di Federazione sono succeduti che dicono di rivoluzionare il calcio italiano, di puntare sui giovani e settori giovanili, di riformare.

In Germania non ci hanno messo niente a farlo e la nazionale tedesca ha puntato molto sui giovani. In Francia non ne parliamo, in Italia ognuno è attaccato alla poltrona! Parlano e fanno estremamente poco. Sarebbe da fare, puntare sui settori giovanili, non sto parlando contro gli stranieri attenzione, però puntare di più sul serbatoio e fare delle regole ben precise che in realtà non ci sono.

Per cui si va avanti così, per forza di inerzia, ognuno rimane attaccato alla poltrona e ci si affida ai Magistrati tifosi, la realtà è questa! La giustizia non è di mia competenza, io sono un tecnico e mi piace parlare di calcio e di calcio giocato però quello a cui abbiamo assistito è veramente ridicolo, dai! Parliamo di plusvalenze?

Ti parlo di 25-30 anni fa, le facevano già 30 anni fa le plusvalenze! Per cui se volevano fare una legge che tutelasse il calcio italiano nei confronti delle società, di tutte quelle che hanno fatto plusvalenze perchè le hanno fatte tutte, ci vogliono 25 anni per fare una legge?

Io ho fatto il Dirigente del Piacenza esattamente nel 2000, son passati 23 anni, e le plusvalenze ti posso garantire che c’erano anche 23 anni fa!”

Che differenza c’è tra fare il Dirigente rispetto a fare il calciatore o allenatore?

“E’ un lavoro diverso perchè nel calcio c’è una suddivisione delle responsabilità. Infatti, ammettiamo che tu perda la partita la responsabilità è dei giocatori, dell’allenatore della società. Quando sei Dirigente o allenatore le responsabilità sono tue, aumentano le responsabilità da Dirigente. Quando devi dirigere una società le responsabilità aumentano, io ho fatto il dirigente col Piacenza in Serie A per 3 anni poi ho dato le dimissioni.

Ti stupirò, ho dato le dimissioni non perchè io sono… perchè ho capito che il mondo del calcio non faceva per me.

Perchè è la mia vita, perdonami ma ognuno è fatto a modo suo, io non potevo accettare compromessi! Il calcio a volte è fatto di compromessi, magari un compromesso su una trattativa, un calciatore, tra due società, tra due dirigenti tra un procuratore e lo stesso giocatore. A volte mi rendo conto che bisogna anche averli ,a io da buon friulano sono un po’ come Bearzot, o bianco o nero, non accetto compromessi.

Per cui dopo 3 anni ho detto no, io ho lavorato sempre nel mondo della pubblicità, tu lo sai e collabori con le mie trasmissioni, per cui preferisco fare quello, mi diverto di più, non mi rompe le balle nessuno (scusa il termine) e quando vado in televisione a commentare lo faccio perchè mi diverte e dico quello che penso perchè se non dicessi quello che penso preferisco starmene a casa”.

Hai avuto una grande carriera, qual’è il ricordo più bello nei Club in cui hai giocato?

“Nel Milan son cresciuto quindi ho dei ricordi da bambino meravigliosi. Poi l’esordio in Serie A indubbiamente indimenticabile, l’esordio in Nazionale, giocavo nel Milan, il 24 Febbraio 1979. Il primo scudetto col Milan, la stella!

Poi con l’Inter non è che abbia vinto molto ma siamo arrivati in 2 semifinali di Coppa Uefa ed eliminati dal Real Madrid tutte e due le volte. Una volta quando andavi a giocare a Madrid non c’era il VAR per cui episodi o non episodi gli arbitri lasciavano correre. Adesso col Real Madrid puoi anche vincere perchè c’è l’episodio però una volta che non c’era il VAR era un campo molto rispettato dagli arbitri. Vorrei ricordare anche con il Genoa con cui abbiamo espugnato l’Anfield Road, lo stadio di Liverpool, la prima squadra italiana a vincere a Liverpool nel 1992.

