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Addio a Aldo Sallustro: lutto in casa Panini

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lutto morte, Giovanni Galeone

Aldo Sallustro: a 75 anni scompare il protagonista della rinascita e del successo globale delle figurine. In prima linea fino all’ultimo giorno.

La triste notizia

È morto all’improvviso lunedì 21 aprile, all’età di 75 anni, Aldo Hugo Sallustro. Era amministratore delegato e proprietario del Gruppo Panini. La notizia è stata riportata oggi dal Corriere della Sera, e riconfermata dalla Gazzetta dello Sport e dalla Gazzetta di Modena. Un segnale chiaro di quanto profondo sia il segno lasciato da Sallustro nell’editoria italiana. E anche nell’immaginario collettivo, in Italia e nel mondo.

Chi era Aldo Hugo Sallustro?

Nato nel 1949 a Buenos Aires, in Argentina, Aldo Hugo era figlio di Oberdan Sallustro, dirigente di primo piano e presidente della sussidiaria locale della Fiat. Il legame con l’Italia era forte anche dal lato sportivo. Lo zio Attila fu calciatore. Vestì la maglia del Napoli dal 1926 al 1937. In quegli anni divenne un’icona del calcio partenopeo. Tra industria e sport nasce anche il profilo di Aldo Hugo. Un uomo capace di unire rigore gestionale e visione creativa.

Sallustro ha guidato il Gruppo Panini per 33 anni, dal 1991 fino alla sua morte. Tre decenni che hanno trasformato l’azienda modenese, fondata nel 1961 dai fratelli Panini, in un colosso dell’intrattenimento collezionistico. Durante questo lungo periodo, il gruppo ha conosciuto passaggi di proprietà complessi, passando per mani diverse. Da Bain Gallo Cuneo a De Agostini, fino al colosso dei fumetti americano Marvel e alla Fineldo dei Merloni. In tutte queste fasi, Sallustro ha mantenuto il timone saldo. Nel 2016, insieme alle sorelle Anna e Teresa Baroni, diventa il proprietario della società.

sallustro Panini Bolaffi, all'asta molte figurine di calcio pregevoli

Il successo sotto la guida di Sallustro

Sotto la sua guida, la Panini è cresciuta in modo straordinario. È diventata una vera multinazionale, con numeri impressionanti. Ogni anno vende oltre 5 miliardi di figurine in tutto il mondo. Infatti il marchio è presente in più di 150 Paesi. Il suo fatturato ha supeatorato 1,5 miliardi di euro e dal 2017 è più che triplicato. La sua è stata una visione manageriale coerente e moderna: crescita solida, espansione costante, ma senza mai snaturare l’identità dell’azienda.

Nonostante l’età, Sallustro era ancora operativo ogni giorno. Fino a venerdì 19 aprile si recava regolarmente in ufficio e si occupava in prima persona del monitoraggio delle attività. Seguiva anche la pianificazione strategica per l’espansione in nuovi mercati e prodotti.
Questo impegno quotidiano è uno degli aspetti più significativi della sua figura. Era un personaggio lontano dai riflettori e dalle dichiarazioni pubbliche. Ma era sempre presente dove serviva davvero.

Non solo calciatori Panini

La Panini è stata anche per molti anni editore di alcuni dei fumetti più amati in Italia: come Topolino e i titoli dell’universo Marvel. Anche in questo ambito, Sallustro ha saputo mantenere alta la qualità editoriale e l’attenzione al pubblico. Riusciva a rimanere fedele a un’idea di cultura popolare accessibile, educativa e coinvolgente.

Con la sua scomparsa, se ne va una figura chiave dell’imprenditoria culturale italiana. È stato un uomo capace di guidare con determinazione e sobrietà un marchio storico. La Panini non ha segnato solo lo sport e l’editoria, ma anche la memoria affettiva di intere generazioni.

Il suo stile discreto, la sua operatività instancabile, la sua capacità di visione ne fanno un esempio raro e prezioso di leadership. L’assenza di Aldo Hugo Sallustro si sentirà non solo a Modena. Ovunque nel mondo qualcuno incolli una figurina Panini in un album, ci sarà anche un po’ di lui.Il suo ricordo continuerà a vivere in quel gesto che ci ha sempre unito.

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Figo ed Evrà intervengono al World Sports Summit

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Evra

Luis Figo e Patrice Evrà si incontrano al World Sports Summit, dimostrando che amicizia e lealtà possono superare le rivalità calcistiche.

Un Incontro tra Leggende del Calcio

Luis Figo e Patrice Evrà, due icone del calcio mondiale, si sono incontrati al World Sports Summit, un evento che celebra lo sport e promuove l’amicizia tra gli atleti. Nonostante i numerosi duelli sulla fascia che li hanno visti protagonisti in passato, i due ex calciatori hanno dimostrato che il rispetto e la lealtà fuori dal campo possono prevalere sulle rivalità del passato. Questo incontro è stato un momento simbolico di come lo sport possa unire le persone, indipendentemente dalle loro differenze.

