Le interviste
Tiziano Maggiolini, ex giocatore di testa (e di cuore)
Ieri è venuto a trovarci in redazione il nostro amico Tiziano Maggiolini, ex calciatore, terzino sinistro che ha giocato in serie B e C1.
Romano cresciuto nel quartiere Talenti, nell’arco di una carriera durata 16 anni Tiziano ha giocato quasi 300 partite in serie C1, ha segnato 24 gol, girato molto e fatto parte di diverse squadre, fra cui il Venezia e il Palermo.
Ci ha raccontato la sua esperienza di giocatore e di imprenditore di progetti legati alla sanità e allo sport.
Una passione precoce
G: Tiziano, com’è nata la tua passione per il calcio?
T: A cinque anni. Ho iniziato quando mio fratello grande, che ha quattro anni in più di me, giocava già a calcio. Andando a vedere lui mi sono appassionato.
In famiglia siamo sempre stati appassionati di calcio e in particolare della Roma.
Da lì ho iniziato nel settore giovanile dell’Achillea, fino a che non ho fatto i provini con la Lodigiani: di trecento ragazzini, ne sceglievano diciotto. E io sono stato preso, all’età di 10 anni. Ho poi esordito in C1 con la Lodigiani a 16 anni.
In campionato iniziai a giocare a 18 anni e andò subito bene: il primo anno segnai 6 gol in campionato e 4 in Coppa Italia.
A fine carriera, quando mi ritrovai a giocare nel Latina, mi resi conto che il calcio era cambiato. Non era più quel calcio che avevo avuto la fortuna di vivere, soprattutto in categorie inferiori come la C1.
Un calcio diverso
G: E com’era diventato?
T: Era meno performante e meno meritocratico. Il calcio mi piaceva solo quando stavo nel rettangolo verde. Fuori era diventato combattere per i contratti.
Io ho vinto premi, come quello con la Lodigiani come miglior giovane della C1, in un periodo nel quale i riconoscimenti li ricevevi se dimostravi qualcosa.
Ripensare la propria vita
G: Com’è avvenuto il distacco dalla carriera di giocatore professionista?
T: A 27 anni ho avuto un figlio e questo mi ha portato a fare determinate scelte. Anche se avevo l’opportunità di andare in serie B, non ci sono andato perché non ne avrei tratto un vantaggio sul piano economico. Per me, il calcio è sempre stato anche un lavoro.
L’importanza dello studio
Nel frattempo ho studiato e mi sono laureato: prima in Scienze Motorie, poi in Fisioterapia. Oggi lavoro nel settore da imprenditore e con due lauree. La mia famiglia ha saputo consigliarmi bene e ho fatto molti sacrifici per poter essere dove sono oggi.
Non si pensa mai all’età dei calciatori. Io ho esordito a 16 anni: a quell’età sei ancora un bambino, vai al liceo, è difficile resistere alla pressione.
Ho conosciuto tanti ragazzi, anche molto bravi, che hanno smesso o che non hanno studiato e poi si sono pentiti, hanno continuato a giocare fino a 38-39 anni e poi si sono resi conto di non poter trovare un altro lavoro che gli piacesse come quello del calciatore.
Le squadre come luogo formativo
G: Qual’è stata la squadra di calcio dalla quale hai imparato di più, sia sul piano umano che sul piano professionale?
T: A livello umano sicuramente il Palermo: per la prima volta ho vissuto una realtà simile a quella di Roma. Lì ti consideravano un calciatore importante. Sono rimasto molto legato a Palermo, è una città meravigliosa di persone meravigliose.
A livello tecnico, anche se per pochissimo tempo, l’esperienza più importante è stata il Venezia: Cesare Prandelli era un vero maestro, in un attimo ti trasmetteva tantissimo.
G: Hai segnato 24 gol. Qual è stato quello più memorabile?
T: La risposta è semplice: il gol di promozione del Palermo in serie B. C’erano 50.000 persone e lo stadio era completamente rosa.
Il calore del Sud
Il calcio lo fanno le persone.
Ho giocato la maggior parte della mia carriera al Centro-Sud, dove ho ricevuto tantissimo calore da parte delle persone.