Sai, c’è chi ha carriere migliori ma mi sono preso le mie soddisfazioni, ho giocato 8-9 anni in Nazionale, ho fatto 2 mondiali

avrei potuto fare di più e giocare fino a 40 anni perchè stavo benissimo ma a 36 ho deciso di smettere per fare altro perchè allora era così, la carriera di calciatore ti permetteva di guadagnare bene però di non essere un milionario o miliardario come lo sono adesso.

Non mi posso certamente lamentare, ho fatto un’ottima carriera, potevo fare di più ma non ho rimpianti e lo dico con molta sincerità”.

Fulvio cosa ne pensi di Roberto Mancini come allenatore della Nazionale?

Roberto Mancini è uno che conosce il calcio innanzitutto perchè ha cominciato a giocare a 16-17 anni in Serie A, mi pare che lui esordì a 17 anni in Serie A col Bologna. Poi fece tutta la carriera alla Sampdoria e gli ultimi anni andò alla Lazio. Poi cominciò a fare l’allenatore subito senza fare il patentino e senza niente perchè era uno in gamba. Io gli riconosco che, non dimentichiamoci che 2 anni fa ha vinto l’Europeo quindi non è che improvvisamente perchè perdi con la Macedonia o perdi con l’Inghilterra o vinci di poco con Malta diventi… No!

E’ uno che ha le sue idee però siamo sempre lì, è una via di mezzo. Quando vinci io sono dell’idea che il 50% è merito dei giocatori ed il 50% è merito degli allenatori. Non è che vinci perchè improvvisamente l’allenatore è diventato un fenomeno o adesso… perchè vedi? Se adesso contasse l’80% o 90% l’allenatore tu anche adesso non saresti stato eliminato al recente mondiale.

E’ un grande conoscitore di calcio, mi piace anche perchè convoca anche gente sconosciuta, il primo a convocare Zaniolo fu lui in Nazionale e tanti si domandavano chi fosse questo Zaniolo. Convoca Gnonto, la gente diceva ma chi è questo Gnonto. Vuol dire che ha una visione mondiale perchè va a vedere i calciatori, i calciatori devi andare a vederli. I dirigenti che stanno seduti in tribuna tutte le domeniche a vedere la tua squadra non vai a vedere le altre! Devi andare a vedere le altre squadre, conoscerli i giocatori ed io il Dirigente che amo è quello li. Quello che non si fa vedere e si fa vedere il meno possibile in tribuna a vedere la tua squadra che però va a vedere le altre, va a seguire da vicino i giocatori, li sceglie, li compra, li tratta, quello è uno che conosce il calcio! Mancini devo dire che è uno che gira, gira molto perchè è il suo ruolo. Purtroppo il momento del calcio italiano e quello che ci offre è questo e non è che abbiamo molte alternative”.

1982: un’Italia diversa, una nazionale criticata fino all’esasperazione tanto da farvi fare un silenzio stampa, però poi va a vincere il Mondiale eliminando Argentina e Brasile. Tu uscisti dal campo contro il Brasile per un fastidio alla caviglia, Bearzot anche lui fu molto criticato, che persona era un ricordo per lui?

“Mi hai fatto venire in mente una cosa, quella Nazionale e diciamo tutte le nazionali vincenti hanno avuto sempre uno zoccolo duro. Cosa intendo per zoccolo dure? Che quella Nazionale aveva 7 Juventini in campo, c’è stata l’epoca in cui ci sono stati 4 o 5 Milanisti con Baresi Costacurta Maldini Evani ecc.

Le storie vincenti delle nazionali le costruisci con lo zoccolo duro ed è per quello che ti dico che ho qualche preoccupazione per questa nazionale, perchè prendi un giocatore di qua e un giocatore di la. Ci vuole uno zoccolo duro con 5 o 6 giocatori che giocano nella stessa squadra, come infatti quella del 2006 o di quella precedente dove c’era Buffon, Barzagli, Chiellini, Pirlo, c’era uno zoccolo duro. Con giocatori che giocano nella stessa squadra poi ti scatta qualcosa e si trovano a meraviglia. Io ho avuto la fortuna di giocare in quella Nazionaleproprio perchè lo zoccolo duro era Juventino con Zoff, Cabrini, Gentile, il grande Gaetano, Paolo Rossi, Tardelli erano tutti fior di campioni, Franco Caudio che era in panchina. Per cui tutti fior di campioni guidati da un personaggio che secondo me è stato sottovalutato che si chiamava Enzo Bearzot, un allenatore che conosceva il calcio.