Un Nuovo Capitolo di Collaborazione

Al summit, Figo ed Evrà non erano avversari, ma compagni che condividono una passione comune per il calcio e il desiderio di usare la loro influenza per il bene comune. La loro presenza ha attirato l’attenzione dei media e dei fan, sottolineando l’importanza delle relazioni positive tra gli ex avversari. Questo evento ha messo in luce come le leggende dello sport possano essere un esempio di unità e collaborazione in un mondo spesso caratterizzato dalla competizione.

Per altre notizie sul calciomercato, clicca qui.

Fonte: l’account X di Schira

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Guarin racconta la sua lotta all’alcolismo: “Dall’inferno alla luce, un percorso di consapevolezza”

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Grifo

La testimonianza di Fredy Guarin, ex calciatore dell’Inter, rivela la sua lotta contro l’alcolismo e la depressione, culminata con pensieri di suicidio.

La discesa all’inferno

Fredy Guarin, ex centrocampista dell’Inter, ha attraversato un periodo di estrema solitudine e sofferenza, al culmine di una carriera calcistica segnata da successi e sfide. Guarin racconta di come le difficoltà personali e professionali lo abbiano spinto verso l’alcolismo, un rifugio temporaneo dal dolore che alla fine lo ha condotto in una spirale di autolesionismo. “Ho conosciuto le ombre della solitudine, della depressione e dell’alcolismo. Ho toccato lo spettro del suicidio. Un malessere durato anni”, confessa l’ex calciatore.

Il cammino verso la rinascita

Dopo aver toccato il fondo, Guarin ha iniziato il suo percorso di recupero, un viaggio lungo e difficile, ma che alla fine lo ha portato a riscoprire la bellezza della vita. Guarin attribuisce la sua rinascita al sostegno dei professionisti della salute mentale, al suo impegno personale e alla fede in un potere superiore. Oggi, Guarin lavora in una fondazione per aiutare coloro che, come lui, stanno lottando contro la dipendenza. “Ho vissuto quelle esperienze per poterle mettere a disposizione delle persone, per aiutare l’essere umano”, afferma Guarin.

Guarin sottolinea l’importanza di affrontare i propri problemi e accettarsi per quello che si è, compresi i propri difetti. “Siamo anche i nostri problemi”, dice. Ora, Guarin è un uomo cambiato, un uomo che ha imparato ad apprezzare le piccole cose della vita e ad amare se stesso. “Oggi Fredy Guarin sta meglio. È un uomo diverso. Sono grato per questa seconda opportunità che la vita mi ha dato”, conclude Guarin.

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Fonte: [Gianluca Di Marzio](http://gianlucadimarzio.com/).

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Le nuove metodologie dopanti e i marginal gains: i nuovi rischi nello sport

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Europa League

Le nuove metodologie dopanti e i marginal gains: i nuovi rischi nello sport.

Ne parla il dott. Luca Gnagnarella membro della Commissione Antidoping della FIGC, cultore della materia in diritto sportivo e coordinatore scientifico nel Corso di Alta Formazione in Management delle Società Sportive presso l’Università LUM.

 

Questo fine anno è stato molto complesso e ha introdotto nuovi interrogativi nel mondo dello sport.

“Cosa ci dobbiamo aspettare come nuove metodologie dopanti e soprattutto, i marginal gains possono rappresentare un pericolo?”

Questa è una domanda che rimbomba a tutti coloro che lottano quotidianamente per tutelare uno sport pulito, il mondo del doping è in continua evoluzione, la forza economica a disposizione dei grandi club professionistici e gli interessi che ruotano nel mondo dello sport sono un monito stimolante per cercare sempre nuove strategie per migliorare le prestazioni agonistiche con alti rischi per gli atleti.

La WADA che è l’organizzazione mondiale che coordina la lotta contro il doping nello sport con il Codice Mondiale Antidoping è in allerta.

Oggi ci si presenta dinnanzi uno scenario inquietante, non più sostanze da assumere, ma nuovi metodi dopanti. In primis la nuova metodologia dopante che desta più preoccupazione è sicuramente il doping genetico che è l’ipotetico utilizzo da parte di atleti di terapie genetiche.

Se ne discute già dagli anni 90 quando l’interesse della comunità sportiva venne particolarmente stimolato dalla creazione all’interno di un laboratorio universitario di un topo più potente ottenuto iniettando nell’animale un virus trasportatore del gene che codifica l’IGF-1; il topo risultava più forte rispetto a topi non trattati, anche in assenza di esercizio e con l’avanzare dell’età. Inizialmente il laboratorio era alla ricerca di cure per le malattie da deperimento muscolare, ma quando il loro lavoro venne pubblicato, il laboratorio venne sommerso di chiamate da parte di atleti e allenatori in cerca di cure.