Nutrono una passione incredibile, quasi famelica, e te la trasmettono. Nel bene e nel male.
Oltre alla serie A
Il calcio non è solo serie A. Dicono: fai il calciatore. Ma poi magari sei costretto a dormire in macchina perché la tua società ti paga in ritardo oppure non ti paga affatto e non onora gli impegni.
Non si parla mai della vita di un calciatore che gioca in altre categorie: non basta che ne parlino solo le tv locali. Bisogna occuparsene di più, anche per dare visibilità a molti giocatori bravissimi che non sono in serie A.
G: A un giovane che vuole intraprendere la tua strada oggi cosa consiglieresti?
T: Quando si arriva all’agonismo, bisogna prima di tutto diventare piccoli uomini e piccole donne sportivi. Non dimenticherò mai Malvicini, alla Lodigiani, che a noi insegnò a chiudere l’acqua sotto la doccia e a spegnere la luce quando uscivamo dallo spogliatoio.
Disciplina, impegno per lo studio: questi erano i valori fondamentali. Perché “sono 5 milioni i bambini che giocano e 100.000 quelli che diventano professionisti”.
Gli direi anche di essere cauto, perché oggi è diventato più facile arrivare al professionismo, visto che la qualità si è abbassata, ma è anche più facile uscirne velocemente.
Lo sport da “ex” sportivo
G: Come vivi il calcio e lo sport oggi?
T: Non mi sono mai allontanato completamente dal calcio: quando mi sono ritirato, stracciando il contratto con il Latina, sono andato a giocare in seconda categoria con alcuni amici, e sono diventato presidente del Football Montesacro.
Ho dato tutto allo sport, ma non vorrei mai smettere. Continuo ad andare a correre e a giocare nonostante abbia messo una protesi a 40 anni. Ho dovuto togliere il menisco in seguito a un infortunio avuto a 17 anni, mi sono ripreso velocemente ma ho continuato a giocare e ho perso completamente la cartilagine.
Non riuscivo più a camminare ma grazie a una protesi di ultima generazione, non cementata, sono potuto tornare a praticare sport (e a correre dietro il suo bellissimo pastore tedesco Grut, ndr).
I progetti: sport e sanità
G: Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
T: Da presidente del Football Montesacro, gestisco ragazzi dai 17 ai 25 anni e una sezione Juniores. Ho il sogno di trovare uno spazio, che poi diventerebbe la sede ufficiale della mia squadra, ma che possa diventare anche una polisportiva: amo tutti gli sport, per me sono tutti uguali.
In questo periodo sono molto impegnato sul fronte sanità (a Roma, Tiziano gestisce anche i poliambulatori specialistici di famiglia che portano il suo nome, ndr), anche legata al Covid, e mi occupo di fisioterapia.
Vorrei allargare il servizio e fare il più possibile prevenzione sanitaria, anche legata al mondo sportivo. Si dà troppa poca importanza ai certificati medici sportivi: per me sono una cosa seria. Come i check up al cuore, che sono fondamentali per stare in buona salute.
G: Hai qualche rimpianto?
T: Non aver mai esordito in serie A. Mi è rimasta la curiosità.
Le interviste
ESCLUSIVA – Piero Schiavazzi: “Il Giubileo sia un reset, l’aborto non va politicizzato. Putin e Netanyahu…”
L’ex-arbitro, ora presentatrice e opinionista televisiva, Alexandra Colasanti ha intervistato l’analista dell’Huffington Post Piero Schiavazzi.
Sono le 16.00 del 13 gennaio 2025, la Porta del Giubileo è stata inaugurata la Porta Santa e mi trovo a incontrare dopo qualche anno Piero Schiavazzi, Vaticanista, analista per l’Huffington Post, Docente ed uno dei massimi esperti di geopolitica Vaticana.
Su incarico del Ministero degli Esteri Piero Schiavazzi ha curato un ciclo di Conferenze in 40 città del Mondo, inaugurate a Cracovia e Buenos Aires alla presenza dei Cardinali Ratzinger e Bergoglio, innanzitutto grazie, tra timore e piacere inizio, non è proprio così simile parlare di calcio e di Jubilee, ma chi meglio di te, potrà dare una visione reale di quanto porterà Roma ed il Vaticano al centro dell’attenzione Mondiale…
Piero Schiavazzi, l’intervista di Alexandra Colasanti
Preghiera, pentimento, indulgenza, che peso ha il Giubileo 2025 nel contesto di profonda instabilità geopolitica nel quale si inaugura, Piero Schiavazzi?