Non era l’epoca dei social e dei telefonini dei video come oggi che chiedi a uno “fammi avere un video di Retegui” il giorno dopo i Match Analyst ti mandano 10 video di Retegui. Allora c’erano i VHS, le cassette, lui andava a vedere le partite e conosceva il calcio Mondiale e le andava a vedere. Andava anche in Argentina a vederle. Conosceva tutti i giocatori del mondo, è stato sottovalutato perchè era uno molto preparato, quella Nazionale a detta di molti che giocava un calcio difensivo… eravamo solo io e Gentile che marcavamo, gli altri andavano tutti!

A cominciare da Cabrini, per parlare di Tardelli, di Bruno Conti, di Paolo Rossi e di Graziani per non parlare di Antognoni. Era una squadra che giocava con 2 punte, un’ala destra come Bruno Conti, e una mezzapunta come Antognoni per cui era tutto tranne che difensiva. Però nell’immaginario colletivo della gente quella era una Nazionale che giocava in difesa, no non era così, eravamo solo io e Gentile che marcavamo e Gaetano che faceva… Infatti c’è un’immagine del 2-0 di Tardelli dove Bergomi e Gaetano Scirea si scambiano il colpo di tacco in area di rigore e poi Gaetano gliel’ha data a Tardelli.

Cose che succedono raramente. Adesso trovami 2 difensori che si scambiano il pallone di tacco dentro l’aera di rigore, non ce ne sono! Indubbiamente è cambiato il calcio, è cambiato molto, magari è più veloce però adesso è molto più tattico. Il difensore fa il difensore… all’ora ti dicevano “marca e vai” e tu andavi, eri anche libero di poter andare però poi dovevi sempre ricordarti di avere il tuo uomo da marcare e tornare in marcatura. Adesso invece sei coperto, Bearzot è stato splendido perchè ci ha difeso contro tutti!

Noi abbiamo fatto il silenzio stampa quando poi l’unico modo di poter comunicare era la Stampa! E’ come se tu adesso in un Mondiale spegnessi il WhatsApp, spegnessi il Web. Noi all’ora abbiamo spento la nostra voce, non parlavamo più ed i media sono andati in difficoltà.

Ci avevano criticato prima di partire e poi ancora di più, poi però si sono ricreduti quando abbiamo vinto il Mondiale, sono saliti come spesso si dice sul carro dei vincitori”.

Il ricordo che tu hai di Gaetano Scirea e Paolo Rossi? Ce li puoi descrivere non solo come calciatori ma anche come uomini?

“Allora hai presente, adesso sto cercando di sdrammatizzare e ridere un po’, Kean? Ti nomino alcuni nomi: Kean, Zaniolo, Pogba, i primi che mi vengono in mente, Cassano non lo conosco quindi non posso giudicarlo, diciamo che Gaetano Scirea era totalmente l’opposto! Gaetano Scirea mangiava e alle 21.00 era già a letto!

Era un personaggio di altri tempi, una persona che diceva 2 parole, in campo parlava tantissimo perchè era in campo che ti guidava ed era la mia guida praticamente.

Ma fuori dal campo era come se non ci fosse, un ragazzo di una serietà e di una timidezza che penso che ogni famiglia avrebbe voluto avere un figlio come lui. Purtroppo se ne è andato prematuramente.

Paolo Rossi era più estroverso però era uno che non ti lasciava… ti faccio un esempio: Paolo Rossi è diventato Campione del Mondo, Pallone d’Oro vincendo con 6 goal il pallone d’Oro, ma io penso che non l’abbia mai fatto vedere una volta neanche a noi, non gliene fregava, cioè lui rideva e scherzava ed era come se non avesse vinto nulla. Perché uno che vince il pallone d’oro va in giro per tutto il mondo a a farlo vedere. Lui invece era di un’umiltà, la parola giusta è umiltà!

