Ospite a Dazn, il giocatore del Torino Gleison Bremer si racconta. Uno dei migliori difensori del campionato italiano parla di sé stesso e degli altri giocatori, soprattutto di quelli che ammira.
Il difensore, classe 1997, non ha esperienze precedenti in squadre italiane: al Torino ci è arrivato nel 2018, direttamente dal club brasiliano Atletico Mineiro, nel quale ha giocato nel biennio 2017-2018.
L’ingaggio era di tutto rispetto: 5,8 milioni di euro. Ben investiti, a quando parte.
Nell’ultima stagione ha riportato un ottimo numero di dribbling riusciti (14 su 19 tentativi), ha recuperato 250 palloni, e 1053 passaggi riusciti (su 1285).
Non si sa quanto rimarrà nel Toro: Juric starebbe pensando di venderlo il prossimo giugno, in anticipo di un anno sulla scadenza del contratto.
Parlando di colleghi forti, il brasiliano guarda al Napoli e al Liverpool: i due calciatori che ammira di più sono, infatti, Virgil van Dijk e Kalidou Koulibaly
.Su van Dijk: “Secondo me è fortissimo, adesso sta soffrendo un po’ l’infortunio. Però Van Dijk è top, è uno di quei giocatori che ha tutto: fisico, palleggio. É uno forte forte”. Tra i giocatori attivi in Italia la scelta è “Koulibaly, è forte”.
Bremer non lesina nemmeno qualche dettaglio sulle strategie che mette in atto con gli attaccanti più forti delle squadre rivali. Con Osimhen, “con palla libera, devi scappare sempre. Con Osimhen prendi 3-4 metri, a lui non piace mai la palla al piede ma lontano”), Ibrahimovic (“Con lui puoi stargli attaccato, non va in profondità così tanto come Osimhen. È meglio stargli attaccato e cercare di anticiparlo perché lui è grosso e devi saper usare bene il corpo”).
Le regole che applica sono di semplice buon senso: “Dobbiamo conoscere l’avversario, quindi se lui è veloce io non posso stargli sempre attaccato perché se lui mi fa un corto-lungo, sono morto. Se è uno lento e io sono più veloce allora gli sto sempre attaccato e posso restare subito sull’anticipo”.
Se sono un giocatore che usa la testa? No, ma lo sto diventando, quindi per giocare come vuole il mister, serve anche il cervello. Ogni tanto devi scappare devi andare, quindi non è solo forza, intercettare e marcare”.
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