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Addio Kobe Bryant, stella e leggenda NBA
Quando tutto sembra andare in modo normale, quando tutto sembra trascorrere in modo armonioso e quasi come una piacevole routine arriva come un fulmine a ciel sereno quella crepa che distrugge tutti i tuoi momenti belli. È accaduto il 26 Gennaio 2020, è accaduto poche ore fa, è giunta a tutte le tv,radio, social nazionali e internazionali una notizia che ha sconvolto tutti. Il campione del NBA, Kobe Bryant e la sua figlia sono deceduti a causa di un terribile incidente con l’elicottero. Questa tragica notizia ha sconvolto tutti i grandi dello sport e non solo anche tutti gli appassionati, tutti i tifosi e sopratutto tutte le persone che almeno una volta hanno sentito per radio o per TV il nome di una delle leggende del NBA, Kobe Bryant. Il grande cestista statunitense, nato a Philadelfia il 23 Agosto 1978, è diventato una grande leggenda del basket, forte di avere questo sport nel dna visto mamma e papà che lo praticavano o che almeno nè capivano. Ha vinto molteplici trofei sia con le squadre in cui ha militato sia trofei individuali. La sua carriera nel basket è terminata 2015, dove hanno creato anche un film, e grazie anche a questo la sua carriera è diventata una delle migliori storie di sport professionistico.
La leggenda
La figura di Kobe Bryant è diventata una leggenda per tutti i grandi dello sport internazionale, capace di abbattere tutti i confini della cronaca. Nell’ambito mediatico, commerciale, il grande cestista americano è stato probabilmente una delle più grandi icone dello sport tra gli anni 90 e il 2000, riuscendo ad oscurare almeno in modo legittimo la grande leggenda del passato chiamata Michael Jordan.
Sfogliando la carriera del grande Bryant troviamo che ha collezionato in partite ufficiali NBA quasi 50.000 minuti in 20 anni di un eccezionale e inimitabile carriera. Quando annunciò il ritiro con una lettera lasciò in eredità un difficile e impetuoso palmares. I suoi grandi successi sia personali che collettivi sono frutti di duro lavoro e tanto sacrificio. Bryant nella sua formidabile bacheca vanta 5 volte campione del campionato NBA, 2 volte MVP delle Finals, 18 volte All-Star, 12 volte all-defensive-team, 17 volte giocatore del mese. Non poteva mancare nemmeno il riconoscimento olimpionico con la medaglia d’oro nel 2007 ai Tournament of Americas e alle Olimpiadi del 2008 e 2012. Il plurivincitore dell NBA é stato un maniaco della condizione fisica, della preparazione sopratutto mentale, dei dettagli, della perfezione, un vero e proprio simbolo e figura da seguire per tutti i giovani amanti del basket e non solo.
Sulla sua schiena stampato per oltre 20 anni di carriera sulle sue magliette quel numero 24. Bryant è stato un punto di riferimento per le generazioni di quelle annate, divertente e antipatico, molto odiato e allo stesso tempo ricercato e voluto, insomma una figura affascinante e impressionante quella del cestista statunitense.
La notizia che è arrivata oggi di quel incidente sull’elicottero che portava il campione Kobe Bryant e la sua figliola ad un’allenamento della ragazzina ha destabilizzato tutti gli equilibri del mondo dello sport. Ancora tutti scioccati sia per lui che per sua figlia Gianna, una promessa del basket femminile, morti insieme come se tutto fosse già scritto così. Tutto il mondo non puó fare altro che stringersi intorno alla moglie e alle altre tre figlie per questa dolorosa e prematura perdita di un padre e di un marito eccezionale.
L’uomo e la star
Come giocatore ha avuto anche un ruolo speciale, per non dire unico: è stato il primo testimonial di un basket davvero planetario, grazie alla diffusione televisiva della Nba nei cinque continenti. Jordan, come prima Magic e Bird e prima ancora Erving e Chamberlain, sono stati soprattutto raccontati: di Kobe si è visto tutto e questo ne ha fatto un ambasciatore irraggiungibile.
