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Italia, Bonaventura: “Ho pensato di non tornare. Dedico la convocazione a mio padre”

Il centrocampista dell’Italia è intervenuto in conferenza stampa a qualche giorno dalla delicata sfida contro Malta per le qualificazioni ad Euro 2024.

Giacomo Bonaventura, centrocampista della Fiorentina e della Nazionale Italiana, è intervenuto in conferenza stampa a pochi giorni di distanza dalla gara contro Malta, valida per le qualificazioni ad Euro 2024.

Il giocatore viola torna in Nazionale dopo tre anni di assenza.

Di seguito le sue dichiarazioni:

Torni in Nazionale dopo 3 anni. A 34 anni dove vuoi arrivare?
“Mi sono messo in testa di fare bene, giorno dopo giorno. Di allenarmi, fare del mio meglio, cercare sempre di migliorare perché si può migliorare anche a 34 anni. Questo è ciò che ho in testa, fare bene e vivere giorno per giorno”.
Tante analogie tra il gioco di Italiano e quello di Spalletti. Le tue caratteristiche possono portare elementi in più?
“Da ciò che ho visto in questi giorni il modo di giocare del mister è simile a quello di Italiano. Poi ci sono dettagli, cose diverse, ma a grandi linee un po’ si assomigliano. Questo modo di giocare si può attuare con un centrocampo dinamico, c’è bisogno di pressare ma anche andare in area e fare gol. Stiamo lavorando col mister, ci sta facendo vedere diverse situazioni e crediamo di poter fare bene”.
Ti è mancata un pò la Nazionale? Qual è il tuo obiettivo personale per questa stagione?
“Spero di segnare ancora, sicuramente gioco in una posizione più vicina alla porta e spero di continuare così. Sono stato convocato tante volte, la prima volta 10 anni fa, ho avuto qualche difficoltà con la Nazionale ma ho sempre cercato di fare del mio meglio. Sono venuto qui cercando di dare tutto me stesso, la Nazionale è il sogno di chiunque. Poi ci sono cose nel calcio che dipendono da te, ma non tutto dipende da te. Io ho cercato di dare il massimo, il passato è passato, sono contento di essere qui”.
Perché negli ultimi 10 anni tutti i ct ti hanno chiamato ma nessuno ti ha confermato?
“Non me lo sono mai chiesto, io ho sempre cercato di fare del mio meglio. All’inizio c’erano giocatori molto esperti, poi col passare degli anni s’è sempre un po’ ringiovanita la rosa. Ma io non ho mai mollato, ho sempre cercato di fare il massimo col club per tornare”.
Qual è il segreto della tua longevità? Poi la 5 tu ce l’hai da prima di Bellingham
“I paragoni li lascio fare a voi, ognuno ha una storia e un carattere. Per me essere qui a 34 anni è una grande soddisfazione. Mi alleno, vado a letto presto e faccio tutto ciò che serve per fare bene. Il calcio è la mia passione, ci tengo a fare le cose fatte bene”.
Hai l’obiettivo di esserci all’Europeo? Avevi la sensazione che questa poteva essere la volta buona per tornare?
“Perché no? Tutto alla fine parte da ciò che si fa nel club. Ci speravo in questa convocazione, ma me l’aspettavo no”.
Hai temuto di non tornare più in Nazionale? La ricerca dei giovani talenti penalizza il ritorno in Nazionale dei giocatori con più di 30 anni?
“Ho temuto no, però ho pensato di non tornare più. Ho visto che negli ultimi anni sono stati chiamati tanti ragazzi molto giovani e credevo per me non ci fosse più posto. Ma se uno ha un rendimento alto e gioca bene, deve stare in Nazionale, qui devono giocare i migliori e quindi spero di continuare così e di restare quindi in Nazionale”.
Cosa ti ha dato Italiano? Giocare in più ruoli un pregio o un difetto?
“Rimpianti non ne ho, tutte le difficoltà nel percorso mi hanno permesso di essere il giocatore che sono oggi. Rimpianti no. Ho fatto tanti ruoli e questo mi ha fatto vedere il calcio da tante angolazioni, ho imparato tanto a livello di gioco. Chiarò però che se uno gioca sempre nella stessa posizione può essere avvantaggiato in certe situazioni. Italiano mi ha dato la fiducia di cui avevo bisogno per tornare a essere un giocatore importante”.
Cosa si può fare per dar spazio a più calciatori italiani?
“I numeri dicono che rispetto a tanti anni fa i giocatori italiani convocabili sono molti meno. Parecchi anni fa nelle grandi squadre c’erano sempre 4-5 italiani, ora molti meno e questo è un problema perché per la Nazionale è più difficile trovare giocatori pronti. Le società hanno anche vantaggi fiscali nel prendere giocatori stranieri e questo penalizza i nostri giovani. Questo a mio avviso è un problema”.
Dopo la non riconferma al Milan è scattato qualcosa in te?
“Ho lasciato il Milan con grande motivazione, sapevo che la nuova esperienza sarebbe stata bella perché avevo ancora tanta voglia di fare e dimostrare. Poi è arrivata la Fiorentina che in questi anni ha continuato a crescere e s’è rivelata per me la piazza ideale per proseguire la mia carriera”.
Vuoi fare l’allenatore in futuro?
“Ora sto pensando a giocare, ti porta via tante energie mentali e fisiche e non penso ad altro. Cerco di imparare da tutti gli allenatori che ho avuto, ma ora sono concentrato solo sul gioco”.
C’è una dedica speciale per questa convocazione? Italiano può ripercorrere le orme di italiano?
“La dedica è a mio padre che un anno fa ci ha lasciato, era molto orgoglioso quando mi vedeva giocare con la Nazionale. Italiano è un allenatore molto giovane e già sta facendo molto bene in Serie A, ha margini di crescita ancora incredibili e sono contento per lui. Vedo la passione che ci mette, quello che dà e come lavora. Può ancora migliorare e crescere”.
Che partite vi aspettate?
“Saranno due gare non facili, il calcio di oggi qualsiasi squadra affronti nasconde insidie. Abbiamo già iniziato a lavorare con video ed esercitazioni, cercheremo di fare del nostro meglio”.

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Pubblicato da
Pietro Sciamplicotti
Tag: Italia

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