Le interviste
Valerio Pavesi: Juventus e il Calcioscommesse
Valerio Pavesi, noto telecronista ed opinionista in TV di Telenova tifoso della Juventus, è intervenuto sul canale YouTube “Beppe Bianconero” per Calciostyle.it

Riportiamo una parte delle parole rilasciate da Valerio Pavesi nell’intervista rilasciata al redattore Giuseppe Petruzzini ed il direttore Francesco Tripodi per Calciostyle.it .
Valerio, su tutta questa bufera che sta succedendo cosa accadrà? Tanti tifosi della Juventus si chiedono se pagherà solo Fagioli o ci sarà qualcosa di più grosso? Qual è il tuo pensiero?
“Innanzitutto è un sentimento di grande delusione perché ancora oggi ci troviamo a parlare di una situazione extra campo e non di calcio e quindi siamo tutti profondamente delusi.
Però, senza fare la lezioncina o dire delle cose retoriche, la mia domanda e la mia preoccupazione è questa, ovvero, siccome adesso si andrà a colpire chi si è autodenunciato, perché poi è a livello legale che la situazione dovrà funzionare, chi si è autodenunciato andrà a processo e chi è rimasto nascosto oppure non ha voluto esporsi magari se la caverà.
La mia domanda è, senza fare giri di parole, ormai il bubbone è scoppiato e tanti calciatori sono coinvolti chi più e chi meno, abbiamo capito che mezza Serie A è dentro, si riuscirà a coprire questa falla e ripartire un attimino senza questa problematica?
Sappiamo molto bene che questi giovani hanno gli smartphone e possono fare quello che vogliono, hanno un’arma in mano e stiamo parlando di ragazzi che sono diventati appena uomini e che non riescono a gestire in maniera autonoma questo fenomeno.
E’ inutile che uno vada a dire che gli sequestriamo i telefoni o non li usate durante gli allenamenti perché nella vita quotidiana hanno sempre un minimo di tempo a disposizione per poi ricascare sul problema. Riusciremo a toglierci da questo problema?
Io la vedo difficile adesso con tutti i soldi che girano e con gli stipendi che prendono questi giovani calciatori e con la malattia che si sta sviluppando non a livello singolo ma in maniera globale. La vedo una situazione abbastanza preoccupante!”
Fabrizio Corona dice di avere le prove di tutto quello che sta dichiarando ma si attende che i nomi ed i fatti li dica lui sul web o alla televisione un poco alla volta, come vedi questo modus operandi?
“Dovrebbe funzionare al contrario, ovvero che le autorità si muovono prima innanzitutto per far sì che rispettino il corretto procedimento, interroghino l’interessato, l’informato ai fatti, dopodiché su autorizzazione vengano rilasciate le interviste e le dichiarazioni di quello che poi è giusto ed è consentito.
Purtroppo qui sta funzionando al contrario, però quello che mi viene da pensare è che chi sta facendo andare avanti questo meccanismo non lo sta fermando. Io non so nemmeno chi ma le autorità non stanno ponendo un freno nonostante tutto quindi vuol dire che deve funzionare così e molto probabilmente sta bene a molti questa situazione se no non si spiega!”
Gravina si dovrebbe dimettere?
“Si, Gravina si dovrebbe dimettere per tutto quello che ha fatto non solo adesso per quello che stiamo vedendo da questa situazione ma per come ha gestito anche la situazione della Juventus l’anno scorso in modo pessimo ma non mi va di ritornare su quel argomento”.
I tifosi stanno perdendo l’interesse per il calcio?
“Qui continuiamo a parlare di problemi che accadono e di situazioni purtroppo spiacevoli perché adesso, come vediamo, ne abbiamo una ogni mese e le problematiche stanno diventando sempre di più e soprattutto anche più diffuse. Però di base non vedo il disinteresse perché se andiamo a vedere ad esempio Milan -Juventus che è una partita che si terrà tra qualche giorno lo stadio è già pieno, è già esaurito!