“Il Giubileo è un reset nella percezione di Francesco e lo è in chiave di metafora volendo dare una cornice prima di andare a descrivere il quadro, perché nell’Apocalisse si parla dei quattro angeli ai quali viene dato il potere di ribaltare la terra ed i mari, non era mai accaduto come in questi venticinque anni di inizio secolo e di millennio, ecco perché ti porto i quattro angeli. Quattro crisi economica ed ecologica 2007-08, Crisi pandemica2020, Crisi Belliche 2022 24/02 Ucraina 07/10 Gaza che rivestono un ruolo cruciale catalizzatore per innescare la terza.
La parantesi post caduta 1989 ed il 2001, finisce il 2011.
C’è una serie di false partenze del secolo e del millennio resettiamo questa è la lettura del reset di Francesco, lettura laica, poi c’è la lettura intima dell’Indulgenza e delle specificità religiose di riflessione e preghiera
Secondo Piero Schiavazzi potrebbe il Giubileo a seguito di questa riflessione, anche dei grandi capi di Stato a pronunciare la parola fine a questi due conflitti bellici che stanno segnando in maniera importante
“Cara Alexandra torno indietro quando il Papa fu eletto, evocò l’immagine evangelica del buco sul tetto (come io l’ho descritta) Zeffirelli lo racconta magistralmente nel suo Gesù di Nazareth: la metafora è Quando il terreno a terra arde cosi tanto di odio occorre fare un foro sui tetti per far si che la pace cada dall’alto, non maturata dal basso”.
“Non mi pare che le vedute delle grandi potenze in Terra Santa collinino mentre diverso sull’altro fronte bellico”.
“Perché vedi sul fronte ucraino-russo Putin è consapevole che non reggerà per molto l’impegno su più fronti, è consapevole che il piano geopolitico estero-interno gli sta costando più, dell’estero-estero. Mi spiego meglio l’Ucraina a Putin è costato il Medioriente. A quest’ultimo Putin è molto interessato per i mari caldi. Inoltre c’è una convergenza di interessi a chiudere il conflitto da parte degli attori principali che prevale sugli attori divergenti. Probabilmente l’Ucraina finirà con il cedere il 20% del territorio, poiché il Big Bang potrebbe dire da un momento all’altri rien va plu, i giochi sono fatti, per queste motivo negli ultimi mesi si sta combattendo per metri cubi.
Mentre… E qui l’espressione di Bergoglio trova la sua massima realizzazione, differente la situazione in Terra Santa dove si può congelare la situazione, ma dal sette ottobre 2024 si è seminato troppo odio, e da quello che è accaduto dopo. Sono morti tanti bambini, violati molti essere umani, sarebbe solo una momentanea soppressione delle tensioni latenti aiutate dal fatto che il Tycoon sostiene e sprona Netanyahu a differenza del democratico Biden, quindi se anche fosse imposta una pace sotto il carbone rimarrebbe la brace”
Ma il Giubileo 2025 è quello dei Pellegrini della Speranza, e per far si che tutto si realizzi nel pieno della sicurezza il sistema di intelligence italiano ha installato un discreto numero di telecamere che si avvalgono dell’intelligenza artificiale, allora ti chiedo a fronte del tilt che c’è stato nelle Chat Gpt del 26/27 dicembre quanto possono essere sicure?
“I lavori del Giubileo, ha rivestito un carattere che in parte definirei artigianale siamo sono andati all’italiana che si affidano alla forza ed alla intelligenza degli esseri Umani, lo puoi vedere tu con i tuoi stessi occhi, Basta agirarsi a San Pietro e dintorni su strada possiamo notare tanti occhi, quindi questo fai da te, ci garantisce”; prosegue:
“Questo ritardo storico rispetto agli altri paesi ci garantisce, una cosa del genere potrebbe accadere in quei paesi consegnati armi e bagagli alla tecnologia come la Corea ed il Giappone”.