Purtroppo il calcio è cambiato, fai 3 partite in Serie A e dicono che sei già Messi a momenti! Gaetano Scirea era uno dei Liberi più moderni, già 50 anni fa giocava come adesso la chiamano “la costruzione dal basso”. Gaetano Scirea insieme a Ruud Krol dell’Olanda lo facevano già 50 anni fa! Perchè lui era un ex centrocampista e non è che da libero ti aiutava a coprire i tuoi buchi, io magari facevo un buco e lui me lo copriva, no!

Anche in attacco era uno che costruiva perchè era un ex centrocampista per cui come uomo era eccezionale come Paolo Rossi, come giocatore io penso che non ne vedo più mi dispiace dirlo ma ne vedo sempre meno, io parlo in Italia poi… Gaetano faceva 5 o 6 goal all’anno. Adesso trovami un Libero, lo chiamano adesso centrale, che ti fa 6 goal all’anno. Bremer! Però è diverso, Bremer fa il centrale, marcatore, va sulle palle ferme però è un giocatore diverso e non gioca con la squadra. Gaetano giocava con la squadra!”

Quando avete vinto il Mondiale avete sentito quella sensazione di rivalsa dopo il silenzio stampa? Un silenzio stampa che è servito a tenere unito e compatto il gruppo?

“Beh noi abbiamo deciso di farlo tutti insieme delegando Zoff a parlare, proprio per il motivo che, te lo dico sinceramente, volevamo un po’estraniarci dalle critiche e la stampa aveva esagerato!

Ti faccio un esempio, noi ci eravamo qualificati nelle qualificazioni del ’81-’82 prima di partire per il Mondiale con 2 giornate di anticipo. Le ultime 2 abbiamo giocato non benissimo , abbiamo vinto 1-0 col Lussemburgo ho fatto goal pure io (pensa!)– poi siamo andati al Mondiale, abbiamo fatto la prima amichevole con lo Sporting di Praga e abbiamo vinto 1-0 e ci dicevano “che cosa andate a fare al Mondiale”, i titoli erano “Vergognatevi” ed eravamo andati da qualificati da primi nel girone eh! La stampa era più cattiva, mi devi credere, molto più cattiva ed esigente!

Adesso i cattivi sono gli Heaters sul Web che sfiorano la volgarità, anzi no a volte sono anche volgari. I giornali sono diventati molto più accomodanti. Quindi ad un certo punto ci siamo detti ma basta, in fondo non avevamo nemmeno incominciato il Mondiale e già ci rompono.

Poi abbiamo giocato le prime 3 partite male e non ti dico… “ah adesso ritornerete a casa”, “chissà adesso che dovrete incontrare il Brasile ma statevene a casa prima di giocare”, tutto così, e noi non ce l’abbiamo più fatta. Abbiamo deciso tutti insieme: “ma basta, così non ci rompono più le balle” ed abbiamo deciso di non parlare prendendoci una grande responsabilità, perchè tieni presente che era l’unico modo come ti dicevo di comunicare, per cui ci avrebbero ammazzato una volta tornati in Italia.

Poi dopo non c’è stata nessuna rivalsa, credimi, perchè il primo a dire… Pensa che quando sono uscito dallo stadio io e Bearzot dal Bernabeu gli dissi a Bearzot, per fati capire che persona era: “Mister adesso gliene deve dire quattro, ha vinto il Mondiale Lei, è l’allenatore Campione del Mondo!” e mi rispose: “no no, a me non interessa vendicarmi!”. Per farti capire che persona era, un’umiltà che non ce più.

Il calcio è figlio dei nostri tempi purtroppo, è cambiato il mondo del calcio come sono cambiati i nostri tempi. Vedi le violenze tutti i giorni tra i giovani, è cambiato il mondo esterno per cui di conseguenza anche il mondo del calcio è cambiato”.