Anche le disdette di cui si parlava tanto, si è vero che sono andate ad incidere per una percentuale anche rilevante però l’interesse per il calcio, secondo il mio punto di vista non morirà mai perché comunque ci portiamo dietro questa passione per cui non possiamo farne a meno. Questa si che è una malattia!
Se tu decidi di dire che dalla prossima settimana non segui più il calcio vorrei vedere quanto il tifoso come me o come voi o come gli spettatori che ci seguono da casa resiste e resistere a questa cosa non è semplice. Allora secondo me l’interesse continuerà.
Certo che, chi è che ci andrà a rimettere? Chi sarà in mezzo in quel momento, paradossalmente il tifoso ora può rimanere deluso ma è talmente veloce ora il passaggio che dopodomani non dico che si è dimenticato ma passa avanti e passa oltre. Chi è che può andarci veramente di mezzo? Chi è coinvolto nella vicenda in questo momento oppure chi verrà coinvolto nelle successive!
Come ne uscirà soprattutto? ad esempio io vedo Fagioli che a me preoccupa molto questo ragazzo, vi dico la verità, anche per le reazioni che ha agli eventi che gli capitano. Se vi ricordate dopo che era stato sostituito a Sassuolo si mise a piangere come un bambino.
Ecco, io sono molto preoccupato per Fagioli perché non vorrei che questo evento che gli è capitato possa andare ad influenzare magari anche alcune cose, ed avete capito a cosa mi riferisco.
Bisogna stare veramente attenti in questo momento a chi è coinvolto in questi fatti, poi il tifoso è libero di decidere se continuare o no a seguire il calcio, lo seguirà comunque però chi subisce in questo momento è il coinvolto che nonostante è ricco, benestante, e tutto quello che vogliamo adesso ha tutti gli occhi puntati addosso e può andare anche facilmente in depressione”.
Passiamo al calcio giocato, la Juventus arriva a Milano con l’infermeria piena, è ancora più dura?
“Sulla carta purtroppo ho una brutta sensazione per questa partita. Non me ne vogliano i tifosi bianconeri, anzi spero vivamente di sbagliarmi. Nonostante loro abbiano due assenze abbastanza pesanti la Juventus arriva in una condizione drammatica dal punto di vista fisico.
I due davanti non stanno bene e se verranno schierati saranno al 50%, dietro abbiamo out Danilo e non si sa per quanto ma il periodo è lungo, Gatti ti posso dare notizia che effettivamente ha avuto un problema fisico ma dovrebbe essere in via di risoluzione e quello che poi mi spaventa è la situazione organizzativa.
Il Milan dal centrocampo in su è una potenza, è ancora in fase di rodaggio però vedo una squadra che può veramente diventare forte ed incisiva in questo campionato. La Juventus, dal punto di vista organizzativo, quello che ha di buono è che riesce comunque a compattarsi dietro e cercare comunque di addormentare la partita per poi punire in ripartenza ma se poi non hai in ripartenza nemmeno i calciatori che ti fanno questo lavoro io mi domando come segneremo in questa gara qui?
Per quello che non la vedo benissimo, poi dopo la sosta magari il Milan arriva addormentato e si spegne anche un po’ da solo e la nostra speranza è quella di cavarcela in questa maniera qui. Però ti devo dire la verità, sulla carta in questo momento non so se riusciremo ad uscirne indenni”.
Grazie a Valerio Pavesi per la disponibilità da parte di tutta la redazione di Calciostyle.it che vi invita a seguire tutta l’intervista live integrale cliccando il seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=JD0CjKPI_-M&t=5s
Le interviste
ESCLUSIVA CS – Carlo Nervo: “Il Bologna può arrivare in Europa quest’anno ha una rosa molto competitiva. Nazionale? Ci sono troppi…”
L’ex centrocampista del Bologna Carlo Nervo (1994-2005, 2006-2007) ha parlato ai nostri microfoni della’attuale situazione dei rossoblù, sulla lotta Scudetto in Serie A e molto altro.