A livello di fenomeni del basket, è stato il più vicino a Magic Johnson, che in campo dominava sorridendo: non ha caso, ne ha vestito la stessa maglia. Col sorriso, la notte prima di morire, ha accolto il record di punti di LeBron James, che gli ha tolto il terzo posto nella classifica dei marcatori di sempre: è stato tra i primi a complimentarsi. Col sorriso ha incorniciato una delle sue ultime presenze allo Staples Center, pochi giorni fa: a bordo campo si è rivolto a una delle stelle del momento, lo sloveno Doncic, parlandogli nella sua lingua. Sorpreso, il ragazzone dell’Est si è fermato a ridere con lui prima di ricominciare a giocare.
Un uomo che rischia di perdere tutto ma non molla mai, la prova è la controversa vicenda che lo vide accusato di stupro, col rischio di esser lasciato dalla moglie, prima di ritrovar pace in seguito all’annullamento del procedimento. Di quello spiacevole capitolo restano il soprannome Black Mamba che si diede da solo ispirandosi al film ‘Kill Bill’ di Tarantino, e il cambio del numero di maglia: passò dal’8 al 24, come per dare un taglio col passato, e che a fine carriera i Lakers abbiano ritirato entrambe le canotte resta un caso unico. O anche dalla splendida lettera d’addio al basket, diventata un cortometraggio che nel 2018 gli valse l’Oscar: prima di lui, mai la prestigiosa statuetta era andata a uno sportivo.
Ciao Kobe
il mondo intero è rimasto tramortito dalla sua scomparsa. Succede quando scompaiono gli eroi dello sport, perché si ritiene che siano immortali. Nel caso di Bryant c’è anche quel tipo di legame che si crea con chi resta se stesso pur cambiando dimensione: non lo conosci, ma lo apprezzi. Kobe era la stella irraggiungibile del basket, ma anche il ragazzo che torna in Italia per far vedere agli amici il paesino dove ha vissuto, il parquet sul quale ha palleggiato, persino l’edicola dove comprava i giornaletti. Era quello che non dimenticava le sue origini: per questo la gente lo considera uno dei suoi e non smetterà mai di volergli bene.
Un destino crudele e senza pietà ha portato via Kobe Bryant a soli 41 anni, ne avrebbe fatto 42 il prossimo agosto, una leggenda ma sopratutto un simbolo del basket e un maestro di vita. Perché quello che ha fatto per il basket e quello che ha impresso nelle nostre menti e nel nostro cuore, non ce lo potrà mai portar via nessuno. Buon viaggio campione se hai un po’ di tempi insegna anche lassu come si vola con un pallone tra le mani.
La lettera di addio di Kobe al Basket:
https://youtu.be/RIY5FWER_U4
https://youtu.be/Abt62jcdjkE
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Lazio | Shock Dia, dal Senegal: “Ha la malaria”
Un imprevisto ha colpito la nazionale senegalese: l’attaccante della Lazio Boulaye Dia non potrà prendere parte alla partita contro il Burkina Faso a causa di un attacco di malaria.
La notizia è stata confermata dalla Federazione Senegale di Calcio (FSF) e dall’APS – Senegal.
Il giocatore della Lazio, Dia ha avuto i primi sintomi il giorno della partenza per Bamako, e per questa ragione è rimasto a Dakar, dove ha iniziato le cure sotto la supervisione dei medici della nazionale.
Anche Lamine Camara, centrocampista della squadra, non potrà scendere in campo a causa di un problema agli adduttori emerso nelle ultime sessioni di allenamento. Entrambi i giocatori saranno seguiti attentamente dallo staff medico, che monitorerà la loro condizione per valutare tempi e modalità di recupero.
Questa doppia assenza rappresenta una perdita significativa per il Senegal, impegnato in un’importante sfida internazionale, e ha destato preoccupazione sia tra i tifosi sia all’interno dello staff tecnico.