Il Vaticano, la Chiesa sono soddisfatti di come sono stati svolti i lavori di ristrutturazione in vista del Giubileo?
“Il Papa si è pronunciato più volte, il segretario di Stato, il Cardinal Fisichella, il Cardinal Reina c’è una coralità di consensi, quindi non è un mio parere è un fatto”.
“Roma non è stata ristrutturata, è stato effettuato un restyling, un approccio leggero ti porto alcuni esempi per il quale il primo termine non si può dire che è stato attuato.
Non è stato fatto un sottopassaggio a P.zza Risorgimento, è stato cambiato senso di marcia intensificando il rosso per le auto.
Un’altra ti riporto il tram sarebbe dovuto arrivare
Infine si allungano i lavori della metropolitana fino agli affari Esteri ed ancora nulla.
In ultimo le radici che affiorano, la pulizia, io faccio il vaticanista ci vivo ma, non si può parlare di ristrutturazione.
Ristrutturazione avrebbe dovuto comportare un approccio di sistema differente, possiamo definirlo restyling.
La gestione c’è del flusso sino ad oggi è stata più che ottimale, ci sono stati 500.000 pellegrini, sino ad oggi, ci sarà una breve flessione ora a gennaio che si intensificherà a febbraio con gli eventi in programma ed avremo una reale prova della security, ma non credo che avremo problemi a riguardo”.
Andiamo all’essenza, lasciando da parte la logistica, i problemi burocratici che ormai sono le radici di questa città così forte, così importante, così complessa che è Roma, i temi caldi di cui si parlerà in questo Giubileo, sono il fine vita, su cui la Chiesa non si è espressa in maniera positiva e quello dell’Aborto su quest’ultimo il Papa Francesco è stato molto duro chiamando Sicari i medici che effettuano aborti, considerandolo peccato, ma assolvendo dal peccato.
Si potrà trovare una risposta ed una possibile apertura su questi temi così delicati e personali?
“Abbiamo un Papa che è stato chiarissimo ed anche molto insistente, utilizzando termini forti ed urticanti che i suoi predecessori hanno talora evitato: Francesco ha sburocratizzato il momento del perdono da parte della Chiesa di chi lo ha commesso, ma non depenalizzato il peccato”. Segue “Ripete è un Omicidio, un assassinio”, al ritorno dal Belgio “Sapete come la penso, perché me lo chiedete”.
“Quindi nel rispetto della sacralità fra il credente e Cristo l’intermediario è direttamente il Sacerdote con cui ci si confessa.
Mi spiego prima quando si confessava l’aborto, si interrompeva la pratica ed il Sacerdote doveva attivare una procedura, passavano anche settimane prima dell’assoluzione, oggi questo grazie all’apertura del Papa è cambiato”.
Quindi il Papa e Piero Schiavazzi in questa intervista lo conferma ci ha ribadito la differenza tra errore ed errante; ormai tradizionale nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II.
In conclusione con questo cambiamento il Papa ha rimesso al centro il Sacerdote che somministra il sacramento e depotenziato l’umiliazione delle Donne.
La Contraddizione a cui tu facevi riferimento porta la spiegazione su quanto segue cara Alexandra:
“Come mai il Papa semanticamente più duro di chiunque altro vieta le veglie in America davanti le cliniche abortistiche, le nuove chiese evangeliche?
Ti do Due risposte per sciogliere il nodo:
Il Papa tema che diventi appannaggio della destra non vuole politicizzare l’aborto e farlo diventare un fatto di destra o di sinistra, mosso principalmente dai movimenti politici repubblicani negli USA, spesso antiabortisti. Le cosiddette processioni delle sentinelle se sponsorizzate potrebbero portare ad accostare l’aborto alla destra.
La seconda ragione perché impedisce le veglie è che si consideri l’aborto un fatto religioso, la Posizione di Francesco…” prosegue “Lo ripete spesso lo dice la scienza che li dopo un mese si forma una vita non la religione!”
“Sino a che uno scienziato non dimostrerà che il contrario non è un fatto religioso, è omicidio, lo dice la scienza!”.