In un’intervista di 5 minuti, Carlo Nervo ha detto la sua su come può andare il Bologna questa stagione, parlando anche di giocatori come Bernardeschi e Orsolini, e anche dell’allenatore dei rossoblù Vincenzo Italiano.
Inoltre ha analizzato anche la situazione della Nazionale Italiana e del motivo per cui, secondo lui, gli Azzurri stanno vivendo un momento così complicato.
Di seguito, l’intervista di Carlo Nervo.
Le parole di Carlo Nervo
Dove può arrivare questo Bologna in campionato e in coppa?
“Vista espressione di gioco e i risultati, può arrivare in alto. Secondo me l’Europa dovrebbe essere la giusta posizione, però sognare non costa niente. Le altre squadre sono forti, però il Bologna li ha messi sotto”.
Secondo lei il Bologna ha bisogno di rinforzarsi nel mercato di gennaio, visti alcuni infortuni sulle fasce?
” A mio avviso, a parte gli infortuni, la rosa é completa. Immobile, al momento, é fuori ma é un giocatore forte che segna molti gol: inoltre la crescita di Bernardeschi é stata importante. Secondo me la rosa é molto competitiva, io non toccherei niente”.
Chi vince il campionato?
“Bella domanda, magari il Bologna. No, io vedo il Milan che può insidiarsi”.
Quindi Allegri con il suo Corto Muso?
“Secondo me hanno una bella rosa e un allenatore che sa vincere”.
Italiano é un pò sottovalutato come allenatore?
“No, non é sottovalutato, nel senso che lui é già in una grande squadra, perché il Bologna é una grande squadra”.

VINCENZO ITALIANO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Un aggettivo per l’allenatore e per quello che sta facendo?
“Consapevole: lui é consapevole di essere in una grande piazza”.
Orsolini? E’ un Nervo 2.0
“No, secondo me è più forte. Vede molto la porta, ma soprattutto é un ragazzo per bene che é legato alla città e alla maglia. Quindi deve continuare come sta facendo”.
Adesso nella Nazionale Italiana c’é meno abbondanza di grandi giocatori. Come si può risolvere questa cosa?
“Ai miei tempi per andare in Nazionale dovevi essere forte. Adesso fai dieci partite bene in Serie A e ti chiamano in Nazionale. Non ci sono i campioni come Del Piero e Totti: bisognerà analizzare perché non vengono fuori questi talenti qui in Italia, e valutare tutti i settori giovanili.
Poi, troppi stranieri: quando c’ero io arrivavano i top player stranieri, ora ci sono giocatori che trovi anche in Serie B, in Serie C. Hanno un cognome difficile, quindi impattano sul pubblico. E poi un’altra cosa, meno potere e procuratori”.
Le interviste
ESCLUSIVA CS – Giulio Scarpati: “La Roma non ha l’obbligo di vincere, per questo oggi vola. Gasperini ha cambiato tutto: ora la squadra corre fino al 90°”
Lo storico volto di Un Medico in Famiglia e romanista dichiarato, Giulio Scarpati ha raccontato ai nostri microfoni una vita intrecciata al giallorosso: dagli anni dell’alzabandiera sempre ammainato alle domeniche allo stadio con il fratello, fino allo sguardo lucido sulla Roma di oggi.
In una lunga intervista, Scarpati ha condiviso le sue opinioni sul lavoro di Gasperini, il momento della squadra, gli obiettivi stagionali e la crisi della Nazionale. Un dialogo sincero, appassionato, a tratti critico, che ci rivelato l’anima di un tifoso autentico, oltre che di un grande attore.
Di seguito, l’intervista di Giulio Scarpati.
Le parole di Giulio Scarpati
Ci vuole parlare del suo legame con la Roma?