Hai avuto Giovanni Trapattoni e Nils Liedholm, cosa ricordi di loro con più piacere?

Trapattoni l’ho avuto a livello giovanile perchè poi quando sono andato all’Inter lui venne dopo. Trapattoni ha allenato la Juve, pensa come si rischiava una volta: lui veniva dal settore giovanile del Milan, fece il secondo a Nereo Rocco, la Juventus lo prese e diventò l’allenatore della Juventus! Lo prese Boniperti, per farti capire a volte come si rischiava anche con l’allenatore. Adesso no, prima prendevi un allenatore dal settore giovanile. Allenare nel settore giovanile ed allenare in Serie A è tutta un’altra cosa eh, hai meno responsabilità! Liedholm era un Maestro, uno che più che allenatore, perchè poi in panchina parlava poco, però lui preparava tutto fino a due ore prima della partita e poi non ti diceva più niente!

Era un allenatore di carisma di grande carisma. Adesso gli allenatori, li vedi, sono lì a bordo campo che urlano e che ti entrano in campo e sono figli della telecamera, io li chiamo figli della telecamera! Sanno di essere inquadrati e sono tutti lì pronti ad entrare in campo”.

Hai mai pensato nella tua carriera di vestire la maglia della Juventus? Platini era difficile da marcare?

“Io ho giocato contro la Juve di Platini, in Italia ci sono stati parlando di stranieri e non di italiani, 4 o 5 numeri 10 più forti al mondo. A cominciare da Maradona, Platini, Zico, già ti nomino questi tre. Poi ce ne sono stati anche altri, Platini è stato uno dei primi tre fuoriclasse che c’erano in Italia, era un fuoriclasse perchè c’è differenza tra fuoriclasse e campione e ottimo giocatore.

Il campione è campione ma il fuoriclasse è fuori categoria! Platini era tra quelli.

Vestire la maglia della Juventus? Nell’82, il Milan fu retrocesso per la seconda volta e c’erano 2 squadre che si erano interessate a me, una era la Fiorentina che allora era in auge con Pontello e poi la Juventus!

Poi però l’ultimo giorno di mercato prima di partire per l’82 mi chiamò l’Inter, io non avevo il procuratore, attenzione, e rimasi all’Inter per rimanere a Milano e non per altro, sicuramente avrei guadagnato di più sia a Firenze che allora era quella che pagava di più e poi alla Juventus che era quella che pagava di meno però ho guardato l’aspetto logistico, non volevo trasferirmi da Milano, venivo dal Milan, cambiar casa e tutto, e ti posso garantire che avrei guadagnato di più a Firenze ma non mi interessavano i soldi, te lo posso garantire”.

Fulvio ti ringrazio per il tuo intervento e da parte di tutta la redazione di CalcioStyle, è stato bello specialmente ripercorrere tramite le tue parole quel 1982 che ancora oggi rimane nel cuore non solo di tutti gli italiani ma di tutti i tifosi di calcio perchè è stata un’annata dove è veramente difficile dimenticare ciò che è successo

“Grazie a te ed un augurio per la tua professione ed un abbraccio a tutti voi”.

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ESCLUSIVA CS – Juventus, Graziano Campi: “Allegri-Motta? La differenza la fa il rapporto con gli Ultras. Su Giuntoli e Vlahovic…”

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juventus campi graziano campi

Il noto giornalista, commentatore e opinionista sportivo Graziano Campi ha parlato della Juventus durante un’intervista esclusiva ai nostri microfoni.

Il noto giornalista sportivo, nonché grande tifoso della Juventus, Graziano Campi, ha rilasciato un’altra intervista esclusiva ai nostri microfoni. Il main topic, ovviamente, è stato il momento dei bianconeri.

Juventus, le parole di Graziano Campi

Di seguito le sue parole.

Q: Lo scorso anno la stagione della Juventus è stata definita “fallimentare” per un terzo posto e una Coppa Italia. Come mai l’approccio della stampa nei confronti dell’attuale allenatore è così diverso da quello del precedente? L’abbattimento dell’età media della rosa è davvero una motivazione sufficiente?