Concludendo Piero riporta pensiero laico vicino al pensiero di Papa Francesco.
“HOBBS: Lo Stato nasce per difendere i diritti dei più deboli, difendere i deboli per evitare la dottrina dei più forti, la dottrina è laico di del seicento.”
Questa la Dottrina di Bergoglio sull’aborto,
Per quanto riguarda il suicidio assistito, ci sarà un’apertura o confermi?
“Per il tema del suicidio assistito i numeri sono diversi, quelli sull’aborto stanno crescendo in maniera esponenziale”.
“Bergoglio ossessivamente ripete che ci troveremo in una società in cui si penserà che i vecchi non servono più. Non è così fantascientifico in uno scenario in cui l’umanità non sorregge più il peso economico degli anziani”.
“Il Papa teme uno scenario in queste società contemporanee in cui i più deboli non verranno protetti, ed è irremovibile sull’edificazione di muri per proteggere i più deboli e questi sono gli anziani, sul fine vita non si parla dei malati malati” “Vuole difendere il valore della vita come un tabù che non si tocca, la sua ossessione è questa”.
Abbiamo parlato molto in quest’intervista di Vita, il Giubileo 2025 si sintetizza con “Pellegrini della Speranza” pellegrinaggio come metafora del viaggio della VITA. Ti chiedo che cosa è la vita e se in una società sempre più frenetica, in cui si rincorre il successo a tutti i costi si possa trovare la vera pace interiore…
“A me la pace interiore non piace molto, mi piace quella nella società, fra Nazioni. La pace interiore non ha mai fatto parte né delle mie aspirazioni, né delle mie dimensioni di Vita. A me piace andare a cavallo e mi piace di più quando c’è vento come in Cime Tempestose. La Speranza a cui tu facevi riferimento, è un fatto economico, il leit motiv di questo JUBILEE, la speranza è anche un fatto economico. Lo dico anche a tutti quelli che si interrogano su cosa sia il tema della Speranza. Gli economisti ci spiegano perché la borsa non è prevedibile? Perché c’è una variabile, indefinita che dipende dalla Speranza, questo valore è imponderabile ed a volte si sottrae ai calcoli dell’algoritmo. La Speranza è un valore enormemente concreto”
Ma non mi hai risposto su cosa è la Vita per Piero Schiavazzi !…?
“Una sana inquietudine interiore, anche un po’ insana.”
Sono passati 58 minuti e siamo giunti al termine. Grazie Piero Schiavazzi, a presto.
Le interviste
Esclusiva CS – Renzo Ulivieri: “A Motta serve tempo, mi aspettavo questo Baroni. Su Conte e Ranieri…”
L’ex-allenatore Renzo Ulivieri ha concesso un’intervista esclusiva ai microfoni di CalcioStyle, parlando a 360 gradi del calcio italiano.
L’ex-allenatore, nonché figlio d’arte, Renzo Ulivieri ha parlato in esclusiva ai microfoni di CalcioStyle. In una intervista concessa al nostro collega Alessandro Aglione, Ulivieri ha parlato a 360 gradi della Serie A.
Le parole di Renzo Ulivieri a CalcioStyle
Di seguito le parole di Ulivieri.
Juventus
“La Juventus sta passando attraverso una fase di ricostruzione. Ha perso giocatori importanti, fra cui Bremer che gli stava tenendo in piedi la difesa, e davanti ha qualche problema, ma chi conosce il calcio vede il tentativo di realizzare l’idea di calcio di Thiago Motta: così come la vedevo a Bologna. Ci si legge dentro l’intenzione di realizzare questo progetto e ho la sensazione che i giocatori lo seguano.”
Bremer
“A inizio anno la Juventus prendeva pochi gol, poi ha perso un giocatore fondamentale dietro. Va in vantaggio e poi prende gol, perché non riesce a gestire il vantaggio. Parlo anche di Danilo, ma soprattutto di Bremer. Oggi manca un giocatore come lui, che pulisce l’area di rigore in certe situazioni. Non c’entrano Gatti e Kalulu, c’entra solo il valore di Bremer. Non dipende né dai sostituti né dall’assetto difensivo.”