“Essere tifoso della Roma significa, prima di tutto, accettare una certa dose di sofferenza. Negli anni ’60 la squadra non era certo tra le grandi. La Juventus ci passava spesso i suoi “bidoni”, giocatori ormai a fine carriera. Per fortuna, con il tempo, la società è cresciuta e si è strutturata molto meglio. La mia passione è nata grazie a mio fratello maggiore, romanista sfegatato. A casa avevamo l’alzabandiera da issare quando la Roma vinceva, ma non lo usavamo quasi mai… le vittorie erano rare, così la bandiera rimaneva per lo più ammainata. Ricordo anche che quando la Roma vinceva, ritagliavamo i titoli di giornale e li attaccavamo in camera. Da bambino andavo anche tanto spesso allo stadio con la tessera dello Junior Club, sempre assieme a mio fratello.
Da attore, poi, mi è capitato di giocare più volte con la Nazionale degli Attori, allenata da Giacomo Losi: una persona straordinaria. Mi dava ottimi consigli su come migliorare in difesa, il ruolo in cui giocavo. Io e mio fratello abbiamo sempre seguito la Roma, nel bene e nel male. Forse avremmo potuto vincere qualcosa di più, ma proprio perché si vince poco, quando succede la gioia è enorme. I festeggiamenti per uno Scudetto a Roma…a Torino se li sognano!”
Mettiamo da parte il passato e guardiamo al presente: avrebbe mai immaginato a inizio stagione questa Roma capolista?
“Assolutamente no, devo essere sincero. Però riponevo molta fiducia in Gasperini, che sa fare benissimo il suo lavoro. Si è integrato in modo sorprendente e credo che anche il lavoro miracoloso fatto da Ranieri l’anno scorso lo abbia agevolato. Peccato per quella Champions sfiorata di un punto. Chissà, magari con altre due partite ci saremmo qualificati noi al posto della Juventus… Da tifoso, comunque, sono felicissimo del percorso che stiamo facendo.”
È davvero soddisfatto in tutto?
“Beh, l’unica ombra, finora, è l’Europa League. Non stiamo brillando e migliorare la classifica sarà complicato, soprattutto con tutte le partite ravvicinate. L’obiettivo sarebbe entrare tra le prime otto, ma la vedo dura. Detto ciò, resto ottimista: per me è già molto ciò che la squadra ha fatto finora.”
Dove si nota maggiormente la mano di Gasperini?
“Ha ridato motivazione a tanti giocatori. Penso a Pellegrini, che sta vivendo una vera e propria rinascita. Anche il gioco è cambiato. Oggi le partite sono più dinamiche, divertenti, c’è una chiara volontà di dominare l’avversario – una sensazione che, con tutto il rispetto, si percepiva meno nell’era Mourinho. Gasperini è l’allenatore ideale per questo gruppo, e lo dimostra la condizione atletica: la Roma corre e pressa fino al 90°, è un miglioramento enorme. Serve però che gli attaccanti inizino a segnare con più continuità, quello resta un problema.”

GIAN PIERO GASPERINI DA INDICAZIONI AI SUOI RAGAZZI. IN EVIDENZA EL AYNAOUI E TSIMIKAS ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
La Roma ha subito solo cinque gol diventando così la miglior difesa del campionato. Come se lo spiega?
“Molto merito va a Svilar, che sta facendo miracoli. Negli ultimi anni abbiamo avuto portieri straordinari – da Alisson a Szczęsny – e lui sta seguendo quella scia. C’è poi la crescita di Mancini e, più in generale, l’organizzazione difensiva plasmata da Gasp. Non c’è un singolo leader: la forza è il gruppo. Ed è bello vedere che l’allenatore coinvolga tutti, soprattutto i giovani come Pisilli.”
Si può dire allora che Gasperini sia un allenatore che sposta gli equilibri? Guardando l’Atalanta con Juric verrebbe da pensarlo…
“Al di là del valore di Gasperini, credo che Juric abbia limiti nella gestione del gruppo. È suscettibile e comunica poco coi giocatori. Gasperini, anche quando si arrabbia, lo fa per stimolare. Juric non mi è sembrato ancora abbastanza maturo per allenare una grande squadra.”