A: “Perché Thiago Motta non parla molto coi giornalisti. Perché parlare male in assenza di risultati fa fare interazioni, che sono il pane del moderno giornalismo. Perché la società non sa fare da schermo al tecnico e perché si sono spesi un sacco di soldi, con conseguenti aspettative deluse. L’età media della rosa è un fatto, ma Di Gregorio, Kalulu, Gatti, Bremer, Cambiaso, Koopmeiners, Locatelli, Douglas Luiz, Nico Gonzalez, Vlahovic e Kolo Muani sono giocatori giovani ma non inesperti. Inoltre i meno esperti hanno fatto il loro dovere, se penso a Savona, Yildiz, Mbangula, Conceicao e Thuram. Manca la maturità e la personalità per gestire i momenti di crisi e quello è un fattore psicologico che cresce con l’età.”

Bonucci e Allegri

LEONARDO BONUCCI DISCUTE CON MASSIMILIANO ALLEGRI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Q: La Juventus non supera gli ottavi di finale di Champions League dal 2019. In questi sei anni ha cambiato quattro allenatori, ma due volte su cinque non ha neppure avuto acceso alla fase ad eliminazione diretta. Come mai si parla così tanto del manico e così poco del progressivo impoverimento tecnico della rosa?

A: “Perché si va a toccare la gestione del direttore sportivo, che è sempre meno attaccabile dell’allenatore. Non ricordo direttori sportivi cambiati con l’allenatore che rimane al suo posto, ma potrei sbagliare. Motta oggi è criticato, ma ti faccio un esempio di errore che cambia la stagione: Calafiori. Era la prima scelta di Motta, lo voleva a tutti i costi ma per Giuntoli non era indispensabile perché sarebbe costato 45 milioni. Si è andati su Douglas, Nico e Teun. Circa 150 milioni investiti e poi per trovare il difensore centrale sinistro, tra Cabal, Kelly e Veiga, è stato un calvario che più o meno ti è costato la stessa cifra: tra bonus e prestiti. Una difesa con Kalulu, Bremer e Calafiori penso sarebbe piaciuta a tutti i tifosi.”

Q: Mi ricollego alla domanda di cui sopra. Thiago Motta a 11 giornate dal termine è a 6 punti dalla vetta. Verosimilmente non vincerà lo scudetto, ma viste tutte le attenuanti del caso l’acredine dei tifosi nei suoi confronti (parimenti a quanto accaduto con il suo predecessore) non è eccessiva?

A: “Faccio un distinguo. L’anno scorso Allegri era criticato per i risultati ma non dagli ultras, che oggi sono scesi dal carro di Thiago nonostante le cinque vittorie consecutive in campionato. Nelle cinque gare da inizio febbraio alla prima di marzo, un anno fa Allegri collezzionò 4 punti: con la sconfitta contro l’Inter. Motta ne ha fatti 15, battendo l’Inter. La differenza la fa anche il rapporto con i tifosi: Allegri dava loro confidenza mentre Motta si attiene alle attuali disposizioni delle autorità competenti, per non finire intercettato come i tesserati di Inter e Milan.”

Juventus-Hellas Verona, Thiago Motta

THIAGO MOTTA PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Q: Per un anno e mezzo si è ripetuto che la scarsa vena realizzativa di Vlahovic dipendesse unicamente dal modo di giocare di Allegri. Poi è arrivato un altro allenatore, che vede il calcio in maniera molto diversa dal labronico, e persistono le stesse difficoltà, ma l’analisi non cambia. Considerando che nessuna big ha bussato alla sua porta nel mercato di Gennaio, vale la pena chiedersi se il suo valore sportivo rispetti quello mediatico?

