Intervistato dalla redazione di Calciostyle.it, il neo presidente dell’FC Chievo 1929 ha precisato alcuni aspetti della sua nuova avventura con il club che ama.
L’ennesima dimostrazione d’amore in un periodo storico deficitario. Ebbene si perché Sergio Pellissier ha dato tanto, tantissimo al suo Chievo, prima da giocatore, realizzando con il club gialloblu 139 gol in 537 partite, ed ora da neo presidente di un Chievo rifondato da zero.
La bandiera degli scaligeni ha dato infatti prova di un amore incondizionato per il club di cui si è consacrato caposaldo negli anni, salvandolo ora dal baratro più totale.
Ecco perché il gesto dell’ex attaccante gialloblu merita un’attenzione particolare, andando controcorrente ad un calcio che sembra ormai fatto solamente da soldi e procuratori arruffoni.
Questi sono invece i gesti che fanno bene a questo meraviglioso sport, ancora in grado di regalarci-seppur in minima parte- dimostrazioni d’affetto dalla grande caratura.
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Le chiedo innanzitutto quali sono i suoi obiettivi a breve termine con il Chievo e quanto difficile è stato portare a termine questo progetto.
È stato sicuramente difficilissimo. I tempi per questo tipo di cose sono sempre brevissimi, è una corsa continua contro un orologio che continua a correre. Come se non bastasse, c’è sempre qualcuno pronto a metterti i bastoni tra le ruote, ma la volontà di portare a termine questo progetto alla fine ha fatto la differenza.
Il primo obiettivo del nuovo Chievo è quello di creare una società sana, che sappia cosa vuole e gestita da persone competenti, cercando una riconciliazione con i tifosi. Tutto il resto verrà da sé.
Da chi sarà composto lo staff, chi sarà l’allenatore e da quali interpreti si ripartirà ? Ha provato a portarsi con lei qualche suo fedelissimo?
Squadra, staff e dirigenza saranno composti da volti nuovi. Molti miei ex compagni hanno contribuito moralmente in questa mia impresa, confortandomi e aiutandomi a raggiungere l’obiettivo.
Per il momento si ripartirà dunque da gente nuova, ma non escludo che in futuro qualche mio ex compagno potrà raggiungermi, aiutando me e la squadra a gestire il tutto.
In un calcio che sembra ormai piegato al dio denaro, si ritiene uno dei pochissimi ambasciatori della passione, del fatto che i soldi non sono tutto, del fatto che a volte al cor non si comanda ?
Il gesto che ho deciso di fare non è stato motivato da un voler apparire, è stato semplicemente passione, amore verso un club per il quale ho dato tanto e che mi ha dato tanto. Dopo l’ufficialità del fallimento non potevo permettere che il nome del Chievo si disperdesse per sempre, non potevo permettere che una squadra storica come i gialloblu svanissero nel nulla.
Come ho detto in precedenza è stata una scelta dettata dal più sfrenato amore e non dai soldi. Anche quando giocavo, non l’ho mai fatto per il denaro, ma solamente perché amavo il posto in cui ero.
Come pensa che riuscirà a coniugare l’incarico di direttore generale del Rovigo e la carica di presidente del Chievo?
Al Rovigo rivesto una carica che svolgo con passione più che con l’obiettivo di portare a casa un qualcosa di economico.
Penso e spero che non avrò problemi nel svolgere queste due cariche. Il Rovigo mi sta dando una grande mano nell’apprendimento del ruolo di direttore generale, ma parallelamente sono concentrato sul far crescere il mio Chievo, nel migliorare il più possibile.
Le chiedo infine un parere sulle condizioni in cui versa l’attuale mondo del calcio, condizionato da bilanci in rosso scuro. Quale potrebbe essere secondo lei un modo per cercare di diminuire le perdite dei club?
Ritengo che in molte società ci siano dirigenti sportivi che non fanno gli interessi delle stesse, ma che spendendo in continuazione senza una minima parsimonia causano delle gravi perdite dal punto di vista economico.
La soluzione migliore sarebbe cercare di spendere meno e meglio, sapendosi adattare al budget delle rispettive società, altrimenti è inevitabile che prima o poi determinate squadre facciano una brutta fine.
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