Questa la nota della FSF:
“La Federcalcio senegalese (FSF) informa il pubblico che i giocatori Boulaye Dia e Lamine Camara saranno ritirati dalla partita Burkina Faso-Senegal di giovedì 14 novembre 2024. Boulaye Dia ha avuto un attacco di malaria il giorno della partenza per Bamako, motivo per cui è rimasto a Dakar per continuare le cure. Per quanto riguarda Lamine Camara, negli ultimi due allenamenti ha avvertito dolori agli adduttori.I medici della Nazionale seguono con attenzione l’evolversi dello stato di salute dei due giocatori”.
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Fiorentina, Shpendi obiettivo concreto: i dettagli della trattativa
La Fiorentina è interessata a Cristian Shpendi, attaccante albanese classe 2003 del Cesena. Potrebbe essere lui la scelta come vice di Moise Kean.
La Fiorentina di Raffaele Palladino attualmente staziona al secondo posto in classifica, dopo un complicato inizio di stagione il tecnico partenopeo sembra aver trovato la quadra con il 4-2-3-1. Moise Kean senza alcun dubbio è il bomber della squadra in maglia viola, già 8 gol segnati in Serie A (11 considerando tutte le competizioni), meglio nella massima serie ha fatto solo il connazionale Mateo Retegui (11 gol).
Guardando la rosa della Fiorentina però c’è una grave mancanza, ovvero quella di un vice Kean, Christian Kouamé in questi mesi ha cercato di fare le sue veci con scarsi risultati avendo delle caratteristiche molto diverse dal centravanti italiano. Per questo motivo, la dirigenza della Fiorentina, si sta già muovendo in vista del mercato di gennaio anche se non sarà semplice trovare una prima punta in grado di garantire lo stesso rendimento di Kean. Tra gli indiziati per andare a ricoprire il ruolo di punta, alternandosi con l’ex Juventus, spunta il nome di Cristian Shpendi del Cesena.
Fiorentina, i dettagli della trattiva per Shpendi
Come riportato da FirenzeViola il Cesena valuta Shpendi qualcosa come 15 milioni di euro, soprattutto in virtù di una stagione iniziata alla grande: il giocatore ha già segnato 10 gol tra campionato e Coppa Italia. Motivo per cui sarebbe più complicato provare a strapparlo ai bianconeri a gennaio. Ma non se l’accordo prevedesse un suo arrivo a Firenze a giugno. Il tutto combacerebbe con la volontà della Fiorentina di arruolare un centravanti più giovane ma ugualmente pronto a far parte di un progetto in crescita e sempre più ambizioso. Raffaele Palladino ne sarebbe entusiasta. I buoni rapporti tra la Fiorentina e il suo agente Fali Ramadani possono facilitare il tutto.
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Juventus, il documentario su Fagioli approda su Amazon Prime
“Fragile – La storia di Nicolò Fagioli” è un documentario prodotto da Juventus Creator Lab e sarà disponibile in esclusiva su Prime Video dal 26 novembre in Italia e nei territori anglofoni, ispanofoni e lusofoni.
Presentato per la prima volta durante l’81esima Mostra del Cinema di Venezia, questo film esplora un capitolo significativo della vita del giovane centrocampista della Juventus, focalizzandosi sulla sua recente squalifica e sul percorso di ritorno in campo.
La Juventus descrive questo documentario come un racconto onesto e profondo, che evita sensazionalismi per concentrarsi sull’umanità di Fagioli, un ragazzo che ha affrontato momenti difficili dovuti alle scommesse, alla squalifica e all’attenzione mediatica.
“Fragile” mette in luce il valore delle fragilità umane e l’importanza della resilienza. Attraverso questa narrazione, Fagioli non solo emerge come un calciatore, ma come un giovane che lotta per crescere e per costruire la propria carriera nonostante le avversità.
Con “Fragile”, Juventus Creator Lab continua la collaborazione con Prime Video, che ha già portato alla realizzazione di altri contenuti esclusivi come “Federico Chiesa: Back on Track” e “Giampaolo Sgura in Black & White”.
Queste produzioni originali testimoniano l’impegno della Juventus nel raccontare storie autentiche e coinvolgenti, che vadano oltre il campo di gioco e mostrino la complessità e l’evoluzione dei loro giocatori.
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