A: “Vlahovic ha 25 anni. Quando la Juve vendette Bobo Vieri, ne aveva 24. Se analizzi potenziale e rendimento e guardi la carriera dei due dal punto di vista dei gol, Vlahovic sta facendo una carriera migliore. La questione sta tutta nel potenziale mentale: se ha la testa giusta, può migliorare e diventare forte come lo divenne Vieri più avanti in carriera. Rischiare di fare come con Kean, che ha la stessa età, non è una decisione facile. Solo dal punto di vista economico, ingaggio e potenziale incasso, si può ragionare su una sua cessione. Chi lo boccia perché non vede in lui qualità, non ha capito che da 20 a 25 anni un calciatore va incontro a un processo di maturazione mentale oltreché fisico. Vieri andò via sicuramente per soldi, ma anche perché era scatenato fuori dal campo. Agnelli lo rimpianse immediatamente ma la Juventus no, perché arrivò Inzaghi e vinse lo scudetto.”

Juventus

DUSAN VLAHOVIC ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Q: Giuntoli è stato (giustamente) celebrato per il capolavoro fatto nell’ultimo anno a Napoli, ma le precedenti campagne acquisti erano state più o meno in linea con la sua prima estate bianconera. E’ stato eccessivo insignirlo del ruolo di plenipotenziario? Senza gli accurati pesi e contrappesi all’interno della società?

A: “Va capito se è il plenipotenziario o se è semplicemente si è isolato. A Torino ha trovato una squadra completa, con Cherubini, Tognozzi, Manna, i Chiellini, Calvo e ci metto pure Allegri. Metà li ha fatti fuori e l’altra metà l’ha mandata a fare pubbliche relazioni in Lega Calcio. Inoltre lui si occupa soltanto della parte di calciomercato, insieme agli uomini che si è voluto portare da Napoli. Non si è mai occupato della parte di politica sportiva, come fa ad esempio Marotta. Non si occupa del lato finanziario (vedi comunicati dell’area amministrativa a corollario delle operazioni da lui fatte, come nel caso dei prestiti con diritto di fatto obbligato o delle permute di Iling e Barrenechea) e non si vede in conferenza stampa dopo le sconfitte. Litigi a parte, non parla coi giocatori. Fa un ruolo più simile a quello del Direttore Sportivo. Come a Napoli, dove del lato finanziario e politico si occupava la squadra di De Laurentiis. Qualcuno ha fatto credere che fosse il nuovo Marotta, ma quella figura è più vicina al ruolo che svolge Giovanni Carnevali o, in misura minore, lo stesso Francesco Calvo con Giorgio Chiellini.”

Juventus

CRISTIANO GIUNTOLI PREOCCUPATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

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ESCLUSIVA CS – Dino Marino: “Il mio obiettivo è dedicarmi ai ragazzi, aiutarli a creare un avvenire”

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Dino Marino

Dino Marino, ex calciatore dell’Inter, ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni riguardo la sua nuova vita dopo l’aver appeso gli scarpini al chiodo.

L’ex giocatore di Inter e Arezzo, Dino Marino, è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni. Diversi i temi affrontati, tra cui la sua nuova esperienza di formatore di giovani, dopo aver detto addio al calcio giocato.

Dino Marino

Esclusiva CS, le parole di Dino Marino

Con l’aver messo gli scarpini al chiodo, ora ti dedichi nelle polisportive di calcio all’insegnamento della voglia, della passione e del talento a questi ragazzi, giusto?

“Sì, cerco di aiutarli. Ci sono tanti ragazzi di prospettiva che se allenati in un certo modo, possono rendere tanto. Il mio obiettivo è dedicarmi ai ragazzi, aiutarli a creare un avvenire. Ho giocato nell’Inter, ho avuto molti allenatori, ma posso garantirvi che l’unico allenatore che mi ha insegnato tutto è stato mio padre. Voglio cercare di dare ai ragazzi quello che mio padre mi ha insegnato. Il mio obiettivo è lavorare sulla qualità, oramai nessuno ci lavora più: pensano tutti alla tattica”.

A proposito di ragazzi che segui, partiamo con Mattia Piciollo. Classe 2007, allenato da te nell’ultimo periodo.