Esistono numerosi geni che possono essere utilizzati come agenti dopanti. Essi includono EPO, l’IGF- 1, ormone della crescita, miostatina, fattore di crescita endoteliale vascolare, fattore di crescita dei fibroblasti, endorfina, encefalina e alfa-actinina-3.

I metodi di rilevazione indiretta sono molto soggettivi e rendono più difficile l’indagine in quanto ogni individuo ha delle proprietà biologiche diverse e uniche. Un esempio è rappresentato dal campione olimpico di sci di fondo Eero Mäntyranta, il quale presentava una mutazione genetica che permetteva al suo organismo di produrre un livello più elevato di globuli rossi. In un caso come questo sarebbe stato molto difficile determinare se questi alti livelli di globuli rossi fossero stati causati da una mutazione endogena o artificiale.

Inoltre, l’allarme generato dal cosiddetto Doping dei vermi marini ha sua volta generato tanta preoccupazione, questo verme chiamato Arenicola Marina ha poteri per così dire magici.

È un piccolo verme che vive nella sabbia e che per sopravvivere ai lunghi periodi di bassa marea ha sviluppato un’emoglobina straordinaria. Mentre quella umana trasporta solo 4 molecole di ossigeno, quella del verme ne trasporta ben 156. In termini sportivi questa sostanza è in grado di saturare i muscoli con un’efficienza quaranta volte superiore al normale, rendendo di fatto obsoleti i vecchi metodi come l’EPO o le autoemotrasfusioni.

Da qui la sostanza denominata M101 capace di garantire prestazioni che superano ogni precedente record di ossigenazione dei tessuti. La molecola è stata inizialmente isolata da un laboratorio francese con scopi medici rivoluzionari per mantenere in vita gli organi destinati ai trapianti e per agire come sostituto del sangue nella chirurgia d’urgenza o negli scenari di guerra. La sua capacità di funzionare perfettamente a qualsiasi temperatura corporea la rende ideale per sforzi massimali in condizioni climatiche proibitive, attirando purtroppo l’attenzione di chi cerca scorciatoie illecite nel mondo delle competizioni.

Per l’Agenzia Mondiale Antidoping la M101 rappresenta un vero incubo a causa della sua quasi totale rintracciabilità. Essendo una molecola naturale e molto piccola, sparisce dal flusso sanguigno in tempi rapidissimi rendendo i test standard inefficaci se non effettuati nell’immediato.

Ma oltre le nuove metodologie dopanti ciò che preoccupa sono anche i marginal gains. Quella dei marginal gains nello sport è una teoria ormai vecchia. La prima volta che se ne sentì parlare era alla vigilia dei giochi Olimpici di Atene 2004. Quando parliamo di marginal gains ci riferiamo al concetto di apportare piccoli miglioramenti incrementali in varie aree della nostra attività al fine di ottenere un miglioramento delle prestazioni complessive.

Guadagnare anche l’1% nella prestazione soprattutto quando essa è al limite diventa una chimera, e da qui che nasce l’utilizzo del monossido di carbonio e di altre metodologie. L’uso del monossido di carbonio rientra in una tecnica, non nuova, generalmente utilizzata per rilevare la percentuale di emoglobina nel sangue.
L’emoglobina è quell’elemento deputato all’assorbimento e al trasporto dell’ossigeno. L’abuso (questo invece più recente) del monossido consisterebbe nell’aumentare la percentuale nel sangue dall’1% al 5%. Il problema è che il monossido di carbonio è un gas che in alte percentuali può addirittura avere effetti mortali. Secondo gli studi l’uso migliorerebbe le prestazioni atletiche sotto sforzo prolungato. La pratica è certamente diffusa tra i ciclisti, ma non solo.

La cronaca inoltre ha rilevato pochi giorni fa il decesso del biatleta norvegese Sivert Guttorm Bakken trovato morto con indosso una maschera ipossica. Ora nel mirino c’è la Elevation Training Mask (ETM), questo dispositivo riduce il passaggio di ossigeno alla bocca fino a 6-10 volte per simulare l’alta quota e, secondo i produttori, migliorare le capacità respiratorie.

Alla luce di tutto ciò possiamo confermare che il doping è in continua evoluzione, cercare nuovi metodi per migliorare le proprie prestazioni diventa giorno per giorno sempre più indispensabile per arrivare al top della performance, e non si può mai abbassare la guardia e si necessita sempre di più di fondi per la ricerca nell’Antidoping per tutelare al massimo un mondo bellissimo come quello dello SPORT.

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