Non teme un calo di rendimento della rosa?
“La vera incognita restano gli infortuni. Dybala è un valore assoluto, ma purtroppo non garantisce continuità. A questo si aggiunge il vincolo del fair play finanziario, che ha limitato la possibilità di intervenire sul mercato con innesti mirati. Detto ciò, apprezzo molto il lavoro della società e, in particolare, l’impronta lasciata da Ranieri: si sarà capito che ho un debole per lui! Lo stimo profondamente per come l’anno scorso è riuscito a risollevare la squadra.”
C’è qualcosa che la Roma ha più degli altri top club?
“Sì, ha un vantaggio psicologico enorme. Non ha l’obbligo di vincere sempre e comunque, come accade invece a Inter o Napoli. E questo, in campo, pesa eccome.”
Eppure, negli scontri diretti la squadra fatica…
“Diciamo che molti avversari contro cui abbiamo perso erano più attrezzati. Col Milan abbiamo sbagliato l’approccio perché siamo sì partiti fortissimo, ma non siamo mai riusciti a concretizzare. Con l’Inter il divario tecnico si è visto. Non credo ci sia un problema strutturale negli scontri diretti; piuttosto dobbiamo essere più cinici quando le occasioni capitano, perché in partite del genere non sono mai tante.”
Che idea si è fatto delle altre big del campionato?
“Sono certo che la Juventus con Spalletti adesso crescerà moltissimo. L’Inter è fortissima ma talvolta vince anche con un po’ di fortuna, ed è quella che temo di più. Il Milan mi sembra più solido dello scorso anno. Il Napoli con Conte non mollerà un centimetro: è tignoso e combatterà fino alla fine anche se ora è in difficoltà.”

L’ESULTANZA URLO DI ANTONIO CONTE DOPO IL GOL DI SPINAZZOLA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Qual è l’obiettivo minimo della Roma?
“La Coppa Italia.”
Perché proprio la Coppa Italia?
“Perché sarebbe fantastico vincere la decima.”
E l’obiettivo più grande, invece?
“Tornare a giocare in Champions. È un qualcosa di fondamentale anche a livello economico.”
Passiamo alla Nazionale. Cosa ne pensa della disfatta contro la Norvegia?
“È stata una partita strana. Nel primo tempo abbiamo fatto meglio noi, loro sembravano quasi in vacanza. Poi, quando la Norvegia ha iniziato a far valere la sua qualità, l’Italia ha perso ritmo ed è andata in blackout. Purtroppo, in Nazionale il problema è molto più profondo di quanto sembri…”
A cosa si riferisce?
“Al fatto che da anni la Nazionale non esprime un gioco convincente. I club hanno ormai un peso enorme e i raduni non sono più quelli di una volta. Spalletti, secondo me, ha fallito proprio per questo: non ha avuto il tempo necessario per costruire un’identità di gruppo.”
Che ne pensa invece di Gattuso?
“È un allenatore onesto, diretto, che dice ai giocatori ciò che pensa. Lo apprezzo molto.”
Ora che i playoff sono una realtà, ritiene che l’Italia riuscirà a supererli?
“Se incroceremo squadre meno attrezzate di noi, credo proprio di sì. E speriamo anche in un pizzico di fortuna, che non guasta mai.”

MATEO RETEGUI RAMMARICATO ( FOTO KEYPRESS )
Le bombe di Vlad
LBDV presenta: “Il portiere di Ceaușescu” e “Jongbloed. Il romanzo del tabaccaio”
Domenica 16 novembre, alle ore 18.00, il Punk Roma (Via dei Durantini 18, Roma) ospiterà un evento speciale dedicato alla letteratura sportiva e alla cultura calcistica.