“Ora Mattia è andato al Follonica in Serie D. Ho preferito farlo andare in una piazza di Serie D per farlo maturare prima. È un ragazzo di prospettiva, io l’ho allenato qualche mese, ma il lavoro più grosso l’ha fatto il nonno, perché l’allenato tantissimo. Ho notato in lui delle qualità importanti. Il fisico, l’altezza (1,87), usa entrambi i piedi, è elegante. È un giocatore da società professionistiche di un certo livello per le qualità che possiede.

Ho notato ciò e ho cercato di aiutarlo perché secondo me, partendo dalla Serie D e avendo a che fare con giocatori grandi ed esperti, può maturare prima. Questo anche grazie all’aiuto di Mauro Scarino, che me l’ha presentato e ha dato una grossa mano affinché possa far bene. È un giovane che può fare tanto perché ha delle qualità fisiche importanti. Ormai tutti guardano il fisico nelle società di Serie A, Serie B, Serie C. La prima cosa che guardano è il fisico e lui c’è l’ha. 

Deve soltanto lavorare con i grandi e capire che il calcio non è il settore giovanile, ma quello dove adesso si trova.

Vorrei ringraziare il mister Marco Masi, il direttore Marco Comparini e il direttore Paolo Giovannini che hanno creduto in lui e hanno preso subito il ragazzo”.

 

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ESCLUSIVA CS – Rijeka, Djalovic: “Cannavaro e Gattuso grandi allenatori, ma noi puntiamo al titolo”

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La nostra redazione ha avuto l’onore e il piace di intervistare Radomir Djalovic, allenatore del Rijeka, attualmente primo in classifica in Croazia.

La redazione di Calciostyle ha avuto l’opportunità di intervistare Radomir Djalovic, ex attaccante montenegrino che, dopo due anni trascorsi da vice-allenatore, ad agosto scorso è stato scelto come guida tecnica del Rijeka.

Scelta che, almeno fino a questo momento, ha ampiamente ripagato, visto il primo posto in classifica nel campionato croato. Con lui abbiamo parlato del rendimento della squadra ma anche degli allenatori nostrani emigrati in Croazia.

Esclusiva CS – Rijeka, le parole di Djalovic

Il Rijeka occupa la posizione di leader nel campionato croato nonostante il fatto che si combattano due grandi allenatori italiani Gennaro Gattuso (Hajduk) e Fabio Cannavaro (Dinamo Zagabria). È vero che il budget annuale del Rijeka è di 15 milioni di euro, dell’Hajduk di 50 milioni e della Dinamo di 60 milioni? Come riesci a combatterli? 

È vero che i budget di Dinamo e Hajduk sono 6, 7 volte più grandi dei nostri, ma a volte, anche se i soldi sono molto importanti, non sono decisivi. Cerchiamo con un grande lavoro di creare un clima familiare in cui i giocatori danno il massimo, insieme ai nostri tifosi, per lottare con loro, e per ora sta andando bene.

Rijeka

Chi è il tuo più grande rivale in questa stagione, Gennaro Gattuso o Fabio Cannavaro? 

Sono entrambi bravissimi allenatori, come dimostrano i loro risultati, ed entrambi sono rivali nella corsa al titolo, a pari merito si potrebbe dire.

Pensi che i due allenatori italiani abbiano portato lo stile di calcio italiano nei due più grandi club croati? 

Sì, entrambi hanno portato uno stile italiano riconoscibile in Croazia, e i loro risultati dimostrano che sono allenatori bravi e di grande successo.

Speri di poter ancora vincere il titolo? 

Lo spero. anche se questo è il mio primo lavoro da allenatore, ma sarebbe bellissimo riuscire a superare entrambi e riuscire a festeggiare alla fine. Noi ci crediamo, anche se ci siamo indeboliti perché abbiamo venduto 3 dei nostri migliori giocatori una settimana fa. Una cosa è certa: non ci arrenderemo e lotteremo fino alla fine.

Hai mai pensato di allenare un club italiano?

Certo. Sono ancora giovane, ma sarebbe un onore e un privilegio lavorare in Italia in futuro.

 

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