Vlahovic
“Tutti gli attaccanti affrontano periodi nei quali vedi la porta grande e il portiere piccolo, ma anche periodi nei quali la porta si rimpiccolisce e il portiere s’ingrandisce. Succede a tutti gli attaccanti, anche ai grandi e secondo me Vlahovic è un grande attaccante. Serve pazienza e che continui a giocare, senza pensare soltanto a fare gol. Si vede che lo sta facendo perché il suo contributo alla manovra in fase di possesso è aumentato.”
Kolo Muani
“Lo conosco relativamente poco, ma non parlo dei giocatori singolarmente. Non era il mio mestiere nemmeno quando ero un allenatore. Al massimo davo consigli, ma non entro in certe dinamiche. Io non do giudizi né consigli. A queste cose devono pensare Motta e la società. Non è il mio mestiere, lasciamoli lavorare. E’ il primo anno di una ricostruzione e, probabilmente, lo scudetto ora è per altre squadre.”
Conceicao
“Fonseca è un allenatore valido e l’ha dimostrato da tante parti, ma i giocatori non lo seguivano. Conceicao è stato mio giocatore a Parma e si vede che i giocatori lo seguono di più. Poi, se vuoi la spiegazione reale, si prendono Theo Hernandez e Leao e ti rendi conto che non sono parenti neanche alla lontana di loro due di un mese fa. Se giocatori del genere prima erano sottotono e ora te li ritrovi così, fa tutta la differenza.”
Conte
“Mi aspettavo che avrebbe avuto questo impatto, altrimenti non sarebbe stato Conte. Conte è questo, è bravo nel compattare la squadra e nel trasmettere velocemente le sue idee. Sottolineerei anche il lavoro di Oriali nel tessere i rapporti fra squadra e allenatore. Io lo conosco bene, perché ci ho lavorato quattro anni a Bologna e mi ha levato tanto lavoro da fare. La loro mano si vede, anche sul mercato: ha recuperato molti giocatori.”
Kvara e Neres
“Io faccio un discorso generale, non parlo né di Neres né di altri. Kvaratskhelia è stato un giocatore molto importante nella stagione dello scudetto con Spalletti. Evidentemente ha ricevuto altre proposte, ma Conte è bravo a fare con quelli che ha. Se intervenire o meno sul mercato è una decisione che spetta a lui e società.”
Scudetto
“Il Napoli ha certamente un vantaggio dal punto di vista di gestione delle forze e delle energie, perché ha tante partite in meno, mentre l’Inter ha più impegni. Serve che siano bravi a gestirsi dal punto di vista fisico e mentale. L’anno scorso lo sono stati, hanno scelto di andare avanti su tutti i fronti e ce l’hanno fatta ad arrivare fino alla fine. Per lo scudetto ci sono Atalanta, Inter e Napoli: ma non so chi sia la favorita.”
Atalanta
“Secondo me incide l’allenatore, ma anche una società del genere alle spalle fa la differenza. Poi non so a chi vada la maggior parte dei meriti, ma la mano del tecnico è evidente e non si può negare.”
Gioco
“Non so cosa voglia dire giochista. Io non faccio queste suddivisioni, so che sono venute fuori ma quando allenavo io nemmeno c’erano. A me non riesce farla, perché alla lunga chi gioca fa i risultati. Nessuno rinuncia al gioco sperando che i risultati piovano dal cielo. Allegri ha vinto gli scudetti quando la sua squadra giocava bene, perché giocare bene vuol dire fare un gioco rapportato alle caratteristiche dei giocatori che si hanno. Per esempio, se ho attaccanti alti 1,60 e crosso tanto nel mezzo allora non ho contezza dei giocatori che ho. Fare l’allenatore significa esaltare le caratteristiche dei giocatori che si hanno.”
Roma
“Al momento c’era bisogno di fare risultati e Ranieri li sta facendo. Poi il prossimo anno non lo so, questa domanda non dovete farla a me. Fatela a Ranieri, forse lui il prossimo anno non sarà l’allenatore ma sarà dirigente: quindi chiedetelo comunque a lui. Sarà un dirigente capace, con un passato da grande allenatore e quindi io non mi permetto di dargli suggerimenti sulla scelta di un nuovo allenatore.”