Protagonisti della serata saranno due firme d’eccezione: Guy Chiappaventi, giornalista di La7, autore del libro “Il portiere di Ceaușescu” (Bibliotheka Edizioni), e Ciro Romano, caporedattore di LBDV, che presenterà “Jongbloed. Il romanzo del tabaccaio” (Garrincha Edizioni).
A dialogare con gli autori ci sarà Daniele Garbo, giornalista sportivo già volto di Mediaset e Direttore Editoriale di LBDV, mentre la presentazione sarà affidata al giornalista di Le Bombe di Vlad, Alberto Caccia.
L’incontro rappresenta un’occasione imperdibile per tutti gli appassionati di calcio, giornalismo e narrazione sportiva. Due libri diversi ma accomunati da una stessa passione: quella per il pallone e per le storie che lo rendono eterno.
Il portiere di Ceaușescu. Helmut Duckadam, storia di un antieroe
Una storia lunga quasi quarant’anni e undici metri, la storia di quando una squadra di sconosciuti strappò il titolo più importante del calcio europeo – la Coppa dei Campioni – a una superpotenza, il Barcellona.
Era la notte magica del 7 maggio 1986 quando, nello stadio di Siviglia, Helmut Duckadam, allora ventisettenne, riuscì nell’impresa di parare tutti e quattro i rigori dei giocatori catalani consentendo alla Steaua Bucarest di laurearsi campione d’Europa, prima volta per una squadra dell’Est. Una notte di felicità per un popolo che viveva con le luci spente, senza riscaldamento e con il frigorifero vuoto.
Quando la Steaua rientrò in Romania, all’aeroporto 15 mila persone accolsero i giocatori e almeno altrettante scesero in strada per seguire il tragitto del pullman fino a Bucarest. Fu un fatto insolito per la Romania comunista, dove le manifestazioni spontanee di piazza erano vietate, ma il regime volle capitalizzare la vittoria. Il presidente Ceaușescu invitò la squadra a palazzo e Duckadam diventò per sempre l’eroe di Siviglia.
L’autore
Giornalista, inviato del tg La7. Dopo aver raccontato la suburra di Roma, la mafia e la ‘ndrangheta, due guerre in Medio Oriente, terremoti, tsunami e alluvioni, negli ultimi anni ha seguito la cronaca a Milano.
Ha vinto il premio Ilaria Alpi, il Premiolino e il premio Goffredo Parise. Ha pubblicato sette libri, incrociando spesso il calcio con la cronaca: il primo, Pistole e palloni sulla Lazio anni Settanta, ha avuto otto edizioni in quindici anni e ha ispirato la serie Sky Grande e maledetta.
Jongbloed. Il romanzo del tabaccaio
Ciro Romano ci racconta le gesta dello storico portiere olandese Jongbloed, eroe dell’arancia meccanica di sua maestà Cruijff . Un viaggio dentro la vita di uno dei calciatori più importanti della sua era. Non una monografia, dimenticate i tabellini, quello che troverete in queste pagine è l’atmosfera, è l’uomo prima del calciatore, è la storia prima dei gol, è il lato nascosto del pallone. Preparatevi, riavvolgete il nastro, premete play e godetevi questa partita di carta e inchiostri, inseguendo in campo un calciatore indimenticabile. Una nuova figurina letteraria da collezionare, una nuova figurina per completare lo scaffale dei campioni.
L’autore
Ciro Romano vive a Salerno è avvocato, abilitato alle Magistrature Superiori. Guarda il calcio dall’età di tre anni, e ne scrive per testate giornalistiche e pagine social. Prima per passione, poi per motivi professionali, diventa esperto di tifo radicale. Tiene conferenze e partecipa a dibattiti pubblici per l’abolizione alle limitazioni di legge al tifo e agli spostamenti delle tifoserie.
Ha pubblicato “Volevo solo giocare a ping pong” (Caffèorchidea).
(Foto: DepositPhotos)
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