Dovbyk
“Chi si adatta prima nelle squadre sono i difensori e i centrocampisti. Anche Platini, la prima volta che arrivò in Italia, ci mise qualche mese ad adattarsi. Per l’attaccante è diverso. O si adatta subito, perché magari si trova da subito bene in Italia e nel campionato italiano, oppure è fisiologico che ci voglia più tempo.”
Fiorentina
“Conosco bene la Fiorentina, essendone tifoso. Palladino è bravo e lo so da quando ha fatto il corso da allenatore con me. Da Coverciano escono allenatori con idee diverse e questo mi rende orgoglioso, perché vuol dire che la scuola calcistica italiana porta gli allenatori a non essere tutti uguali e questa è una cosa molto importante. La squadra ha avuto difficoltà all’inizio, poi sicuramente c’è stato un periodo in cui ha raccolto forse più di quanto meritasse e ora lo sta pagando. E’ un momento negativo, ma la mano dell’allenatore si vede anche ci sono difficoltà. La Fiorentina paga la situazione di Bove non solo per la sua assenza a livello tattico, ma anche dal punto di vista mentale: per i precedenti con Astori.”
Baroni
“Pensando alla storia di Baroni, mi aspettavo che potesse fare così bene alla Lazio. Nel suo passato ci sono due cose eccezionali, entrambe l’anno scorso con l’Hellas Verona. Il girone d’andata e poi anche quello di ritorno, dopo che gli avevano smontato la squadra a Gennaio. Eppure, guardandolo dall’esterno, si aveva la sensazione che avessero sempre giocato assieme. E non è un miracolo, ma solo frutto del suo lavoro.”
Termina qui l’intervista di Ulivieri a CS.
Le interviste
ESCLUSIVA CS – Fusato: “Supercoppa? Inter superiore e l’ha dimostrato. Le amnesie sono costate, ora testa al campionato. Su Frattesi…”
Riccardo Fusato, giornalista e tra le altre cose opinionista dell’Inter a Telecity e Radionerazzura, ha rilasciato in esclusiva alcune dichiarazioni.
In particolare, si è soffermato sul momento dei nerazzurri dopo la sconfitta di Riyadh e sulle prossime partite in programma per la squadra di Inzaghi.
Esclusiva Calciostyle, Fusato: “Partita spettacolare a Riyadh, Inter superiore”
Volevo chiederle un suo punto di vista sulla sfida di Riyadh…Che partita è stata?
“La partita di Riyadh è stata spettacolare per il calcio, un po’ meno per gli interisti. L’Inter è superiore al Milan e l’ha dimostrato fino al 2-0. Purtroppo ci sono queste amnesie che costano negli ultimi minuti le rimonte… A parziale scusante c’è da dire che fuori Calhanoglu, fuori De Vrij, senza Thuram, Bastoni un po’ acciaccato, Dimarco con dei problemi è vero che sei più forte però non puoi concedere 5/6 titolari al Milan, soprattutto in una finale secca. Dopodiché secondo me l’Inter ha fatto una buona partita però ci sono delle crepe che vanno risolte perché non è la prima volta, vedi Juve e Leverkusen, che l’Inter negli ultimi minuti subisce la squadra avversaria”.
Come si riparte e se può lasciare strascichi…
“Secondo me non lascerà strascichi perché l’Inter è una squadra matura, è un anno che gioca ad altissimo livello tutte le partite. La squadra è col mister e Marotta è un ottimo dirigente e seppur con qualche problema di formazione, son convinto che contro Venezia, Bologna e Lecce farà 9 punti e si rilancerà in campionato anche sfruttando gli scontri diretti che ci saranno tra le altre”.
E se si aspetta qualcosa in chiave mercato
“Non mi risultano movimenti di mercato dell’Inter, va monitorata un attimo la questione Frattesi. L’Inter ha sparato alto perchè indispettita con l’agente Riso che ha fatto il doppio gioco con Roma e Napoli offrendo il giocatore. Lui non ha mai spinto per andare via, è chiaro che a determinate condizioni e con un’alternativa valida l’Inter potrebbe cederlo. Non mi risultano movimenti su Cristante“-
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